Non mi succedeva da tempo di leggere con gusto un giallo, senza tralasciare un passaggio, eppure questo è ciò che mi è successo con il libro di Letizia Vicidomini "Notte In Bianco".
Due pomeriggi trascorsi in compagnia del commissario, ormai in pensione, Andrea Martino, del commissario effettivo, Michele Loffredo, e della tabaccaia uccisa al Materdei. In compagnia di una città, Napoli. Mi segno i quartieri e le strade di Napoli, per andare a vedere cosa ci sia al posto della tabaccheria.
Mi siedo al sole di un caldo pomeriggio d'ottobre e non vi racconto assolutamente nulla della trama che scoprirete momento dopo momento. Piuttosto andiamo a passeggiare con il commissario Martini dopo aver incontrato il collega al commissariato di Via Tarsia ed aver avuto la notizia del delitto appena commesso al Materdei.
"Fece un giro largo, senza meta precisa e senza fretta, passando davanti ad alcuni degli scorci fotografati migliaia di volte dai turisti. Piazza del Gesù, l'obelisco da un raggio tenero di sole, il convento di Santa Chiara con il cortile brulicante di ragazzine, poi le botteghe, i negozi e le gioielleriedi quel tratto di strada che sbucava a San Domenico Maggiore. Si fermò ad ascoltare un quartetto jazz che suonava all'angolo di via San Sebastiano"
Ed eccoci a Napoli, nel libro aleggia il profumo del caffè, aleggia un profumo di cibi buoni, di affetto familiare, di case come luogo di fiducia, e della terrazza fiorita del commissario che, ormai in pensione, si diletta a rinvasare clematidi.
Una indagine accettata per puro sentimento amicale e condotta con gli stessi intendimenti, per amicizia. Una indagine che si lascia svolgere nei mesi, dall'estate a dicembre, e sembra un pretesto per dirci altro. Per dirci quanto siano atroci le mancanze, quanto sia atroce sottrarre un affetto, quanto ci segnino per sempre unici gesti di sottrazione. Una sottrazione continua sta al disopra della trama, si percepisce nella vita dei nipoti della tabaccaia, si percepisce nella Tabaccaia, nelle divagazioni del commissario sul suo dolore verso un momento doloroso di sottrazione: la morte di suo figlio Lorenzo.
Nonostante queste sottrazioni però il racconto mantiene il gusto del giallo alla Maigret, del giallo alla Manuel Montalbàn, e diffonde un bel desiderio di famiglia. Beh, insomma! Non posso dirvi tutto! leggetelo e ne sarete contenti
Ippolita Luzzo
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