"La Forza della parola" Lettura di Luigi Lo Cascio al Chiostro San Domenico.
"Leggerò i testi di Giuseppe Fava, ricorderò il suo
impegno per la ricerca della verità". #trame5
Legge infatti i testi di Fava e per ultimo l’ultimo articolo
di Giancarlo Siani, scritto prima che i
colpi lo uccidessero e fermassero lui e la sua Méhari, verde allegria.
In Piazzetta San Domenico Luigi Lo Cascio a bordo della 'Méhari" di
Giancarlo Siani, il giornalista de “Il Mattino” simbolo di questa edizione del
festival. Da Siani « Quella pioggia poteva
fare pulizia, ma anche la pioggia a Torre Annunziata diventava subito
fango. »
Esempi e simboli, segni e significato di un modo di fare, di
voler esser padroni di dire.
La forza delle parole, dai riti antichi ai riti moderni, ai
festival che dovrebbero esorcizzare un male che toglie la parola.
Luigi Lo Cascio legge articoli di Pippo Fava da I Siciliani,
rivista fondata da lui nel 1983. Due sue romanzi. Negli anni ’70 Fava era noto
forse più come scrittore e drammaturgo che come giornalista. Due suoi romanzi, Gente
di rispetto e Prima che vi uccidano. Titoli profetici.
Luigi Lo Cascio legge, superlativo della voce del verbo,
atto del leggere davvero, la storia di Palma di Montechiaro: La salvezza dell’uomo qui è anche la sua
condanna; il destino di nascere a Palma di Montechiaro, patire febbri, stenti,
malattia, ignoranza, umiliazione, si può spezzare soltanto cercando altrove per
il modo la maniera di sopravvivere.(da “Processo alla Sicilia”, 1967)
Legge, sempre voce
del verbo leggere, voce e anima, legge Fantastica intervista col presidente
della regione D’Acquisto, presidente della regione Sicilia dal primo Maggio
1980,e poi insignito dal governo Berlusconi
della carica di presidente di Italia Lavoro Sicilia, carica che terrà fino al
2009.
Dopo tre giorni di
anticamera Pippo Fava sale nei saloni stuccati della regione Sicilia e inizia
una storia clownesca, di equivoci plautini, una atellana, una storia di rimandi
storici e di dipinti alla vucciria. Come Guttuso. Rido e rido dell’intelligenza di questo uomo,
giornalista, scrittore, un eclettico,
non incasellabile nelle scatole del mondo letterario.
Rido tanto che mia
compagna di scuola mi riconosce dalla risata e da dietro mi saluta. Avrò
esagerato nel ridere? Riprendo a ridere con il riso della consonanza alle
parole di Fava, ai gesti di Luigi Lo Cascio, al terribile sberleffo che Fava fa
del potere, dei soldi chiusi in cristallerie, in banche, ai soldi, polvere
bianca che serve al potere.
I siciliani sono
ricchi- D’Acquisto docet
Ritorno a casa e
rileggo una favola raccontata da Fava. C’era una volta nel paese di Camporeale
Pasquale Almerico, un sindaco che rifiuta le tessere di quattrocento mafiosi. Una favola siciliana. Come tutte le favole
siciliane il sindaco, onesto, verrà fatto passare per pazzo, denigrato e
irriso, lasciato solo e poi ucciso dopo averne ucciso la temerarietà. Fava
verrà ucciso come Siani, come il sindaco.
La forza delle parole rimane nell'ammirazione. Non ci sarebbe bisogno di eroi se tutti fossimo come loro.
Ieri sera un grande
Luigi Lo Cascio ci ha dato vivi Fava e Siani, semplicemente leggendo per davvero.
Giuseppe Fava
nacque a Palazzolo Acreide (SR) il 15 settembre del 1925. Del segno della
vergine dunque. Come Rita Atria.
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