La biblioteca che non c’era
Credo che il reato sia andato
in prescrizione, eravamo al sud negli anni ottanta.
Fu bandito un concorso per un
posto di bibliotecario a Falerna, un paese del versante tirrenico catanzarese.
Vennero fatte le
regolamentari prove scritte e orali ed io partecipai.
Suppongo che fossi l’unica
laureata.
Non vinsi. Mi dissero che ero
arrivata ex aequo con un altro concorrente dotato però di titoli e preferenze.
Era costui, seppi dopo, il
vincitore designato, il concorso era stato fatto su misura perché lui
rientrasse da una sede disagevole al suo paese.
Non me ne dolsi più di tanto
perché seppi che la biblioteca, allora, non esisteva, che quindi non avrei mai
potuto fare come Borges, la bibliotecaria cieca.
Nel sud si procede così, poi
certo ognuno ha il suo destino, e diventano giornalisti rampanti uomini senza
passione del giornalismo, diventano politici uomini senza passione per la
politica, come il bibliotecario di Falerna, che magari sarà bravissimo, ma
desiderava soltanto ritornare a casa.
Analisi su analisi si fanno
per non dire che i soldi si suddividono fra compari, fra amici e purtroppo
nemmeno fra amici preparati.
Certo noi pubblico plaudente
di tanto sciupio dovremmo dire, indignarci e additare, ma noi siamo vili,
deboli, confusi e ricattabili.
Ecco l’importanza del regno
della litweb, che, essendo un regno che non c’è, può dire quello che non c’è.
Come la biblioteca di Falerna
che magari adesso c’è, bellissima, luminosissima, frequentatissima, faro di
cultura nel paese delle prugne verdi.
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