" Lei lesse ad alta voce:“Nostalgia”è quando sei sicuro di avere una cosa a cui tieni dentro una tasca, ma quando ci infili una mano non la trovi più."
Forse sarà la musica del mare, sentendo questo tango dalla voce di Claudio Villa, mi accingo a scrivere di un racconto musicale con l'orecchio incollato alle conchiglie raccolte dal padre di Vinpeel.
Il libro è quanto di più musicale e ballabile ci sia stato nella mia esperienza di lettrice e mi piace continuare a sentirne il piacere del volo oltre i confini della Litweb. Mi sento vicinissima all'immaginario di un luogo da dove si può andare via sulla mongolfiera della libertà oltre il mare smisurato alla ricerca di altri mondi. "A volte capitava anche questo.Perché il mare è come una spugna, e prima o poi dentro ci vanno a finire tutte le storie del mondo, anche quelle che sembrano non entrarci nulla"
Una sorta di Truman Show sembra per un po' il luogo abitato da Vinpeel, un adolescente in un mondo di adulti, un adolescente senza la mamma e con un padre silenzioso, quasi bloccato da un segreto innominabile, un padre che lascia i suoi messaggi in una bottiglia alle onde del mare affinché, io so chi, possa un giorno leggerli.
Nella bellezza della lettura, sulle acque del mare che lambiscono i confini del villaggio di Dinterbild, si svolge la scena del recupero della memoria smarrita, del ritorno degli oggetti scomparsi, della crescita e delle sfide di Vinpeel col suo amico immaginario Doan. Ho raccolto e messo da parte stralci, ho seguito e parteggiato per Vinpeel, ho immaginato Il grande Meaulnes, l’isola del tesoro e i Ragazzi della Via Paal, ho sognato con VinPeel e i tanti libri per ragazzi, in una narrativa di speranza e di altezza su nel cielo aperto.
Canto e scrivo nel suono bello delle parole, delle nuvole dove ritornerà l'amico, nei sentimenti descritti e vissuti e da regalare ancora.
"“Paura”è quando non riesci a girare la pagina di un libro, a fare un altro passo in avanti o a parlare con qualcuno, perché non ti piace quello che succederà dopo. Però quando poi succede è meno grave di quanto pensavi" Come vorrei che questo libro giungesse nelle mani di ragazzi dai dodici anni in su, compreso noi adulti, come vorrei portare questo racconto sull'amicizia, sul desiderio di esserci e creare nuovi mondi possibili, nuovi luoghi da esplorare!
Leggere diventa un piacere, affinché nessuno perda i suoi attimi "Così perlomeno la pensa Doan, che ha perso il suo attimo così tanti attimi fa che neanche lui sa più quanti, e che dice che li riconosci quelli che si sono accorti di aver perso un attimo, perché passano la vita intera a cercarselo dentro la tasca della giacca, o tra le nuvole, o in fondo a un bicchiere, o negli occhi di tutte le donne che incontrano, sperando che la vita prima o poi riparta, perché senza quell'attimo, sul serio, la vita non riparte più."
Litweb festante augura a Vinpeel tutte le mongolfiere bastanti al volo collettivo di noi lettori.
Ippolita Luzzo
Macbettu minuto per minuto. Come una telecronaca di una partita di calcio senza dimenticare un passaggio. Questo vorremmo fare noi spettatori estasiati da uno spettacolo che resta il più bell'atto scenico visto da alcuni anni a questa parte. Un godimento ininterrotto dal primo scendere dalle porte verso noi degli attori nel buio di una notte nera che nera resterà per dirci che il nostro intelletto sta nel buio della ragione quando l’ambizione lo sopraffà. Siamo in Scozia oppure in Barbagia, siamo dappertutto, dove a qualcuno viene promesso, viene pronosticato un futuro da re e tutto cambia. La situazione sfocia in tragedia dopo il dono avvelenato delle streghe. Uno spettacolo nello spettacolo, ridere ridere di ciò che le streghe faranno sul palco, ridere dei dispetti che si fanno, del loro camminare, quei passettini corti e veloci che ricordano i giochini a molla da caricare e far muovere sul tavolo, quegli sputi veri, quelle scope agitate al solo scopo di sollevare polvere. Ridendo ridendo applaudiamo e vogliamo rivederlo, vogliamo rivedere gli uomini maiali grufolare nello scifo e vogliamo vedere il fantasma di Banco calpestare il pane sardo sul tavolo imbandito da Macbeth. Vogliamo rivederlo questo spettacolo ci diciamo al ritorno felici che una tragedia di sangue e di morti, di potere e di sottomissione, possa essere smontata e ricomposta per ridarci il tempo perfetto. Ed eccolo Macbettu, piccolo piccolo, abbracciato alla moglie alta, abbracciato all'ambizione. Un Macbettu capace di riflettere sul male e perciò ancora più tragico in queste parole: "La vita è solo un’ombra che cammina, un povero attore che si pavoneggia e si dimena durante la sua ora sul palcoscenico, dopo non se ne sentirà più nulla. Una favola narrata da un idiota, piena di rumore e furia, che non significa nulla"
Bravissimi gli attori, sembravano tantissimi ed erano solo otto, bravissimi nei gesti, nei tempi, nei suoni. Bravissimi tutti.
Premio UBU neritatissimo e premiato da me come Teatro vero, teatro Litweb, Macbettu di Alessandro Serra è una tragedia spassosa che ci avverte: Mai credere alla profezie! In Scozia come in Sardegna. Non perché non siano vere ma perché sono travisate e male interpretate ed il bosco che avanza cosa sarà se non i rami degli alberi indossati dai soldati alla fine per dare l'illusione di essere in tanti.
Da Alessandro Serra alla tragedia di William Shakespeare, la trama storica viene riportata dal filosofo Boezio, in una cupa Scozia d'inizio Basso Medioevo, è appena conclusa una guerra e un sergente riferisce al re Duncan di Scozia che i suoi generali, Macbeth, barone di Glamis, e Banco, hanno appena sconfitto le forze congiunte di Norvegia e Irlanda, guidate dal ribelle Macdonwald.
In una notte buia e tempestosa, per dirla con Snoopy, Linus e Lucy, tre Streghe si incontrano in presenza di Macbeth e Banco, nella brughiera e profetizzano loro che Macbeth diverrà re mentre Banco sarà il capostipite di una dinastia di re. La profezia trasformerà Macbeth da uomo leale in assassino. Come si cambia! E poi la follia del potere tutto involge.
Ippolita Luzzo
Oggi 20 febbraio 2018 nell' auditorium dell'Istituto Statale Perri-Pitagora, alla presenza degli alunni e dei docenti, della Dirigente Scolastica, Teresa Bevilacqua e dell'Uniter, con il Presidente Italo Leone e la Vicepresidente Costanza Falvod'Urso, la consegna del libro di Maria Antonietta Ferrarolo: Tomasi di Lampedusa. Il Gattopardo spiegato a mia figlia. Una iniziativa resa possibile dal grande amore che può nascere attorno a un libro. Portare i classici agli alunni. L'Università della terza età di Lamezia Terme, nel dare vita agli anni, continua a diffondere entusiasmo verso la lettura e lo studio, creando sinergie e collegamenti. La trasmissione del sapere, la bellezza come tema scelto questo anno dalla scuola, la lettura dei classici come nostri amici, sono stati i temi discussi in mattinata davanti gli occhi attenti e vivi dei ragazzi, composti e partecipanti.
Una collana per ragazzi, dagli 11 anni in su, La Nuova Frontiera, una collana pensata per far conoscere i grandi autori del Novecento italiano, i primi volumi: Italo Calvino, lo scoiattolo, di Giorgio Biferali e Giuseppe Tomasi di Lampedusa, il Gattopardo spiegato a mia figlia di Maria Antonietta Ferrarolo.
" Scuola vuol dire riposo, spazio libero, spazio di sperimentazione" argomenta alcune volte con me Maria Antonietta, ricordando come la scuola sia il luogo del pensiero e non del lavoro.
Una lezione lieve e di invito ad assaggiare, a guardare, da passeur, le offerte letterarie, a loro volta di passaggio sulla vetrina della nostra letteratura.
Tutti noi, docenti e dirigente, con l'Uniter, abbiamo un ruolo di passeur, come Pennac racconta, e ci siamo sentiti il passeur, colui che ama i libri, li legge e li porta a spasso, facendoli incontrare con altri libri. offrendo un foglio, una citazione, per incuriosire un ragazzo, un alunno, un amico, donando in regalo un titolo, una trama, un racconto.
Il passeur ci regala l'immaginazione, la serenità di leggere senza obbligo, leggere come piacere e godimento. Aspettando Maria Antonietta Ferrarolo ad Aprile
Ippolita Luzzo
Sulle note di presentazione leggo che Simona Zecchi ha collaborato con il Manifesto e scrive sul Fatto Quotidiano online, sul sito di informazione Gli Stati Generali, e il quotidiano americano La Voce di New York. Lei è tra i fondatori del sito indipendente Lettera 35, e per la rivista I Quaderni dell'Ora ha curato, con la collega Martina Di Matteo, una inchiesta sulla morte di Pasolini. Molti anni di ricerca che lei racconta così in una intervista" Mi occupo dell’ “omicidio Pasolini” da ormai 5 anni. Nel 2012 è stato pubblicato già un mio saggio inchiesta su “I Quaderni de L’Ora” (rivista di cultura approfondimenti e attualità emanazione del quotidiano siciliano “L’Ora”), saggio condotto insieme alla collega Martina Di Matteo. Ho scritto articoli e ho cominciato a raccogliere elementi senza pensare a un libro: volevo vederci chiaro. Niente mi convinceva nemmeno le totalità delle inchieste uscite sino a quel momento, nemmeno la modalità con la quale stavo lavorando. Ho fatto tabula rasa. Non c’è una tesi da cui si parte per poi fare un libro, almeno io non lavoro così. C’è la volontà di andare a fondo e se ci sono più elementi consistenti che valga la pena trasformare in un libro vi si arriva mano a mano. E’ un work in progress, anche nel momento di piena scrittura: ti sorprendi a scoprire a volte che non è così “come te la stai raccontando.”
Io l'ho conosciuta leggendo i suoi post sempre precisi, con riferimenti ad atti giudiziari, post dove la voglia di non uniformarsi alla vulgata in atto la spingeva a veder chiaro, limpido, nei fatti. Fatti che lei racconta attingendo alle fonti, come dovrebbe fare ogni giornalista che vuole fare cronaca e giornalismo.
Mercoledì racconteremo altro dell'incontro che si terrà a Lamezia Terme presso l'Uniter
Per innamorarmi ancora della mia innocenza: “Danze di guerra“.
Attratta dal titolo e dalla copertina, una vera opera d’arte che mi ricorda i vestiti a strisce, le varie figure, negli anni Sessanta, l’Op-Art, le linee a formare dei disegni optical, per uno stile stripes-chess-dot, questi i riferimenti fino agli anni Novanta da Jean Paul Gaultier, a Kurt Cobain, l’aspetto ribelle del millerighe nel grunge.
Mi piace molto leggere Sherman Alexie, mi piace quando cercando notizie sulla sua origine indiana, della tribù Spokane, e sui suoi studi all’università Gonzaga di Spokane e sui numerosi romanzi e la carriera universitaria, trovo che dica un concetto a me sempre familiare. Lo ripeto spesso e nella gioia di trovarlo corrisposto lo riscrivo detto da Sherman: “I suoi non sono romanzi di formazione, poiché un antico detto indiano, molto simile al medesimo ricorrente in quasi tutte le culture e le etnie dice: chi nasce in un modo, non muore nell’altro.”
Danze di guerra, I sintomi. Cosa ci induce a scrivere sui sintomi che ci disturbano non lo so, ma trovo divertente leggere i bozzetti che ne fa Sherman “Quando mi svegliai alle tre del mattino, ero completamente sordo dell’orecchio otturato e sicuro che un maledetto sciame di locuste ci si fosse incastrato dentro, lasciai un messaggio in segreteria al mio dottore, dicendogli che mi avrebbe trovato ad aspettarlo davanti all’ambulatorio. Quella sarebbe stata la mia prima volta in un ospedale dopo l’ultima operazione di mio padre.”
Ed eccolo a ricordare suo padre, quando questi deve subire amputazione al piede, ed ora, nell’attesa, incontrare un altro nativo forse asiatico, “ce ne sono parecchi a Seattle” e scoprire che è un indiano della tribù dei Lummi. C’è questa riflessione che faccio mia su tutto ciò che ci manca, ormai scacciati dalle strade, dalle tribù, da un mondo che non c’è più, da una guerra feroce che ha cancellato tutto “Il mondo indiano è affollato di ciarlatani, uomini e donne che fingono di essere sacri. L’anno scorso sono andato ad una conferenza alla Washington University. Una indiana di una certa età, una Sioux, scrittrice, studiosa e ciarlatana, era venuta a parlare dell’indipendenza e della letteratura degli indiani. Insisteva sul fatto che esistesse un qualche tipo di identità letteraria indigena, il che era paradossale visto che stava parlando in inglese a una stanza zeppa di professori bianchi. Ma non ero arrabbiato con quella donna , e neppure annoiato. No, ero dispiaciuto per lei. Ho capito che stava morendo di nostalgia. La nostalgia era diventata il suo falso mito-la sua coperta sottile- e la stava uccidendo.”
Danze di guerra racconta a pezzi, in versi, e in prosa, frammenti di vita, racconta la guerra in cui ci si chiede quante volte possiamo perdonare chi ci ha fatto a pezzi, in cui ci si chiede se esiste un punto oltre il quale il perdono è semplicemente l’atto di un codardo, in cui ci si chiede se un bugiardo abbia mai detto la verità.
Nel momento in cui narra egli stesso fa dire al protagonista di “Agghiacciante simmetria”: sono un genio bugiardo e mentire è una forma di narrazione. Nel momento in cui le parole si trasformano in cenere e carbone, nel momento in cui aveva appiccato un fuoco di fuga, si era convinto di essere capace a scrivere un’altra storia. Per innamorarmi ancora della mia innocenza.
Sherman Alexie, “Danze di guerra” (trad. Laura Gazzarrini), pp. 204, 18 €, NNE, 2018.
Direttamente da http://www.cabaretbisanzio.tk/2018/02/07/danze-di-guerra-sherman-alexie/
Ippolita Luzzo
Fra vergogna e cattiveria- Non risponde mai nessuno.
La vergogna di essere uomo: c’è una ragione migliore per scrivere?
Gilles Deleuze
Bue bue bue fa il cane randagio,
e può darsi che abbai a un altro cane,
a un’ombra, a una farfalla, o alla luna,
non è però escluso che abbai a ragion veduta, quasi che attraverso i muri, le strade, la campagna, gli sia giunta la cattiveria umana.
Dino Buzzati
Nella fascinazione i bellissimi racconti di Simone Ghelli mi giungono in lettura e mi riportano ai felici tempi in cui la letteratura era sinonimo di raccontare bene, con attenzione e umanità, di ciò che tormenta e affligge il vivere fatto uomo. Una letteratura, realistica, neorealistica, il periodo dovrebbe essere proprio il neorealismo, al cinema e nella narrativa, un periodo d'oro italiano che molti ancora ammirano e prendono d'esempio: Cassola e poi Verga, nel ciclo dei vinti, Pavese. Leggendo Simone mi sembra di essere in compagnia di autori amati nell'adolescenza e nello stesso tempo sento lo stile originale del nuovo scrittore che contamina e si arricchisce di suggestioni fino al fantastico di Dino Buzzati.
Un bel leggere già dalla prefazione tanto accattivante da farmi scegliere i due temi individuati da Wu Ming 2 come traccia da seguire nel legare i racconti. Fra vergogna e cattiveria, storie di difficoltà, famiglie composte da persone con handicap, oppure semplicemente più fragili, famiglie che per tutte la vita saranno segnate da una specie di vergogna, di dispiacere e nello stesso tempo oggetto della cattiveria altrui. Sono racconti di cui mi piace riproporvi qualche stralcio per gustare la pulizia del linguaggio
Qui Giovanni, il protagonista lavora con i matti, e ne sente tutta la tragica inanità "Tutte le sue ore di studio e le idee romantiche sulla follia, che gli erano sembrate così forti da poter reggere l’urto contro ogni realtà, si erano sbriciolate nel giro di pochi minuti il giorno in cui un infermiere gli aveva chiesto se avesse per caso già fatto il vaccino contro l’epatite. In un attimo Giovanni aveva ripensato a tutti i malati che aveva toccato - altro che ospiti: quelli erano malati e contro la paura il linguaggio non aveva potuto niente – e improvvisamente aveva accusato un giramento e si era dovuto sedere perché gli tremavano le gambe e davanti agli occhi erano comparsi tutti quei puntini, proprio come quelli che erano rimasti impressi nella fotografia." da I tafani della Merse
Seguiamo il racconto in cui il protagonista va con lo zio per filmare la casa di un poeta e raccogliere testimonianza di quel che era stato. Qui nella fase finale del racconto "Quella sera cenammo nella villa di proprietà della presidentessa dell’associazione, dove era stato allestito un banchetto pieno di cose buone. C’erano professori, assistenti, studiosi, poeti: ognuno con qualcosa d’interessante da dire. Tutto quel parlare su qualcuno che non c’era più è diventato l’assordante fuori campo sonoro del finale che lascia spazio alla vera poesia. Il silenzio sopraggiunge per rendere un po’ di giustizia e ristabilire un ordine su cui quest’uomo aveva lavorato nei suoi ultimi trent'anni. È il mondano che infine non può più niente davanti a un guscio vuoto abbandonato sulla riva dell’oceano, che aspira ad essere un’increspatura sulla corrente." Da Natura in versi dove si immagina di andare nella casa del poeta Peter Russel, alla Turbina, nell'estate del 2005 e con le sue poesie raccontare quell'abbandono, abbandono che il poeta aveva sentito anche in vita. La casa è quieta,tutto è immobile... Nel leggere rimane il desiderio di andare a leggere tutto su questo poeta, nel continuo movimento, nell'andare da una lettura ad un'altra."Il 22 gennaio del 2003 a Pian di Sciò morì il poeta inglese Peter Russell, considerato dalla critica uno dei più grandi poeti inglesi del secolo scorso. Dal 1983 viveva nel paese valdarnese, Castelfranco Pian di Sciò, al quale nel momento della sua morte donò l'intero patrimonio librario, di lettere e documenti." da ValdarnoPost.
Dai versi a Non risponde mai nessuno, il racconto di Cesare e Luciano, figlio e padre, nel momento in cui è il figlio a dover decidere per il padre, dai versi alla realtà. Con dialoghi plausibili, dialoghi che ci appartengono, Simone riesce a portare noi lettori nelle case, nelle situazioni, come se ci fossimo anche noi seduti a quelle sedie accanto a Luciano, alle bollette che non apre, ai contratti che fa e disfà, al declino di una lucidità che lo priva dell'autonomia. Nella solitudine del vivere la figura del sociale diventa solo un modulo da riempire, una fila d'attesa da rispettare.
Tutti i racconti sono utili, utili alla lettura e al dialogo interiore, dialogo che non dovrebbe cessare mai nel continuo interrogarsi sulle azioni di cui ci si vergogna o di cui si è consapevoli della cattiveria insita eppure si compiono lo stesso.
Nelle prove che ciascuno affronterà ci sarà sempre quella vergogna e cattiveria insita nella miseria delle azioni umane.
Non risponde mai nessuno nell'olimpo della Litweb
Ippolita Luzzo
Pinuccio Alia: Tracce di cucina in Calabria, affinché non si perdano le tracce, mi sembra di veder sottotitolata questa raccolta di articoli tenuti sulla sua rubrica sul Quotidiano della Calabria. Nell'inserto del venerdì una ricetta a settimana per cinque anni.
Raccolte e curate in un libro dalla casa editrice Città del Sole, le Tracce di cucina in Calabria giungono nel regno della Litweb in novembre con un pezzo sui sapori e i profumi, su Pinuccio Alia, ristoratore con animo gentile e raffinato, uomo che si accorge, questa la sua rarità, si accorge in anticipo e accorgersi è veramente una capacità rarissima.
In Litweb ci accorgiamo spesso in anticipo e fonte di felicità è questa sintonia con Pinuccio Alia, di possedere entrambi un dono da regalare. Noi ci siamo accorti di ciò e ve lo regaliamo, entrambi diciamo a chi vorrà ascoltare. Ieri sera all’Uniter ci racconta di come si accorse del bisogno e della voglia di una bimba costretta dalla mamma a mangiare minestrina in bianco e da lui favorita, con un piccolo inganno verso i voleri della genitrice, ai piaceri e ai sapori dei piatti mangiati dagli adulti. Lui si accorge e propone una creazione del marchio DOP per la salsiccia calabrese ma la sua idea naufraga davanti l’insipienza di un assessore. L’idea della soppressata: quello che unisce nelle caratteristiche le varie soppressate calabre resterà a macerare nel nulla calabro. E le tradizioni che potrebbero dare ricchezza vengono vilipese e immeschinite in prodotti similari ma non veri. Prodotti non amati e quindi fatti senza cura come la 'nduia che si vende sugli autogrill dell'autostrada del sole..
Lui si accorge che si perderà tutto in Calabria perché non si sa trasformare in ricchezza quelli che si ha, il basilico nostrano, le melanzane al cioccolato. Si accorge anche quando è il momento di smettere con la locanda e dare spazio alla vita dei suoi affetti. Sono quattro anni che non gestisce più la locanda di Alia, ora diretta dal fratello. Lui ha diversificato le sue attività, gestisce un albergo o B&B e si può intrattenere con i suoi clienti diventati lettori.
La cucina è la vita e come la vita cambia a secondo dell’umore di chi cucina, del giorno, la cucina è un inno alla vita. Non possiamo mai fare lo stesso piatto.
"
Prendi una idea falla macerare", una ricetta che non troveremo da nessuna parte, e sulla ricetta di una idea da preparare e realizzare che Pinuccio Alia chiude la sua divertente conversazione nell'applauso dei partecipanti che si sono affollati al tavolo per avere la dedica sulle Tracce di Alia
Prendete una idea fatela macerare, e la felicità è una piccola cosa, da Trilussa arriva la frase conclusiva del libro di Pinuccio Alia. La felicità è una spruzzata di polvere d’arancia e le bucce di fichi d'India seccate al sole e fritte che serviremo nel regno della Litweb.
Ippolita Luzzo