venerdì 4 settembre 2015

Lametame forever

www.IlLametame.it è il mio foglio inventato. Da anni. 
Io sono l'inventore del termine, il direttore responsabile, l'editorialista e mi occupo anche di cronaca rosa, verde, gialla e bluette. Un grande giornale che si distinse in tempi passati con un server che non serviva e con un link che non si apriva. Ognuno poteva immaginare cosa ci fosse nel Lametame.
 Invettivi, sorrisi e stupore, lo sguardo meravigliato sul nostro intimo e sul nostro sociale, su giovani e vecchi intergenerazionale, il chiacchierare inutile e vano di gente che gracida nel Lametame. 
Senza però voler alcun male, tutti i servizi furono scritti con la benevolenza come crema reale, pronta ed unguento da accarezzare su mani e penne intente al ticchettare di tasti irreali.
Evviva evviva Il Lametame che piacque subito ai giornalisti, ai radio e tele cronisti, questi  accolsero tutti con simpatia un foglio che proprio non c'era ma si poteva permettere il vero.
Poi Il Lametame fu trascinato nel buio oblio della bannata, sparì Lo Stile della Litweb,  e con il profilo che fu oscurato scomparve anche la sua testata.
Ora ritorna nell'etere oscuro del nuovo stile, nella nuova veste tipografica e con nuovi articoli sempre reali. Negli anni tristi dei nostri bavagli, sotto i bavagli noi sorridiamo e con Massimiliano Lo Russo, nostro artista, abbiamo di nuovo ripreso a cantare. Intanto   noi  facciamo auguri a tutti i nativi del settembrino,  siano essi Bilance o verginelle, noi  siamo i saggi ed  i maturi del calendario prossimo venturo. Dalla redazione di questo giornale 
Evviva evviva Il Lametame 

lunedì 31 agosto 2015

Basta poco per sentirsi soli. Grazia Cerchi, il libro che non trovo

Basta poco per sentirsi soli è un libro di Grazia Cerchi, giornalista e fondatrice dei Quaderni Piacentini, curatrice editoriale e scrittrice di Scompartimento per lettori taciturni, e Fatiche d'amore perdute.
Non ho letto questi libri, forse non si trovano più, ma conosco lei tramite Luca Pantarotto, blogger e uomo di molte letture, sensibile e attento.
Basta poco per sentirsi soli
Non l'ho letto, non si trova più,  ne ho sentito parlare e per come ne  intuisco sembra la mia piccola e lunga odissea nel trascorrere dei giorni.

Come un film francese. Roberto Saporito

Come un film  Francese  di  Roberto Saporito

Comincia così con i consigli alla lettura
"Marc Augé, La madre di Arthur 
John Barth,L’opera galleggiante 
Luigi Bernardi, Senza luce
Thomas Bernhard, Ja 
Philippe Besson, E le altre sere verrai?
Nicholas Blincoe, Tacchi alti 
Michel Butor, La modificazione
Peter Cameron, Un giorno questo dolore ti sarà utile
Kate Christensen, Il lamento di Epicuro
Diego De Silva, Non avevo capito niente 
Don DeLillo, Mao ii Philippe Djian, Imperdonabili 
Bret Easton Ellis, Imperial Bedrooms 
Wilhelm Genazino, La stupidità dell’amore 
Jonathan Lethem, Chronic City
Cees Nooteboom, Perduto il Paradiso, 
Antonio Paolacci Salto d’ottava, 
Lorenzo Pavolini, Essere pronto, 
Francesco Piccolo La separazione del maschio,
Alessandro Piperno, Con le peggiori intenzioni"

"Con le peggiori intenzioni" è l'unico che ho letto

Come al solito salto il pasto, dovevo completare prima la velocissima e piacevole lettura del libro" Come un film Francese" di Saporito, nomen omen, scusami. Rido e poi io so come sono i film francesi e anche conosco Piperno, nelle migliori intenzioni, così come mai e poi mai credo nella scrittura creativa. 
Che cosa è? si chiede, giustamente e d'accordo con me, il protagonista del libro, un professore che tiene un corso di scrittura creativa in virtù di sua fama di scrittore. La scrittura si insegna, certo, la creazione no, il talento è un dono, l'originalità pure e nei dubbi del professore seguiamo la storia che qualche volta, volutamente, scende su immagini scontate e già lette di dietro e davanti. Scusami. Il libro si legge con piacevolezza, i passi più simpatici sono proprio quelli che riguardano il professore e la sua ipocondria, sono quelli che ci rimandano a luoghi letterari ben assimilati, a scene alla Thelma e Louise, al killer di Amelie Nothomb al quale io devo aver fatto post: Diario di rondine, dove si racconta quanto sia facile diventare killer, allo stesso modo che diventare scrittore creativo, aggiungerei io, dissacrando il corso e chi vi insegna. 
 Ho letto qualche recensione su questo libro e odio chi racconta il libro compresa la scena finale che, per fortuna, io non conoscevo e non vi svelo per darvi la curiosità di legger questo racconto, strutturato in tre scansioni, con il diario di tre protagonisti nel divenire astorico di rapporti fermi su una pagina bianca.
Leggete quindi questo piacevolissimo stralcio dal libro di Saporito per gradire.

"Io non so neanche se sia possibile o meno insegnare a scrivere in maniera creativa: ma intanto loro mi pagano e io allora insegno. Insegnerei qualunque cosa per soldi, anche cucina creativa, visti i quattro soldi che ho guadagnato con i miei romanzi. Oh, fama tanta eh, vincitore di importanti premi letterari (e lì qualche soldo nelle mie tasche devo dire che è entrato), ospite fisso in tutti i festival letterari, recensioni entusiastiche dei miei libri su prestigiose riviste letterarie che nessuno legge, forse neanche chi ci scrive, ma guadagni veramente pochi. E quindi se mi pagano sono disposto anche a insegnare assicurazioni creative, o ping pong creativo
E questa è la mia piccola rivincita: insegno qualcosa che nessuno mi ha mai insegnato e che sono sempre più fermamente convinto che non si possa insegnare: sono un sostenitore del talento, e il talento o ce l’hai o non lo si impara da nessuna parte, e in modo particolare non a scuola.
– Finalmente conosciamo il famoso scrittore. Io mi riempio le narici del suo buon profumo, gli occhi della sua generosa scollatura e le decanto un affabulatorio e ispirato e sospiroso: – Già!
Poi pensi che gli altri ti odiano e dici: La verità è che io non sopporto più la gente, non sopporto più nessuno, gli esseri umani mi provocano una sorta di orticaria esistenziale, un prurito all'interno del sangue. È anche possibile che io sia diventato sociopatico (oltre che paranoico), oppure no, non sono io che sono diventato sociopatico ma loro, la gente, tutti quanti loro sono diventati sociopatici nei miei confronti, è possibile.

Forse ha colto, finalmente, un lato del mio carattere, ha compreso che io amo di più i miei scrittori che le persone: forse è perché sono uno scrittore, ma io vivo di persone e cose che non esistono, se non nella mia testa o in quella di quelli come me, o che comunque vivono come me: gli scrittori appunto. O forse è una sorta di tara mentale, una malattia, ma che non si cura, o quanto meno io non sono curabile. E, cosa più importante, a me va benissimo così."

domenica 30 agosto 2015

Digesto di Massimo Sannelli

 In fieri
Ho conosciuto Massimo Sannelli qualche anno fa  tramite mia cara amica di Palermo, Loredana.
Lei, fine ed elegante narratrice in versi e prosa, mi parla di Massimo Sannelli, a teatro, un vero protagonista, un attore, poeta, istrione, un grande, padrone del luogo e dello spazio mentale e fisico. Un incantatore. Mentre  mi racconta lei conclude ogni suo pensiero con:- Ti piacerà.
Così io, non subito, ma da quando l'ho  letto, ho iniziato a dire a tutti quanto sia stata rapita dal suo modo e dal suo mondo, dalle frasi e dalle associazioni  flash che illuminano i suoi articoli sul giornale "Trentino libero" , testata web dove lui scrive.
Ho letto e visto, spulciato quello che trovavo in Rete e ora il nuovo film " L'Arte del Fauno" con la regia di Fabio Giovinazzo.  

giovedì 27 agosto 2015

Quando c'era Marnie

Quando c'era Marnie, lei prendeva appunti

dal Romanzo al film. Dal 1967 ad oggi in un film che potrebbe essere l'ultimo dello Studio Ghibli... 
Il segreto che custodiamo è la fiducia. Si diventa amici se ci possiamo confidare un segreto, anche piccolissimo, che sappiamo solo noi, e regalarlo all'altro che ci donerà a sua volta il suo segreto. Questo mi sembra il bellissimo messaggio che Marnie ci dà.
Esserci o non esserci poi non è influente se sta dentro di noi chi ci diede vita e sempre potrà trovare la strada per parlarci.
Una storia che è un saluto al mondo dallo Studio Ghibli che già ci aveva donato Si Alza il vento,
saluto di un altro regista Miyazaki.
Ci salutano così le grandi fantasie del novecento, ci salutano i personaggi e la nostra infanzia, ci salutano gli anni che se ne vanno, lasciandoci due dita incrociate, quelle delle due amiche, che si salutano anch'esse, promettendosi incontro futuro. Chissà se ci sarà, se un altro mondo la mia vita troverà... sulla colonna sonora di incontri che cambiano la vita, anche Anna tornerà fiduciosa alla vita, alleggerendo le asprezze, sentendosi più accettata, capendo che si è parte di un grande disegno proprio perché ha trovato il filo che la lega al passato. Se nessuno si salva da solo, allora ha una sua bellezza la villa abbandonata e circondata da una palude con la marea che  sale e rende inaccessibile, tutto diventa lontano e difficile, se nessuno si salva da solo. La barca, il pescatore silenzioso, i coniugi simpatici ed accoglienti, il bene che dà sollievo,  e poi  gli scontri, le minuzie e le piccole cattiverie, il male inutile, banale. Nel delicato e verdissimo film che sono riuscita a vedere, grazie alla Marnie che io ho incontrato, c'è la poesia lieve dell'attesa, del disegno, dei pastelli e delle matite, del quaderno e del foglio che Anna abbraccia e appunta, schizza, invera e inventa il suo paesaggio, il paesaggio dell'anima. 
Quando c'era Marnie. Non siamo mai soli se ci abitiamo

 dentro. Le case vive del nostro immaginario. Nelle tante

 sovrapposizioni fra il nostro vivere e i giorni che si 

affastellano ci sta la fantasia. Sempre con noi stanno coloro

 che ci amarono se ci amarono, sempre a far parte di un 

vissuto oltre il muro della realtà.


mercoledì 26 agosto 2015

La magnifica inconcludenza di alcuni post su facebook

Postare è gratis, facile e compulsivo. Lo faccio anche io da mane a sera. Alcuni postano pensieri alati tratti da libri molto studiati, altri argomentano pensieri propri, raggiungendo l'eccellenza. Nell'inconcludenza.
Si dà così ragione ad un antico adagio:" Magnifica facciata ha Fortunato ma il piano superiore è spigionato" Intendendo che il  piano superiore di bel castellotto, colto di facciata,  nessuno lo vuole affittare, quindi vuoto sta, e che molti hanno bella presenza e testa sfitta.
 Mi giungono segnalazioni amene di post fatti da operatori e operatrici culturali che operano in sale operatorie culturalmente anestetizzate all'intelligenza ed al riso,  con personale che sconosce un significato concluso di  pensiero espresso.
Uno dei più recenti pervenuto nelle nequizie quotidiane ve lo ripropongo qui come bozzolo in cui avvolgere noi stessi: Che questo fermento culturale s'innalzi sempre più come un'onda coraggiosa che urtandosi contro qualunque venditore di fumo raggiunga la famosa isola che non c'è.

Nella babele di facebook, quindi, operatori e operatrici culturali operano, producono succulenti prodotti di consumo rapido: Metafore, anafore, similitudini, ossimori, paronomasia, endiadi, zeugma, anadiplosi...
le figure retoriche che tutti utilizziamo nel lessico più usuale. 
Se però codesto lessico dovesse servire a far germogliare la pianta del sapere allora ogni frase dovrebbe significare ed avere in sé un concetto, un'idea conclusa ed io per quanto abbia analizzato post che vi ho appena messo come esempio non trovo corrispondenza fra immagini e significato.
Qualora qualcuno riesca a far esegesi del testo appena proposto sarò felice di applaudire il nuovo e giovane pensiero che avanza come un'onda coraggiosa  



martedì 25 agosto 2015

Luce Nera di Nicola Vacca

In copertina Mario Pugliese con Inchiostro di solitudini
"Luce Nera" Marco Saya Edizioni
Appena arrivata nella solitudine mia affollata, già leggo.
Dal profondo del maiale e unisco questo titolo a Mirco Mungari, archeologo, che ha scritto "De suina immolatione", poemetto satirico, edito Delirium e mi piace questo incontro sul megafono della poesia civile, contro ogni schiavitù, per la luce che ci illumini quel tanto che basti per vedere.
Oltre poi è luce che abbaglia e nulla più si vedrà. Luce nera sarà.
Da Isaia ai nostri giorni

"Macello sublime
Hanno disinnescato gli allarmi
adesso il pericolo non sarà più avvertito"

Leggo con aderenza assoluta ad un mio sentire i versi di Nicola Vacca che a me sono fraterni e familiari, più della parentela appioppatami dal sangue.
Leggo di una Città dei Dormienti, già descritta da Massimiliano Santarossa nel suo ultimo romanzo "Metropoli".
In versi o in prosa uno solo è il desiderio- Poter svegliare i dormienti anestetizzati, poter fermare uno sciupio, la perdita di diritti, di conoscenze, come se fossimo ora alla fine oppure all'inizio del male assoluto.

"Prima che il sonno diventi
il peggiore degli incubi" 

"Nessuno coglie più rose d'amore
in questa grande abbuffata di male
hanno anche reciso le sue radici"

Itinerario di uno smarrimento.
Siamo con Nicola nei gironi danteschi, nel vagare di anime dannate in terra, nell'antinferno dove sono puniti gli ignavi con il girovagare senza meta e senza ideali.Questi inseguono una insegna senza posa, tormentati da vespe  e da mosconi. Leggendo le poesie Dante fa visita  in questa Luce Nera all'alba del 2015. Mille anni dopo siamo sempre al capolinea a chiedere giustizia e serietà, uno scopo per vivere e uno per rispettarci insieme. A volte quartine, a volte distici, ottave, oppure versi liberi,  le stanze della poesia di Nicola Vacca si distendono con ordine ed armonia, dosate e lineari nel raggiungere il chiarore necessario per essere lette e ascoltate. 
Leggevo proprio oggi che  il pensiero parla.
 Andrea Moro in "Accenti", la lingua di Babele, riferisce di ultime ricerche che provano la produzione di onde sonore nel cervello ad ogni atto connesso con il linguaggio. L'impressione di sentire il suono delle parole quando leggiamo a mente le strofe di Luce Nera, oppure il libro di Camus, non è impressione ma realtà, 
quindi grande ordine ha Nicola  perché lui sa che 
"Non c'è parola che tenga
nel disordine delle stanze"
" Viviamo in posti che non siamo capaci
 di abitare con gli incontri. 
Si chiama deserto e si dice vuoto
il luogo dove moriamo lentamente"
L'inverno dell'umanità, ricordo con Massimiliano Santarossa.
Diviso in quattro parti come possiamo dividere una arancia, il libro è la sfera che ci accoglie con freddo e gelo, senza rumore significativo, il poema  con  una rosa nel caos ci offre la poesia. La rosa che ci sublima dal profondo del maiale. 
L'istintualità ed insieme la facilità a  cui, manomessi, gli uomini tutti perdono speranza e futuro, diventando piante senza radici ed esseri senza vista, per ricordare Isaia e tutti i profeti che, in ogni tempo, hanno ammonito con immagini simili gli individui smarriti e brancolanti in epoche di transizione, l'istintualità va regolata con disciplina e metodo. 
Stiamo transitando Acheronte, per restare con Dante, e che questo inferno sia migliore del luogo dove stiamo può mostrarcelo solo una poesia, la poesia che  sia insieme messaggio e sferza, paura e sollievo. 
" Questi giorni senza amore
non tollerano nemmeno
una felicità di riserva"
continuo dopo

Stamattina riprendo a leggere Luce Nera  con negli occhi il Parco Impastato, ieri sera, nel mambo tristissimo di periferia, su una piazzola asfaltata, davanti ad altri dormienti seduti, umanità poverissima mimava i passi al suono dell'amplificatore. Se questo è l'antinferno, mi sono detta, la perdita di qualsiasi individualità, meglio l'inferno della solitudine e la musica di un verso amico.
Triste di una tristezza universale 
" Siamo tutti sulla stessa strada
aspettiamo chissà che cosa
seduti su questa terra morta.
arriverà presto  il giorno 
in cui le parole non diranno niente"
ieri sera quel giorno era arrivato, laggiù in un parco di periferia, affollato e abitato, laggiù sulla riva del mare, all'Hang loos beach, affollato e abitato, laggiù dove le parole non hanno suono e le relazioni diventano uguale gesticolare delle membra, nel divertere che musica non è, e nemmeno luce.
Luce Nera di Nicola Vacca, la lampada di Wood contro ogni falsificazione.
                                                                           Ippolita Luzzo