Basta poco per sentirsi soli è un libro di Grazia Cerchi, giornalista e fondatrice dei Quaderni Piacentini, curatrice editoriale e scrittrice di Scompartimento per lettori taciturni, e Fatiche d'amore perdute.
Non ho letto questi libri, forse non si trovano più, ma conosco lei tramite Luca Pantarotto, blogger e uomo di molte letture, sensibile e attento.
Basta poco per sentirsi soli
Non l'ho letto, non si trova più, ne ho sentito parlare e per come ne intuisco sembra la mia piccola e lunga odissea nel trascorrere dei giorni.
lunedì 31 agosto 2015
Come un film francese. Roberto Saporito
Come un film Francese di Roberto Saporito
Comincia così con i consigli alla lettura
"Marc Augé, La madre di Arthur
John
Barth,L’opera galleggiante
Luigi Bernardi, Senza luce
Thomas Bernhard, Ja
Philippe Besson, E le altre sere verrai?
Nicholas Blincoe, Tacchi alti
Michel
Butor, La modificazione
Peter Cameron, Un giorno questo dolore ti sarà utile
Kate Christensen, Il lamento di Epicuro
Diego De Silva, Non avevo capito niente
Don DeLillo, Mao ii Philippe Djian, Imperdonabili
Bret Easton Ellis, Imperial Bedrooms
Wilhelm Genazino, La stupidità dell’amore
Jonathan Lethem, Chronic City
Cees
Nooteboom, Perduto il Paradiso,
Antonio Paolacci Salto d’ottava,
Lorenzo
Pavolini, Essere pronto,
Francesco Piccolo La separazione del maschio,
Alessandro Piperno, Con le peggiori intenzioni"
"Con le peggiori intenzioni" è l'unico che ho letto
Come al solito salto il pasto, dovevo completare prima la velocissima e piacevole lettura del libro" Come un film Francese" di
Saporito, nomen omen, scusami. Rido e poi io so come sono i film francesi e
anche conosco Piperno, nelle migliori intenzioni, così come mai e poi mai
credo nella scrittura creativa.
Che cosa è? si chiede, giustamente e d'accordo
con me, il protagonista del libro, un professore che tiene un corso di scrittura
creativa in virtù di sua fama di scrittore. La scrittura si insegna, certo, la
creazione no, il talento è un dono, l'originalità pure e nei dubbi del
professore seguiamo la storia che qualche volta, volutamente, scende su immagini
scontate e già lette di dietro e davanti. Scusami. Il libro si legge con piacevolezza,
i passi più simpatici sono proprio quelli che riguardano il professore e la sua
ipocondria, sono quelli che ci rimandano a luoghi letterari ben assimilati, a
scene alla Thelma e Louise, al killer di Amelie Nothomb al quale io devo aver
fatto post: Diario di rondine, dove si racconta quanto sia facile diventare killer, allo stesso modo che diventare scrittore creativo, aggiungerei io, dissacrando il corso e chi vi insegna.
Ho letto qualche recensione su questo libro e
odio chi racconta il libro compresa la scena finale che, per fortuna, io non
conoscevo e non vi svelo per darvi la curiosità di legger questo racconto, strutturato in tre scansioni, con il diario di tre protagonisti nel divenire
astorico di rapporti fermi su una pagina bianca.
Leggete quindi questo piacevolissimo stralcio dal libro di Saporito per gradire.
"Io non so neanche se sia possibile o meno insegnare a
scrivere in maniera creativa: ma intanto loro mi pagano e io allora insegno.
Insegnerei qualunque cosa per soldi, anche cucina creativa, visti i quattro
soldi che ho guadagnato con i miei romanzi. Oh, fama tanta eh, vincitore di
importanti premi letterari (e lì qualche soldo nelle mie tasche devo dire che è
entrato), ospite fisso in tutti i festival letterari, recensioni entusiastiche
dei miei libri su prestigiose riviste letterarie che nessuno legge, forse
neanche chi ci scrive, ma guadagni veramente pochi. E quindi se mi pagano sono
disposto anche a insegnare assicurazioni creative, o ping pong creativo
E questa è la mia piccola rivincita: insegno qualcosa che
nessuno mi ha mai insegnato e che sono sempre più fermamente convinto che non
si possa insegnare: sono un sostenitore del talento, e il talento o ce l’hai o
non lo si impara da nessuna parte, e in modo particolare non a scuola.
– Finalmente conosciamo il famoso scrittore. Io mi riempio
le narici del suo buon profumo, gli occhi della sua generosa scollatura e le
decanto un affabulatorio e ispirato e sospiroso: – Già!
Poi pensi che gli altri ti odiano e dici: La verità è che io
non sopporto più la gente, non sopporto più nessuno, gli esseri umani mi
provocano una sorta di orticaria esistenziale, un prurito all'interno del
sangue. È anche possibile che io sia diventato sociopatico (oltre che
paranoico), oppure no, non sono io che sono diventato sociopatico ma loro, la
gente, tutti quanti loro sono diventati sociopatici nei miei confronti, è possibile.
Forse ha colto, finalmente, un lato del mio carattere, ha
compreso che io amo di più i miei scrittori che le persone: forse è perché sono
uno scrittore, ma io vivo di persone e cose che non esistono, se non nella mia
testa o in quella di quelli come me, o che comunque vivono come me: gli
scrittori appunto. O forse è una sorta di tara mentale, una malattia, ma che
non si cura, o quanto meno io non sono curabile. E, cosa più importante, a me
va benissimo così."
domenica 30 agosto 2015
Digesto di Massimo Sannelli
In fieri
Ho conosciuto Massimo Sannelli qualche anno fa tramite mia cara amica di Palermo, Loredana.
Lei, fine ed elegante narratrice in versi e prosa, mi parla di Massimo Sannelli, a teatro, un vero protagonista, un attore, poeta, istrione, un grande, padrone del luogo e dello spazio mentale e fisico. Un incantatore. Mentre mi racconta lei conclude ogni suo pensiero con:- Ti piacerà.
Così io, non subito, ma da quando l'ho letto, ho iniziato a dire a tutti quanto sia stata rapita dal suo modo e dal suo mondo, dalle frasi e dalle associazioni flash che illuminano i suoi articoli sul giornale "Trentino libero" , testata web dove lui scrive.
Ho letto e visto, spulciato quello che trovavo in Rete e ora il nuovo film " L'Arte del Fauno" con la regia di Fabio Giovinazzo.
Ho conosciuto Massimo Sannelli qualche anno fa tramite mia cara amica di Palermo, Loredana.
Lei, fine ed elegante narratrice in versi e prosa, mi parla di Massimo Sannelli, a teatro, un vero protagonista, un attore, poeta, istrione, un grande, padrone del luogo e dello spazio mentale e fisico. Un incantatore. Mentre mi racconta lei conclude ogni suo pensiero con:- Ti piacerà.
Così io, non subito, ma da quando l'ho letto, ho iniziato a dire a tutti quanto sia stata rapita dal suo modo e dal suo mondo, dalle frasi e dalle associazioni flash che illuminano i suoi articoli sul giornale "Trentino libero" , testata web dove lui scrive.
Ho letto e visto, spulciato quello che trovavo in Rete e ora il nuovo film " L'Arte del Fauno" con la regia di Fabio Giovinazzo.
giovedì 27 agosto 2015
Quando c'era Marnie
Quando c'era Marnie, lei prendeva appunti
dal Romanzo al film. Dal 1967 ad oggi in un film che potrebbe essere l'ultimo dello Studio Ghibli...
Il segreto che custodiamo è la fiducia. Si diventa amici se ci possiamo confidare un segreto, anche piccolissimo, che sappiamo solo noi, e regalarlo all'altro che ci donerà a sua volta il suo segreto. Questo mi sembra il bellissimo messaggio che Marnie ci dà.
Esserci o non esserci poi non è influente se sta dentro di noi chi ci diede vita e sempre potrà trovare la strada per parlarci.
Una storia che è un saluto al mondo dallo Studio Ghibli che già ci aveva donato Si Alza il vento,
saluto di un altro regista Miyazaki.
Ci salutano così le grandi fantasie del novecento, ci salutano i personaggi e la nostra infanzia, ci salutano gli anni che se ne vanno, lasciandoci due dita incrociate, quelle delle due amiche, che si salutano anch'esse, promettendosi incontro futuro. Chissà se ci sarà, se un altro mondo la mia vita troverà... sulla colonna sonora di incontri che cambiano la vita, anche Anna tornerà fiduciosa alla vita, alleggerendo le asprezze, sentendosi più accettata, capendo che si è parte di un grande disegno proprio perché ha trovato il filo che la lega al passato. Se nessuno si salva da solo, allora ha una sua bellezza la villa abbandonata e circondata da una palude con la marea che sale e rende inaccessibile, tutto diventa lontano e difficile, se nessuno si salva da solo. La barca, il pescatore silenzioso, i coniugi simpatici ed accoglienti, il bene che dà sollievo, e poi gli scontri, le minuzie e le piccole cattiverie, il male inutile, banale. Nel delicato e verdissimo film che sono riuscita a vedere, grazie alla Marnie che io ho incontrato, c'è la poesia lieve dell'attesa, del disegno, dei pastelli e delle matite, del quaderno e del foglio che Anna abbraccia e appunta, schizza, invera e inventa il suo paesaggio, il paesaggio dell'anima.
dal Romanzo al film. Dal 1967 ad oggi in un film che potrebbe essere l'ultimo dello Studio Ghibli...
Il segreto che custodiamo è la fiducia. Si diventa amici se ci possiamo confidare un segreto, anche piccolissimo, che sappiamo solo noi, e regalarlo all'altro che ci donerà a sua volta il suo segreto. Questo mi sembra il bellissimo messaggio che Marnie ci dà.
Esserci o non esserci poi non è influente se sta dentro di noi chi ci diede vita e sempre potrà trovare la strada per parlarci.
Una storia che è un saluto al mondo dallo Studio Ghibli che già ci aveva donato Si Alza il vento,
saluto di un altro regista Miyazaki.
Ci salutano così le grandi fantasie del novecento, ci salutano i personaggi e la nostra infanzia, ci salutano gli anni che se ne vanno, lasciandoci due dita incrociate, quelle delle due amiche, che si salutano anch'esse, promettendosi incontro futuro. Chissà se ci sarà, se un altro mondo la mia vita troverà... sulla colonna sonora di incontri che cambiano la vita, anche Anna tornerà fiduciosa alla vita, alleggerendo le asprezze, sentendosi più accettata, capendo che si è parte di un grande disegno proprio perché ha trovato il filo che la lega al passato. Se nessuno si salva da solo, allora ha una sua bellezza la villa abbandonata e circondata da una palude con la marea che sale e rende inaccessibile, tutto diventa lontano e difficile, se nessuno si salva da solo. La barca, il pescatore silenzioso, i coniugi simpatici ed accoglienti, il bene che dà sollievo, e poi gli scontri, le minuzie e le piccole cattiverie, il male inutile, banale. Nel delicato e verdissimo film che sono riuscita a vedere, grazie alla Marnie che io ho incontrato, c'è la poesia lieve dell'attesa, del disegno, dei pastelli e delle matite, del quaderno e del foglio che Anna abbraccia e appunta, schizza, invera e inventa il suo paesaggio, il paesaggio dell'anima.
Quando c'era Marnie. Non siamo mai soli se ci abitiamo
dentro. Le case vive del nostro immaginario. Nelle tante
sovrapposizioni fra il nostro vivere e i giorni che si
affastellano ci sta la fantasia. Sempre con noi stanno coloro
che ci amarono se ci amarono, sempre a far parte di un
vissuto oltre il muro della realtà.
mercoledì 26 agosto 2015
La magnifica inconcludenza di alcuni post su facebook
Postare è gratis, facile e compulsivo. Lo faccio anche io da mane a sera. Alcuni postano pensieri alati tratti da libri molto studiati, altri argomentano pensieri propri, raggiungendo l'eccellenza. Nell'inconcludenza.
Si dà così ragione ad un antico adagio:" Magnifica facciata ha Fortunato ma il piano superiore è spigionato" Intendendo che il piano superiore di bel castellotto, colto di facciata, nessuno lo vuole affittare, quindi vuoto sta, e che molti hanno bella presenza e testa sfitta.
Mi giungono segnalazioni amene di post fatti da operatori e operatrici culturali che operano in sale operatorie culturalmente anestetizzate all'intelligenza ed al riso, con personale che sconosce un significato concluso di pensiero espresso.
Uno dei più recenti pervenuto nelle nequizie quotidiane ve lo ripropongo qui come bozzolo in cui avvolgere noi stessi: Che questo fermento culturale s'innalzi sempre più come un'onda coraggiosa che urtandosi contro qualunque venditore di fumo raggiunga la famosa isola che non c'è.
Nella babele di facebook, quindi, operatori e operatrici culturali operano, producono succulenti prodotti di consumo rapido: Metafore, anafore, similitudini, ossimori, paronomasia, endiadi, zeugma, anadiplosi...
le figure retoriche che tutti utilizziamo nel lessico più usuale.
Se però codesto lessico dovesse servire a far germogliare la pianta del sapere allora ogni frase dovrebbe significare ed avere in sé un concetto, un'idea conclusa ed io per quanto abbia analizzato post che vi ho appena messo come esempio non trovo corrispondenza fra immagini e significato.
Qualora qualcuno riesca a far esegesi del testo appena proposto sarò felice di applaudire il nuovo e giovane pensiero che avanza come un'onda coraggiosa
Si dà così ragione ad un antico adagio:" Magnifica facciata ha Fortunato ma il piano superiore è spigionato" Intendendo che il piano superiore di bel castellotto, colto di facciata, nessuno lo vuole affittare, quindi vuoto sta, e che molti hanno bella presenza e testa sfitta.
Mi giungono segnalazioni amene di post fatti da operatori e operatrici culturali che operano in sale operatorie culturalmente anestetizzate all'intelligenza ed al riso, con personale che sconosce un significato concluso di pensiero espresso.
Uno dei più recenti pervenuto nelle nequizie quotidiane ve lo ripropongo qui come bozzolo in cui avvolgere noi stessi: Che questo fermento culturale s'innalzi sempre più come un'onda coraggiosa che urtandosi contro qualunque venditore di fumo raggiunga la famosa isola che non c'è.
Nella babele di facebook, quindi, operatori e operatrici culturali operano, producono succulenti prodotti di consumo rapido: Metafore, anafore, similitudini, ossimori, paronomasia, endiadi, zeugma, anadiplosi...
le figure retoriche che tutti utilizziamo nel lessico più usuale.
Se però codesto lessico dovesse servire a far germogliare la pianta del sapere allora ogni frase dovrebbe significare ed avere in sé un concetto, un'idea conclusa ed io per quanto abbia analizzato post che vi ho appena messo come esempio non trovo corrispondenza fra immagini e significato.
Qualora qualcuno riesca a far esegesi del testo appena proposto sarò felice di applaudire il nuovo e giovane pensiero che avanza come un'onda coraggiosa
martedì 25 agosto 2015
Luce Nera di Nicola Vacca
In copertina Mario Pugliese con Inchiostro di solitudini
"Luce Nera" Marco Saya Edizioni
Appena arrivata nella solitudine mia affollata, già leggo.
Dal profondo del maiale e unisco questo titolo a Mirco Mungari, archeologo, che ha scritto "De suina immolatione", poemetto satirico, edito Delirium e mi piace questo incontro sul megafono della poesia civile, contro ogni schiavitù, per la luce che ci illumini quel tanto che basti per vedere.
Oltre poi è luce che abbaglia e nulla più si vedrà. Luce nera sarà.
Da Isaia ai nostri giorni
"Macello sublime
Hanno disinnescato gli allarmi
adesso il pericolo non sarà più avvertito"
Leggo con aderenza assoluta ad un mio sentire i versi di Nicola Vacca che a me sono fraterni e familiari, più della parentela appioppatami dal sangue.
Leggo di una Città dei Dormienti, già descritta da Massimiliano Santarossa nel suo ultimo romanzo "Metropoli".
In versi o in prosa uno solo è il desiderio- Poter svegliare i dormienti anestetizzati, poter fermare uno sciupio, la perdita di diritti, di conoscenze, come se fossimo ora alla fine oppure all'inizio del male assoluto.
"Prima che il sonno diventi
il peggiore degli incubi"
"Nessuno coglie più rose d'amore
in questa grande abbuffata di male
hanno anche reciso le sue radici"
Itinerario di uno smarrimento.
Siamo con Nicola nei gironi danteschi, nel vagare di anime dannate in terra, nell'antinferno dove sono puniti gli ignavi con il girovagare senza meta e senza ideali.Questi inseguono una insegna senza posa, tormentati da vespe e da mosconi. Leggendo le poesie Dante fa visita in questa Luce Nera all'alba del 2015. Mille anni dopo siamo sempre al capolinea a chiedere giustizia e serietà, uno scopo per vivere e uno per rispettarci insieme. A volte quartine, a volte distici, ottave, oppure versi liberi, le stanze della poesia di Nicola Vacca si distendono con ordine ed armonia, dosate e lineari nel raggiungere il chiarore necessario per essere lette e ascoltate.
Leggevo proprio oggi che il pensiero parla.
Andrea Moro in "Accenti", la lingua di Babele, riferisce di ultime ricerche che provano la produzione di onde sonore nel cervello ad ogni atto connesso con il linguaggio. L'impressione di sentire il suono delle parole quando leggiamo a mente le strofe di Luce Nera, oppure il libro di Camus, non è impressione ma realtà,
quindi grande ordine ha Nicola perché lui sa che
"Non c'è parola che tenga
nel disordine delle stanze"
" Viviamo in posti che non siamo capaci
di abitare con gli incontri.
Si chiama deserto e si dice vuoto
il luogo dove moriamo lentamente"
L'inverno dell'umanità, ricordo con Massimiliano Santarossa.
Diviso in quattro parti come possiamo dividere una arancia, il libro è la sfera che ci accoglie con freddo e gelo, senza rumore significativo, il poema con una rosa nel caos ci offre la poesia. La rosa che ci sublima dal profondo del maiale.
L'istintualità ed insieme la facilità a cui, manomessi, gli uomini tutti perdono speranza e futuro, diventando piante senza radici ed esseri senza vista, per ricordare Isaia e tutti i profeti che, in ogni tempo, hanno ammonito con immagini simili gli individui smarriti e brancolanti in epoche di transizione, l'istintualità va regolata con disciplina e metodo.
Stiamo transitando Acheronte, per restare con Dante, e che questo inferno sia migliore del luogo dove stiamo può mostrarcelo solo una poesia, la poesia che sia insieme messaggio e sferza, paura e sollievo.
" Questi giorni senza amore
non tollerano nemmeno
una felicità di riserva"
continuo dopo
Stamattina riprendo a leggere Luce Nera con negli occhi il Parco Impastato, ieri sera, nel mambo tristissimo di periferia, su una piazzola asfaltata, davanti ad altri dormienti seduti, umanità poverissima mimava i passi al suono dell'amplificatore. Se questo è l'antinferno, mi sono detta, la perdita di qualsiasi individualità, meglio l'inferno della solitudine e la musica di un verso amico.
Triste di una tristezza universale
" Siamo tutti sulla stessa strada
aspettiamo chissà che cosa
seduti su questa terra morta.
arriverà presto il giorno
in cui le parole non diranno niente"
ieri sera quel giorno era arrivato, laggiù in un parco di periferia, affollato e abitato, laggiù sulla riva del mare, all'Hang loos beach, affollato e abitato, laggiù dove le parole non hanno suono e le relazioni diventano uguale gesticolare delle membra, nel divertere che musica non è, e nemmeno luce.
Luce Nera di Nicola Vacca, la lampada di Wood contro ogni falsificazione.
Ippolita Luzzo
"Luce Nera" Marco Saya Edizioni
Appena arrivata nella solitudine mia affollata, già leggo.
Dal profondo del maiale e unisco questo titolo a Mirco Mungari, archeologo, che ha scritto "De suina immolatione", poemetto satirico, edito Delirium e mi piace questo incontro sul megafono della poesia civile, contro ogni schiavitù, per la luce che ci illumini quel tanto che basti per vedere.
Oltre poi è luce che abbaglia e nulla più si vedrà. Luce nera sarà.
Da Isaia ai nostri giorni
"Macello sublime
Hanno disinnescato gli allarmi
adesso il pericolo non sarà più avvertito"
Leggo con aderenza assoluta ad un mio sentire i versi di Nicola Vacca che a me sono fraterni e familiari, più della parentela appioppatami dal sangue.
Leggo di una Città dei Dormienti, già descritta da Massimiliano Santarossa nel suo ultimo romanzo "Metropoli".
In versi o in prosa uno solo è il desiderio- Poter svegliare i dormienti anestetizzati, poter fermare uno sciupio, la perdita di diritti, di conoscenze, come se fossimo ora alla fine oppure all'inizio del male assoluto.
"Prima che il sonno diventi
il peggiore degli incubi"
"Nessuno coglie più rose d'amore
in questa grande abbuffata di male
hanno anche reciso le sue radici"
Itinerario di uno smarrimento.
Siamo con Nicola nei gironi danteschi, nel vagare di anime dannate in terra, nell'antinferno dove sono puniti gli ignavi con il girovagare senza meta e senza ideali.Questi inseguono una insegna senza posa, tormentati da vespe e da mosconi. Leggendo le poesie Dante fa visita in questa Luce Nera all'alba del 2015. Mille anni dopo siamo sempre al capolinea a chiedere giustizia e serietà, uno scopo per vivere e uno per rispettarci insieme. A volte quartine, a volte distici, ottave, oppure versi liberi, le stanze della poesia di Nicola Vacca si distendono con ordine ed armonia, dosate e lineari nel raggiungere il chiarore necessario per essere lette e ascoltate.
Leggevo proprio oggi che il pensiero parla.
Andrea Moro in "Accenti", la lingua di Babele, riferisce di ultime ricerche che provano la produzione di onde sonore nel cervello ad ogni atto connesso con il linguaggio. L'impressione di sentire il suono delle parole quando leggiamo a mente le strofe di Luce Nera, oppure il libro di Camus, non è impressione ma realtà,
quindi grande ordine ha Nicola perché lui sa che
"Non c'è parola che tenga
nel disordine delle stanze"
" Viviamo in posti che non siamo capaci
di abitare con gli incontri.
Si chiama deserto e si dice vuoto
il luogo dove moriamo lentamente"
L'inverno dell'umanità, ricordo con Massimiliano Santarossa.
Diviso in quattro parti come possiamo dividere una arancia, il libro è la sfera che ci accoglie con freddo e gelo, senza rumore significativo, il poema con una rosa nel caos ci offre la poesia. La rosa che ci sublima dal profondo del maiale.
L'istintualità ed insieme la facilità a cui, manomessi, gli uomini tutti perdono speranza e futuro, diventando piante senza radici ed esseri senza vista, per ricordare Isaia e tutti i profeti che, in ogni tempo, hanno ammonito con immagini simili gli individui smarriti e brancolanti in epoche di transizione, l'istintualità va regolata con disciplina e metodo.
Stiamo transitando Acheronte, per restare con Dante, e che questo inferno sia migliore del luogo dove stiamo può mostrarcelo solo una poesia, la poesia che sia insieme messaggio e sferza, paura e sollievo.
" Questi giorni senza amore
non tollerano nemmeno
una felicità di riserva"
continuo dopo
Stamattina riprendo a leggere Luce Nera con negli occhi il Parco Impastato, ieri sera, nel mambo tristissimo di periferia, su una piazzola asfaltata, davanti ad altri dormienti seduti, umanità poverissima mimava i passi al suono dell'amplificatore. Se questo è l'antinferno, mi sono detta, la perdita di qualsiasi individualità, meglio l'inferno della solitudine e la musica di un verso amico.
Triste di una tristezza universale
" Siamo tutti sulla stessa strada
aspettiamo chissà che cosa
seduti su questa terra morta.
arriverà presto il giorno
in cui le parole non diranno niente"
ieri sera quel giorno era arrivato, laggiù in un parco di periferia, affollato e abitato, laggiù sulla riva del mare, all'Hang loos beach, affollato e abitato, laggiù dove le parole non hanno suono e le relazioni diventano uguale gesticolare delle membra, nel divertere che musica non è, e nemmeno luce.
Luce Nera di Nicola Vacca, la lampada di Wood contro ogni falsificazione.
Ippolita Luzzo
lunedì 24 agosto 2015
Gli Storioni di Rambaldi
Continuo a stare con la testa in tutto quello che non si è
detto .
Continuo a dialogare
con chi è stato assente eppur presente e
che ha preso la scena molto più del reale
vivente.
Continuo a giocare con i salmoni di Carlo Rambaldi per
sorprendere lui ed il figlio Alessandro intenti a far andare avanti i pesci invece di vederli risalire la corrente saltellando.
Di tutta una lunga conversazione che i gentilissimi e
disponibili figli, Daniela e Victor, mi hanno concesso seduti nel giardino di
Villa Ventura, in attesa che iniziasse la serata E.T. Sotto le stelle, mi rimane un non detto e su quello io ho continuato a
chiacchierare ed a domandarmi diventando amica e compagna di chi si tace.
In ogni biografia mi affascina un solo dettaglio, lo
amplifico e nel dilatarlo occupa lo spazio di anni, di una vita. Un solo
dettaglio.
Così Di Carlo Rambaldi, nato in un piccolo paese del
ferrarese , con il talento di far vivere le sue
fantasie con congegni meccanici, riporto le frasi del figlio Victor , il
racconto dei salmoni, che in effetti
Victor di storioni mi ha parlato.
Siamo negli anni cinquanta, nel ferrarese di Florestano
Vincini, di Folco Quilici, già lavora Antonio Sturla, come direttore alla
fotografia. Antonio Sturla «ha
consentito il battesimo nel cinema di Carlo Rambaldi, «Per un documentario su
Delta del Po – mi racconta Victor- un
filmato ambientato a Pila di Porto Tolle, con soggetto la pesca dello storione
, mancavano proprio gli storioni, non essendo
stagione.
Carlo Rambaldi realizza tre storioni elettromeccanici. Fu
merito della loro realizzazione che ebbe l’occasione di farsi conoscere e di
trasferirsi a Roma per continuare la strada nel cinema.
Il fiume più lungo d’Italia, la storia del cinema italiano,
che si snoda tortuosa nel racconto di Victor. Una storia, quella
dell’imprenditoria cinematografica, affidata alle individualità, una storia non
agevolata da rispetto ma affidata alla improvvisazione, a stranissimi impedimenti
che ostacolano il fluire, che impediscono la realizzazione di molte idee
geniali.
Nel racconto della vita di Carlo Rambaldi, scivolano le diapositive di moltissimi film ai quali
l’artista ha lavorato, creando effetti speciali: Alberi che si muovono, cani,
gatti, pipistrelli, Quattro mosche di velluto grigio, e Profondo rosso.
Mescolo volutamente
titoli di film e creature meccaniche , come un puzzle di una
conversazione per offrire ai lettori l’empatia della conversazione con Victor e
Daniela, una conversazione sul Cinema e su Carlo, su Alessandro che , come
Victor, seguì il padre in America, a Los Angeles nel ‘76
Come se fossimo a girare un film , dividiamo lo spazio e
amplifichiamo la realtà effettuale, stasera.
La vita di Daniela, di sei anni e la vita di Victor, maturando di licenza
liceale, diventa un’altra vita. Le valigie ed i congegni di Carlo andranno in laboratori più
attrezzati dove saranno ricompensati e apprezzati per il genio che donano.
Il movimento è emozione, ripeteva spesso Carlo Rambaldi ai
figli. Star fermi è contemplazione. Le
due positività dell’agire umano che possono diventare negatività se il
movimento diventa strumentale ad un consumo e lo star fermi a solo guardare
passivi.
Nello scarto dell’arte si vive comunque , e nelle
parole di Victor , tutto il lungo
lavorio di un pensiero, gli intoppi creati da istituzioni miopi, la nascita di
una fondazione che, in nome di Carlo ed
io direi di Alessandro, vive il cinema non digitalizzato della vita.
La Fondazione Carlo Rambaldi avrà come sede
il Polo Scolastico
di Vigarano Mainarda (Ferrara) dove Carlo è nato il 15 settembre !925
|
Ippolita Luzzo
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