Una grazia sconosciuta.
Chi è il regista francese Jean Vigo (1905-1934), considerato uno dei massimi maestri del cinema del Novecento, nonostante quattro film girati in quattro anni della sua breve vita? Questo si chiede per molto tempo Giovanni Cocco e intreccia le sue ricerche con gli avvenimenti della sua vita, la nascita dei suoi figli, la scelta di riprendere gli studi e di insegnare, sua mamma ricoverata in ospedale, la sua compagna Costanza che capisce e lo sprona quasi a voler andare sui luoghi dove Jean Vigo è vissuto.
Da Pino Bertelli mi leggo: "Jean Vigo muore di tubercolosi a 29 anni (5 ottobre1934) e i quattromila metri di pellicola che gira trail 1930 e il 1934 minano alla radice l'effimero e la mondanità edulcorate della "fabbrica dei sogni".
Quello che interessa però a Giovanni Cocco è come abbia vissuto e come si sia incontrato con la compagna della sua breve vita e abbia avuto da lei una figlia. Per far questo lo scrittore ci racconta dei genitori di Vigo, degli ambienti anarchici, di un mondo fremente che noi guardiamo dopo un secolo. Ne sentiamo la vitalità come se Jean Vigo sia qui con noi, le pagine riescono a far sì che noi quasi lo abbiamo incontrato e da subito una grande empatia fra noi e lui, fra noi e lo scrittore, ci spinge a leggere tutto ciò che anche altri hanno scritto di Vigo, e vado a leggere anche da Simone Ghelli, L’Atalante in Jean Vigo, scritto nel 2000. il surrealismo delineato "con il “documentario sociale” À propos de Nice (1930), dove si fa beffe della borghesia in vacanza ricorrendo all’arte del montaggio, che dispiega metafore e similitudini; e poi con Zéro de conduite (1933), che è un inno alla carica pura ed eversiva dell’infanzia."
Ma, come vi dicevo, benché nel libro troviamo splendide pagine dedicate al cinema di Vigo, a Giovanni interessa la vita. La vita che modella e trasforma, leggiamo sconsolati tutti i tagli che verranno fatti all'ultima opera di Vigo e come solo negli anni novanta sia stato possibile rivedere integra la pellicola dell'Atalante, vediamo il regista girare febbricitante e poi morire. E andiamo con Giovanni fin sulla tomba della famiglia “Una volta raggiunto il B&B che avevo prenotato a Montrouge, nell’Hauts-de-Seine, posai a terra il mio zainetto e mi misi a dormire. Due ore più tardi scesi al pianterreno e chiesi alla padrona di casa quanto distava il luogo che ero venuto a visitare. Il taxi arrivò un quarto d’ora più tardi,” e con lui andiamo tutti al cimitero per dare un saluto ad un caro amico, lui morto a 29 anni, lei qualche anno dopo e ci sembra impossibile che così giovane abbia lasciato un impronta così duratura
Pubblicato da una giovane casa editrice che ha libri deliziosi in catalogo e che voglio farvi conoscere e qui nel blog Il Regno della Litweb abitano, anche Una grazia sconosciuta sta in Litweb.
La Collana S-Confini diretta da Fabrizio Coscia ha pubblicato finora: 1. Andrea Di Consoli, Tutte queste voci che mi premono dentro/ 2. Francesco Borrasso, Ìsula/ 3. Fabrizio Coscia, Nella notte il cane/ 4. Renzo Paris, Il picchio rosso/ 5. Rossella Pretto, La vita incauta/ 6. Luca Doninelli, Panico/ 7. Francesco Permunian, Tutti chiedono compassione/8. Silvana Fei, Ombre stampate e ora Giovanni Cocco Una grazia sconosciuta
Ippolita Luzzo
Da un giornale di Como prendo alcune notizie sull'autore “Giovanni Cocco, nato a Como nel 1976, ha pubblicato la raccolta di racconti “Angeli a perdere” (No Reply 2004) e diversi romanzi apprezzati dalla critica, tra cui “La caduta” (Nutrimenti 2013, Premio Campiello Selezione Giuria dei Letterati) e “La promessa” (Nutrimenti 2015). Insieme con Amneris Magella, Cocco è autore della fortunata serie poliziesca del Commissario Stefania Valenti, tradotta in diversi paesi europei e nel Stati Uniti, edita in Italia da Marsilio.
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