Leggo con partecipazione la vicenda umana di Giorgio Morra, protagonista del libro "Marzo per gli agnelli" di Mimmo Gangemi, libro pubblicato a febbraio 2019 dalla casa editrice Piemme e accolto con grande attenzione e favore dalla stampa e dai lettori.
Sono certa che la storia coinvolgerà chiunque la legga. come sarete coinvolti dal protagonista Giorgio Morra, avvocato e poi impiegato regionale, colpito, come Giobbe, da un destino infausto che gli ha tolto i figli e fatto sprofondare nel dolore la moglie.
Intorno a lui i colleghi "Sempre così, lo circondavano d’attenzioni, lo riguardavano, stavano accorti a non contrapporgli le esistenze lisce, senza scossoni. Lo trattavano da luttuante. E non avevano torto. In fondo luttuante era." Si era stancato Giorgio Morra “Si fosse deciso tutto, avesse preso una piega, in un senso o nell'altro, già sarebbe stato ad arrampicarsi verso un’esistenza vera, diversa certo, più triste, però tollerabile. Restava invece un filo che non si recideva"
Quel filo sottile si chiama motivo, un motivo per vivere.
"Se non si congedava, per timore dell’ignoto, che di là potesse essere peggio. Ad avere certezza che non c’era nulla, solo un vuoto dentro cui annullarsi e spezzare l’angoscia, si accomiatava. Bastava abbattere la paura del gesto di un attimo"
Marzo per gli agnelli di Mimmo Gangemi è un lungo soliloquio di un personaggio colpito da una grande sventura, vedere i suoi due figli, uno adolescente e l’altro bambino, vittime di un incidente sulla strada. Il bambino muore sul colpo, il ragazzo resta in coma vegetativo e la madre, distrutta da tanto dolore. quasi impazzisce, vivendo solo per aspettare il suo risveglio.
Giorgio Marro, provato da questi lutti familiari, avvocato fino a quel momento, cambia lavoro, accetta un incarico regionale e si domanda se non aggiungere anche lui nella sparizione a queste avversità. Aggiungere la sua fine. Se lo chiede e il filo teso della domanda tiene fermo e inchiodato il lettore benché poi la vicenda diventa corale su una terra divisa e insanguinata da rapporti di potere.
Il suo personaggio mi ricorda vagamente il professore Laurana di "A ciascuno il suo" di Sciascia e la donna di cui si innamora il professore, la cugina, mi sembra la Giulia del libro di Mimmo Gangemi. Ovvio che è solo una vaga reminiscenza portata dal vento su quella rupe, su quel costone alto sul mare dove si svolgono gli avvenimenti.
Intorno a lui una realtà fatta da rapporti di forza, da sospetti, da inconcludenti assessori alla cultura e da violenze inenarrabili. Conosciamo Don Lamberto, il nobile del luogo, che delega Cosimo, il suo fattore, delega a lui "il prezzo della tranquillità".
Ed ecco l'assessore. tratteggiato e reso familiare, nel suo plauso al progetto edilizio da votare per far costruire un villaggio turistico in un panoramico punto della cittadina "Il professore Carusi, assessore alla cultura ma che ad essa stava come uno scimpanzé a una radice cubica, “questo si chiama benessere, be-ne-sse-re” rincarò."
Ed il benessere sarà malessere, nel precipitare degli avvenimenti, congegnati da Mimmo Gangemi con maestria e sagacia, essendo lui, lo scrittore, un fine conoscitore dell'animo umano.
Una scrittura vigile e pregevole, al profumo dell'Armagnac, il distillato di vino più antico del mondo, che viene bevuto da Giorgio Morra per dare lenimento alle sue sventure.
Sul destino che viene ricordato nella copertina del libro "C'è un tempo per morire. E c'è un tempo per combattere."si svolge la vicenda primitiva e moderna dei nostri tempi educati e selvaggi.
Ippolita Luzzo
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