sabato 25 gennaio 2014

Le liti letterarie- A Massimo Fantino



Le liti letterarie- A Massimo Fantino
Rocco Carbone nel suo libro Il padre americano racconta su come un autore diventi uno scrittore di successo. Per una lite letteraria.
Un critico  parlò male del primo libro di esordio e questa lite degenerò sui giornali, ne parlarono dappertutto e fu la fortuna dello scrittore.
Non c’è bisogno di scomodare google e altri abbecedari per sapere come la curiosità di sapere come andrà a finire, se i due si sfideranno a duello oppure se si strapperanno i capelli, tenga desti e attenti i lettori.
Un vero agone, si aspettano tutti di vedere il sangue…
Caro Massimo, in una lite che si rispetti il critico ha sempre la peggio. Secondo una mia amica il critico è per lo scrittore come il  cane per l’albero, una battuta che ha una sua verità, ma lo scrittore non esisterebbe senza i critici che in fondo tutta pubblicità fanno.
In una lite fra simili ancora di più si esacerbano gli animi, fra sedicenti massimi poeti e poetesse d’alto e basso lignaggio è tutto un fiorire di accuse per un verso, per una parola, per un angolo.
Acuto, ottuso e piatto gli aggettivi usati non in geometria ma diretti ad un pensiero di scambi, di treni e di ferrovie.
Arguzia e cattiveria, invidia e gelosia, per noi che siam di lettere son cibo quotidiano.
Novelle, racconti, romanzi e canti non esisterebbero se noi tutti non ne vorremmo consumare ancora ancora ancora come un orgasmo vero.
In una lite accesa accanto ai duellanti ci sono i comprimari, i padrini che assistono gli sfidanti.
Alcuni sono amici, amici attenti e veri, che si fanno carico di discernere le ragioni, di stare ad osservare e poi di studiare il filo da seguire.
Altri non sono amici e infuocano la posta, dicono da noi, in dialetto, ma tu sei di Torino ed io te lo traduco. Agitano solo gli animi.
Non credo tu lo voglia. Non credo di trovarmi fra quei fuochi incrociati di lotte che non voglio. Per questo ti ringrazio di averti qui incontrato, di averti mio lettore attento e affezionato. In una lite vera fra i due litiganti il terzo gode. Mi auguro che a godere possiamo tutti quanti.



1 commento:

Rabadàn ha detto...

Mi dispiace deluderti Lo Stile (non so come dovrei chiamarti). Non ho il physique du rôle, e nemmeno la voglia, di scatenare liti letterarie. Non sono scrittore, autore, poeta, letterato e nemmeno critico o teorico in materia. Le uniche cose che ho scritto e che ho raramente condiviso, sono ancora li', in un cassetto, ad attendere un futuro in cui un principio di Alzheimer mi faccia credere di esserlo diventato, tutto d'un colpo. In compenso ho spesso avuto a che fare, per vie trasversali, con l'ambiente della scrittura e della poesia in genere. E con esso ho potuto notare che, intorno ad esso (agli autori, alla poesia stessa) ruotava tutto un intorno di satelliti tanto estranei, quanto fini a se stessi. Come le mosche sul cadavere. Non riesco ad immaginare quale possa essere l'orgasmo che questa operazione provochi. Io lo vedo solo come una sorta di "onanismo culturale" da baraccone, che si autoalimenta con l'elevazione o la sopraffazione dell'Autore stesso e con il tentativo di sopravanzarlo per titolarità di commento. Un po' come fare un giro in Ferrari nel centro del paese alla ricerca di qualcuno che si conosce, per mostrarsi e pavoneggiarsi, e poi 10 minuti dopo restituirla al legittimo proprietario, tornando a casa in bicicletta. Una volta esistevano i "salotti culturali", dove la padrona di casa invitava personaggi piu' o meno illustri, con l'intenzione fittizia di disquisire di arte, finendo poi a spettegolare amabilmente delle mogli o dei mariti degli artisti, piuttosto che del vestito della contessa o della pettinatura della marchesa. Col fine ultimo, ma celato e condiviso da tutti, di spazzolare il buffet dei salatini. Oggi esistono i blog, esiste facebook, i siti internet, ma funziona, alla fine, nella stessa maniera. Si innescano polemiche campate in aria, si attende la contromossa (anche se spesso manco c'e' la contromossa) e poi si scatena un florilegio di puttanate senza ne capo, ne coda, al solo e unico scopo di auto-eccitarsi per vedere, alla fine, chi ce l'ha più lungo.
Mi dispiace Stile. Io non ho intenzioni esibizioniste di scatenare, o scatenarmi, erezioni. Sono piuttosto un po' voyeur: lascio che lo facciano gli altri, e poi giudico se il tutto è venuto bene o era solo una sega venuta male.