mercoledì 7 novembre 2012

Il mondo del ballo- uno due tre e quattro



Il mondo del ballo. Uno, due, tre e quattro
Cinque, sei, sette e otto.
- Conta.-
Uno due tre e quattro
Cinque sei sette e otto.
Mi rifiuto di contare sulle note di Per averti
Trasportata io in una storia romantica.
Per averti farei di tutto tranne perdere la stima di me  stessa
Uno due tre e quattro
Cinque sei sette e otto.
Mi rifiuto di contare sulle note di una rumba volante
Sul tappeto dei miei sogni
Sul frenetico e vitale mambo, sul trasporto e sulla trottola di un amato cha cha cha
Va da sé che sbaglio il passo, va da sé che non so il tempo,
va da sé che non ho ritmo però mi diverto tanto.
Mi diverto a fare andare i miei piedi come gli altri,
mi diverto a veder possibile  un samba, una bachata.
Penso ancora che solo ieri ero proprio un burattino,
fermo ad un solo gesto, impagliato e scoordinato.
Poi all’alba dei cinquanta io decisi che era ora  che era ora che io andassi sulla mia cattiva strada, sulla strada delle musiche e dei balli sociali.
Ogni volta che iniziavo mi portavano in ospedale, mi toglievano un mio pezzo
Mah, ed infatti io associai per un po’ il ballo ad una sfiga … che mi portasse male.
Ma poi il ballo diventò una vera medicina, fatto poco, pochissimo, come tutte le medicine
Preso a piccole dosi, può guarire melanconie, può guarire sciatalgie.
Come un prozac poi ti dà una vera felicità
Senza contare… uno due tre e quattro
Cinque sei sette e otto
Prometto però che guarderò tutti voi per andare a tempo!


mercoledì 31 ottobre 2012

Spiaggiati sulle rive del web- dopo la mareggiata



Spiaggiati sulle rive del web dopo la mareggiata
Ci guardiamo e non ci riconosciamo.
Naufraghi di una vita destabilizzata, infangata, in solitaria malinconia
Abbiamo nuotato fino a quaggiù
Convinti che ci saremmo salvati.
Ci siamo impegnati a non soffocare, a vincere con bracciate decise, il marito bastardo, la moglie cretina, il fratello urlante, la mamma servile.
Abbiamo poi, nel nostro nuotare, schivato, come la peste nera, il troppo lavoro, il lavoro decente, cercando per sempre di farla franca e rimandando a domani il fare dell’oggi.
Abbiamo nuotato fra flutti e tempeste ed a volte anche nella bonaccia,
guardando la linea della terraferma come nuovi emigranti su una terra straniera.
Ed ora nudi, invecchiati ma non domi,
tentiamo di ingannarci ancora.
Convinti di esserci salvati, ci alziamo, tastiamo sui tasti una nuova avventura.
Dapprima timidi e vergognosi, poi onnipotenti e falsificatori, gridiamo anche noi, dal web, dai video, dai troppi canali, gridiamo una storia solo salsedine amara.
Salata, troppo, e cotta dal sole, oppure gelata, e arsa dal freddo, dal vento, dalle troppe burrasche, una storia infinita, ammollata nell'acqua del nostro immenso e sconosciuto passato.
Ma noi siamo qui, per ora, ci siamo, con il solo impegno di rimetterci in cammino…
di dare un motivo, uno solo, degno, di dignità, di dedizione, di affettuosità, di studio ancora
Non  più per noi, ma per i ragazzi, che sono nati già qui spiaggiati,
già qui da soli abbandonati con una bottiglia, con una lattina, con un cellulare, 
Sulle spiagge del web
Di più non so

Nel romantico sud



Nel romanticissimo sud
Dove le pistole dettano legge
Un cavaliere misterioso cerca la bellissima donna vista sul giornale
Carmencita
Nel romanticissimo sud
 zingari prolifici popolano  strade che non portano a niente
insieme ad albanesi, marocchini, ucraini e tibetani
Melting pot lo chiamano, ma di crogiuolo di razze c’è ben poco.
Loro arrivano, si insediano, sporcano, non si può dire, vero?
forse come e più dei sudisti veri.
E poi addirittura gli zingari votano
Votano il partito, l’uomo che li paga ad una scarpa a voto.
Ma  nel romanticissimo sud tutto è romanticamente amore
Per amore ci si uccide, si soffre e ci si agita…
Le parole portafoglio, interessi, ricchezza, privilegi,
sono parolacce.
Sposa fa rima con rosa
E non con irosa
Amore con cuore e non con onore
Rispetto è solo un aggettivo  dal participio passato
Molto ignorato del verbo rispettare
Nel romanticissimo sud
La famiglia è una pigna
Infatti i pinoli non sono tutti uguali
E i figli beh…
Un parente molto lontano fra i parenti dei parenti
 ebbe un figlio con la domestica,
allora si diceva così, Boule de suif, Maupassant,
lo tennero sotto il tavolo, ogni tanto gli mollavano un calcio,
lo affamavano il bimbetto
poi poi il tempo passò
e nessuno seppe mai,
e la prole legittima non volle nemmeno conoscere,
religiosamente parlando,
il frutto del peccato,della violenza, del sopruso.
Potrebbe costui, costoro, tanto sono in tanti,  soffiare o rivendicare una eredità?
No, ma potrebbe…
Siamo molto romantici qui al sud
Nel romanticissimo sud nemmeno un fiore profuma di fiore
Ma tutto ha un prezzo, tutto si vende, tutto si paga ,
con la prepotenza dello sciupare, dello sporcare
dello sputare nel piatto vicino.
Perché anche lo sputo, qui, al sud, è uno sputo romanticissimo

lunedì 29 ottobre 2012

Hanno rubato l'Ipad a Sabatini- L'amplificazione del web



Venerdì hanno rubato l’Ipad a Mariano Sabatini
E tutto facebook era in allarme
Dispiaciuto, contrito, vicinissimo, affranto.
Oggi è lunedì… sparito tutto. - E’ la tv, Bellezza.-
Titola lui  la sua pagina, con il suo bello e interessante saggio sulla deriva, sulla trasformazione, sulla terribile amplificazione dei mezzi di diffusione.
E’ il web, splendori e miserie-
Potrei invece titolare io
Il mio blog di stamattina, un blog piccino, soltanto un dolcino, soltanto una briciola di una bambina, di certo cresciuta, ma ancora capace di meravigliarsi con tanto stupore.
Saranno gli studi aristotelici, saranno le tante e molte letture, sarà il suo carattere non molto simpatico, sarà che il suo mondo è fatto di niente ma…
Ma tutto questo mandarsi messaggi, mandarsi attestati di stima reciproca, mandarsi ancora amicizia perfetta
A me fa l’effetto, l’effetto contrario di essere presa ancora una volta per i fondelli, come nel mondo vero.
Lo so che poi predico e razzolo male, lo so che poi è vero che io stimo tanto il giornalista Sabatini, Santoro e la Littizzetto, sarà che poi mi riconosco in molto ed in tanto che scrivono loro.
Ma, ma ho un sano ricordo, ma forse è solo immaginazione, di un tempo lontano, in cui rimuginavamo in silenzio perfetto
E c’era l’attesa, c’era il ricordo, c’era anche la stretta di mano.
Ma sicuramente, nel mio stupore di vivere bene in solitaria mia compagnia,
Io mi costruisco castelli di carte, mi costruisco anche un passato  vissuto male e dimenticato
Ma in cui, forse, qualcuno sarebbe andato a cercare l’ipad rubato e sottratto ad un giornalista tanto stimato

sabato 27 ottobre 2012

L'intellighenzia nostrana si chiama Adriana



L’intellighenzia nostrana si chiama Adriana
E ti domanda:- A che titolo parli?
Scrivi forse su un giornale, su una rivista, vai in televisione?-
Appurato che parli solo perché hai tanto studiato, solo perché hai un parere diverso su quell’atto teatrale, lei, Adriana, gira la testa, ti ignora soltanto, come se fossi una cacca nauseabonda, per lei che scrisse su un vero giornale.
L’intellighenzia nostrana continua poi a parlare di cultura in verticale, in orizzontale, presentando libri, come se fossero cadaveri imbalsamati,
 citando sempre quella speranza, ultima dea che ci illuderà.
Dobbiamo però stare tutti zitti, oppure parlare se abbiamo un titolo
Un solo titolo da esporre chiaro nell’intero mondo del Lasciatemi stare.
L’intellighenzia, purtroppo, ha sempre un registro
Per buoni e  cattivi,
per chi far parlare.
Devi essere sempre perbene o trasgressivo, solo se ormai sei famoso
Devi sempre dire che esiste un mondo sodale, basta guardarsi intorno,
Devi sempre porgere l’altra guancia a chi ti schiaffeggia con il silenzio.
Ora che impari, impari bene, vedrai,  Adriana ti risaluterà,
ti tenderà una copia del suo giornale
l’ultima copia di un Manifesto che amammo tanto un tempo che fu
……………………………………………………………………
Se fosse che fosse la volta buona
Verrebbe da dire:-Ma smettetela!
I vostri titoli non valgono un’acca, non valgono, certo, neppure i miei
Vale soltanto un po’ di rispetto, di modestia, di cortesia-
Ma già usando parole desuete
Si nota che titoli proprio non ho
Per Adriana e per la sua specie,
 per tutto un gruppo di amici cari
Che parlano e mangiano tre volte al dì
Non accorgendosi di tutto il livore, di tutto la rabbia, dello squallore
Di tempi ed esistenze, di tutto un vivere di tanti e tante
Senza più onore, senza parole