Una città a misura d’uomo- Con_testi sostenibili 18 Novembre 2014
(Il dispendio di Bataille)
Gli uomini sono mossi da un bisogno di perdita e di dono, di depense, e il principio classico dell’utilità sembra non esistere. Non si spiegherebbe altrimenti come, ben consci di cosa voglia dire città, si sia costruito in modo totalmente difforme ai principi basilari dello sviluppo di un agglomerato urbano. Dagli anni sessanta in poi, il sacco di Palermo, mi diceva con le lacrime agli occhi una guida, sulla conca d’oro, ormai grigia, una bruttura di palazzi dove sua madre fu trasferita dalla sua umile casetta per finire i suoi giorni nel buio di stanze senza sole.
Una vera catastrofe umana
Con_testi sostenibili. Una visione per la città metropolitana di Reggio Calabria, il libro di Consuelo Nava e Vincenzo Gioffrè invade il mio immaginario.
Ricordo le mie lezioni di geografia e di storia, a modo mio, su cosa significa vivere in una città, intorno a quali punti di riferimento si fossero sviluppate nel corso dei secoli, dalla città greca a quella romana, ai comuni medioevali, alle mura, alle città del cinquecento, ai falansteri idealizzati nelle città industriali, per arrivare infine alle città metropolitane dei giorni a venire.
Erano lezioni con ragazzini, ognuno di loro disegnava la casa dove abitavano, con i servizi di cui bisognava, acqua, luce, telefono, fogne e smaltimento rifiuti, la strada che percorrevano per arrivare a scuola, se venivano con mezzi pubblici o con macchina dei genitori, disegnavano il quartiere dove avrebbero giocato… ma già a quel punto mi accorgevo che il quartiere, per molti, non esisteva più, che loro non erano autonomi, non potevano venire a piedi a scuola o in palestra, non potevano incontrarsi con i compagni se non accompagnati.
Perso il quartiere, perché a che serve un quartiere? persa l’autonomia. La depense.
Con questi pensieri in testa, tornata da Reggio Calabria, ho cercato il volume che mi ha accompagnato per anni, non era un testo scolastico, era un libro mio, a me carissimo, con fotografie di città, espansione di città, e poi utopistiche città a passo d’uomo, città percorribili con sguardo e con respiro e non prigioni del viver male.
Ho cercato sui tre piani, inutili, su cui si sviluppa la mia casa a schiera, ho cercato per giorni. Non ho trovato nulla di quello che pur ho conservato gelosamente per anni.
Ho perso memoria di dove l’abbia messo, non so dove cercare, come succede a tutti quando conserviamo male, senza un metodo, ciò che dovremmo conservare. Lo avrò buttato per fare spazio? Mi domando con terrore. E guardo con rabbia tutte le carte inutili che ho conservato, giornali, libri, ricevute, analisi di tiroide che non ho più dal duemila, guardo sconsolata e continuo a buttare ora. Conservando inutili cose.
Lo stesso è successo nell’architettura, nei sogni e nei progetti di una architettura nata per umanizzare spazi, creare incontro, conservare con cura quello che doveva essere conservato e fronteggiare il vile e selvaggio sacco di città e campagne.
Hanno invece molti conservato l’inutile e buttato la guida, il metodo, il criterio base del nostro vivere in un luogo.
Sopraffatti da cartacce, da ricevute, bolli, burocrazia.
Un dispendio
Dobbiamo imparare comunque a perdere, ricordando che sciupiamo veramente se dimentichiamo
Con_testi sostenibili, le parole di Consuelo Nava sono un monito e una proposta. La scrittura della città può essere indecifrabile, danneggiata. Ma ciò non significa che non ci sia una scrittura; può darsi che ci sia un nuovo analfabetismo, una nuova cecità. In una sorta di Atlante dei luoghi, l’attività svolta da 150 studenti di architettura, ha rimesso in funzione l’abecedario dei luoghi, per un vivere sostenibile. Ce lo auguriamo vivamente. Sostenibile vuol dire che si può sostenere. Responsabile autonomia da regalare come un dono.
Ippolita Luzzo
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