mercoledì 16 marzo 2016

Sul Soffitto Éric Chevillard



Evviva la sedia e chi la inventò. Evviva la sedia e le persone sedute, nelle chiese, nelle scuole, negli uffici. Una civiltà seduta. Seduta alle tante presentazioni di libri. Umani seduti che sembrano tutt'uno con la sedia, ho sempre pensato, mentre sulle sedie io mi agito, faccio movimenti circolari, manifesto il mio disappunto oppure il mio entusiasmo.  Leggo "Sul soffitto" segnalato da un amico molto caro, lo leggo da ieri sera. Non è un racconto lungo,144 pagine, eppure sono pagine che voglio rileggere e gustare come se fossi io ad averle scritte. La storia comincia con una riflessione sul colore grigio, un colore che è invisibile, tanto da farci dire di un uomo spento un uomo grigio.  Ed invece non è così: "rimane il pregiudizio secondo cui il grigio sarebbe la più sottile manifestazione del visibile, ciò che si distingue appena dal nulla o se ne avvicina di più, un pregiudizio così tenace, d'altronde, che ha finito con l’accecare per davvero i popoli: quanti uomini e quante donne restano giorni, mesi, anni interi senza vedere un elefante, né un ippopotamo, come se bestie talmente imponenti fossero veramente diventate impercettibili per loro? Oggi, la sensibilità al grigio caratterizza alcuni rari esteti che possiedono un’anima da musicista. Loro lo sanno, esistono tante sfumature di grigio quanti colori schietti, ogni sua sfumatura corrisponde precisamente a uno di quei colori di cui esprime tutti i valori, solo con maggiore delicatezza e finezza, con un’esattezza e una purezza assolute."
Mentre si  racconta la stranezza del protagonista che non può fare a meno di una sedia sulla testa, seguiamo i pensieri e le difficoltà di passare sotto le porte, di infilare vestiti, di andare in giro senza voler e poter cedere la sedia ad una vecchia signora. Intanto che i pensieri diventano universali, sui gruppi, sulle necessità di alcune minoranze, sul chiedere o meno che della diversità se ne occupino architetti, stilisti, esperti vari, ci viene da sorridere sulle nostre difficoltà a stare in mezzo agli altri. Tutti diversi con o senza sedia. Tutti bisognosi di aiuto, eppure tutti pronti ad essere falsamente caritatevoli verso altri ancora, individuati come soggetti a parte, e donando loro quello che non serve.Ah la carità! La carità pelosa! diceva la mia mamma. Basterebbe solo rialzare i soffitti. 
L'uomo con la sedia in testa ha una fidanzata, Méline, vive in un cantiere in disuso di una  biblioteca mai terminata " ma questa in realtà è un’opera del vicino Kolski" una opera simbolo di una civiltà disgustata. Con altri vicini di casa: La signora Stempf, Malton e Lanson, Topouria, Kolski, gli altri alloggi sono tutt'ora disponibili.Volete trasferirvi? Io chiedo asilo. 
Nel voler sfuggire alla noia la signora Stempf racconta la storia del principe ranocchio e del bacio ai suoi piccoli mai partoriti, perché incompleti
Sorridendo leggo le immagini che non vi racconterò. Ognuno di noi dovrà trovare il sortilegio da disinnescare, ognuno di noi dovrà fermarsi e tornare indietro nella lettura. Mentre leggo, le mie due sedie, in cantina, aspettano di essere impagliate, nello stesso modo della sedia in testa, rovesciata.
"Applichiamoci per prima cosa a risolvere dei modesti enigmi se auspichiamo di svelare infine i misteri della nostra propria condizione" Intanto Kolski si fa la doccia. Ma come? Non doveva lavarsi mai più? Non doveva fare arte del suo odore puzzolente? Questo domanderò allo scrittore se mai lo incontrerò. Un applauso al surreale che ci appartiene, al mondo rovesciato, al viaggio ludico e sferzante del Luciano di  Samosata dei nostri giorni.   
La traduzione di Gianmaria Finardi tiene il gioco fin quaggiù, dalla Francia allo stivale italico. Una musica per noi. «Quel che funziona sulla carta,per me, ha sempre costituitola sola realtà possibile.»  Éric Chevillard 

 Ippolita Luzzo 

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