giovedì 6 settembre 2018

Alessandro Lolli La Guerra dei Meme Fenomenologia di uno scherzo infinito

Nel 2017 mezzo miliardo di risultati per il neologismo "Meme".
Cosa è successo? I meme sono apparsi, sono delle immagini, sono degli oggetti, sono Internet fattasi corpo.
Il meme è una battuta, un emoticon.
 Uno dei primi aspetti che il meme intercetta è l’umorismo. Qualcosa da portare dappertutto, ed è una community che lo fa proprio. Vi è un contenuto parodiato, abbiamo a che fare con un gioco che comprende nostalgia, autocommiserazione, malinconia e orgoglio. Tutto ciò lo potrete leggere nell'interessante libro di Alessandro Lolli, La guerra dei meme.
I Meme sono replicanti. Un oggetto di comunicazione che si espande replicandosi e, direi io, trascinando come una slavina 
Il meme Chiara Ferragni, Il meme Fedez, il meme Riccardo Pozzoli. La Start Up, il fiume di soldi, la slavina di soldi verso il meme replicante.
Così io mi leggo Alessandro Lolli, La guerra dei meme.
Leggendo mi diventano meme, replicanti culturali, replicanti messaggi, replicanti comportamenti, questi personaggi che replicano se stessi. I meme tra noi.
Nel libro di Alessandro c’è lo studio della nascita del fenomeno e di come il meme sia stato un veicolo di immagini e concetti, senza concetti, in realtà.
Molto interessante capire perché ormai memetica e mimetica diventò la trasmissione della #culturaFedezFerragniPozzoli
Si comincia dall’etimologia che non c’è.
Meme è una parola inventata da Richard Dawkins nel 1976 scrivendo Il Gene egoista. Per lui il meme "come i gene sono dei replicatori di se stessi" macchine di sopravvivenza, una unità di senso minimo in un ente capace di replicarsi, dalla biologia alla cultura. 
La parola viene dal greco mimeme imitazione ma diventa meme per assonanza con gene. Una semplice analogia. Come il gene si replica, in biologia, nei tessuti,  così il meme è tutto ciò che nella cultura si replica. Ci incanta e ipnotizza come un fenomeno possa tanto invadere e trascinare, sia esso una vignetta, un modo di dire, un brano musicale, un vestito. Una moda, avremmo detto un tempo. Eppure il Meme è qualcosa di più, condiziona e veicola immagini, condiziona e veicola ideologie e modi di fare. Dal mondo dei videogiochi a Caparezza, sembra che si veicoli non una elaborazione da far propria e continuare, ma un prodotto da acquistare. 
Un appiattimento di consenso. "Una truffa a cielo aperto" alla fine scrive Alessandro, cercando di scardinarne il meccanismo per far sì che questo "scherzo infinito" possa essere fruito e giocato da più ideologie, da più fruitori diversi e offra altre alternative.  

Contro il condizionamento chiediamoci ogni volta, con Alessandro, "Quando ti chiedi cosa c'è dietro il meme e scopri che qualcosa non torna", in meme che inneggiano a modi di fare violenti, a razzismo, a misoginia, all'odio, in meme costruiti con notizie farlocche, in pagine e pagine, replicanti pancine e mammine cretine, per avvilire e inquinare, in pagine e pagine di falsi su falsi, fake e diversi. Un logorio di pensiero ottenuto replicando idiozie pericolose.   
La parola meme è affascinante. Alessandro Lolli qui si interroga su cosa ne sia stato del meme con l’avvento dei social, di YouTube, di un web sempre più replicante un fenomeno.
Riprendiamoci il controllo del pensiero e conosciamo il fenomeno per giocare anche noi. 
Un libro che consiglio moltissimo e che, sono sicura, starà in ogni scuola che voglia far capire e incoraggi il pensiero.
Con Alessandro Lolli nel regno della Litweb
Prima la conoscenza 
Ippolita Luzzo 

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