sabato 30 novembre 2013

La Biblioteca che non c'é



La biblioteca che non c’era

Credo che il reato sia andato in prescrizione, eravamo al sud negli anni ottanta.
Fu bandito un concorso per un posto di bibliotecario a Falerna, un paese del versante tirrenico catanzarese.
Vennero fatte le regolamentari prove scritte e orali ed io partecipai.
Suppongo che fossi l’unica laureata.
Non vinsi. Mi dissero che ero arrivata ex aequo con un altro concorrente dotato però di titoli e preferenze.
Era costui, seppi dopo, il vincitore designato, il concorso era stato fatto su misura perché lui rientrasse da una sede disagevole al suo paese.
Non me ne dolsi più di tanto perché seppi che la biblioteca, allora, non esisteva, che quindi non avrei mai potuto fare come Borges, la bibliotecaria cieca.
Nel sud si procede così, poi certo ognuno ha il suo destino, e diventano giornalisti rampanti uomini senza passione del giornalismo, diventano politici uomini senza passione per la politica, come il bibliotecario di Falerna, che magari sarà bravissimo, ma desiderava soltanto ritornare a casa.
Analisi su analisi si fanno per non dire che i soldi si suddividono fra compari, fra amici e purtroppo nemmeno fra amici preparati.
Certo noi pubblico plaudente di tanto sciupio dovremmo dire, indignarci e additare, ma noi siamo vili, deboli, confusi e ricattabili.
Ecco l’importanza del regno della litweb, che, essendo un regno che non c’è, può dire quello che non c’è.
Come la biblioteca di Falerna che magari adesso c’è, bellissima, luminosissima, frequentatissima, faro di cultura nel paese delle prugne verdi.

martedì 26 novembre 2013

Vito Teti- Il senso dei luoghi




Vito Teti- Il senso dei luoghi
Il senso dei luoghi. I luoghi del nostro studio. Chiostro di San Domenico, vi si faceva educazione fisica. Lanciai la palla di ferro fra i piedi della mia prof di allora, nel lancio del peso. Sempre una schiappa in educazione fisica! Mi esonerai, addirittura, un anno! Questa sera non mi esonero
Maledetto sud
“Teti, ordinario di Etnologia dell'Unical, si occupa da sempre dell'uomo e del suo rapporto con i luoghi, di borghi a rischio abbandono e di usanze alimentari
Ne “La razza maledetta. Origini del pregiudizio antimeridonale” (manifesto libri 1993),anticipava  il dibattito politico-culturale generato dall'affacciarsi di un soggetto atipico e non ancora inglobato negli orizzonti governativi quale nel ventennio berlusconiano si mostrò la Lega Nord.” Da un articolo di Eugenio Furia sul Corriere di Calabria, unico giornale che leggo ogni tanto.
Ho conosciuto Vito Teti leggendo la prefazione che lui ha fatto al libro Frontiera di Pina Majone Mauro, ho poi seguito il suo discorso alla presentazione, presso la libreria Tavella, del libro Il patriota e la maestra, con il quale ha vinto il premio Tropea 2013 e ieri sera sono rimasta seduta al mio posto, nella Biblioteca Comunale, per aspettare le sue parole sul nuovo lavoro Maledetto Sud edito nella collana Passaggi da Einaudi, uno dei più prestigiosi gruppi italiani, e tra i più importanti a livello internazionale.
Ascolto e riporto 
 Noi siamo lagnosi- dice Antonio Bagnato- nella sua dissertazione sul libro,venduto in tutta Italia e in ristampa, presentato davanti al solito gruppo di insegnanti di storia, di lettere, giornalisti di varie testate televisive e webbiche. E fin qui abbiamo seguito la  stringata e attenta analisi. 
  Don Giacomo Panizza, altro relatore, si chiede cosa ci sia dietro. Dietro a cosa?- mi verrebbe da dire e con un sortilegio trasformare la sala in un musical.
Posso dire che sono noiosi? Posso dire che non seguo la traccia troppo conosciuta, fin troppo analizzata, fin troppo sezionata di un cadavere ucciso da avventori distratti. Morto il sud- Gli zombi del teatro di Daniele Timpano ed Elvira Frosini sono più vivi.
Maledetto sud... Aspetto pazientemente che parli l'autore del libro, Vito Teti. Vorrei fare una raccolta firme per avere libri presentati dagli stessi autori, per chiedere relatori muti, oppure stringati, non oltre le dieci frasi, di senso compiuto, e vorrei assistere ad un parlare come quello che ha Vito Teti. Lui racconta con semplicità com'è nato il libro, racconta di sé, com'è giusto che sia, racconta delle sue letture, dei suoi incontri. Mi ha sempre rapita il suo dire, condivido quasi tutto e sono persuasa che  sarebbe un nostro uomo, politico. Ma lui rifugge la politica, siamo tutti ex di qualcosa,  rifugge il maneggio e ci invita a scegliere in che mani ci mettiamo. Questo il punto di dissenso... secondo me scelta non c'è-
Vorrei inviare un mio blog sul pulviscolo storico che mi si ripresenta ogni qualvolta assisto a simili rappresentazioni, assisto da invisibile, e mi chiedo sempre se davvero esistiamo storicamente… senza alleanze che ci uniscano. Con la stima verso un comune sentire, non malediciamo, proviamo a dire bene e già cambia, benedire, maledire e benedire sono sempre due concetti che al sacro ci riportano, dal male al bene. senza soluzione di continuità, infatti non si incontrano mai. 
Contano solo le alleanze.

domenica 24 novembre 2013

Il sortilegio magico



Il sortilegio Magico- La foresta pietrificata del paese normale



Guardo su You tube il faccia a faccia, condotto da Lilli Gruber, a Otto e mezzo, fra Di Maio, eletto dal Movimento cinque stelle, e Serracchiani, eletta dal PD.

Li ascolto con interesse, sono educati entrambi, non si insultano, non si seducono, sembrano due brave persone fatte apposta per lavorare insieme.

Allora perché diamine ciò non è avvenuto?

All’indomani del risultato elettorale, un mio amico, Enrico, vero?, incoraggiante, era sicurissimo che il nuovo governo sarebbe stato il frutto di una sinergia fra questi due schieramenti simili.

Nulla di tutto ciò avvenne, lasciando nello sconforto il mio amico e lasciando in me l’amarezza di aver previsto l’inutilità del voto in un simile momento storico.

Ho molta stima e fiducia nei miei simili, riconosco che esistano moltissimi e bravissimi politici, come esistono bravi giornalisti e presentatori, però sento che stima e fiducia non bastino a fare del mio paese un paese normale.

Mi sembrano e sembriamo tutti pietrificati, certo agitanti, ma terribilmente fermi, e tutto fa pensare a quella profezia sul mondo di Gaia, il futuro della politica, il video che Casaleggio postò nel 2010.



“ L’immagine iniziale con il Pianeta azzurro Gaia di James Lovelock  e quella finale con il cervello umano colorato di azzurro, che ruota come un Pianeta, rimandano inequivocabilmente a 2001: Odissea nello Spazio di Kubrick. Nella schematicità della comunicazione, totalmente assertiva e incontrovertibile, poco raffinata, ma indubbiamente suggestiva, si colgono atmosfere che sembrano rinviare a Essi vivono, il film di John Carpenter del 1988, che paventa un mondo totalmente dominato dagli schermi televisivi, mentre altri rimandi grafici sono invece a Star Wars e ai suoi titoli di testa o alle locandine pubblicitarie. Un universo di riferimenti che comprende Philip K. Dick, con le sue profezie futurologiche, e sopratutto Ron Hubbard, scrittore di fantascienza ma prima di tutto fondatore di Dianetics, modello di ogni futura religione laica del XXI e XXII secolo. La cosa che più colpisce è proprio la previsione della prossima guerra mondiale, dove, come in una sceneggiatura scritta dal dottor Stranamore, il contatore della popolazione del Pianeta scorre all’indietro fino a fermarsi alla cifra tonda di 1.000.000.000, scandita sul visore di un’ipotetica astronave.” Articolo di Marco Belpoliti



Ecco come ci hanno pietrificato, prima Berlusconi ora i nuovi guru, ci hanno pietrificato con frasi brevi, suggestive, hanno pietrificato con un terribile sortilegio le brave persone che noi siamo.

Sono convinta che non sia possibile per ora muoversi dall’incantesimo, mi sforzo però di ricordare tutte le fiabe, tutte i rimedi e gli antidoti che potrebbero liberarci, non avendo ancora pietrificata la voce interiore del disaccordo.

giovedì 21 novembre 2013

Un romanzo vero: Carta Vetrata di Paola Bottero



Paola Bottero- Carta Vetrata

Chi sono io per scrivere di te? Secondo il mio libraio io sono una fruitrice culturale, secondo me sono una innamorata.
Laureata in filosofia, ho insegnato lettere. Ho letto di tutto e sbirciato tutti quelli che leggevano, per carpire il titolo, la trama.
 Ho solo letto, nella mia vita insignificante.
Questa estate ho vinto il Festivaletteratura Parole Erranti a Cropani e ho conosciuto Andrea Giannasi, Gianluca Pitari, Nunzio Belcaro, Prospektiva, La Masnada e soprattutto la libreria Ubik, il cioccolato Ubik.
Seguendo le attività della Ubik ti ho vista ed è stato amore a prima vista.
Corrispondenza mentale, nessun equivoco, condivisione fra quello che dicevi e scrivevi e il mio sentire.
Ho chiesto il tuo contatto, ho comprato Carta Vetrata e ho seguito i tuoi granelli di Sabbia rossa, rotolandomi felice nelle sue dune.
Carta Vetrata- dove l’unica verità è la finzione
 Questa la prima frase che io sottolineo, leggendola nel risvolto di copertina.
Con questa asserzione io mi sono immersa nella lettura.
Sabato pomeriggio presto, non erano nemmeno le tredici e trenta, mi sono detta leggo un po’,poi vado al cinema e stasera esco.
Invece mia sorella é passata verso le sedici e mi avrà invitato ad una passeggiata sentendosi rispondere che io stavo leggendo Carta Vetrata.
Ho continuato a leggere senza andare a vedere L’ultima ruota del carro, il delizioso film di Veronesi che ho visto lunedì, ho continuato, senza andare da nessuna parte, perché non potevo lasciare Carta Vetrata.
 E una volta finito di leggere  non potevo lasciare la storia ferma nella mia testa.
Una storia del nostro momento finto, delle tante mistificazioni che manomettono il tessuto del convivere civile, sociale, individuale.
Terribile
Ho capito quanto vero fosse il mondo descritto, le relazioni, le pulsioni, quanto fosse opaco questo nostro mondo, quanto fossero tutti nel mondo delle ombre convinti di giocare il proprio gioco.
Fate il vostro gioco, Signori, ognuna gioca come sa, la fortuna è cieca ma si può indirizzare, prendere tutto ora o mai più, signori, oggi a me domani chi lo sa, meglio stare al gioco perché il santo passa una volta sola e cambia tutto cambia se sai stare al gioco.
Terribile
Vero, Paola, terribilmente vero, il tuo romanzo. Mi accorgo che sono quasi le sei e che ho saltato una sessantina di pagine fra pagina duecento e duecento sessanta. Incalzante e spietato, denuncia un vivere sempre piccolo e utilitaristico, senza retorica. Scrosta impietoso il giorno per giorno di un protagonista senza luce, opaco di slanci, in un televisivo anch'esso terribilmente vacuo. Rileggerò questa scrittura, testimone di dialoghi messaggi anti watsappati e cadenzati su un canovaccio da tragedia insignificante. Un libro sull'insignificanza, direbbe Kundera, dei nostri tempi senza eroi. Questo libro dovrebbe andare nelle scuole, non il polpettone scritto e insaporito di amore finto della Avallone. Il libro di Silvia è una finzione mistificante, questo libro certo inventa una storia ma non mistifica. Rileggerò e leggerò gli altri tuoi libri, Bianca come la vaniglia, un romanzo che cercherò.
Il romanzo di una donna che da Torino scende giù  e si innamora della Calabria. Insieme.
Sabbia Rossa è la sua casa editrice, la sabbia del deserto, del silenzio del deserto, Voce di Colui che parla nel deserto, perché questo sembra vivere qui, parlare senza suono, con una voce che non si propaga perché manca elettricità. Mancano gli scambi sinaptici.
Nel deserto che noi tutti viviamo però incontriamo moltissime belle persone, libri, testimonianze, occhi, simili con simili, entusiasti e attenti che porgendoci attenzione ci chiedono di camminare insieme.
Questa condivisione, lo dico sempre, questa dignità, il pudore di essere non propriamente massa e di sentirsi individui, donerà il coraggio di parlare, di scrivere e di leggere storie vere sulla finzione che Carta vetrata sgrossa con mano decisa.
Ippolita Luzzo 

martedì 19 novembre 2013

Il termovalorizzatore di Lamezia Terme




Il termovalorizzatore di Lamezia Terme
modesta proposta per prevenire il colera...
Da tempo ormai è in uso un efficace modo di smaltire pneumatici, gentilmente offerti dai gommisti, presso  il  termovalorizzatore nostrano.
Moltissimi anni fecondi hanno incenerito il nostro cielo di grigio, creando benessere e incrementando popolazione di nomadi pronti e solleciti al fuoco.
La pira arde senza possibilità di incorrere in divieti e regole, sanzioni e chiusure.
Quindi oggidì visto che abbiamo una emergenza sanitaria, visto che il puzzo tracima nelle case, perché non dare ai nostri beneamati popoli, senza fissa dimora, il compito di ardere la spazzatura al cielo azzurro della nostra piana verdeggiante?
Sarebbe una scommessa vinta, un atto di coraggio, una vera ventata di aria pura, una vittoria etnica e trasversale, con voti distribuiti a pioggia sull’asciutto e sul bagnato.
 Tanti anni fa, quando io, incosciente, mi accorsi del fumo nero, saranno almeno 15 anni fa, telefonai ai pompieri, vigli del fuoco, e li pregai di intervenire.
Per tutta risposta ebbi che loro si sarebbero mossi solo se scortati dalla polizia, perché avevano appena ritirato il loro mezzo dalla carrozzeria e non volevano rischiare di rimanere sotto una grandinata di sassate.
Interpellai la polizia che mi rimandò ai carabinieri o viceversa, poi mi consigliarono di fare denuncia alla magistratura, in quel caso, loro, con una ordinanza del giudice avrebbero accompagnato i vigili del fuoco.
Così mi avviai a fare denuncia, l’impiegato mi mostrò quante altre denunce giacessero su quel tavolo con lo stesso argomento e rincuorante mi incoraggiò a scrivere la mia.
Ma io, ormai sfiduciata, andai via.
Ora però quello che era un tormento potrebbe essere la salvezza, affidare al nostro campo il compito di ardere la spazzatura sarebbe un balsamo e una operazione che potrebbero fare solo i nostri zingari, senza regole, senza controlli, senza ispezioni.

Ippolita Luzzo