sabato 29 gennaio 2022

Andrea Italiano La Coca


Con una prestigiosa collana di qualità, L'arcolaio, casa editrice di Gian Franco Fabbri, sono pubblicate le poesie di Andrea Italiano, saggista d'arte e poeta "narrativo" come scrive Diego Conticello nella sua prefazione. Io, guardando la sua produzione saggistica su Caravaggio, ho visualizzato le sue poesie come dettagli dei quadri del Caravaggio, immersi nella stessa luce che esalta e allontana il soggetto dalla realtà. Una realtà violenta e ingiusta, una realtà deforme, dove "Voler essere felici è tragico"

Andrea è un poeta civile, un poeta che denuncia le storture dei nostri tempi orribili. Affida al verso le immagini, le fasi dello schiacciamento di un gatto investito sulla strada e poi diventato trasparente a furia di essere pestato sull’asfalto, poi continua a denunciare la vita orribile delle prostitute sulla strada e la condizione dei lavoratori alle casse dei supermercati, dipendenti della volontà del padrone. Una realtà che schiaccia e annienta qualsiasi velleità artistica, qualsiasi anelito di libertà

Noi siamo "come le formiche/che sia a primavera o estate poco conta/accumulare devono cose da mangiare/neppure sveglie/e già rimettersi pesi sulle spalle,/rubare fare a pezzi morire/per quando verranno autunno/inverno/perché verranno autunno/inverno/la stessa condanna

Sono poesie amatissime da me e condivido tutto del suo “Ho passato tutta la sera a leggere Simone Cattaneo” che vi raccomando. 

Non conoscevo Simone Cattaneo e la scoperta postuma dei suoi versi, ma credo nello spazio asfittico del destino che può soffocare gli spiriti più sensibili. Ognuno poi scegli di sfuggire come può e mi piace moltissimo quando Andrea ci dice "Mi prefiggo per il futuro di cercare solo cose belle,/emozioni bei pensieri bella gente/essere contento di quello che ho/perché c'è gente che non ha nemmeno questo.

Sembra un mio manifesto e il Regno della Litweb mi è nato dentro da dieci anni per la stessa esigenza, vivere malgrado tutto cospiri affinché non sia possibile, vivere incontrando anime belle, bei pensieri, poesia vera

Se poesia ha un suo martello, un suo urlo, un suo manifesto, “La Coca” di Andrea Italiano lo ha, ha il martello, il manifesto, l’urlo, per una nuova resistenza. 

Ringrazio questa possibilità di leggere poesie che vorrei vedere lette e distribuite nelle scuole e nelle strade, nei luoghi di lavoro, ringrazio Andrea e ringrazio la poesia di Andrea Italiano che giunge in Litweb per vie imperscrutabili. 

Nei versi la vita e gli incontri per noi

Ippolita Luzzo 


mercoledì 26 gennaio 2022

Giorno della memoria

 2015 Il danno: Se pigio un bottone che danno faccio? Se io devo solo timbrare cosa può importami di quello che timbro? E se sto al forno e ti vedo bruciare io devo soltanto chiudere la bocca, la bocca del forno.

Il danno volto non ha ed immemori, inconsapevoli, tutti hanno collaborato ai vari nazismi, e capitalismi, ai comunismi e dittature di tutte le taglie e di ogni periodo. 

Se si declina alla libertà individuale resta un collaborazionismo che incolpevoli vi farà sentire  dopo aver chiuso il gas.

lunedì 24 gennaio 2022

Viviana Fiorentino Trasferimenti


"La cifra nel tessuto" è il titolo della prefazione di Marilena Renda alla raccolta di poesie di Viviana Fiorentino e leggendola mi è tornata in mente una conversazione sulla scrittura di Antonio Tabucchi con Luca Cherici "Dietro l'arazzo"
In questa conversazione Tabucchi ci racconta che i filosofi taoisti chiamano lo specchio "lo sguardo ritornato" uno sguardo che torna indietro. 
"Trasferendo questa situazione spaziale su un piano temporale, se noi potessimo tornare indietro e ripercorrere, come in un imbuto, la nostra vita, sarebbe già un'altra maniera di avvicinarsi ad essa scrivendo. La nostra vita scritta è come uno specchio, e tutto si capovolge." La vita si può solo vivere, conclude Tabucchi, e per lui la letteratura è un giardino ordinata, ciò che si mostra agli altri. 
La realtà è indecifrabile e trovo che questo dire di Tabucchi abbia molta vicinanza con la tensione di Viviana a stare in "Un posto per vivere" come conclude il "Canto"
Le poesie di Viviana Fiorentino sono parlanti e ci invitano ad amare il dialogo, l'altro, gli affetti, la terra, a sentirci insieme in qualunque paese si abiti. 
A leggerle rincuorano, si portano dietro come amiche.
"Manterrò alto il canto" con la parte dedicata ai distici greci, ai frammenti di Saffo
"Viaggiamo

e riceviamo
un vestito e anche un volto

dell'altro.

Soave è poi arrivare."
 
Nella felicità che siano arrivate per vie imperscrutabili nel Regno della Litweb le affido alla vostra lettura amandole immensamente
Ippolita Luzzo 

Viviana Fiorentino. Scrittrice, traduttrice e attivista, vive in Irlanda. Autrice di: In giardino (Controluna Edizioni), Tra mostri ci si ama (Transeuropa Edizioni); in antologia ‘Writing Home: the New Irish poets’ (Dedalus Press, 2019); ‘Days of Clear Light – in Celebration of Salmon Poetry at 40’ (Salmon Poetry, 2020). Una sua silloge è pubblicata da Arcipelago Itaca nel 2018. Sue poesie, racconti e traduzioni compaiono su blog letterari (i.e Nazione Indiana, Modus Legendi, Poetarum Silva, Culturificio, Carteggi Letterari, Larosadipiu, Formicaleone, Poethead) e su riviste internazionali (Abridged; The Trumpet 9 – magazine di Poetry Ireland; Mantis 19 – giornale di poesia della Stanford University; Honest Ulsterman; The Blue Nib Brumaria, FourXFour Poetry Journal; Paris Lit Up). Le poesie di Viviana sono state premiate e segnalate ai premi: Arcipelago Itaca, Bologna in Lettere, Premio Letterario Nazionale Gianmario Lucini. È co-fondatrice delle iniziative di attivismo poetico Sky, You Are Too Big and Letters With Wings, e del blog Le Ortique. Dal 2020 facilita workshops di poesia per minoranze culturali (Quotidian Word of the Street). Ha scritto per la rivista «TerreLibere» sui temi della politica delle migrazioni nel Regno Unito.
  

giovedì 20 gennaio 2022

L’assalto alla memoria

Giornata della memoria assaltata e trasformata. 

Usata per dire altro.

Periodi storici sempre più confusi e usati per rappresentare nuovi disagi.

Simboli non più. 

La memoria corta 

mercoledì 12 gennaio 2022

L'anno del Bradipo di Domenico Calcaterra


Per la collana Margini diretta da Filippo La Porta  Domenico Calcaterra pubblica nel maggio 2021 L’anno del Bradipo Diario di un critico di provincia. Il diario inizia dal 13 luglio, volendo proprio sconfessare le dicerie sul tredici o sul diciassette, numeri considerati forieri di disgrazie, chissà perché. Nel diario scorrono i pensieri, ma anche le conversazioni fatte con altri amici, come Marco Ciaurro, studioso e critico letterario, sulla difficoltà di vivere in periferia e dai margini cercare un dialogo verso il mondo.

 Confessa Calcaterra “Da oltre un anno non pubblico altro, sui social, se non simili iconici referti: messaggi in bottiglia abbandonati al mare della grande bolla; regesti, di volta in volta, dei miei umilissimi cimenti – perché il critico si cimenta dove il cuore lo fomenta».

 Nello scorrere il diario di un anno lento, non è il bradipo un animale lento per sua natura? Domenico Calcaterra riflette sui vizi di fare ogni volta coccodrilli esagerati in morte di qualche personaggio pubblico, di scrittori e giornalisti. Riflette sui libri in lettura e sulla nascita di un nuovo genere letterario, un ibrido fra narrazione e saggistica, un nuovo modo per parlare di altri libri insieme al disagio personale di poter diffondere proprio ciò che si ama di più in letteratura. 

Fra i tanti mi piace ricordare cosa direbbe Domenico a Collodi: ”fosse vivo ancora Collodi, come antidoto a quella dizione troppo consolatoria, e dunque in nome della perduta coerenza e verità della sua fiaba, gli chiederei senz’altro di restituire un più congruo suggello alle peripezie del burattino che potrebbe essere riscritto, con minima ma sostanziale variazione, pressappoco così: «– Com’ero buffo, quand’ero un burattino! e come ora son “pentito” di esser diventato un ragazzino perbene!...» (che poi dalla contentezza al pentimento, si sa, non di rado il passo è breve). Di questa abbacinante coltre di conformistica ipocrisia mi pare sia ammantata la nostra storia patria sin dai suoi albori.”

Domenico Calcaterra unisce il suo impegno di critico al suo lavoro da insegnante ed ecco:”13 ottobre, ore 12:07 Portare in scena. Per questa missione interpretativa l’insegnante e il critico si assomigliano. Entrambi cercano di rischiarare, attraversandolo, il mondo poetico di un autore; entrambi ambiscono a rievocarlo, tenendo insieme sentimento e concetto, desanctisianamente: «il critico» – come l’insegnante – «dee presentare il mondo poetico rifatto e illuminato da lui con piena coscienza». Estremizzando, per assurdo, l’insegnamento, come la critica, dovrà tendere alla poesia; farsi esso stesso poesia.” Non è una bellissima definizione?

Nel leggere il libro incontro tanti amici comuni e incontro molti libri che non ho letto, il patrimonio della letteratura è sterminato, ma sento l’urgenza di Domenico di far conoscere, di donarci la possibilità di andare a rileggere. D’altronde il filo conduttore è proprio la conoscenza, magari con lentezza, come il bradipo. 

Il diario termina il 13 luglio dell’anno dopo con una serie di dipinti, vere effigi della critica, le altre foto sono dell'autore e riguardano i personaggi veri del libro: suo padre (l'aviatore) e sua sorella (Basilisca).  il diario è solo un pretesto, un contenitore per consentire il massimo della libertà, un testo pienamente ibrido che gioca con differenti livelli di generi e di scritture, pur nell'unicità della voce e a un certo punto l'autore ci dice:" "Qualcosa di scritto, insomma, a cui affidare tutta la gioia, l’entusiasmo potenziale di cui sono stato, sono e sarò sempre capace: dia- rio personale e di lavoro, romanzo della mente, in cui tutto è vero (eccetto forse le date?). Ma si sa, il tempo della scrittura è altra cosa, vive entro una dilatata rincorsa."

Leggiamolo in Litweb 


Ippolita Luzzo



Domenico Calcaterra (1974) è dottore di ricerca in Letteratura Italiana, Cultore della materia presso il Dipartimento di Civiltà antiche e moderne dell’Università di Messina. Insegnante e critico letterario, alterna a saggi dal passo più analitico, come Vincenzo Consolo. Le parole, il tono, la cadenza (Prova d’Autore, 2007) e Il secondo Calvino. Un discorso sul metodo (Mimesis, 2014), la pratica di forme più condensate di scrittura critica, nella misura densa della recensione o del saggio breve (Niente stoffe leggere, Meligrana, 2013). Fra le sue recenti pubblicazioni: Lo scrittore verticale. Conversazione con Vincenzo Consolo (Medusa, 2014). Collabora con diverse riviste tra cui “L’Indice dei Libri del Mese” e “Succedeoggi”.