tag:blogger.com,1999:blog-46605431850435761672024-03-19T09:48:34.788+01:00Il Regno della Litweb di Ippolita LuzzoLitwebhttp://www.blogger.com/profile/03293822408525023027noreply@blogger.comBlogger1316125tag:blogger.com,1999:blog-4660543185043576167.post-90804435834602223042024-03-10T11:21:00.001+01:002024-03-10T11:21:20.775+01:00Daniela Matronola dal Premio Malerba al Premio Strega <p><span style="font-size: large;"><b><i></i></b></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-size: large;"><b><i><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi22L1wA6rFm-TXYlK4dYn9wziM4GJx7woFoAF68hcRkYtbnvH0Q1tZl5Jad3u_3dAKo0vFQYSiZmjEe3BOXmQ_I4P4-5Fl4rpOBg1_QOcuVahUap0vI4ZMUdbL2LkOYVgYpVoUeFzgmsyvNOZkPvMAkcutPOZRZE8HSqwDemJ27lJuETkX_OBW2hnGWHRz/s654/daniela%20Matronola.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="654" data-original-width="476" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi22L1wA6rFm-TXYlK4dYn9wziM4GJx7woFoAF68hcRkYtbnvH0Q1tZl5Jad3u_3dAKo0vFQYSiZmjEe3BOXmQ_I4P4-5Fl4rpOBg1_QOcuVahUap0vI4ZMUdbL2LkOYVgYpVoUeFzgmsyvNOZkPvMAkcutPOZRZE8HSqwDemJ27lJuETkX_OBW2hnGWHRz/s320/daniela%20Matronola.jpg" width="233" /></a></i></b></span></div><span style="font-size: large;"><b><i><br />Daniela Matronola</i></b> è stata candidata al <b><i>Premio Strega</i></b> con il romanzo <b><i>In piena luce</i></b> pubblicato a febbraio del 2023 da <b><i> Les Flâneurs</i></b> <b><i>Edizioni</i></b>, precedentemente aveva vinto <b><i>Il Premio Malerba</i></b>, di cui io faccio parte come giurata, con i racconti <b><i>Le porte del cielo</i></b>. Il Premio Malerba è dedicato allo scrittore <b><i>Luigi Malerba</i></b> scomparso nel 2008 ed è presieduto da Anna Lapenna, moglie dello scrittore. Già nel leggere i racconti di Daniela noi giurati avevamo colto l'originalità e lo stile personale della scrittrice, e quindi ritrovarla candidata al Premio Strega è stata una piacevole conferma. </span><p></p><p><span style="font-size: large;">Nei racconti vi erano idee e situazioni che saranno sviluppate nel romanzo. Che cos'è in fondo un racconto? un racconto contiene una storia, conclusa in breve e lasciata al lettore nel suo farsi. Il romanzo è la continuità della storia, entrambi però sono un atto linguistico come un atto linguistico è il primo atto vitale, ci dice Daniela nel suo romanzo.</span></p><p><span style="font-size: large;"> " C’è chi dice che il neonato vuole nascere. Collabora al parto spingendosi fuori e questo meccanismo espulsivo in cui il feto è attivo è un chiaro atto di volontà. Sta di fatto che l’uscita al mondo dal grembo materno consiste in un grido: Lucetta lo scoprirà decenni dopo, per una sua inclinazione per la parola, ma il primo atto di ogni nuovo nato è un atto linguistico." </span></p><p><span style="font-size: large;">Lei stessa, in una intervista a Paolo Restuccia afferma che "questo romanzo la cui idea risala al 1995 era nato come una serie di racconti ciascuno intitolato col nome del/la protagonista e la raccolta si sarebbe intitolata (pensavo) NOMI, o NOMI DI PERSONE. Quindi l’idea era di scrivere un racconto: lo scopo era raccontare l’infanzia vessata, misera, di una bambina sfruttata da tutti, pure dai genitori, che in cuor suo scambiava queste vessazioni palesi per segnali di una condizione privilegiata. Una condizione che non illumina solo l’infanzia ma illumina la vita di tutti noi – cominciare bene nascendo sotto una buona stella, e tenendosela stretta."</span></p><p><span style="font-size: large;">L'infanzia ci viene incontro e ci riporta indietro, scrissi un tempo io, ed è ciò che vediamo leggendo la storia di Lucetta che poi diventa adulta ma "Lucetta non sarebbe mai stata in grado di fare partacce. Neppure di fare fare la parte. Proprio non era capace di barare, Lucetta." </span></p><p><span style="font-size: large;">Con Lucetta mi ritrovo nel detestare di travestirmi, nel non essermi mascherata per Carnevale, nel darmi tristezza i carri di carnevale, nel fantasticare su Mery Poppins e canticchiare la canzoncina del film. Siamo nel giugno del 1967e siamo in prima elementare, suor Melania dà uno schiaffo sulle mani a Lucetta <i>per distoglierla da scrivere con la sinistra...il lato del diavolo, Tesoro!</i></span></p><p><span style="font-size: large;">Scorre la storia e scorrono gli anni, scorrono i film. Tutti a casa, con Alberto Sordi, un film amatissimo sull'otto settembre del 1943, l'armistizio. Ci accorgiamo che i ricordi sono simili, le letture dei libri nella nostra infanzia, e poi il libro che ci dirà come si nasce e a pagina 348 troviamo l'atto linguistico di cui vi dicevo prima. </span></p><p><span style="font-size: large;">Un romanzo che riguarda l'infanzia ma che riguarda gli adulti che siamo diventati fra letture, film, canzoni, giochi e dispetti. </span></p><p><span style="font-size: large;">Gli auguri del Regno della Litweb a Daniela Matronola </span></p><p><span style="font-size: large;">Ippolita Luzzo </span></p><p><span style="font-size: large;"><br /></span></p><p><span style="font-size: large;"> </span></p><p><span style="font-size: large;"><br /></span></p><p><span style="font-size: large;">D</span></p>Ippolita Litwebhttp://www.blogger.com/profile/04099352188669790735noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4660543185043576167.post-29412736470525801172024-03-06T14:49:00.022+01:002024-03-06T14:57:07.824+01:00Sacha Naspini da Le nostre assenze a Errore 404 <p><span style="font-size: large;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-size: large;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjo9knMI2f9CnvpQRFP-XqjMR8U_68M7k4lBbCDjpuBZFsm5PcXRnCNu7iTqPr1sEjM6hIkrynnZcsIoKFa2QCTQgpIwQZ9yGhIkCja2WKqTiPIFOmRilxN4CUQZRiZvNFnCQ8h4I3M5y5FDeHB1VRKl7MZk3gl1cBCQmgfzIKjEi189dh4tp-2E480B9Cq/s933/le%20nostre%20assenze.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="933" data-original-width="600" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjo9knMI2f9CnvpQRFP-XqjMR8U_68M7k4lBbCDjpuBZFsm5PcXRnCNu7iTqPr1sEjM6hIkrynnZcsIoKFa2QCTQgpIwQZ9yGhIkCja2WKqTiPIFOmRilxN4CUQZRiZvNFnCQ8h4I3M5y5FDeHB1VRKl7MZk3gl1cBCQmgfzIKjEi189dh4tp-2E480B9Cq/s320/le%20nostre%20assenze.jpg" width="206" /></a></span></div><span style="font-size: large;"><br />Le nostre assenze di <b><i>Sacha Naspini</i></b> è stato ripubblicato da e&o edizioni nel 2022. La precedente edizione è del 2012 per Elliot. Nei dieci anni Sacha ha scritto molto altro e le sue opere sono state tradotte in vari paesi del mondo, dagli Stati Uniti all’Egitto. </span><div><span style="font-size: large;">In tutti i continenti. </span></div><div><span style="font-size: large;">Questo per dire la diffusione e la bravura di un autore che inchioda il lettore sul personaggio narrante e fa male, fa molto male ma insieme attrae. Il male che attrae, chissà perché. Sarà forse il ritmo impresso alla narrazione e ai fatti che accadono. </span></div><div><span style="font-size: large;"><b><i>Le nostre</i></b><span> </span><b><i>assenze</i></b><span> narra la storia di un mostro, un mostro bambino, un bambino narrante mostruosità, almeno per me sono mostruosità il vivere da anaffettivi, il disprezzo verso l’amico e compagno di gioco più povero, mostruosità quei legami anaffettivi con la mamma, con il nonno che muore. Proprio col funerale del nonno inizia la composizione dei legami familiari e le reazioni.</span></span></div><div><span style="font-size: large;">Capisco che i funerali siano delle macabre sceneggiature e i ragazzini reagiscano con azioni prive di collegamento emotivo. Ci troviamo da subito nella famiglia alla elaborazione del lutto. La storia poi prende la strada della scoperta di altre tombe, le tombe etrusche a volte orrendamente scempiate dai tombaroli. Storie vere. Nelle tombe che diventano ancora una volta tombe e seppelliscono la fiducia e l’amicizia, e seppelliscono ogni sentire affettivo, sta la chiave del racconto che non può essere chiuso se non una volta terminato di leggere tanto è la tensione che tiene e trattiene.</span></div><div><div><p></p><p><span style="font-size: large;"> Terribili tutti. Adulti e bambini. Una umanità che guardiamo pensando ossessivamente che noi non siamo in quel modo. C’è uno sguardo da entomologo proprio perché distante, proprio perché si guarda e non si interviene. Nel deserto dell’affettività</span></p><p><span style="font-size: large;">Un racconto ipnotizzante</span></p><p><span style="font-size: large;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-size: large;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEju6nUpemKP8e1EZB8EbiCM4KG6sbyuYVjwri_CUvWk5vxdWTuIXxCKlpYtiGQGd_DU3E7kzUmBpGuW0uZTaw4nSMT5n9TF3j-n818W2deuHi6yBO5EEhwL89bSemtf3YjXRjoI4Jok2wVH_7XKECw_D50GhggWnscsjXsM1S99GmUigx2xi-VaC_Dfngsq/s834/Sacha%20Naspini.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="834" data-original-width="536" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEju6nUpemKP8e1EZB8EbiCM4KG6sbyuYVjwri_CUvWk5vxdWTuIXxCKlpYtiGQGd_DU3E7kzUmBpGuW0uZTaw4nSMT5n9TF3j-n818W2deuHi6yBO5EEhwL89bSemtf3YjXRjoI4Jok2wVH_7XKECw_D50GhggWnscsjXsM1S99GmUigx2xi-VaC_Dfngsq/s320/Sacha%20Naspini.jpg" width="206" /></a></span></div><span style="font-size: large;"><br />Scritto nel maggio del 2023 ora lo ripropongo qui nel Regno della Litweb in attesa di leggere Errore 404 il libro del 2024 di Sacha Naspini</span><p></p><p><span style="font-size: large;">Ippolita Luzzo </span></p><p><span style="font-size: large;">"Con tanti romanzi all’attivo (Villa del seminario, Le Case del malcontento, Nives, Ossigeno e altri ancora), Sacha Naspini (Grosseto, 1976) è ormai considerato uno degli autori italiani più originali e più letterariamente dotati della sua generazione. Tradotto in ventisei paesi, vincitore di numerosi premi, Naspini è uno scrittore poliedrico, che eccelle nella creazione di bellissime storie legate al territorio della Maremma così come nell’invenzione di mondi distopici e sorprendenti. Il suo stile di scrittura è unico: immaginifico e preciso al tempo stesso, inventivo, efficace"</span></p></div></div>Ippolita Litwebhttp://www.blogger.com/profile/04099352188669790735noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4660543185043576167.post-72247843892634620622024-03-03T10:05:00.002+01:002024-03-03T10:06:05.357+01:00Stefania Nardini L'ultimo treno da Kiev Les Flâneurs Edizioni<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgCL6X2FRLmvU2pTn08_sgJsi1en2MYwtK2j5xNXEorvWr6KvBKBY9NPk3bk28daKd8eAsa6nenH-bf0OHkxeSGliBTD2kqWv6UglzGx3J-5F6pwnS0-iJOFHwyqimEyvKzRslLG577ue6vRemfcSLDyvvDtyZ0m0NLjnYkjD5G1O9jPEAZv6pyVbB-c0Iq/s1124/stefania.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1124" data-original-width="843" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgCL6X2FRLmvU2pTn08_sgJsi1en2MYwtK2j5xNXEorvWr6KvBKBY9NPk3bk28daKd8eAsa6nenH-bf0OHkxeSGliBTD2kqWv6UglzGx3J-5F6pwnS0-iJOFHwyqimEyvKzRslLG577ue6vRemfcSLDyvvDtyZ0m0NLjnYkjD5G1O9jPEAZv6pyVbB-c0Iq/s320/stefania.jpg" width="240" /></a></div><br /> <span style="font-size: large;"><span>Stefania Nardini candidata al Premio Strega per L'ultimo treno da Kiev, credo sia questa la notizia più interessante nelle candidature al Premio Strega nel 2024. Non perché non vi siano moltissime proposte valide ma per l'inusualità del tema. Un romanzo civile, lo chiamo io, questo di Stefania Nardini, giornalista pubblicista dal 1980, che ha lavorato per il quotidiano «Paese Sera» e il settimanale «L'Europeo». </span><span>Poi da giornalista professionista </span><span> per il giornale, «Il Mattino», si è occupata di inchieste nelle terre di camorra e di temi sociali. </span></span><p></p><p><span style="font-size: large;">Stefania Nardini in questo suo romanzo, scritto in prima persona, narra la vicenda di una badante ucraina, nel suo paese insegnante di lettere non più pagata da tempo dallo Stato per le vicende storiche del post comunismo. Nel disfacimento dell'impero russo e dopo il crollo del muro di Berlino vedremo arrivare in Italia moltissime donne, soprattutto donne, per cercare un lavoro e una paga che per quanto misera a volte era sempre con maggiore valore di quella percepita o non percepita affatto nel loro paese. </span></p><p><span style="font-size: large;">Irina arriva in Italia da clandestina, e la sua fortuna sarà incontrare Rosa, una giornalista che sarà la sua datrice di lavoro, ed in Rosa quasi io ho immaginato di vedere Stefania a raccogliere la testimonianza di Irina. </span></p><p><span style="font-size: large;">Un romanzo verità. Leggo accanto a mia madre, allora in vita, leggo accanto alla gentile Rodrica che le fa compagnia ogni pomeriggio, e Rodrica, mi ascolta raccontare le vicende di Irina e le mescola con le sue. Hanno lasciato entrambe la loro casa, entrambe hanno lasciato una figlia, e hanno affrontato l'incerto per garantire un futuro certo alle loro figlie. Irina va a Kiev da una agenzia che si occupa di organizzare questi viaggi in Italia ma ben presto si accorgerà di quanto siano imbrogliate e trattate come merce dai componenti di queste organizzazioni mafiose.</span></p><p><span style="font-size: large;">Rodrica mi racconta storie orribili, mi racconta di solitudine assoluta in un paese senza conoscere la lingua, in un albergo recluse, lei e le altre, senza poter bere un caffè, senza poter scendere al bar, in attesa di chi le avrebbe poi portate dove avrebbero lavorato. </span></p><p><span style="font-size: large;">Una storia traumatizzante, una storia che lascia queste donne ferite per sempre, ricordo perfettamente le parole di Rodrica dirmi:- Dopo aver attraversato tutto questo non sono più quella che ero prima. - ed in effetti non si può, anche se lei poi ha incontrato un uomo buonissimo, si è sposata, ma il trauma ha portato una trasformazione irreversibile. </span></p><p><span style="font-size: large;">Capiranno dunque i giurati del Premio Strega di non avere il solito romanzo che racconta una malattia individuale per quanto dolorosa ma una malattia storica che riguarda tutti su come la storia universale trasforma e sconvolge i destini dei singoli? </span></p><p><span style="font-size: large;">Vorrei riportare la motivazione di Gianni Maritati a proporre il libro: "Con uno stile aderente alla crudezza della realtà raccontata, il romanzo ricostruisce in modo doloroso la fuga di tante donne ucraine dalla fame e dalla guerra. Con gli occhi di Irina, la protagonista costretta a lasciare il suo Paese per cercare in Italia un nuovo futuro insieme a sua figlia, possiamo vedere le piaghe dell’immigrazione clandestina, lo strapotere delle mafie, le scosse terribili dello sradicamento culturale. Un viaggio, quello di Irina, verso la libertà e l’emancipazione. I personaggi sono memorabili. Da sottolineare la partecipazione affettuosa ma mai invadente dell’autrice a un grande dramma del nostro tempo."</span></p><p><span style="font-size: large;">Intanto il libro sta qui nel Regno della Litweb con gli auguri più cari e con il desiderio di vederlo come libro utile per conoscere questi anni così grevi che dalla caduta del muro di Berlino continuarono a cadere nell'abiezione più profonda di guerre senza fine. Nell'anno di Gaza, del genocidio di un popolo, L'ultimo treno da Kiev è la storia che si fa nei nostri destini. </span></p><p><span style="font-size: large;">Ippolita Luzzo </span></p>Ippolita Litwebhttp://www.blogger.com/profile/04099352188669790735noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4660543185043576167.post-28645616138717130272024-03-01T16:55:00.005+01:002024-03-01T17:05:21.814+01:00Sillabario all'incontrario di Ezio Sinigaglia <p><span style="font-size: large;"> </span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-size: large;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgI5K0kiqlQFcnVyi34tOJ62616K6PhGD1T4BLzWF3qWoOj4Tx8-Sw6uuDLpT20R8ARCjGAtikwgAGBwgKq3qmsuVHLRirl1U1pPlRERnNvI9NwlUQ8eXzUt0YX-E5MlYYrUEpMnCAGPmba8l9kV1TGG4dU7dTnRIUESgoLo6EPOvlVBxqyasztl36OYNm_/s2048/Sillabario.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2048" data-original-width="1536" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgI5K0kiqlQFcnVyi34tOJ62616K6PhGD1T4BLzWF3qWoOj4Tx8-Sw6uuDLpT20R8ARCjGAtikwgAGBwgKq3qmsuVHLRirl1U1pPlRERnNvI9NwlUQ8eXzUt0YX-E5MlYYrUEpMnCAGPmba8l9kV1TGG4dU7dTnRIUESgoLo6EPOvlVBxqyasztl36OYNm_/s320/Sillabario.jpg" width="240" /></a></span></div><span style="font-size: large;"><b><i>Sillabario all'incontrario</i></b> inizia con<br />Z zoo Emergenza che tende a imporsi come modo di vita, così leggiamo sulla copertina con illustrazione creata da <b><i>Francesco Dezio</i></b> per la Casa editrice <b><i>TerraRossa</i></b>.</span><p></p><p><span style="font-size: large;"> Il libro di <b><i>Ezio Sinigaglia</i></b> comincia all'incontrario e va dalla Zeta alla Q per descrivere il presente, poi dalla P alla H per i ricordi d'infanzia e dalla G il narratore prende coscienza dei limiti della sua indagine. Dalla lettera E alla lettera A si investiga sulla morte, sull'erotismo, sull'etica.</span></p><p><span style="font-size: large;">Sarà una autobiografia, un saggio, senza però averne la disciplina, scritto nel periodo dal 1996 al 1997 come una medicina, in un periodo in cui l'autore era in convalescenza, ed a settembre il ritorno alla normalità sembrava lontano. Il medico quindi consiglia proprio di iniziare a scriverne, e dunque noi lo leggeremo come medicina. </span></p><p><span style="font-size: large;">A dir la verità il libro di Ezio Sinigaglia abita a casa mia dalla sua pubblicazione, anche prima, dal febbraio 2023, ma solo ora, dopo che l'ho visto aspettarmi paziente sulla poltrona della camera da letto per mesi, ho deciso di portarlo qui nel blog come compagnia. Se qualcuno mi domandasse il motivo per cui io mi siedo e scrivo qui sul blog io risponderei che scrivo per farmi compagnia, per chiacchierare con il libro, con il suo autore come se fosse a casa mia, ed ora Ezio Sinigaglia qui abita. Con le sue lettere. </span></p><p><span style="font-size: large;">Trovo le orecchiette messe al libro da tempo e vi parlerò della lettera H come Humour. La più amata. </span></p><p><span style="font-size: large;">Ciò che ci accomuna è che dall'infanzia fino all'età adulta il silenzio e l'ironia ci riuscivano spontanei. Se ognuno di noi ricorda come abbiamo iniziato a percepire il nostro io in tutti è nato il desiderio che il nostro corpo sia riconoscibile e <i>"da quel momento si comincia a desiderare di essere notati e riconosciuti per quel che siamo:io: se ciò non accade, se ne resta perplessi ancor prima che frustrati" </i></span></p><p><span style="font-size: large;">L'umorismo nasce non già dalle armonie ma dalle stonature, non dalle conferme ma dalle smentite, e così tutto il creato appare spiegabile e perfetto e il vero rischio rimane domandarsi che cosa diavolo ci stessi a fare io, si chiede l'autore e ci siamo chiesti un po' tutti e poi troviamo un nostro ricordo dell'infanzia, almeno della mia infanzia: osservare le formiche. </span></p><p><span style="font-size: large;">Abbiamo guardato per anni, per estati intere le formiche e però nessuno come Ezio ci darà ora quella formica con la sua briciola sul dorso, troppo pesante per la costituzione della formica, come se un uomo si fosse messo sulle spalle un cavallo. </span></p><p><span style="font-size: large;">Bambini: Sillabario all’incontrario di Ezio Sinigaglia sulla terribile infanzia della inadeguatezza, della crudeltà. Inadeguati a fare cose che si impareranno poi ci si ritrova a 15 anni a fare lo scherzo crudele a Pietro Rana. Con Carlo due Ezio afferra Pietro, il ragazzo che si fidava di lui, e lo lanciano in acqua con tutti i vestiti. Pietro non dirà alla madre chi gli ha fatto lo scherzo perché per lui l’amicizia è fatta di silenzio. Saper star zitto quando l’amico ti tira proprio un tiro mancino. Proprio il suo silenzio sarà la punizione per Ezio che non farà più scherzi crudeli. Intanto Carlo due muore annegato alle Egadi qualche tempo dopo. Resto di sasso</span></p><p><span style="font-size: large;">ed ora vi parlo della D, ho dilazionato a lungo a scrivere questo post, perché<i> "vivevo di giorno in giorno con affaticata neghittosità"</i> e da tutto questo poi sono stata trascinata fin quassù dai tormenti e dai patimenti di Ezio che con il suo stile sempre divertito, incuriosito, osserva il suo corpo raffreddarsi, il suo cuore battere velocemente, mentre si chiede il da farsi a Parigi in una stanza sconosciuta. </span></p><p><span style="font-size: large;">Ho messo orecchiette alla lettera M come Mare, Non si potrebbe stare senza il mare, si vive col mare, io lo intravedo da casa, vivo sul golfo di sant'Eufemia, ed Ezio vive sul mare, a pochi passi. Il mare è paesaggio, e spazio, colore, il mare è vivo. il mare respira. <i>"Il mare come presenza , come vicinanza. Poi c'è il mare come distanza, come assenza. L'oltremare. Il mare che ho messo fra me e il mondo: fra me e me." </i></span></p><p><span style="font-size: large;">Ed è con la lettera L Lontano che vi lascio, con la lettera del congedo. Leggendo Ezio Sinigaglia sembra di sentire un parlottio fra noi, come se fossero i nostri stessi pensieri, tanto è simile il ragionare fra noi tutti dotati di umorismo, di ironia, di distanza. Nel ciò che ci accomuna sentiamo l'universale, sentiamo il tempo che rimane, sentiamo una scrittura che diventa classico, cioè che resta, oltre il tempo, senza scadenza, </span></p><p><span style="font-size: large;">Leggiamo dunque il Sillabario all'incontrario scoprendo tutte le lettere e ogni volta con un sorriso nuovo ci troveremo. </span></p><p><span style="font-size: large;">Ippolita Luzzo </span></p>Ippolita Litwebhttp://www.blogger.com/profile/04099352188669790735noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4660543185043576167.post-89659122372755926152024-02-28T12:57:00.011+01:002024-02-28T13:14:31.454+01:00Giacomo Verri Storie di coscienti Imperfetti Wojtek edizioni <p><span style="font-size: large;"> </span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-size: large;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi20yA7F7L61cTOrHajCSTh_G0CZSIo9T1cGEZNdljEZ0JUFHfhGt2L7zBGMKyz_x7jG1hIK497-aMXqQYKcHsXKKT0_qyUmebFWn1hA9ewj_57qHoNTHUQu6yt24qJBX2pPEdyO2chJaDmde4sTegtH-3IbY4knj-Fk_HS7geJvqSjcZPg1ZmE6877RvVR/s804/Giacomo%20verri.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="804" data-original-width="536" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi20yA7F7L61cTOrHajCSTh_G0CZSIo9T1cGEZNdljEZ0JUFHfhGt2L7zBGMKyz_x7jG1hIK497-aMXqQYKcHsXKKT0_qyUmebFWn1hA9ewj_57qHoNTHUQu6yt24qJBX2pPEdyO2chJaDmde4sTegtH-3IbY4knj-Fk_HS7geJvqSjcZPg1ZmE6877RvVR/s320/Giacomo%20verri.jpg" width="213" /></a></span></div><span style="font-size: large;"><br />Siamo con Giacomo Verri a Giave, una cittadina piemontese sul fiume Sesia. Dal passato medievale non è rimasto nulla tranne pochi ruderi e della storia successiva qualche testimonianza nelle chiese. Un posto come tanti nel Nord-Ovest d'Italia, orrendamente scempiato dall'edilizia fascista e dal capitalismo poi. C'è un museo deserto, un paio di supermercati e una casa di riposo, un cinema suppongo non molto frequentato. Eppure in questo essere un luogo come tanti Giacomo Verri vi ha ambientato i suoi racconti stando bene attento a chiarire che sono racconti di pura invenzione, che non si riferiscono a fatti avvenuti realmente. Sarà, mi viene da pensare leggendo i racconti dove una coppia tiene una leonessa in gabbia. Certamente chi ha avuto una leonessa in casa non sarà stata una persona comune. </span><p></p><p><span style="font-size: large;">Eroi e no</span></p><p><span style="font-size: large;"><b><i>La storia dei bambini trasparenti</i></b> è il titolo del primo racconto. Sono ferma sul titolo del libro: <b><i>Storie di coscienti imperfetti.</i></b> Conosco Giacomo Verri da molti anni e so quanto lui ricerchi con serietà su momenti storici e ora su momenti individuali. Conosco quasi i personaggi dei suoi racconti perché coscienti imperfetti siamo tutti noi. Voglio rifermarmi sul primo racconto ambientato in un interno, su un muro che divide due appartamenti. Su una coppia che sta in ascolto, origlia il litigio della coppia nell’altro appartamento. Curiosi e interessati sembrano. Sembrano anche brave persone i due che non litigano ma origliano finché non venga chiesto loro di agire ed allora tutta la disonestà del loro essere si rivela. Sulla disonestà si ragiona poco ma è disonesto chi se può aiutare non aiuta. Giacomo ha il grande coraggio di mostrarci la disonestà nel suo più grande squallore nella stanza di un appartamento normale, davanti una porta</span></p><p><span style="font-size: large;">Letteratura civile si chiama e sembra quasi che in questi racconti ci stia tutta. Quell’interrogarsi su comportamenti individuali di fronte ai disagi di altri. Il film Zona di interesse, ora sugli schermi, racconta l’orrore del campo dì concentramento visto dal confortevole stare della villa del gerarca nazista ma anche nel primo racconto la coppia origlia e basta. Noi tutti dobbiamo chiederci cosa avremmo fatto</span></p><p><span style="font-size: large;"> E intanto trovare un senso alla vita come fanno Adelina Silvio nel racconto<b><i> Leonessa</i></b>, convivendo con una leonessa per poi essere costretti, loro malgrado e con grande dolore, a metterla in gabbia nella Curva del leone</span></p><p><span style="font-size: large;"><span>"Adelina domandò, Quanto tempo può vivere un leone? </span><span>Era l’estate successiva al loro matrimonio, avevano finito di </span><span>cenare da poco. Silvio sollevò le spalle. Non so, disse. Be’, potremmo informarci, incalzò lei" e poi t</span><span>rascorsero gli anni. La curva divenne un’attrazione; la gente </span><span>in auto rallentava in maniera dissennata per buttare un occhio </span><span>a Elsa, la leonessa, e lei solo di tanto in tanto si lasciava vedere dietro le </span><span>sbarre. </span></span></p><p><span style="font-size: large;"><b><i>Difficile come guardare dentro i sassi </i></b>è l’ultimo dei racconti della raccolta dal titolo Storie di coscienti imperfetti. Ambientato in una casa di riposo durante la pandemia, qui ritroviamo Adelina, e un lui, Luca, che tentano di mantenere un rapporto di affettuosità malgrado sia tutto difficile. </span></p><p><span style="font-size: large;"><span>Adelina è la proprietaria della leonessa e racconta a Luca di quando l</span><span>’avevano comprata a un costo irrisorio, alla fine degli </span><span>anni Settanta, da un tizio dello Zaire che trafficava animali esotici, </span><span>per </span><span>qualche tempo l'avevano tenuta in centro a Giave, a casa di un amico, </span><span>sul terrazzo. Poi però, quando non poterono più tenerla libera, </span><span>sistemarono la gabbia lungo la strada così che tutti potessero </span><span>vedere Elsa passando in auto</span></span></p><p><span style="font-size: large;"><span>Adelina e Luca hanno una bella amicizia ma arriva il Covid e non possono vedersi e lei scrive a lui" Tutto è difficile come guardare dentro i sassi" e la spiegazione è che</span><span> quando era piccola scendeva con lo zio lungo </span><span>il fiume Sesia a scagliare sassi contro altre pietre finché non si </span><span>spezzavano, e dentro sembravano più belli e più preziosi rispetto a come apparivano da fuori. Voleva dire che, se oggi i loro </span><span>figli avessero potuto fare una visita, li avrebbero trovati anch’essi </span><span>più preziosi, e infinitamente più fragili.</span></span></p><p><span style="font-size: large;">La mia lettura non è una recensione ma una visita, ho visitato Giave con i suoi luoghi, con i suoi personaggi con gli occhi e la scrittura di Giacomo Verri, una scrittura rigorosa, precisa e soprattutto vera. </span></p><p><span style="font-size: large;"><br /></span></p><p><span style="font-size: large;"><span>"Siamo stati a Giave dove c'è un piccolo museo, quasi sempre deserto. Ci sono un </span><span>bowling, un cinema, molte banche, una grande manifattura, </span><span>un paio di supermercati e una casa di riposo tappezzata di piastrelle verdi. Secondo un collaudato meccanicismo, le ragazze si </span><span>accoppiano a ragazzi della stessa estrazione sociale, si sposano, </span><span>fanno figli. C’è lavoro quasi per tutti."</span></span></p><p><span style="font-size: large;">Ippolita Luzzo </span></p><p><span style="font-size: large;"><br /></span></p><p><br /></p>Ippolita Litwebhttp://www.blogger.com/profile/04099352188669790735noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4660543185043576167.post-80735787169653854082024-02-21T16:15:00.021+01:002024-02-23T10:53:18.905+01:00Così è se vi pare al Teatro Grandinetti per AMA Calabria <p><span style="font-size: large;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-size: large;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhcMiONxCwAWH4IZ3eM0Fx_MdPlR_DhyphenhyphenTa2vEg64REoH1pkkCr-FIWGK0qzq7uLH8DrYKi1ZidPFfYI_-dM0QNMITPlz5t8UKCPzSWXjOsccHzl5shuKHU1E0dB3-IvXOeNhP2gjllSv15aWGve9wIMDViOYYLnQEE_i6A-epozPGzYYerokThRp4p83vOZ/s843/Cos%C3%AC%20%C3%A8.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="843" data-original-width="843" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhcMiONxCwAWH4IZ3eM0Fx_MdPlR_DhyphenhyphenTa2vEg64REoH1pkkCr-FIWGK0qzq7uLH8DrYKi1ZidPFfYI_-dM0QNMITPlz5t8UKCPzSWXjOsccHzl5shuKHU1E0dB3-IvXOeNhP2gjllSv15aWGve9wIMDViOYYLnQEE_i6A-epozPGzYYerokThRp4p83vOZ/s320/Cos%C3%AC%20%C3%A8.jpg" width="320" /></a></span></div><span style="font-size: large;"><br />Specchi e ologrammi per Così è se vi pare in splendida interpretazione di Milena Vukotic e Pino Micol al Teatro Grandinetti di Lamezia Terme per AMA Calabria Stagione teatrale 2023/24</span><p></p><p><span style="font-size: large;">Scritta nel 1917 da una novella poi divenne un atto teatrale con questo titolo così attuale e stasera con l’allestimento da una strepitosa intuizione di Giovanni Macchia, il più rilevante critico di Pirandello: il cannocchiale rovesciato che permetterà di vedere le cose vicine come distanti</span></p><p><span style="font-size: large;"><i>“Le cose più vicine, vissute, torturanti, furono viste con il binocolo rovesciato: da quella distanza che ne permettesse la meditazione assorta o l’ironia o addirittura il grottesco”.</i></span></p><p><span style="font-size: large;"><i>Geppy Gleijeses ha chiesto a uno dei più importanti videoartist del mondo di creare, in un contenitore vuoto, degli ologrammi assolutamente tridimensionali, donnine e piccoli uomini alti 50 centimetri, che altro non sono che i personaggi della commedia, i quali inutilmente si affannano per scoprire una verità che non esiste.</i></span></p><p><span style="font-size: large;"><i>All’ingresso della Signora Frola, quegli esserini li rivedremo in dimensioni normali. Piccoli uomini che riprendono le loro reali fattezze di fronte alla grandezza del dolore e dell’amore di una madre." </i> </span></p><p><span style="font-size: large;">Una messa in scena sorprendente e piacevole, bravissimi tutti gli attori in scena, splendidi i costumi, grande regia, e soprattutto applausi al teatro vero di Milena Vukotic la signora Frola, di Pino Micol Signor Laudisi. Un testo sul ragionare sull'impossibilità di conoscere la verità degli altri.</span></p><p><span style="font-size: large;"> Aggiungo un mio antico pezzo del 2010 </span></p><p><span style="font-size: large;"><span> 6 ottobre 2010, raccontandola da allora c</span><span>ome la racconterebbe Pirandello</span></span></p><p><span style="font-size: large;">L’impossibilità di conoscere la verità con una commedia</span></p><p><span style="font-size: large;">Così è, se vi pare</span></p><p><span style="font-size: large;">Arriva in una tranquilla cittadina di provincia un nuovo impiegato, il signor Ponza con la suocera, signora Frola, scampati ad un terremoto nella Marsica.</span></p><p><span style="font-size: large;">Il signor Ponza va ad abitare insieme alla moglie che nessuno vede all’ultimo piano di un caseggiato periferico, la signora Frola in un elegante appartamentino del centro.</span></p><p><span style="font-size: large;">Tutto il paese mormora: La moglie viene segregata non può uscire, la mamma non può andare a far visita alla figlia.</span></p><p><span style="font-size: large;">Il signor Ponza viene quindi chiamato dal suo superiore per spiegare e far cessare il chiacchiericcio.</span></p><p><span style="font-size: large;">La signora Frola, anticipando con mossa a sorpresa, giustifica il genero reo solo di una eccessiva possessività verso la moglie.</span></p><p><span style="font-size: large;">Ma il signor Ponza afferma che la suocera è pazza, sua figlia è morta nel terremoto, questa è la sua seconda moglie e lui ha dovuto prendere le precauzioni per salvaguardarla dall’invadenza di lei.</span></p><p><span style="font-size: large;">Mentre i presenti si rassicurano arriva la signora Frola che, venuta a conoscenza dei fatti, accusa lui di essere pazzo, non ha più riconosciuto la moglie quando questa è ritornata a casa dopo un ricovero in una casa di cura e per accettarla di nuovo hanno dovuto inscenare seconde nozze.</span></p><p><span style="font-size: large;">Nel tentativo di risolvere la questione il consigliere comunale organizza un incontro pubblico fra suocera e genero.</span></p><p><span style="font-size: large;">Ma messi uno di fronte all’altro il signor Ponza aggredisce la suocera e solo dopo si scuserà dicendo di essere stato costretto a recitare per mantenere nella signora Frola l’illusione della sua pazzia.</span></p><p><span style="font-size: large;">La curiosità aumenta</span></p><p><span style="font-size: large;">Viene così condotta in comune, come ultima chance, per calmare le voci, la moglie col viso coperto di nero.</span></p><p><span style="font-size: large;">Ella però afferma di essere sia la figlia della signora che la seconda moglie del signor Ponza e di sé dice- io sono colei che mi si crede-</span></p><p><span style="font-size: large;">Impossibile avere una visione certa e unica della realtà</span></p><p><span style="font-size: large;">Si ride si sorride poi amaramente ci si rende conto che questa opera teatrale viene recitata come in un onirico sogno di Bunuel sulle strade e sulla rete del nostro vivere e i personaggi siamo noi che creiamo ognuno la nostra verità su vicende poco catalogabili, complesse, dense di premesse, privi di riscontri facilmente fruibili e con protagonisti evanescenti inafferrabili</span></p><p><span style="font-size: large;">Pirandello mi ha aiutato</span></p><p><span style="font-size: large;">Mi ha ricordato l’inutilità di voler dire una verità che sarà confutata che dovrà essere di nuovo spiegata e come leggiamo Nel Paese delle prugne verdi di Herta Muller: Il silenzio ci imbarazza, parlare ci rende ridicoli</span></p><p><span style="font-size: large;">IL paese delle prugne verdi è un paese sotto la dittatura di un potere che cerca e costruisce qualsiasi illazione per punire non solo gli oppositori ma gli spiriti ingenui pericolosi perché pensano ancora di vivere senza sospettare l’inganno</span></p><p><span style="font-size: large;"><span>Pirandello deliziosamente continua il suo scavo nei personaggi con Sogno, ma forse no </span><span> Il gioco delle parti Come tu mi vuoi Ma non è una cosa seria</span></span></p><p><span style="font-size: large;">Siamo tutti delle maschere, dice lui, però siamolo con un briciolo di responsabilità</span></p><p><span style="font-size: large;">E poi possiamo sicuramente leggermente ariosamente divertirci sulla rete bidibodibù</span></p><p><span style="font-size: large;">Ippolita Luzzo </span></p><p><span style="font-size: large;"><br /></span></p><p>COSÌ È (SE VI PARE)</p><p>di Luigi Pirandello</p><p><br /></p><p>con Milena Vukotic, Pino Micol e Gianluca Ferrato</p><p>e con Maria Rosaria Carli, Luchino Giordana</p><p>e Giovanna Bozzolo, Marco Prosperini, Antonio Sarasso, Giorgia Conteduca, Vicky Catalano, Walter Cerrotta, Giulia Paoletti</p><p><br /></p><p>Regia Geppy Gleijeses</p><p>Videoartist Michelangelo Bastiani</p><p>Costumi Chiara Donato</p><p>Light designer Francesco Grieco</p><p>Musiche Teho Teardo</p><p>Aiuto regia Giovanna Bozzolo</p><p><br /></p><p>Produzione Gittiesse Artisti Riuniti</p>Ippolita Litwebhttp://www.blogger.com/profile/04099352188669790735noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4660543185043576167.post-8716854918406012432024-02-10T15:59:00.002+01:002024-02-10T16:04:34.556+01:00Danza Cieca di Virgilio Sieni al Marca <p><span style="font-size: large;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-size: large;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhHCHUL_NoNqxxKl04wujx30slBB0zrF0Ed1YZam-fiowtocXZmITiBOJhdkhfl2BsgPfm7Z0EnhbJE62M_brQHkCdzMGcZg2xpt8RECdTn8dkRNgFpor_8NFzsYxuQW70X24sOpXn21vKc6ZVK_RBQ4oG8rsdsinTP3kcyvKx9Sm5hs_1nwlwqJJMFVeRS/s1477/danza%20cieca.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1477" data-original-width="1034" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhHCHUL_NoNqxxKl04wujx30slBB0zrF0Ed1YZam-fiowtocXZmITiBOJhdkhfl2BsgPfm7Z0EnhbJE62M_brQHkCdzMGcZg2xpt8RECdTn8dkRNgFpor_8NFzsYxuQW70X24sOpXn21vKc6ZVK_RBQ4oG8rsdsinTP3kcyvKx9Sm5hs_1nwlwqJJMFVeRS/s320/danza%20cieca.jpg" width="224" /></a></span></div><span style="font-size: large;"><br /> "Siamo il corpo. Lo abitiamo e come organismo sensibile siamo predisposti allo spostamento." nelle note introduttive del libro di Virgilio Sieni il corpo è lo strumento che accoglie ed è accolto, agisce e dialoga con la capacità di percepire l'aura delle cose, scrive Sieni e leggere il libro amplifica lo spazio della conoscenza.</span><p></p><p><span style="font-size: large;">Il libro è pubblicato nella collana "rasoi" da una raffinata casa editrice da me amatissima "Cronopio" </span></p><p><span style="font-size: large;"><span>"Danza cieca nasce per originare le cose che dall’attesa prendono vita" l’aura come presenza tangibile, scrive Virgilio Sieni coreografo e danzatore del gesto, oserei dire io, creatore di Danza scenica, duetto danzato da lui insieme al danzatore non vedente Giuseppe Comuniello</span><span> </span><span>una danza sulla tattilità, con musica dal vivo di Spartaco Cortesi.</span></span></p><p><span style="font-size: large;">Ora siamo al Marca, noi spettatori di Danza Cieca.</span></p><p><span style="font-size: large;"> Danza cieca sfida il limite del corpo. </span></p><p><span style="font-size: large;">Non ti vedo ma ti sento, sento il gesto, sento lo spazio, possiamo danzare insieme. I limiti del corpo superati con la sensibilità, con l’apprendimento e la tecnica, con la memoria. Gesti ripetuti, gesti che si fanno parola e dialogo. In un crescendo di immagini pittoriche vediamo gesti delle pale ammirate nelle pinacoteche, nei musei. L’arte che non sta più appesa al muro ma scende nel grande spazio allestito e delimitato dalle sedie dove noi spettatori prendiamo posto. Sul pavimento un tappeto di cartone delineato da linee bianche e in un angolo due blocchi di argilla. Servirà l’argilla ad essere plasmata e trasformata dal tatto, servirà a dare vita ad altri quadri. Nessuna fotografia possibile durante lo spettacolo, nessun video, ma era giusto così altrimenti si sarebbe persa la continuità dell’azione. </span></p><p><span style="font-size: large;">Una danza silenziosa ma armonica, la musicalità piano piano si faceva spazio ma non era il suono delle note bensì il suono del gesto. Il dominio dello spazio, la percezione dello spazio benché non fosse visto da uno dei danzatori privo del dono della vista ma in grado di sopperire alla mancanza con il gesto, con la ripetizione, con la assoluta padronanza della situazione. </span></p><p><span style="font-size: large;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-size: large;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhrISAq11xkpiKYznDrdha0CPy8jQcs-HPXwz7xU_yDKNuE8s3tf0SH-1C9NlTSf3AQoJ_Y7BnI7oEbqJ2ZhXKoKOWzAS-iQCj-FpeYvbdjj90eQ1vK2pWL0A4cCv3F6GdzSleuuI3FYJpcxwmrguSbkKuTpzgRIaVzcTGXB09f6egnQ-rLQFG0z90coLRh/s2048/danza%20cieca.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2048" data-original-width="1536" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhrISAq11xkpiKYznDrdha0CPy8jQcs-HPXwz7xU_yDKNuE8s3tf0SH-1C9NlTSf3AQoJ_Y7BnI7oEbqJ2ZhXKoKOWzAS-iQCj-FpeYvbdjj90eQ1vK2pWL0A4cCv3F6GdzSleuuI3FYJpcxwmrguSbkKuTpzgRIaVzcTGXB09f6egnQ-rLQFG0z90coLRh/s320/danza%20cieca.jpg" width="240" /></a></span></div><span style="font-size: large;"><br />Un situazionismo danzante, mi sembra di poter chiamare lo spettacolo di ieri sera proposto al Marca di Catanzaro dalla compagnia del Teatro del Carro, nell’ambito di una rassegna di altissima qualità. “Nell’ambito del progetto "Il corpo ritrovato" Come se tutti i quadri che per anni abbiamo visto appesi alle pareti del Marca ora fossero scesi giù a creare dei Tableaux Vivants. </span><div><span style="font-size: large;">"Stanze poetiche dove niente è fisso" </span><div><span style="font-size: large;">Grande coinvolgimento emotivo e noi spettatori guarderemo i nostri gesti meravigliandoci di non averli mai visti prima.</span></div><div><span style="font-size: large;">La tappa calabrese del progetto è ospite della Residenza MigraMenti, sostenuta da MiC e Regione Calabria, e gode del patrocinio della Provincia di Catanzaro, del Comune di Badolato e del Comune di Roccella Jonica e della sezione catanzarese dell'Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti di Catanzaro.” </span><p><span style="font-size: large;">Ippolita Luzzo </span></p></div></div>Ippolita Litwebhttp://www.blogger.com/profile/04099352188669790735noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4660543185043576167.post-82777110742629227882024-02-04T11:53:00.009+01:002024-02-04T12:21:15.716+01:00Colpo Gobbo di Franz Bartelt<p><span style="font-size: large;"><span></span></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-size: large;"><span><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjXRrZcrW2OVzU0JYZIlS7LV1gXnI3bmTdzRDwoXQOziqstMcwsCRb-eGK4oI_O_WN5GrZUUd3ZiyABxlh_5AubKFhxIfeDllyQSD4xQ8WYXegsft2hpcRWGSIQJxPxss1vgkIgEyVhVLCem4ijEMxh_Iv6aBdpARqhKDZtGMoTppm4z3P6cofUeEkwp62d/s1174/colpo%20grosso.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1174" data-original-width="843" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjXRrZcrW2OVzU0JYZIlS7LV1gXnI3bmTdzRDwoXQOziqstMcwsCRb-eGK4oI_O_WN5GrZUUd3ZiyABxlh_5AubKFhxIfeDllyQSD4xQ8WYXegsft2hpcRWGSIQJxPxss1vgkIgEyVhVLCem4ijEMxh_Iv6aBdpARqhKDZtGMoTppm4z3P6cofUeEkwp62d/s320/colpo%20grosso.jpg" width="230" /></a></span></span></div><span style="font-size: large;"><span><br />Ombre Lunghe, la collana dedicata alla grande narrativa pubblica Colpo gobbo di Franz Bartelt, con la traduzione di Giuseppe Girimonti Greco e di Ezio Singaglia. </span></span><p></p><p><span style="font-size: large;"><span>Prehistorica Editore </span><span>si propone con questa collana di illuminare la grande narrativa, dando </span><span>rilievo ai classici e di </span><span>proiettare le loro </span><span>ombre lunghe nel mondo di domani.</span></span></p><p><span style="font-size: large;"><span>Leggo ciò sui propositi della casa editrice e vado a conoscere questo autore francese nato nel 1949 , residente </span><span>nelle Ardenne. Autore di una quarantina di libri, alcuni dei quali gli sono valsi premi importanti, quali il Grand Prix de l’humour noir per Les bottes rouges e il Prix Goncourt de la nouvelle per Le bar des habitudes. Per Feltrinelli ha pubblicato Hotel del Grande Cervo (2018).</span></span></p><p><span style="font-size: large;">Lo leggo con quella disposizione d'animo di chi nel suo vivere deve liberarsi dalla solitudine e stranamente il libro di una prigionia parla. Un uomo è convinto di poter fare facilmente un colpo, derubare un uomo ubriaco molto ricco. Lo segue ed entra in casa sua con un coltello ma la rapina non ci sarà. Da assalitore diventerà lui prigioniero perché l'uomo in casa non sarà così ubriaco come sembrava ed in più ha una pistola. Vedremo capovolgere la situazione e i due uomini in una casa chiusa inizieranno una stranissima coabitazione, forzosa per il derubante e di predominio per quello che avrebbe dovuto essere il derubante. </span></p><p><span style="font-size: large;">Le situazioni saranno inverosimili ma noi le crederemo vere, crederemo e sentiremo l'angoscia di essere sottoposti al dominio di un padrone di casa che può tutto, sentiremo quasi l'odore di tutte le altre prigioni, dai campi di concentramento ai luoghi di tortura, sentiremo l'orrore di vivere privati dalla libertà alle mercé di capricci. </span></p><p><span style="font-size: large;">Posso consigliare questo testo per l'originalità dello stile, la ricerca con gusto di dialoghi letterari, la sorprendente abilità di raccontare gli stati d'animo. </span></p><p><span style="font-size: large;">La casa editrice Prehistorica da sempre si distingue per raffinatezza e scelta sugli autori francesi di valore</span></p><p><span style="font-size: large;">Ippolita Luzzo </span></p><p><span style="font-size: large;"><br /></span></p><p><br /></p>Ippolita Litwebhttp://www.blogger.com/profile/04099352188669790735noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4660543185043576167.post-51285820907959571922024-02-03T12:46:00.005+01:002024-02-03T12:52:41.855+01:00Filippo Tuena Il volo dell'occasione <p><span style="font-size: large;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-size: large;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhpkX9dkl_hwNnjEFcz5-9i7U2JbnYPBE0pGfkihp7ukX-tO2EDXC7bte9MICxAG1RJHNCPxRYG4MsYjroMevV6DLQYtAuHFr-72js-HnoJRRoNVgIW7wuEYI9tH8SRN84HOcQyac6_IVFLJr4nFrNdF5rcv7Afw5s43phYSViB5sK9R__8oZVT_Twrrewi/s794/il%20volo%20dell'occasione.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="794" data-original-width="536" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhpkX9dkl_hwNnjEFcz5-9i7U2JbnYPBE0pGfkihp7ukX-tO2EDXC7bte9MICxAG1RJHNCPxRYG4MsYjroMevV6DLQYtAuHFr-72js-HnoJRRoNVgIW7wuEYI9tH8SRN84HOcQyac6_IVFLJr4nFrNdF5rcv7Afw5s43phYSViB5sK9R__8oZVT_Twrrewi/s320/il%20volo%20dell'occasione.jpg" width="216" /></a></span></div><span style="font-size: large;"><br />Leggo il bellissimo libro di <b><i>Filippo Tuena</i></b> <b><i>Il volo dell’occasione</i></b> e già dopo aver finito di leggerlo cambio il titolo in <b><i>Il volo dell’ossessione.</i></b></span><p></p><p><span style="font-size: large;"> Il libro ha una storia sua di continue apparizioni, è stato pubblicato nel lontano 1994 da Longanesi e ripubblicato a distanza di dieci anni da Fazi, dopo vent’anni viene proposto da TerraRossa edizione nella collana Fondanti con copertina creazione di Francesco Dezio</span></p><p><span style="font-size: large;">Un libro di ritorni così come di continui ritorni sembra essere fatta la storia. Il volo dell’occasione è stato scritto nel 1993 e la Parigi che descrive è contemporanea a quel tempo. Siamo da subito a Parigi a Parigi, siamo in un luogo dove si battono oggetti vari. Un’asta. <i>"Nella sala numero 7 dell’Hôtel des Ventes di rue Drouot. Mezza Parigi compra e mezza vende, lì dentro. Quasi una stazione affollata della metro, Strasbourg Saint-Denis, per esempio. Le scale mobili, i due flussi della folla: salire scendere, andare venire, comprare vendere."</i></span></p><p><span style="font-size: large;">Ed eccoli i personaggi, la voce narrante e i rigattieri, i mercanti d’asta che partecipano all’acquisto. L’oggetto acquistato lo troveremo per tutto il racconto, desiderato e usato, così come per tutto il racconto uno strano odore seguirà la voce narrante e lo renderà sospetto: Un odore d'aglio, di aglio muffito che Renant, l'acquirente emana. </span></p><p><span style="font-size: large;">Ci troveremo con la voce narrante ad inseguire quello strano individuo che compra un orologio da tavola anche sulla bancarella al Marché aux Puces in un box di un rigattiere <i>"</i><i>Renant, quella mattina, al mercato, s’era imbattuto in un’occasione perfetta: riprendersi parte del passato che, chissà come e perché, aveva perso. Era questo il suo destino di collezionista: tornare a possedere quell’orologio. Si era lasciato beatamente travolgere dalla sua passione e certo aveva considerato quel caso quasi come un invito della sorte, o meglio, una prova della capacità di piegarla ai propri desideri. Una dimostrazione della propria forza. Che importa allora il prezzo che si paga? Può la felicità fare i conti? Sottostare ai freddi calcoli della contabilità, del dare e dell’avere? Il caso, l’occasione, l’imprevisto sopraffanno la ragione. Ci si lascia cullare dalla meraviglia di una specie di musica delle sfere. E quasi si crede di essere stati capaci di possederlo, il caso, l’occasione. E nell’acquisto si rinnova il piacere del potere. Sembra quasi di ripercorrere il tempo, replicare gl’istanti passati, tornare indietro, e correggere, potendolo, il passato. Per questo si è disposti a pagare volentieri un prezzo due o tre volte superiore alla cifra che ad altri appare alta, inavvicinabile. Non ha prezzo la possibilità di riavvolgere il tempo in senso inverso, di tornare indietro seguendo il filo d’Arianna, d’ingannare il labirinto dei giorni trascorsi. Non ha prezzo rivivere le emozioni del passato. Essere capaci di ripeterle."</i></span></p><p><span style="font-size: large;">Dettagli. Una storia fatta di dettagli, accurati, ben evidenziati con una lingua precisa e competente. Una storia di ossessioni. Pian piano la seduzione della scrittura ci convince e siamo a Parigi con le sue storie di fantasmi, mi sono ricordata il fantasma del Louvre, uno sceneggiato televisivo che io seguivo da bambina con terrore. Parigi con la gendarmerie nel cupo ingresso sul quai des Orfèvres dal commissario Robinet. Ed è lì che vi lascio per lasciare tutta la curiosità intorno a questa storia narrata con maestria da uno scrittore capace e competente. </span></p><p><span style="font-size: large;">Gli applausi di tutto il Regno della Litweb a Filippo Tuena e a TerraRossa Edizione </span></p><p><span style="font-size: large;">Ippolita Luzzo </span></p><p><span style="font-size: large;"><br /></span></p><p><span style="font-size: large;">Filippo Tuena è nato a Roma nel 1953. Con Le variazioni Reinach ha vinto nel 2005 il premio Bagutta, e due anni dopo si è aggiudicato il premio Viareggio con Ultimo parallelo. È anche autore di Il volo dell'occasione (1994; nuova edizione 2004), Cacciatori di notte (1997), Tutti i sognatori (1999, superpremio Grinzane-Cavour), Michelangelo. La grande ombra (2001; nuova edizione 2008) e Manualetto pratico a uso dello scrittore ignorante (2010). Ha curato un'antologia dell'epistolario di Michelangelo Buonarroti (2002), I diari del Polo di Robert F. Scott (2009) e il volume fotografico Scott in Antartide (2011). Dirige per Nutrimenti la collana Tusitala.</span></p>Ippolita Litwebhttp://www.blogger.com/profile/04099352188669790735noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4660543185043576167.post-55023629894010603652023-12-19T16:38:00.003+01:002023-12-19T16:39:16.439+01:00Paolo Zardi La Meccanica dei corpi <p><span style="font-size: large;"> </span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-size: large;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhDfRfTLd-oEinF09Iwm_sRF-KDfcMKA5XYFCsvl2HsVwtQV9ayzfoFjmEj7XmfnunQhnc4zZLmN_A8BevCkaSrtAJl4ZrguWiLhH8JtZPjWKdMy0a3l2Qsn2eMj_1aPzuKdZLWpZEhdEJYyItubY-MM6QnsO1VL-W-iXShGhpeCCLUGV2E35ml-ITvHQnN/s863/Paolo%20Zardi.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="863" data-original-width="750" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhDfRfTLd-oEinF09Iwm_sRF-KDfcMKA5XYFCsvl2HsVwtQV9ayzfoFjmEj7XmfnunQhnc4zZLmN_A8BevCkaSrtAJl4ZrguWiLhH8JtZPjWKdMy0a3l2Qsn2eMj_1aPzuKdZLWpZEhdEJYyItubY-MM6QnsO1VL-W-iXShGhpeCCLUGV2E35ml-ITvHQnN/s320/Paolo%20Zardi.jpg" width="278" /></a></span></div><span style="font-size: large;"><br />Di ritorno dai racconti di Paolo Zardi.</span><p></p><p><span style="font-size: large;">L’era della dignità borghese Fantasmi Non passa invano il tempo Il risveglio Il Signor Bovary</span></p><p><span style="font-size: large;">L'era della dignità borghese sta in una famiglia come tante dove ci si ritrova nei gesti<i> “ alle 12:45 il pranzo era in tavola. Il padre spezzò il pane e versò il vino”</i> ed è subito De Andrè Il pescatore, ed è subito il Vangelo di Luca. Veniamo risucchiati da ciò che diceva Tacito <i>" la principale causa di miseria è il desiderio di ricchezza; dopo duemila anni, anche lei stava crollando sotto il peso della sua smodata ambizione."</i></span></p><p><span style="font-size: large;"><span>Raccolgo appunti<i> "La vita non era altro che un interminabile elenco di ricordi e dettagli trattenuti con una forza disperata.”</i></span><span style="font-style: italic;"> </span></span></p><p><span style="font-size: large;"><span>Racconti sulle conseguenze del nostro agire, almeno il primo e l’ultimo. </span><span>Sembrano inezie ciò che fa la giornalista inventando il caso del pedofilo davanti la scuola Maria Goretti, sembra un’inezia la scappatella coniugale del direttore di banca, il signor Bovary. Poi si viene invasi dai fantasmi, da chi c’è anche se ormai non abita più con noi. È andato via il nostro mondo, i vicini di casa, il quartiere, le abitudini. Scomparsi. Li sentiamo vicini ma sono lontani. Piango con un padre che cerca suo figlio Leonardo e guardo con mestizia a quell’uomo che rincontra dopo moltissimi anni un suo compagno di scuola e bevendo bevendo rivede l’Annunciazione. Nel risveglio un uomo muore e ritorna. Scende per fermare una aggressione e lui viene aggredito. Si risveglierà cambiato. La scrittura di Paolo migliora sempre anche un semplice canovaccio e ci precipita nell’attesa, nella suspense. Si leggono con suggestione perché seducente è il suo scrivere. Ci porta con lui con la sua immaginazione legata ai nostri sensi. </span></span></p><p><span style="font-size: large;">Mi piace lasciarvi con lui, con fantasmi, con la sua scrittura che ci avviluppa e ci affascina</span></p><p><span style="font-size: large;"><br /></span></p><p><span style="font-size: large;"><span>"Fantasmi: Il passato traccia la propria esistenza sopra qualsiasi cosa capiti a tiro: sui fogli di carta, nelle volute del cervello, nella morfologia delle montagne, sopra le foto che sbiadiscono giorno dopo giorno, sulle pareti delle grotte dove pallidi pigmenti raccontano storie di uri e cacciatori, nella luce che arriva dalle </span><span>galassie dopo viaggi durati miliardi di anni. Lascia impronte ovunque, segni che si sovrappongono a segni più antichi."</span></span></p><p><span style="font-size: large;"><span> "</span><span>C’è una calamita piazzata davanti a tutti, e tutti andiamo in quella direzione, ciechi e sordi a ogni distrazione. Dopo il matrimonio, lui e Luisa non avevano parlato dell’ipotesi di avere figli. Li avevano avuti come per istinto: il sole sorgeva, le persone morivano e due esseri umani mettevano al mondo altri esseri umani, accecati dal miraggio di un luminoso futuro, in qualche modo obnubilati. Fossero andati a processo, avrebbero potuto invocare l’incapacità di intendere e di volere, e sarebbero stati assolti. Ovunque regna questa attrazione inspiegabile verso la vita: l’eccitazione di poter creare qualcosa dal nulla, un potere dai tratti divini"</span></span></p><p><span style="font-size: large;">Paolo Zardi nel Regno della Litweb</span></p><p><span style="font-size: large;">Ippolita Luzzo </span></p>Ippolita Litwebhttp://www.blogger.com/profile/04099352188669790735noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4660543185043576167.post-70007504751252806382023-11-11T07:47:00.005+01:002023-11-11T08:01:36.496+01:00Note a Margine Nicola Piovani a Lamezia Terme <p><span style="font-size: large;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-size: large;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjR42X3gLbS7lFFHszKxPSlPwR-yepo_AXtW_6gEP4ZiW2v5yxMlzXFKgFwbE2HiRRBLpJOS8ECAvecrJCc9dpzMDejS9WJTVgwglLLOrvyaA2wUKyBGGQSOg8ohQZPhEAerkjkcLPw4mPRHz2GXY3BD1lvu6ZdTTlstZGqESeB961jBA_6dSHz0uglsMQZ/s2018/Nicola%20Piovani.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2018" data-original-width="1400" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjR42X3gLbS7lFFHszKxPSlPwR-yepo_AXtW_6gEP4ZiW2v5yxMlzXFKgFwbE2HiRRBLpJOS8ECAvecrJCc9dpzMDejS9WJTVgwglLLOrvyaA2wUKyBGGQSOg8ohQZPhEAerkjkcLPw4mPRHz2GXY3BD1lvu6ZdTTlstZGqESeB961jBA_6dSHz0uglsMQZ/s320/Nicola%20Piovani.jpg" width="222" /></a></span></div><span style="font-size: large;"><span>Eccoci per la stagione teatrale AMA Calabria a Lamezia Terme, 10 novembre 2023, Teatro Comunale Grandinetti con </span><span>"Note a margine" il Premio Oscar Nicola Piovani, pianoforte </span><span>e Marina Cesari, sax – Marco Loddo, contrabbasso – Vittorino Naso, batteria e percussioni,</span><span> d</span><span>isegni Milo Manara</span></span><p></p><p><span style="font-size: large;"><span>Nicola Piovani inizia con la colonna sonora del film </span><span>La notte di San Lorenzo dei Fratelli Taviani, con la memoria è un dovere e dedica la colonna sonora del film a tutti gli smemorati, cercando quasi il conforto del pubblico, affinché la storia del nostro paese non venga travisata, manomessa e dimenticata e continua con un ricordo di Mario Monicelli regista del film Speriamo che sia femmina, film del 1986.</span></span></p><p><span style="font-size: large;"><span> Monicelli portava in tasca sempre un giornale, come mio padre, come tutti quelli di una generazione che era cresciuta con un solo giornale e ora vedeva quale grande opportunità fosse la democrazia, trovare nelle edicole molte testate diverse.</span></span></p><p><span style="font-size: large;"><span> Anche qui Piovani ci invita alla lettura dei giornali, a tornare ai giornali, a saper dare spazio alle diversità e alla riflessione. Sono i due punti che stanno molto a cuore a Nicola Piovani: Memoria e conoscenza, insieme alla musica, musica che ci riporta Caro Diario di Nanni Moretti, La voce della Luna di Federico Fellini. </span></span></p><p><span style="font-size: large;">Nel rievocare amicizie e uomini racconta l'aneddoto su come lui e Fellini fossero rientrati nel centro di Roma dalla Tuscolana con una deviazione fantastica. Federico Fellini chiese di essere accompagnato facendo una strada nuova, una scorciatoia, ma quella strada finiva in uno spiazzale abbandonato solo che la fantasia del regista lo vedeva popolato da luci e situazioni immaginarie. Scorciatoie della fantasia, l'ho subito chiamata anch'io. Così anche la sera dopo avrebbe voluto quasi ripetere l’esperienza.</span></p><p><span style="font-size: large;"> Continua a parlarci di amici cari carissimi, come Vincenzo Cerami, al quale dedica la sua musica, e poi a Fabrizio De André e con Il pianino delle meraviglie parte da Good morning Babilonia dei Fratelli Taviani, e fa la dedica a tutti i pianisti che hanno accompagnato i film muti eseguendo le stesure. </span></p><p><span style="font-size: large;">Siamo poi passati ad alcuni pezzi dedicati alla mitologia greca ed ha raccontato il mito crudele di Narciso condannato a morire se si fosse visto in uno specchio, in una pozza d'acqua, ed il mito delle sirene, di Partenope.</span></p><p><span style="font-size: large;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-size: large;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj4KmSmILS9qL9LIO8O9OD700rfbpjjHf3jymjW7X080MuAW2QA-nFVydWr5J7eZkgn35z7_z78j9dQy1FKl2GXibh-jAC7NYhve3dKllE664lTFLDwvDgvy1tl0gY_a6M5g4fVv2bKEGneV-riHVdtyCXvCn1QoG8CrpEa-oNZRBOqlW8_lLwX4SAXBHPZ/s2048/nando%20piovani2.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2048" data-original-width="1536" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj4KmSmILS9qL9LIO8O9OD700rfbpjjHf3jymjW7X080MuAW2QA-nFVydWr5J7eZkgn35z7_z78j9dQy1FKl2GXibh-jAC7NYhve3dKllE664lTFLDwvDgvy1tl0gY_a6M5g4fVv2bKEGneV-riHVdtyCXvCn1QoG8CrpEa-oNZRBOqlW8_lLwX4SAXBHPZ/s320/nando%20piovani2.jpg" width="240" /></a></span></div><span style="font-size: large;"><br />Al termine altra riflessione di grande testimonianza civile, ricordando qualcuno che disse "Tutto ciò che non passa in televisione non esiste" ha rivendicato l'importanza della musica dal vivo, degli spettatori dal vivo, del teatro e del vedersi in una "inesistenza" che ci piace al di là dello schermo televisivo </span><p></p><p><span style="font-size: large;">A fine serata noi siamo andate dal maestro Nicola Piovani per raccontargli della sirena Ligheia. In note a margine aveva dedicato alla sirena Partenope un pezzo musicale dopo aver parlato delle sirene.</span></p><p><span style="font-size: large;"> Secondo la tradizione raccolta nelle Argonautiche orfiche (V secolo d.C.), le tre sirene, Partenope, Ligea e Leucosia, sfidano le Muse, per un peccato di ubris e vengono battute nel canto da Orfeo, per la disperazione si buttano in mare, dove vengono trasformate in scogli. I loro corpi vengono trasportati dal mare, Ligea finisce a Terina, Leucosia a Posidonia e Partenope alle foci del fiume Sebeto, dove poi fu fondata Neapolis. </span></p><p><span style="font-size: large;">Anche Ligea avrebbe meritato una sua presenza sul palco, diciamo noi nel salutarlo nei camerini del teatro dove eravamo rimasti ormai in pochissimi insieme ai musicisti del Conservatorio. Chissà che in Note a margine non aggiunga la sirena che ha fondato Terina ora Lamezia Terme!</span></p><p><span style="font-size: large;">Ippolita Luzzo </span></p>Ippolita Litwebhttp://www.blogger.com/profile/04099352188669790735noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-4660543185043576167.post-54256504541541910162023-11-08T19:48:00.008+01:002023-11-09T07:08:05.846+01:00Nando Brusco Tamburo è Voce all'Uniter <p><span style="font-size: large;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-size: large;"><br /></span></div><span style="font-size: large;"><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgcvzFnzKdmx65yM7-cBDrMjlUQ2bUVRa3mK0PZYbsImCVEDhN-RF5MNycIwqY4yWujSDQesTcJy33b7kn-xuaukfvLQe-qaPzo38uxB9wlWPmUurHI1wdyCCwV75akb4RkzjHvhL4Rg_jCjDxFFBwCSqAGi9e6hT13H_Wfkx4AgWMS1swCvEZi7FQdJBMi/s2048/Nando%20brusca%20all'Uniter.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1536" data-original-width="2048" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgcvzFnzKdmx65yM7-cBDrMjlUQ2bUVRa3mK0PZYbsImCVEDhN-RF5MNycIwqY4yWujSDQesTcJy33b7kn-xuaukfvLQe-qaPzo38uxB9wlWPmUurHI1wdyCCwV75akb4RkzjHvhL4Rg_jCjDxFFBwCSqAGi9e6hT13H_Wfkx4AgWMS1swCvEZi7FQdJBMi/s320/Nando%20brusca%20all'Uniter.jpg" width="320" /></a></div>Stasera grande serata inziale dell'anno 2023/2024 per l'Associazione Culturale Uniter di Lamezia Terme. I tamburi di Nando Brusco raccontano con la voce del musicista la storia della Calabria, alcune storie, raccontano il rumore del mare, le sue burrasche, il soffio del vento, dello zefiro, la nascita delle città e le prime lotte contadine, l'emigrazione. Ignazio Butitta dice che un popolo diventa servo quando gli tolgono la memoria e la lingua. </span><p></p><p><span style="font-size: large;"><span>Nando Brusco racconta la storia del pescatore che il giorno 24 giugno giura fedeltà al capo ciurma. Quel giorno si forma la ciurma della nave che andrà a pescare e giurare fedeltà vuol dire appunto affidarsi al comandante. Ora sentiamo i rumori del mare in burrasca e le parole magiche pronunziate dai pescatori mentre la tempesta infuria. La tempesta è qui, la sentiamo.</span><span> Sentiamo anche le donne dei pescatori che sentendo infuriare le onde fanno strani segni in aria, cercano di domare i venti con le parole. </span></span></p><p><span style="font-size: large;"><span>Ci racconta la storia di zefiro, il vento di ponente, la storia di Capo Zefiro dove alcune donne dall’oriente sono arrivate e ci piace pensare a queste donne, come quelle donne con le ceste piene di pesci risalivano sui monti e poi narra l</span><span>a leggenda della fondazione di Locri Epizefiri, la città della poetessa Nosside</span></span></p><p><span style="font-size: large;"><span>Una Calabria complicata, diceva Corrado Alvaro e questa Calabria poi era una terra di ingiustizia e di miseria ma anche di coraggio. Erano anni che Angiolina Mauro, Giuditta Levato</span><span> e gli altri contadini chiedevano pane e lavoro e ora sembravano che potessero. E racconta i fatti di Melissa, il </span><span>29 ottobre del 1949. Poca cosa si ottenne e la gente di Calabria iniziò ad emigrare sempre più numerosa, dal 1949 agli anni settanta sono andati via quattro milioni di calabresi. In tutto il mondo fino in Argentina, nel Nuovo Mondo, fino a San Salvador.</span></span></p><p><span style="font-size: large;">Poi c'erano quelli che restavano e venivano privati di tutto, di memoria, se non fosse rimasta l'educazione a raccontarsi delle nostre nonne. Con una sorta di Animazione ante litteram le nostre nonne ci hanno raccontato e tramandato favole nere, filastrocche, indovinelli e scioglilingua, e nel gioco finale della figlia del re che ha perso l'uccello ritrovato da un uomo brutto vecchio e "zallarusu" tutti giochiamo con Nando Brusco, tutti giochiamo con l'indovinello del mugnaio che fa così: Se avessi acqua berrei vino, acqua non ho e bevo acqua. Non vi dirò cosa significa perché dovrete tutti andare a sentire Nando Brusco e i suoi tamburi. </span></p><p><span style="font-size: large;">I tamburi sono per lui dei figli e finisce lo spettacolo con il più piccolo, un tamburo piccolissimo, un tamburo caputosta come tutti i calabresi, con questo Nando intona la strina di saluto perché "quandu u gallu scuatula la cuda" allora è ora di andare via.</span></p><p><span style="font-size: large;">Un grazie grande a Nando Brusco e all'Uniter da tutto il pubblico e da tutta la Litweb</span></p><p><span style="font-size: large;">Ippolita Luzzo </span><span style="font-size: x-large;"> </span></p>Ippolita Litwebhttp://www.blogger.com/profile/04099352188669790735noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4660543185043576167.post-43924989301702175982023-09-05T17:48:00.004+02:002023-09-06T06:19:41.572+02:00Profughi Dieci storie vere raccontate da Piergiorgio Paterlini<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh6tf6PvH0y-mzrFrV9CCGKjpOs7_T6jfjCh472KL_eRubs4JCDR4lqBOZpfZTBR7z2LWOzgFQe-6WYiNvr_-e1JOnjr3OuW5FtuDS3HNo24aZhQGI5iBo1m4vmnMZXGMTY57Ok-JmSodp7S_pKV0WCwq0i_j6qiNnxJBfGt2RSIHzX3eoxxZGRnBMv2mXO/s2048/Profughi.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2048" data-original-width="1536" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh6tf6PvH0y-mzrFrV9CCGKjpOs7_T6jfjCh472KL_eRubs4JCDR4lqBOZpfZTBR7z2LWOzgFQe-6WYiNvr_-e1JOnjr3OuW5FtuDS3HNo24aZhQGI5iBo1m4vmnMZXGMTY57Ok-JmSodp7S_pKV0WCwq0i_j6qiNnxJBfGt2RSIHzX3eoxxZGRnBMv2mXO/s320/Profughi.jpg" width="240" /></a></div><span style="font-size: large;"><br /> <span>Mi ricordo di aver richiesto io questo libro fuori commercio, non si acquista in libreria ma si fa richiesta su mail e lo manderanno a chi vuole conoscere storie di migranti accolti nel Comune di Reggio Emilia.</span></span><p></p><p><span style="font-size: large;">Il libro nasce all'interno del progetto Siproimi ex Sprar del Comune di Reggio Emilia gestito dalla cooperativa Dimora d'Abramo a dieci anni dalla nascita del progetto.</span></p><p><span style="font-size: large;">Luigi Codeluppi, presidente di Dimora d'Abramo cura la premessa al libro, spiegando la nascita di questa raccolta di testimonianze tra il 2019 e il 2020, e poi alla pubblicazione con Refugees Stories. Si sono creati video e interviste che hanno coinvolto i rifugiati ospiti del progetto. </span></p><p><span style="font-size: large;">Siproimi significa Sistema per titolari di protezione internazionale e per minori stranieri non accompagnati e in Italia è stato istituito per legge nel luglio 2002 come Sprar e poi Siproimi dal 2018,</span></p><p><span style="font-size: large;">La legge ha purtroppo modificato alcuni aspetti come l'abolizione della protezione umanitaria e ha ridimensionato le potenzialità di inserimento sociale dei migranti non solo dei rifugiati ma anche dei richiedenti asilo. </span></p><p><span style="font-size: large;">Nella provincia di Reggio Emilia sono attivi quattro progetti.</span></p><p><span style="font-size: large;">Nella introduzione Piergiorgio Paterlini ci racconta come sia stato coinvolto dal progetto essendo già lui col suo primo libro uno scrittore che vuole dare voce agli invisibili. Essere raccontati, lui ci dice, essere raccontati correttamente e diventare correttamente visibili equivale al diritto di vivere. </span></p><p><span style="font-size: large;">Un libro testimonianza, dove parlano i protagonisti, un libro parlante e le storie sono tutte a lieto fine, come le fiabe, o almeno quasi come le fiabe. Sono dieci storie per la maggior parte di minorenni che scappano, scappano per sopravvivere.</span></p><p><span style="font-size: large;">Dal Mali B.S. comincia a scappare a 11 anni, vuole studiare ma la scuola non esiste nel suo piccolo villaggio vicino al fiume. Deve andare in città da solo, lo prende in consegna un uomo su un carretto e dopo cinque ore di cammino al buio il bambino viene lasciato dove passa l'autobus. Il bambino finalmente dopo altre sette ore di viaggio giunge in città e non trova nessuno ad attenderlo. Non può nemmeno ritornare indietro perché non ha la somma necessaria e comincia a camminare a camminare finché non verrà ospitato e sfruttato altri quattro anni. Quando ha 15 anni scopre che la sua mamma non è la sua mamma, e che suo padre era uno famoso ma era morto, era morta la madre e lui non aveva nessuno più al Mali. Parte per la Libia, poi scappa dall'inferno della Libia e sbarca a Lampedusa. Infine giunge a Reggio Emilia. Ha studiato, è diventato metalmeccanico, vorrebbe continuare gli studi ma aspetta di avere i documenti a posto e si augura di poter studiare. </span></p><p><span style="font-size: large;">Vorrei raccontarvi le dieci storie come quella di Shakawat Hossain dal Bangladesh anche lui già a nove anni si trova capofamiglia, essendo morto il padre. Anche lui scappa e la madre paga per farlo scappare, per farlo scappare in Libia dove c'è l'inferno in terra. Ho l'incubo della Libia io e leggendo le testimonianze ancor di più mi atterrisco. Adesso lui è scappato dalla Libia e gli piace molto l'Italia, un paese tranquillo, dice. Ora ha 18 anni ed è rinato in Italia. </span></p><p><span style="font-size: large;">Sarebbe bellissimo che conosceste la storia dei tuareg, la storia di Saman, dal deserto del Tuareg, o le storie dal Congo, dalla Gambia, la storia di Aliou Toure dal Mali, a lui hanno bombardato la casa, uccisi i genitori nel 2012. </span></p><p><span style="font-size: large;">Lui quasi non vedente è riuscito a scappare. Lui è un musicista ed è in Italia da quattro anni, ha 25 anni, è fuggito ed ha attraversato il Niger e poi la Libia. Ha visto morire di sete un suo compagno e poi resta quattro anni nell'orrore della Libia. Come sia possibile che esistano atrocità legali come in Libia mi sembra assurdo ma magari anche se di meno le atrocità stanno dappertutto!</span></p><p><span style="font-size: large;">Finalmente arriva a Reggio Emilia e non ha più paura. </span></p><p><span style="font-size: large;">Leggo e rileggo e se vi metterò mail affinché le loro parole vi giungano. Ringrazio Piergiorgio Paterlini, sensibile scrittore che sa come sia vero che la scrittura può diventare un grimaldello per scardinare pregiudizi, una bellissima opportunità per conoscere, una consolazione e un riscatto. </span></p><p><span style="font-size: large;">Il libro si può richiedere a segreteria@dimoradabramo.it.</span></p><div><span style="font-size: large;">Dal mio post su facebook "Mar Rosso - 2 collana ideata da Piergiorgio Paterlini.</span></div><p><span style="font-size: large;">Dare voce agli invisibili. Piergiorgio Paterlini intervista e poi trasforma il tutto in un dialogo fra chi viene intervistato e noi. Noi così siamo l’altro, l’altro che ascolta la storia dal raccontata dal protagonista. Alcuni ragazzi giovanissimi che sono scappati dall’Africa e sono giunti in Italia, perché per loro l’Italia è il bel paese. Storie terribili di miserie e di guerra, il bel popolo dei tuareg che viene decimato, storie che finiscono bene per fortuna, almeno queste, storie che amerete conoscere se ne farete richiesta. L’edizione è fuori commercio, una lettura utilissima per dissipare ogni razzismo, ogni pregiudizio. Siamo tutti fratelli."</span></p><p><span style="font-size: large;">Ippolita Luzzo </span></p>Ippolita Litwebhttp://www.blogger.com/profile/04099352188669790735noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4660543185043576167.post-43252317046130188632023-08-07T17:33:00.000+02:002023-08-07T17:33:05.937+02:00Francesco Permuniam Tutti Chiedono Compassione <p><span style="font-size: large;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-size: large;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgXYsIPAQaryfmgzSWbdxN1PvBNVSmNCRuTgsHW7jwLjsL4Vb3NObPAuGHxy_ZALLO-eBc9r6UvbRXW32bE8uW3QOrOHWoFdrLpwlTqD2mvH5EaB33GX1LuCd_N1hNik7tZN9CigM08rhDOjetnsmtLINJ4ZODWoO7f4EoARKcn8XT5DQKfQ0cFt4RxlJeM/s960/Tutti%20chiedono.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="960" data-original-width="720" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgXYsIPAQaryfmgzSWbdxN1PvBNVSmNCRuTgsHW7jwLjsL4Vb3NObPAuGHxy_ZALLO-eBc9r6UvbRXW32bE8uW3QOrOHWoFdrLpwlTqD2mvH5EaB33GX1LuCd_N1hNik7tZN9CigM08rhDOjetnsmtLINJ4ZODWoO7f4EoARKcn8XT5DQKfQ0cFt4RxlJeM/s320/Tutti%20chiedono.jpg" width="240" /></a></span></div><span style="font-size: large;"><br />S-Confini è una collana di attraversamenti e smarrimenti diretta da Fabrizio Coscia per Editoriale Scientifica. Sei i titoli precedenti: da Andrea Di Consoli <i>Tutte queste voci che mi premono dentro</i>, a Luca Doninelli <i>Panico</i>, passando per Francesco Borrasso<i> Isula</i>, Fabrizio Coscia <i>Nella notte il cane</i>, Renzo Paris <i>Il picchio rosso</i>, Rossella Pretto <i>La vita incauta.</i></span><p></p><p><span style="font-size: large;"> Mi piace ripetere i titoli per evidenziare le scelte tra un diario di viaggio e un taccuino di appunti, andando oltre i generi letterari, sconfinando proprio. </span></p><p><span style="font-size: large;">Sconfinando Permuniam trova il suo modo per ritrovare frammenti pubblicati trent'anni fa e appunti di un reportage fotografico in Polesine con Mario Dondero avvenuto tra il 2012 e il 2013. </span></p><p><span style="font-size: large;">Trova posto infine l'intervista che Antonio Gnoli fa a Permuniam uscita sulla Repubblica il 24 gennaio 2013 proprio per testimoniare l'incontro con Mario Dondero. </span></p><p><span style="font-size: large;">La seconda parte di questo libro si chiama L'angelo di Dondero e racconta come Francesco Permuniam abbia chiesto a Mario Giacomelli prima e poi ad altri fotografi di ritrarre i luoghi che furono teatro della Resistenza polesana, Giacomelli non se la sentiva, non voleva aggiungere i suoi fantasmi a quelli di Permuniam ed anche altri fotografi rifiutarono.</span></p><p><span style="font-size: large;">"La memoria e l'oblio si sa trovano il loro punto di equilibrio nell'immagine fotografica" ma proprio quando Francesco Permuniam aveva perso le speranze ecco arrivare Mario Dondero con la sua Leica. Così Francesco può realizzare la promessa che un 25 aprile di molti anni prima, da liceale, aveva fatto ai morti della Resistenza. </span></p><p><span style="font-size: large;">Vengono ritrovati i 42 cittadini fucilati davanti la casetta di un barbiere del polesine perché i fascisti non riuscivano a debellare i partigiani di quella zona. Ma bisogna leggere le pagine che scrive Permuniam per sapere la crudeltà, l'incredibile inanità di ciò che è avvenuto. </span></p><p><span style="font-size: large;">Tutti chiedono comprensione, oramai e i fatti storici vengono ridisegnati per farli accettare, o meglio Tutti chiedono compassione: è questa una frase di Augusto Monterroso in Opere complete. <i>" Tutti raccontano interminabilmente la loro storia, tutti chiedono compassione" </i></span></p><p><span style="font-size: large;">Nella prima parte Permuniam riflette su il circo delle nevi, sulla neve artificiale sparata per consentire agli sciatori di divertirsi, su Una cosa ovvia e Nell'immane vocio della sera. Sono pezzi intimi e non, e soprattutto nei pezzi intimi ci stiamo tutti, tutti noi ci sentiamo dimenticati. Io scrivo proprio per non essere dimenticata da me stessa, per avere una traccia. E nella noncuranza del tempo forse gli amici confondono chi noi siamo stati.</span></p><p><span style="font-size: large;"> Vi riporto ciò che Francesco scrive universalizzando il nostro rammarico<i> "Più di un amico ha dimenticato il mio numero di telefono. E qualcuno perfino il mio nome... Messo in disparte dalla noncuranza del tempo, forse mi confondono con un altro che io fui, tanti anni fa." </i></span></p><p><span style="font-size: large;">Vi invito a leggere e troverete In memoriam quanto richieda apprendistato lo scrivere, quanto non sia stata una passeggiata arrivare a scrivere e a riscrivere per ristrutturare un testo. Un apprendistato grazie all'incontro con Andrea Zanzotto e Maria Corti. </span></p><p><span style="font-size: large;">Amatissimo Francesco Permunian in Tutti chiedono compassione. Microstorie, direi pezzi. Stupendamente in linea con tutti noi che leggiamo lui nel Il Regno della Litweb. </span></p><p><span style="font-size: large;">Ippolita Luzzo </span></p>Ippolita Litwebhttp://www.blogger.com/profile/04099352188669790735noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4660543185043576167.post-58637249706554742312023-07-17T17:40:00.000+02:002023-07-17T17:40:28.576+02:00Sognare l'architettura di Sacha Fornaciari<p><span style="font-size: large;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-size: large;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiamLXNdqFDYtd2L2Qcbw-MiU1IbOnNpK8z58XJmg0m7dqgEwsSD7BqHPdWGXVAX6u5TPh-Y81eHeYN80d7LCfcn9D616sJ9jiuC83sY0cc4tlWD9HD5wedphBrXTWgzD-PHkVGtLFUU5fMECSmDNoffJoN3aPgRdHzgZkj1JQkTkXsK88j0pI0VSii1L6y/s440/Sognare-l-architettura_large.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="440" data-original-width="285" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiamLXNdqFDYtd2L2Qcbw-MiU1IbOnNpK8z58XJmg0m7dqgEwsSD7BqHPdWGXVAX6u5TPh-Y81eHeYN80d7LCfcn9D616sJ9jiuC83sY0cc4tlWD9HD5wedphBrXTWgzD-PHkVGtLFUU5fMECSmDNoffJoN3aPgRdHzgZkj1JQkTkXsK88j0pI0VSii1L6y/s320/Sognare-l-architettura_large.jpg" width="207" /></a></span></div><span style="font-size: large;"><br />Dedicato a suo nonno architetto: "Gli scritti che compongono questa raccolta presuppongono alcune idee che avrebbero
con ogni probabilità reso perplesso il nonno
Pelloni, uomo dei Lumi, scienziato, costruttore di ponti e fortezze.
Presuppongono innanzitutto che l’architettura possieda una valenza metafsica e che sia
per questo connaturata al sogno. Presuppongono che la millenaria storia dell’architettura,
delle arti e delle tradizioni del costruire costituisca un luminoso «non-dove», un mundus
imaginalis all’interno del quale i moderni architetti possono (debbono?) dialogare con
infinite schiere di opere, progetti, architetti
e artefici di ogni tempo. Presuppongono di conseguenza che, oggi come in passato, il fare
architettura possa (debba?) divenire un’avventura spirituale oltre che intellettuale."</span><p></p><p><span style="font-size: large;">Leggiamo questo delizioso libro sulla storia dell'architettura come sogno, come incanto, seguendo il mondo come volontà e rappresentazione, seguendo le mani sottili degli architetti chini sul loro tavolo di disegno a segnare linee, a immaginare città, quartieri, ospedali, scuole, ordine e armonia e leggendo io conservo "Álvaro Siza Vieira, portoghese e fra i più
importanti architetti contemporanei, nell’introduzione ai suoi Scritti di architettura:
«Per me l’esempio, nel pensare all’architettura,
è sempre venuto dagli scrittori, e tra di loro
i Poeti, artefici competentissimi del regesto e
del sogno, abitanti della solitudine» Il fare architettura, come il fare poesia, è
innanzitutto attività dello spirito, e perciò ineluttabilmente connaturato alla solitudine e al
sogno. È per questo, credo, che molti architetti
e molti poeti sono insonni" </span></p><p><span style="font-size: large;">Scrivo sempre che la degenerazione del nostro vivere decentrato sia anche colpa di progetti che hanno distrutto e desertificato i centri storici di paesi e città dislocando in orribili periferie senza piazze e senza servizi, in orribili periferie senza armonia una popolazione infelice e senza identità e mi ritrovo nelle parole di Renzo Piano "Scrive Renzo Piano in Giornale di bordo (Passigli, Firenze 1997) che l’architettura è un’arte
socialmente pericolosa, perché è un’arte che si
impone alla comunità. Un brutto libro si può
non leggere, una brutta musica si può non
ascoltare, ma il brutto condominio davanti a
casa lo vediamo per forza. La cattiva architettura, prosegue Piano, «impone l’immersione
totale nella bruttezza, non dà scelta all’utente,
e questa è una responsabilità grave, anche nei
confronti delle generazioni future»."</span></p><p><span style="font-size: large;">Con nelle mani Le città invisibili di Italo Calvino, libro da me amatissimo e a volte imposto come libro di testo ai miei alunni, con negli occhi la città di Giovanbattista Alberti seguiamo il cambiamento nel tempo dell'uso dei materiali per costruire e il cambiamento di ciò che vuol dire oramai città: rifiuti, traffico, rumore, quasi un incubo. </span></p><p><span style="font-size: large;">Ho seguito anch'io cantieri, sceglievo le mattonelle delle case in cooperativa, vedevo nascere nuclei abitati dove prima c'era campagna, ascoltavo le strane richieste dei committenti. Mio marito aveva un'impresa edile e prima lui aveva trascorso anni a disegnare in uno studio di architetti essendo geometra.</span></p><p><span style="font-size: large;"> So quindi di cosa parla Sacha Fornaciari in queste pagine ricchi di rimandi storici e filosofici, so cosa vuol dire il costruire con la calce e con la pietra e colgo la differenza fra le piccole chiese campestri di una volta e le asettiche chiese in costruzione nei nostri tempi senza fantasia "Esistono, in Italia e in Europa, migliaia e
migliaia di piccole bellissime chiese campestri
che, immerse nel verde, attendono con impazienza la festa del loro santo titolare, sovente
l’unica occasione dell’anno in cui fra le loro
mura ben costruite si sentono risuonare i canti
delle liturgie." e nel ricordare i lavori di restauro Sacha ci racconta del restauro della casa di Pierluigi Cappello, poeta amatissimo, paraplegico per un incidente d'auto, e nel chiudere questi miei veloci appunti su un libro che vi consiglio e che amerete mi piace chiudere con i versi di Rilke "Ma in sogno a volte
percorro con lo sguardo
dalle fondamenta
al culmine d’oro del tetto
tutto il tuo spazio
E vedo i miei sensi
creare e plasmare
gli ultimi fregi." I versi di Rilke metafora della ricerca di Dio da parte dell’uomo, nella costruzione che accomuna l'opera del creato alla attività dell'uomo.</span></p><p><span style="font-size: large;">Ippolita Luzzo </span></p><p><b style="background-color: white; color: #3a0b0b; font-family: Lato, sans-serif; font-size: 16px;">Christiano Sacha Fornaciari</b><span style="background-color: white; color: #3a0b0b; font-family: Lato, sans-serif; font-size: 16px;">, architetto, è nato a São Paulo del Brasile nel 1962. Si è laureato all’Istituto universitario di architettura di Venezia, dove è stato allievo di Massimo Cacciari per gli studi di estetica e di Franco Rella per gli studi di letteratura artistica. Componente della Consulta per l’arte sacra dell’arcidiocesi di Udine, si è perfezionato in Architettura e arte per la liturgia presso la Facoltà di sacra liturgia del Pontificio ateneo Sant’Anselmo in Roma.</span></p>Ippolita Litwebhttp://www.blogger.com/profile/04099352188669790735noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4660543185043576167.post-12918367099450723212023-07-07T10:47:00.000+02:002023-07-07T10:47:00.797+02:00Giuseppe Semeraro Apocalisse Apocrifa <p><span style="font-size: large;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-size: large;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjEsqTTZw0a_g45Qu9YFN43bQOxnqYaGMxImYkQUsHghoUbbWyMegA5P_fV_lqJ4otzbpTJEA5uzLDD2Bo419xEWvlJUVRL8qqN2o3pBg6ptMVZaVVUWcVzhDLefqEryBWa54ELbUnymZaUQSW77BGn7mxJY1QsOybrPDYLbGwpUXjkCHnzUhlSlqn8leMm/s701/apocalisse.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="701" data-original-width="526" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjEsqTTZw0a_g45Qu9YFN43bQOxnqYaGMxImYkQUsHghoUbbWyMegA5P_fV_lqJ4otzbpTJEA5uzLDD2Bo419xEWvlJUVRL8qqN2o3pBg6ptMVZaVVUWcVzhDLefqEryBWa54ELbUnymZaUQSW77BGn7mxJY1QsOybrPDYLbGwpUXjkCHnzUhlSlqn8leMm/s320/apocalisse.jpg" width="240" /></a></span></div><span style="font-size: large;"><br />Giuseppe Semeraro Apocalisse apocrifa. </span><p></p><p><span style="font-size: large;">Dagli Affreschi di Galatina, qui sono suddivisi nei seguenti cicli pittorici, prendendo come guida la loro collocazione, topica, partendo dall’ingresso centrale e procedendo verso l’abside il ciclo dell’Apocalisse, sulle pareti e sulla volta della prima campata; Lungo le pareti della prima campata e in controfacciata sono affrescate le Scene dell'Apocalisse, che costituiscono il ciclo più vasto di tutta la chiesa. Esse introducono la narrazione nelle vele della prima campata, evocando i temi più importanti e le principali allegorie dell'Apocalisse di Giovanni. </span></p><p><span style="font-size: large;">Secondo l'esegeta francese Paul Beauchamp "la letteratura apocalittica nasce per aiutare a sopportare l'insopportabile".</span></p><p><span style="font-size: large;">Seguendo la numerazione nella Bibbia il 7 indica completezza, per cui l'enumerazione di 7 esempi rappresenta la totalità. </span></p><p><span style="font-size: large;"> In Apocalisse apocrifa sette sigilli, versi sul dramma e la tragedia, versi di pensosa adesione alla apocalisse come rivelazione, versi simbolici. </span></p><p><span style="font-size: large;">Nel Prologo "<i>Ho avuto fame, ho avuto sete</i>, "eppure " <i>questo è il canto di chi spera, di chi conosce la giustizia dell'attesa, il canto dell'eterna pazienza, di chi aspetta l'inizio nella fine</i>.</span></p><p><span style="font-size: large;">I Sigillo - Babilonia "<i>i suoi giardini muoiono d'inedia, urlano le sue prigioni, chiude i suoi porti, spranga le porte allo straniero. </i></span></p><p><span style="font-size: large;">nel mentre <i>seccano i suoi prati , le sue ville, è tempo del travaso, è tempo che ogni cosa trabocchi di bene</i>.</span></p><p><span style="font-size: large;">Ogni sigillo da Babilonia a Le anime, La morte, Mare, Soldati, La Bestia, Dio, inizia con immagini terribili ma termina con il bene a trionfare. <i>Per un attimo eterno tutti sentimmo il bene fummo tutti stelle appese al cielo</i></span></p><p><span style="font-size: large;">e nell'Epilogo la vittoria. <i>Sarà la fine che scriverà un nuovo inizio, sarà un'apocalisse di nascita.</i> Mi sembra di risentire Tiziano Terzani qui </span></p><p><span style="font-size: large;">E poi leggiamo Altare materno e Canto notturno di un migrante nell'Asia riecheggiando Leopardi e con Leopardi diciamo "<i>Più felice sarei candida luna se imparassi a far tacere questa speme"</i></span></p><p><span style="font-size: large;">Noi con Giuseppe nel nostro canto</span></p><p><span style="font-size: large;">Ippolita Luzzo </span></p><p><span style="font-size: large;"><br /></span></p><p><span style="font-size: large;"><br /></span></p><p><span style="font-size: large;">Giuseppe Semeraro (Pezze di Greco, 1973) vive a Lecce. È attore e regista, fondatore della compagnia teatrale Principio Attivo Teatro con la quale ha realizzato diversi spettacoli. Ha pubblicato La Cantica del Lupo (2004), Due parole in croce (2015), A cosa serve la poesia (con Gianluigi Gherzi, 2017), La manutenzione della solitudine (2019), A cosa serve la poesia, un diario (2019), Requiem per gli ulivi (2020), Da qui a una stella (2021), Mappa dei luoghi selvatici (con Gianluigi Gherzi, 2022).Il testo dell’Apocalisse Apocrifa ha debuttato sotto forma di spettacolo nella Cattedrale di Santa Caterina a Galatina con le musiche originali del compositore Giuseppe Gigante che ora è un testo pubblicato da Les Flaneurs.</span></p><div><br /></div>Ippolita Litwebhttp://www.blogger.com/profile/04099352188669790735noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4660543185043576167.post-47057851389607863622023-06-21T17:11:00.002+02:002023-06-21T17:29:44.689+02:00Pasti caldi giù all'ospizio<p><span style="font-size: large;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-size: large;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhDYnV3NmCi7Xl29Pmi5mHdJVXaBttQCWueqHqQwqidmguS-XWG4Xo065aLwFCtK0bWHO9d89lONrMX75bm2xjclKgc97xoyFRsHloOqoO_4-KLe6cLUhndzyyLcFFxIN0erWq5YATgUDDXbIhdxq9kOT647MiFF7SXbDrmrUWuAX-uAJyK-p1A2rwrSFkN/s2244/Antologia.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2244" data-original-width="1535" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhDYnV3NmCi7Xl29Pmi5mHdJVXaBttQCWueqHqQwqidmguS-XWG4Xo065aLwFCtK0bWHO9d89lONrMX75bm2xjclKgc97xoyFRsHloOqoO_4-KLe6cLUhndzyyLcFFxIN0erWq5YATgUDDXbIhdxq9kOT647MiFF7SXbDrmrUWuAX-uAJyK-p1A2rwrSFkN/s320/Antologia.jpg" width="219" /></a></span></div><span style="font-size: large;"><br />Pasti caldi giù all'ospizio a cura di Roberto Addeo</span><span style="font-size: large;"><span> </span><span> </span><span>Transeuropa </span></span><p></p><p><span style="font-size: large;">" Il titolo di questa antologia mi è stato proposto da Giovanni
Succi, che non finirò mai di ringraziare. Pasti caldi giù all’ospizio,
omaggio al compianto Simone Cattaneo" legando da subito anziani nelle case di riposo con un brodo di pastina per cena e i giovani che ancora non sanno. Così scrive Roberto Addeo nell'introduzione e continua </span></p><p><span style="font-size: large;">"In proposito,
esaustive le parole di Succi: «E che valga anche come monito:
con la scrittura in versi, novantanove volte su cento la prospettiva
sarà quella e, anzi, se davvero un ospizio poi ci sarà ancora,
sarà una gran cosa. Una bella tavolata di brodini caldi sarà tutto
grasso che cola.»" </span></p><p><span style="font-size: large;">Una antologia di autori che va dalla prosa alla poesia e raccoglie varie suggestioni: citando a caso gli autori già letti e altri conosciuti grazie a questa raccolta potrei ricordare Antonio Bux, Ilaria Palomba, David La Mantia, Vincenzo Pardini, Ivan Crico, Franz Krauspenhaar, Davide Bregola, Sergio Daniele Donati, Matteo Fais, Alessandro Corso, Pasquale Allegro, Letizia Cuzzola. </span></p><p><span style="font-size: large;">Da Davide Bregola vorrei riportare un incipit per dire che questa è una raccolta che va oltre ogni regionalismo, ed oltre lo sbarramento dell'età, e con lui e con tutti noi va il nostro no ai tempi e a questo tritatutto che sembra sia diventato il capitalismo come mercificazione di ogni prodotto umano, compresa la creazione, l'arte, la poesia. </span></p><p><span style="font-size: large;"> "NO
Tornerà di moda anche la vita, e allora non ci ricorderemo più
com’era prima. Tornerà la ruggine sulle nostre cancellate, sulle
inferriate, sui selfie fatti al mare. Le passeggiate. Mandiamoci
dei meme augurando sofferenze, vegliamo tutto il giorno le
mosche sulle mani. I fiori in plastica hanno profumi inebrianti.
Attacchi di panico costanti. C’è un uomo sullo schermo, dà
lezioni di morale. Cambia inflessione in base alla platea: diventa
veneto, campano, calabrese per timpani abituati a obbedire.
Convenzioni."</span></p><p><span style="font-size: large;">La raccolta fatta da Roberto Addeo è molto altro, soprattutto il lavoro di intercettare e non disperdere la voglia di dialogo e di conoscere fatto con disponibilità e attenzione per una casa editrice molto interessante. Transeuropa edizioni rifondata nel 2003 da Giulio Milani, e voglio proprio ricordare poche righe per farvi conoscere come si possa resistere all'usuale e scegliere invece sentieri non battuti, come diceva Laborit "<span face=""Roboto Slab", "Open Sans", HelveticaNeue, "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif" style="background-color: white; color: #333333;"> la sigla editoriale Transeuropa ha accresciuto di anno in anno il proprio catalogo, passando dalle 3 pubblicazioni del 2004 ai 20 titoli proposti nel corso del 2008, i 26 del 2009, i 33 del 2010, i 40 del 2011. . La storica attenzione della casa editrice per il nuovo, l’inedito, il diverso e il non catalogato in ambito narrativo, si è nel tempo estesa alla poesia e alla saggistica di proposta – mai trattate in precedenza – raggiungendo importanti collaborazioni con pensatori di fama internazionale come </span><span face=""Roboto Slab", "Open Sans", HelveticaNeue, "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif" style="background-color: white; border: 0px; color: #bd1829; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-stretch: inherit; font-variant-alternates: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-variation-settings: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">René Girard</span><span face=""Roboto Slab", "Open Sans", HelveticaNeue, "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif" style="background-color: white; color: #333333;">, </span><span face=""Roboto Slab", "Open Sans", HelveticaNeue, "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif" style="background-color: white; border: 0px; color: #bd1829; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-stretch: inherit; font-variant-alternates: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-variation-settings: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Gianni Vattimo</span><span face=""Roboto Slab", "Open Sans", HelveticaNeue, "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif" style="background-color: white; color: #333333;"> e </span><span face=""Roboto Slab", "Open Sans", HelveticaNeue, "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif" style="background-color: white; border: 0px; color: #bd1829; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-stretch: inherit; font-variant-alternates: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-variation-settings: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Slavoj Žižek</span><span face=""Roboto Slab", "Open Sans", HelveticaNeue, "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif" style="background-color: white; color: #333333;">."</span></span></p><p><span style="font-size: large;"><span face=""Roboto Slab", "Open Sans", HelveticaNeue, "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif" style="background-color: white; color: #333333;">E chiudo ritornando a Simone Cattaneo che dopo aver servito pasti caldi giù all'ospizio si infila un cappello di carta e va a giocare per centrare un doppio sei e poter comprare un alone di sole e un po' di colore. Anche noi ci auguriamo di centrare un doppio sei e forse già lo abbiamo fatto se siamo qui a scriverne insieme</span></span></p><p><span style="font-size: large;"><i>"Appena terminato di servire pasti caldi giù all’ospizio/mi infilo un cappello di carta con le orecchie foderate di pecora e/mi imbuco nel solito bar ad osservare fumi grassi attraversare/le finestre a forma di rombo e i feti sottoaceto nei vetri./Tre Negroni e due Campari e poi di corsa fin dietro il vecchio ufficio postale/dove ormai solo cinesi e egiziani giocano a dadi/sperando di centrare un doppio sei che mi permetta di comprare/ogni alone di sole/e qualsiasi milligrammo di colore."</i></span></p><p><span style="font-size: large;">(da Made in Italy, Simone Cattaneo, Atelier, 2008)</span></p><p><span style="font-size: large;">Ippolita Luzzo </span></p><div><span style="font-size: large;"><br /></span></div><div><br /></div>Ippolita Litwebhttp://www.blogger.com/profile/04099352188669790735noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4660543185043576167.post-18367406353148514042023-06-19T16:28:00.023+02:002023-06-19T21:09:55.874+02:00La sperta e la babba di Giovanna Di Marco <p><span style="font-size: large;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-size: large;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjnnJunm9HHWDlAc9Fiu-RjncNtG3fTFTdUCyw-g1g8qBm2cbEFle1yyL-hY91gfMNGZg1UA_q3qpVLpKYL1Iln9QsxhgpNuziBmmHUJWfjCjyfAN3Ub2PtsnIXDAk_EtCtdLMmsVEn_vRu6nXBCojc5u6p3L7zjmyK6pnEn3vUrLJ_TsS4N3orDbdDZdh8/s1318/la%20sperta%20e%20la%20babba.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1318" data-original-width="909" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjnnJunm9HHWDlAc9Fiu-RjncNtG3fTFTdUCyw-g1g8qBm2cbEFle1yyL-hY91gfMNGZg1UA_q3qpVLpKYL1Iln9QsxhgpNuziBmmHUJWfjCjyfAN3Ub2PtsnIXDAk_EtCtdLMmsVEn_vRu6nXBCojc5u6p3L7zjmyK6pnEn3vUrLJ_TsS4N3orDbdDZdh8/s320/la%20sperta%20e%20la%20babba.jpg" width="221" /></a></span></div><span style="font-size: large;"><br />"Vi è una Sicilia “babba”, cioè mite, fino a sembrare stupida; una Sicilia “sperta”, cioè furba, dedita alle più utilitarie pratiche della violenza e della frode." da Gesualdo Bufalino, “Cento Sicilie” in cui lo scrittore ci mostra le tante anime dei siciliani, un impasto di razze e costumi, un vero luogo ibrido. Anche qui in<span> questi due racconti vediamo due persone diverse per ideologie e valori, d</span>ue periodi storici la fine dell’‘800 e l’inizio degli ’80 del secolo scorso, due donne, Lucia furba e Concetta socialista di origine albanese.</span><p></p><p><span style="font-size: large;"><span>La Sperta e la Babba, Caffèorchidea editore, è l’esordio letterario di Giovanna Di Marco, e proprio l'autrice nell'intervista rilasciata ad Alessandra Farro per Il Mattino di Napoli ci dice:" </span><span>Mentre scrivevo, è emerso un altro aspetto del mio passato che parlava un’altra lingua, nel senso stretto del termine. Mio padre apparteneva alla minoranza arbëresh, ovvero alla comunità albanese della Sicilia. Durante la scrittura della storia, mi sono resa conto che ognuno di noi è fatto di store diverse, composte da due entità diverse che si uniscono in noi."</span></span></p><p><span style="font-size: large;">Grazia Pulvirenti fa una bellissima lettura del libro di Giovanna di Marco su Letteratitudine e vi allego il link https://letteratitudinenews.wordpress.com/2023/06/06/la-sperta-e-la-babba-di-giovanna-di-marco-caffeorchidea/</span></p><p><span style="font-size: large;"><span>" </span><span>Le due voci evocano e danno forma linguistica e spessore antropologico a due luoghi, Piana degli Albanesi, con la sua comunità arbëresh e la sua lingua primigenia, con il culto greco, e poi con la dedizione alla militanza socialista della babba; le zone di Caltanissetta e Racalmuto, con le sue zolfatare, e poi Palermo, con le sue miserie e grandezze, città dove Lucia decide di espatriare per dare un destino migliore alla propria famiglia."</span></span></p><p><span style="font-size: large;">Io l'ho letto come un dono grande, come un dialogo bello con l'autrice, che mi sembra di conoscere da amica, e con lei ho concluso il viaggio a Palermo, approdo di tanti "pedincretati" così vengono chiamati dai Palermitani doc coloro che arrivano a Palermo dalla provincia o da altre provincie della Sicilia. Sempre il benvenuto è difficile per i nuovi arrivati. </span></p><p><span style="font-size: large;"><span>Ho insegnato in un paese </span><span>arbëresh e so come hanno a cuore il mantenimento della lingua e delle tradizioni.</span></span></p><p><span style="font-size: large;">Entrambe le storie, al di là delle differenze hanno in comune lo sciupio di esistenze femminili addette alla cura dei figli, figli che morivano, come Lucia ci racconta, e di tante gravidanze, di continue nascite, di oppressione familiare, di condizionamenti. </span></p><p><span style="font-size: large;">Sempre ci chiediamo come sia possibile e solo leggendo ci accorgiamo come sia stato possibile all'interno di un'isola o all'interno di un qualsiasi altro territorio trovare la voglia di esistere malgrado le costrizioni. </span></p><p><span style="font-size: large;">Vicinzino, che poi sposerà Lucia, per scappare dalla guerra si inietta nelle vene cose strane, così si ammalerà di flebite, poi avrebbe voluto farsi saltare un dito e si sarebbe fatto passare per mutilato di guerra. Non riesce nell'impresa ma il suo motto rimane:</span></p><p><span style="font-size: large;">"<b><i> Meglio signaliato ma vivo." </i></b></span></p><p><span style="font-size: large;">Ecco io così avrei voluto dare il titolo al mio pezzo su questo libro, un libro che ama la Sicilia, il suo linguaggio, la sua storia, ma sa quanto abbia chiesto ai suoi abitanti per viverci. </span></p><p><span style="font-size: large;">Meglio signaliato ma vivo è l'arte di arrangiarsi, di farcela ancora in barba al destino, ai potenti che decidono guerre, a chi ignora i bisogni essenziali. </span></p><p><span style="font-size: large;">Ippolita Luzzo </span></p><p><span style="font-size: large;"><br /></span></p><p><span style="font-size: large;"><br /></span></p><p><span style="font-size: large;">Giovanna Di Marco (1978), storico dell'arte e insegnante di Lettere. Vive e lavora a Palermo. Suoi racconti sono apparsi su riviste e collettanee.</span></p>Ippolita Litwebhttp://www.blogger.com/profile/04099352188669790735noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4660543185043576167.post-44585949803749518912023-04-20T17:59:00.004+02:002023-04-20T18:00:18.719+02:00Anna Vallerugo SatisfictionBook Una Bellezza vertiginosa<p><span style="font-size: large;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-size: large;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhRnl8I530BvtGCT7eKQLFuJDVs82v-yjShSaFaarjI0C1FczntpYKgFCfyccy47sNcQDEmqc5sBUgJsudkIdarDxC4EDSi-zjUA6Pzwb_CJU8FEY1N504w71ubT06e5A3F8CcvM-fx_SFrCqT6txoqnEXteCJvOwsWSkzpAKR42qTBFedr0Q0GCHyszw/s1124/anna%20Vallerugo.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1124" data-original-width="843" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhRnl8I530BvtGCT7eKQLFuJDVs82v-yjShSaFaarjI0C1FczntpYKgFCfyccy47sNcQDEmqc5sBUgJsudkIdarDxC4EDSi-zjUA6Pzwb_CJU8FEY1N504w71ubT06e5A3F8CcvM-fx_SFrCqT6txoqnEXteCJvOwsWSkzpAKR42qTBFedr0Q0GCHyszw/s320/anna%20Vallerugo.jpg" width="240" /></a></span></div><span style="font-size: large;"><br /> Anna Vallerugo, giornalista e traduttrice, è redattrice di Satisfiction <i> "la prima rivista di critica letteraria che rimborsa i libri consigliati. Satisfiction è la prima rivista gratuita, ma mai scontata. Ogni giorno, da anni, propone inediti di grandi scrittori classici e contemporanei. Oltre a centinaia di recensioni, sempre aggiornate, e decine di rubriche tenute dalle maggiori firme del panorama critico e narrativo italiano."</i> </span><p></p><p><span style="font-size: large;"><span>Ideata da Gian Paolo Serino, </span><span>Diretta da Gian Paolo Serino e Paolo Melissi, Anna Vallerugo fa parte della redazione. </span></span></p><p><span style="font-size: large;"> Il volume comprende oltre cinquanta recensioni e saggi brevi scritti tra il 2015 e il 2021 per la rivista di critica letteraria tra le più note in Europa per avere ospitato grandi firme della critica italiana e la pubblicazione di centinaia di inediti di importanti scrittori del presente e del passato.</span></p><p><span style="font-size: large;">La Rivista letteraria è nata vent'anni fa e nel corso degli anni ha raccolto intorno a sé una schiera di collaboratori fra cui Anna Vallerugo, una delle più lette e preziose collaboratrici, dice Paolo Melissi nella sua prefazione alla raccolta. Ricorda infatti come della recensione su Luciano Bianciardi La Vita agra in poche ore si giunse a quarantamila visualizzazioni, un vero proprio record. Nel libro sono presenti anche sei recensioni apparse sulla rubrica "Punto di svolta" che ora credo non ci sia più. </span></p><p><span style="font-size: large;">Anna ha recensito, fra gli altri, I famelici di Davide D'Urso, Alessandro Cinquegrani Pensa il risveglio, Raffaele Mangano La Colpa, Daniele Petruccioli La casa delle madri, libri di cui ho scritto anch'io, non certo con l'intento di farne recensioni, ma solo come un tuffo, come un atto d'amore verso la lettura. Recensioni sono quelle di Anna che indaga sullo stile, sulla struttura del testo, che analizza e ci ridà la comprensione del lavoro creativo dello scrittore. </span></p><p><span style="font-size: large;">Dico sempre che ora vediamo troppe recensioni sui libri, non sono ovviamente recensioni, sono pareri, sono chiacchiere fatte per parlare di un libro, invece se si vuole sapere come dovrebbe essere una recensione allora è bene che leggano questo libro. </span></p><p><span style="font-size: large;">Negli anni Anna Vallerugo ha parlato e scritto sia di autori grandissimi ma anche di esordi letterari, di autori che abbiamo amato insieme dando loro fiducia: Francesca Borrasso La bambina celeste, Martino Ciano Zeig, Crocifisso Dentello Finché dura la colpa. </span></p><p><span style="font-size: large;">Nel leggere i nomi di tanti autori presenti qui nel blog Il regno della Litweb mi rendo conto che dovrei citarne ancora moltissimi e ciò mi conferma che con Anna abbiamo uno stesso terreno di riferimento e di ciò sono orgogliosa, non per nulla insieme facciamo parte della giuria del Premio Brancati. </span></p><p><span style="font-size: large;">La Casa Editrice Arkadia, sempre attenta a pubblicare scritture sorprendenti, penso per esempio a Michele Zatta con Forse un altro, scritture di grande qualità artistica, non per niente molti dei loro libri vengono candidati in prestigiosi premi, ora con questa pubblicazione dimostra quanto sia valido il lavoro continuo di piccole e medie case editrici indipendenti per preservare l'originalità di espressione e la creatività propria del genio italiano. </span></p><p><span style="font-size: large;">Le case editrici di cui Anna ha scritto sono moltissime ed ovviamente sono presenti anche le grandi come Einaudi, Bompiani, Feltrinelli, ma soprattutto troviamo perle dell'editoria come Miraggi, TerraRossa, Inschibboleth. </span></p><p><span style="font-size: large;">Ma farei un torto a non nominare tutti quindi vi rimando al libro di Anna Vallerugo ora accanto a me, ma da tempo ormai un manuale da consultare dovrebbe essere per chi si accinge a fare la critica letteraria come si deve. </span></p><p><span style="font-size: large;">Ippolita Luzzo </span></p>Ippolita Litwebhttp://www.blogger.com/profile/04099352188669790735noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4660543185043576167.post-42215551237842034052023-04-16T19:54:00.002+02:002023-04-16T19:55:45.727+02:00Ad Argo il cane di mia sorella <p><span style="font-size: large;"> L’unico cane che io abbia mai amato 29 maggio 2012</span></p><p><span style="font-size: large;">Si chiamava Gala, come la moglie di Dalì, come la compagna di Paul Eluard, Galatea, la donna amata da entrambi, la donna donna una donna tu sei…La musa delle loro opere.</span></p><p><span style="font-size: large;">Era un setter bianco con le macchie arancioni, finito fra le mie braccia, piccolo, ammalato di gastroenterite, la malattia che decima i cagnolini se non si interviene in tempo.</span></p><p><span style="font-size: large;">Per lei imparai a fare le punture ai cani eh, gli esseri umani si sono sempre rifiutati di farmi da cavia, per lei imparai a fare le flebo </span></p><p><span style="font-size: large;">Per lei imparai a condividere con un cane passeggiate ed esigenze.</span></p><p><span style="font-size: large;">Non ero abituata, io solo una gatta bianca avevo avuto nell’infanzia, una gatta amatissima con la quale litigai quando lei uccise il cardellino che avevamo in gabbia.</span></p><p><br /></p><p><span style="font-size: large;">Il mio cane diventò una bellissima cagnetta, affettuosa e felice fino a quando non passai di ruolo in un lontano paese del crotonese.</span></p><p><span style="font-size: large;">Io in esilio, lei agli arresti.</span></p><p><span style="font-size: large;">Mia madre tentò di tenerla ancora ma non fu possibile, non avevamo giardino e la cagnetta fu data</span></p><p><span style="font-size: large;">Ne rimanemmo straziati, mia madre dopo tempo andò a trovarla dal signore che la ospitava e tornò in lacrime.</span></p><p><span style="font-size: large;">Gala aveva saltato felice per tutto il tempo della visita… piango ancora ora, piango perché io non riuscii ad andare, non avrei potuto portarla con me nei paesi assurdi dove poi insegnai </span></p><p><span style="font-size: large;">Gala è morta, morta infelice in un luogo dove fu tenuta come un cane… letteralmente, come tengono qui i cani, alla catena, come tanti uomini ancora vivono e fanno vivere alla catena.</span></p><p><span style="font-size: large;">Mi rinnamorai dopo moltissimi anni del primo cane di mia sorella, Spillo, un labrador, affettuosissimo, un cucciolo, un amore, perduto in un attimo.</span></p><p><span style="font-size: large;">Quell’anno il natale lo passai nel garage di mia sorella a fare la flebo a Spillo, anche lui con una enterite fulminante, odiando i veterinari che non riuscivano a salvarlo.</span></p><p><span style="font-size: large;">Morì mentre io facevo la flebo.</span></p><p><span style="font-size: large;">Da allora non riesco più a guardare un cane con trasporto e Argo lo sa.-</span></p><p><span style="font-size: large;">Argo è il nuovo labrador di mia sorella.</span></p><p><span style="font-size: large;">Occhi verdi come mia nipote, pelo fulvo, arancio, elegante, calmo, mi saluta, ma io</span></p><p><span style="font-size: large;">-Argo, perdonami- mi rivolgo a lui- Tu non c’entri-</span></p><p><span style="font-size: large;">-Ti prego-</span></p><p><span style="font-size: large;"><br /></span></p><p><span style="font-size: large;">Qui con Argo <a href="https://www.facebook.com/AngelozziComunicazione/videos/561408487843168" target="_blank">https://www.facebook.com/AngelozziComunicazione/videos/561408487843168</a></span></p><p><span style="font-size: large;">16 aprile 2023 e riprendo questo pezzo stasera dopo tanto tempo, intanto Argo ha 15 anni e nel salutare salutiamo tutti i nostri cani, gatti, tartarughe, pesciolini rossi, tutti gli altri esseri viventi che hanno fatto parte della nostra casa</span></p><p><span style="font-size: large;">Ippolita Luzzo </span></p><div><br /></div>Ippolita Litwebhttp://www.blogger.com/profile/04099352188669790735noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4660543185043576167.post-83334397199397817622023-03-25T09:16:00.004+01:002023-03-25T09:16:57.366+01:00Piero Balzoni Vita degli anfibi <p><br /></p><p><span style="font-size: large;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-size: large;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhR6jUvVqbX8fIuwQY3JhpO8UTmrThVDG56iQwUQ-oBrVm1OD5MAeKMKc34uGcACWcVqksQnEAmYO6gxnVBp0VQUHIJfpgk656dopVe9V72QfEk7ZmhkFpScbpw91oOujG-9fPB19OC4Tzib8db7lhasU3O1A6DLdiRJ_g0_vFks_3np0oygtHclL743Q/s2048/piero%20balzoni.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2048" data-original-width="1536" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhR6jUvVqbX8fIuwQY3JhpO8UTmrThVDG56iQwUQ-oBrVm1OD5MAeKMKc34uGcACWcVqksQnEAmYO6gxnVBp0VQUHIJfpgk656dopVe9V72QfEk7ZmhkFpScbpw91oOujG-9fPB19OC4Tzib8db7lhasU3O1A6DLdiRJ_g0_vFks_3np0oygtHclL743Q/s320/piero%20balzoni.jpg" width="240" /></a></span></div><span style="font-size: large;"><i>"Alla fine di settembre c'era stato uno scroscio di pioggia come non si vedeva da mesi e una parte del solaio, quella in cui una volta si lavorava il caglio, era venuta giù."</i> stiamo in un caseificio dismesso e finiremo in un caseificio dismesso. Qui arriverà dalla Sicilia un ispettore nuovo con i baffi e la giacca sgualcita per fare le indagini sulla scomparsa del padre della bambina.</span><p></p><p><span style="font-size: large;">L'ispettore si chiama Domenico ed io rimango a tampinarlo mentre lui segue la pista dei debiti, di un'amante, per trovare il motivo di una scomparsa.<br />Dentro il lago e sull’altalena che va in alto e poi leggendo <b><i>Vita degli anfibi </i></b>di <b><i>Piero Balzoni</i></b> si scorda il tempo anzi diventa tutto attesa. Ho vissuto la lettura come un giallo, una scomparsa, una indagine, in casa della bimba presente al momento della scomparsa del padre arrivano gli investigatori ma non chiedono nulla a lei. Mi sembrava riecheggiare Simenon e ad ogni colpo di scena ad ogni movimento sospetto, ad ogni ritrovamento ero sempre ad aspettare la scoperta decisiva. Nulla più vi dirò se non che la voce narrante è proprio della bimba presente sul luogo della scomparsa e che essendo in alto lassù su un’altalena spinta dal padre nulla di più sa. </span></p><p><span style="font-size: large;"><i>"e il giorno in cui alla fine pensavo di aver capito che cosa fosse successo davvero, dove fosse mio padre e dove avremmo dovuto cercarlo dall'inizio, ero stata io a doverle chiedere scusa"</i> dice la figlia alla madre, entrambe rimaste nell'assenza di un padre una, di un marito, l'altra. </span></p><p><span style="font-size: large;">Dopo tre mesi di pioggia c'era stata una primavera corta e intanto il tempo avvolge oggetti e situazioni con una patina di polvere. sento l'assenza nell'aria, sento l'impossibilità di scoprire ormai cosa sia successo e quando noi lettori ci siamo arresi ecco che la vita ci sorprende sempre. </span></p><p><span style="font-size: large;">Ci abituiamo alle mancanze e alle tante assenze, cresciamo invecchiamo nel tempo e intanto come gli anfibi ci trasformiamo, e rimarremo anche noi a ridere come le rane chissà. </span></p><p><span style="font-size: large;">Leggetelo e cercatelo in libreria, già in ristampa è. Sono sicura che un film a breve diventerà</span></p><p><span style="font-size: large;">Ippolita Luzzo </span></p><p><span style="font-size: large;"><br /></span></p><p><span style="font-size: large;"><br /></span></p><p><span style="font-size: large;">Piero Balzoni è nato a Roma, il quindici maggio del 1980. Regista e sceneggiatore per il cinema e la televisione, nel 2005 si è laureato in Scienze della Comunicazione presso l’Università di Roma la Sapienza. Vincitore del primo premio Minerva d’Oro al festival La Città in Corto con il cortometraggio “I tre lati del cerchio”, e del premio Roma Videoclip 2009, finalista al festival di Cinecittà Holding. Ha realizzato documentari, cortometraggi, spot e videoclip per diverse produzioni italiane. Dal 2010 collabora con la Taodue Film.</span></p><p><span style="font-size: large;"> Filmografia dal 2000:</span></p><p><span style="font-size: large;">2021 » doc Caput Musicae: tra centro e periferia, Omnia Vincit Musica: sceneggiatura</span></p><p><span style="font-size: large;">2015 » Chiamatemi Francesco - Il Papa della Gente: sceneggiatura (collaborazione)</span></p><p><span style="font-size: large;">2013 » doc Autobiografia dell'Università Italiana: regia, soggetto, sceneggiatura</span></p><p><span style="font-size: large;">Questo il suo romanzo d'esordio nel 2015 “I buoni romanzi li scrive gente che non ha paura” sosteneva George Orwell e Piero Balzoni non ha di certo avuto paura di osare con il suo romanzo d’esordio, Come uccidere le aragoste (Giulio Perrone editore, pp. 230, euro 13). Un immaginifico viaggio metropolitano, all’insegna della logica e del surreale, in cui il dolore e la sete di giustizia diventano visionarietà."</span></p>Ippolita Litwebhttp://www.blogger.com/profile/04099352188669790735noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4660543185043576167.post-18076798005338852992023-03-13T19:15:00.007+01:002023-03-13T19:16:11.561+01:00Stelle meccaniche di Alessia Principe <p><span style="font-size: large;"> </span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-size: large;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgLbMgy7RvmcplFWjMgec_sV523cwY1RYFLRu9Oom0OownIQApk6DzMp3NUmpBLjYRXZO4pMoegWQdL8cKeth3O5ytD9svb0tKA7UcC-UNqYN8_Hr5sCKLUOuCzNzygoOGV2ixjRDWnygbZGTWCYyFgGkzyBPn6T2ptPAfJiJua_2FRIGfJejLlDp3lQw/s466/stelle-meccaniche.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="466" data-original-width="300" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgLbMgy7RvmcplFWjMgec_sV523cwY1RYFLRu9Oom0OownIQApk6DzMp3NUmpBLjYRXZO4pMoegWQdL8cKeth3O5ytD9svb0tKA7UcC-UNqYN8_Hr5sCKLUOuCzNzygoOGV2ixjRDWnygbZGTWCYyFgGkzyBPn6T2ptPAfJiJua_2FRIGfJejLlDp3lQw/s320/stelle-meccaniche.jpg" width="206" /></a></span></div><span style="font-size: large;"><span><br />Chissà dove sarà finita quella fiducia nel futuro! Chissà! Il mondo per come lo conosciamo o pensiamo di conoscerlo ci rinvia sempre più verso la distopia, una descrizione o rappresentazione di una realtà immaginaria del futuro in cui viene presagita un'esperienza di vita indesiderabile o spaventosa. Ed anche la fantascienza si basa su una narrazione con ipotesi tecnico-scientifiche e conseguenze sulla società e sull'individuo terribili. I personaggi, oltre che esseri umani, possono essere alieni, robot, cyborg, mostri o mutanti; la storia può essere ambientata nel passato, nel presente o nel futuro. Ma non è più fantascienza ormai. La distopia e la fantascienza,</span><span> entrambi questi generi letterari derivano dall’utopia: il primo seguendo una discendenza diretta, il secondo, per alcuni, come una forma di degenerazione. </span></span><p></p><p><span style="font-size: large;"><span>Utopia è immaginare un mondo migliore ma "</span><span>al sostanziale ottimismo vittoriano sulle possibilità del futuro della borghesia in ascesa (un ottimismo da apertura d’epoca, sia pure con le bivalenze della rivoluzione industriale) si è sostituito, nel nostro secolo, un atteggiamento culturale e mentale molto più differenziato e problematico" dice Daniela Guardamagna, "Analisi dell’incubo. L’utopia negativa da Swift alla fantascienza". </span></span></p><p><span style="font-size: large;">Leggo con attenzione romanzi che trattano storie come <b><i>Stelle</i></b> <b><i>Meccaniche di Alessia Principe</i></b>, romanzi dove il sole non c'è più, si è spento il sole e la stella artificiale Meti si è spenta anch'essa, potremmo dire.</span></p><p><span style="font-size: large;"> Uomini e donne sono pezzi, sono usati come pezzi di ricambio, sono ormai un misto di tecnologia e umanità. La Terra è dominata dagli Arcolai che domina sui Resti, i ricordi. Inquietante futuro visto con gli occhi di due ragazzi Tito e Giosuè. </span></p><p><span style="font-size: large;">Benché in un mondo distopico incontriamo Miriam " Ogni rientro nel suo corpo era come aprire la porta di casa dopo una lunga assenza e scoprire il proprio odore cha solo gli altri riuscivano a cogliere... I sentori domestici continuavano a esplodere come bombe subacquee nella testa, e lei li sminuzzava e li rimetteva al loro posto. E metteva a posto se stessa." Stelle meccaniche</span></p><p><span style="font-size: large;">"Miriam scrisse la storia di Eva sul suo diario. Lei scrisse: Sono stata Eva. Ventidue anni dentro di lei… Il tempo è un filo di bava che si allunga su e giù"</span></p><p><span style="font-size: large;">Giosuè, Tito, come essere amici essendo rimasti circuiti di connessione. Resti di Rebecca, di Aristide, Noè, intanto a prua sta, la sua nave Nimrod ondeggia al molo 13G. Una nave entropica lunga ventidue metri</span></p><p><span style="font-size: large;"><b><i>"Il tempo è un’ossessione e i ricordi l’anestesia della morte. Siamo Resti di Tempi più universali.</i></b>" mi dice Alessia </span></p><p><span style="font-size: large;"><br /></span></p><div><span style="font-size: large;">Stelle meccaniche di Alessia Principe lette a casa di mia madre mentre ci scaldiamo al caminetto. La casa è antica, fa parte di un complesso del settecento, del barocco calabro, mia madre si avvia a compiere cento anni e ormai anch’io sono aggrappata a ciò che ci sembrava bello fosse del futuro. Siamo resti. Testimonianze di ciò che si trasforma inesorabilmente. Stelle meccaniche è un romanzo di fantascienza, mi è sembrato riecheggiare Asimov, mi sono ricordata la fantascienza letta negli anni settanta, ma qui la fantascienza diventa distopia, diventa ciò che è ormai la realtà. Se leggo di resti, non posso fare a meno di pensare ai migranti, a chi è morto stipato in un camion, a chi è morto annegato sulle spiagge di Cutro, a chi deve raccogliere pomodori a tre euro al giorno ed essere schiavo di un padrone, ai moltissimi residui di una civiltà involuta. Distopica. Alessia ci racconta di corpi costruiti con residui di cavi, con innesti, di corpi dove anche i ricordi vengono resettati, ricomposti e chissà cosa si ricorderà se anche il ricordo è manipolato. </span></div><div><span style="font-size: large;">Mi chiedo cosa resterà, come sopravvivere al disastro senza perdere umanità, mi chiedo ma già il chiedere mi sembra un atto pretestuoso. </span></div><div><span style="font-size: large;">Nel Regno della Litweb, pura astrazione mentale abbiamo anche noi i nostri pezzi, pezzi di ricambio, pezzi che urlano e pezzi che sorridono, "Assicuriamo con una bugia un sottile equilibrio: L'utile resta, l'inutile va riciclato" con le parole del dottore Sarastro a Giosuè rimaniamo a leggere <i><b>"Qualsiasi istante avrebbe cambiato il corso degli eventi, ma le cose sono andate in un certo modo. Perché le cose vanno sempre avanti, Giosuè, e vanno sempre come devono andare. Tu non puoi cambiarle. Nessuno può." e poi dopo che succedono le peggiori cose, </b></i>sembra una saggezza antica, dimenticare per sopravvivere. Dimenticare è anche il modo in cui tutti gli uomini sono sopravvissuti. Non possiamo torturarci all'infinito.</span></div><div><span style="font-size: large;">Nel Regno Della Litweb intanto sta Alessia Principe con Stelle Meccaniche. "Stelle che non smettono mai. Quelle vere." </span></div><div><span style="font-size: large;"><br /></span></div><div><span style="font-size: large;">Ippolita Luzzo </span></div><div><span style="font-size: large;"><br /></span></div><p><span style="font-size: large;"><br /></span></p><p><br /></p>Ippolita Litwebhttp://www.blogger.com/profile/04099352188669790735noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4660543185043576167.post-3899451917638226192023-03-09T18:22:00.000+01:002023-03-09T18:22:33.711+01:00Il cadavere di Nino Sciarra non è ancora stato trovato di Davide Morganti<p><span style="font-size: large;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-size: large;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjvPUXfDhi26S2oxWMTfHuunU7bsE4Z_BCSWpJ5oPDJ9KVXqZj0W-Nmfb1LGuK4b_g7ix1pvV6n7jxPFX3MY_7XnH42Xl0ftImX_zNJIK2O23EBMe6UxePNi1Oa6U2fqJQqv-FhIhBu9YQrJVdxmJ9jRYNt5xMFzToj53WazTgHixn8s8ysXvaKXdJKaA/s900/CopertinaMorganti-600x900.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="900" data-original-width="600" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjvPUXfDhi26S2oxWMTfHuunU7bsE4Z_BCSWpJ5oPDJ9KVXqZj0W-Nmfb1LGuK4b_g7ix1pvV6n7jxPFX3MY_7XnH42Xl0ftImX_zNJIK2O23EBMe6UxePNi1Oa6U2fqJQqv-FhIhBu9YQrJVdxmJ9jRYNt5xMFzToj53WazTgHixn8s8ysXvaKXdJKaA/s320/CopertinaMorganti-600x900.jpg" width="213" /></a></span></div><span style="font-size: large;"><br /> "I fratelli Sciarra, siciliani trapiantati a Napoli, sono morti. Un uomo ha il compito di entrare in casa e recuperarne i corpi. Uno dei cadaveri viene trovato subito; dell’altro non c’è traccia. Oltre la soglia dell’abitazione, cianfrusaglie accatastate, cicche di sigarette, spazzatura, cibo avariato e libri. Soprattutto libri. L’uomo viene inghiottito dalle stanze in cui vaga senza requie e si perde nelle pagine di autori dimenticati." Questa la cornice in cui si muove la voce narrante, colui che deve recuperare il corpo fra tante stanze. Non è infatti una casa ma una villa, una villa buia e pericolante di Lago Patria, in provincia di Napoli.</span><span style="font-size: x-large;"> </span><p></p><p><span style="font-size: large;"><b><i>“La letteratura è uno strano cimitero, mette dentro vivi e morti e a stento si riconoscono.”</i></b> </span></p><p><span style="font-size: large;">Cominciamo il viaggio, entriamo. Leggendo Il cadavere di Nino Sciarra incontro i libri viventi. Anche Davide Morganti sente il muoversi dei libri, il fruscio, il respiro e mentre cerca il cadavere in realtà continua il suo dialogo con i libri, con autori di qualche decennio fa. Mi arrendo alla fascinazione della lettura, della letteratura e solo lui, solo Davide farò parlare mentre lui parlerà con tutti i libri che incontra. </span></p><p><span style="font-size: large;">Romualdo Romano, e poi Satta “la vita eterna come uno scialle nero. “Per conoscersi bisogna svolgere la propria vita fino in fondo, fino al momento in cui si cala nella fossa. E anche allora bisogna che ci sia uno che ti raccolga, ti risusciti, ti racconti a te stesso e agli altri come in un giudizio finale. È quello che ho fatto io in questi anni, che vorrei non aver fatto e continuerò a fare perché ormai non si tratta dell’altrui destino ma del mio”</span></p><p><span style="font-size: large;"> “ Nino Di Maria, e Ciuffettino ”Sono libri crudeli, che vogliono distruggermi, sono cattivi con gli uomini che li hanno abbandonati, quando parlano fanno dei suoni strani che mi tormentano; lascio che vadano via, non hanno ancora intenzione di farmi del male.”</span></p><p><span style="font-size: large;"> E poi trovo Coccioli, e dopo Coccioli il libro di Marangolo "Un posto tranquillo, storia di turbamenti e di guasti, di giovani illanguiditi e spaventati dal mesto morire in provincia. Ma perché le cose si dimenticano? Perché resta così poco di quello che facciamo? Perché il resto sparisce stritolato dalla morte? I libri scompaiono come gli uomini, travolti dal tempo e dagli uomini stessi, non c’è troppo spazio per noi che viviamo quel tanto per passare subito; si va avanti, avanti c’è posto, noi andiamo via e altri prenderanno il nostro posto; il bel libro di Marangolo è disincantato, non si aspetta nulla, sta tra i morti e non si lamenta, il titolo e il nome dell’autore diventano lapidi su una sepoltura.” Sono alla stanza undici</span></p><p><span style="font-size: large;">Stanza undici: Ma perché le cose si dimenticano? Perché resta così poco di quello che facciamo? Perché il resto sparisce stritolato dalla morte? I libri scompaiono come gli uomini, travolti dal tempo e dagli uomini stessi, non c’è abbastanza spazio per noi che viviamo quel tanto per passare subito; si va avanti, avanti c’è posto, noi andiamo </span></p><p><span style="font-size: large;"></span></p><p><span style="font-size: large;">via e altri ci sostituiranno; il bel libro di Marangolo è disincantato, non si aspetta nulla, sta tra i morti e non si lamenta, il titolo e il nome dell’autore diventano lapidi su una sepoltura.</span></p><p><span style="font-size: large;">Di silenzio è fatto anche il mar Mediterraneo, con i suoi morti e le sue navi, con le sue rive strette, con il suo dolore e la sua speranza, è un mare-muro in certi momenti; ne scrissero nel 1932 due scrittori, Luigi Motta e Calogero Ciancimino, in uno dei tanti libri che hanno scritto, dal titolo Il prosciugamento del Mediterraneo, in cui preannunciavano l’essiccazione del bacino, con un abbassamento del livello del mare tale da avvicinare le coste siciliane a quelle del Nord Africa. Anche loro spariti senza alcuna considerazione, sepolti sotto le vite dei vivi, considerati appena degli scribacchini che avevano provato a fare fantascienza, senza riuscirci. Intanto, però, il Mediterraneo davvero si sta prosciugando, per lasciar posto ai morti.</span></p><p><span style="font-size: large;">Da qualche parte pile di libri stanno crollando e il loro rumore co- pre tutto. Comincio a odiare i libri, i libri non servono a nulla, hanno solo reso l’uomo infelice; chissà le loro pagine quante parole conten- gono: miliardi miliardi e miliardi che mi fanno sentire un minuscolo, insignificante archivista. C’è molto erotismo nel romanzo di Zvete- remich, Zveteremich consegnò a Feltrinelli Il dottor Živago di Pasternak, dicendogli di pubblicarlo perché era un capolavoro, ma il mondo non sa più nulla di questo studioso italiano.</span></p><p><span style="font-size: large;"></span></p><p><br /></p><div><span style="font-size: large;"><b><i>"Le Intermittenze sono un’intercapedine tra noi e quello che non vediamo, un mistero in controluce di cui non mi ero mai accorto prima di entrare in questa casa; non le vede quasi nessuno e chi le indica è preso per pazzo, per profeta, per imbroglione, per visionario: c’è troppa carne nelle nostre vite, troppo sangue che copre la Verità"</i></b></span></div><div><br /></div><div><span style="font-size: large;">e le stanze che ho attraversato, credo siano quindici poi mi pare venti, poi settanta; è difficile distinguerle perché le porte spesso sono rotte o nascoste dalla Congerie. Chissà da quanto tempo mi trovo qui. Un libro se ne sta a pancia sotto, come un insetto capovolto, coperto da una strana cenere, ha pure l’impronta di una scarpa: Autobiografia di un picchiatore fascista di Giulio Salierno, non è certo un romanzo ma un’autobiografia cruda di un segretario fascista, dura, scritta con una lingua che non ne vuole sapere di fare bella figura. </span></div><div><div><span style="font-size: large;"><b><i>"La Congerie è qualcosa di così confuso, immenso, sterminato in cui ti muovi ma solo per non cadere e che esiste da sempre e Boine prima di me l’aveva vista. E la presenza dei libri moltiplica la sua natura e non è detto che Dio sia ordine che voglia ordine. Chissà dov’è sepolto Boine, chissà a quanti anni è morto. Calcinacci mi sono caduti addosso, roba da poco, però finalmente ho sentito un rumore non provocato da me. Confesso che sono stato seduto su un triciclo mentre finivo di leggere un romanzo, anzi non so bene come chiamarlo, un libro di Mario Pomilio, pure lui cattolico come Boine. Il quinto evangelio si chiama quello che ha scritto, un librone di lettere, eresie, apostasie, digressioni, leggende, frammenti e un militare americano alla ricerca del vangelo perduto, il quinto. Chi ha mai scritto un libro così?</i></b></span></div></div><div><span style="font-size: large;"><b><i><br /></i></b></span></div><div><span style="font-size: large;">Onore alle armi a Davide Morganti. Come davanti una battaglia chi perde con onore ha l'onore delle armi, così Davide in questa guerra perduta contro la dimenticanza di moltissimi autori della letteratura italiana ci consegna questo splendido libro che avrà l'onore delle armi, il riconoscimento della sua grande bellezza. La memoria da tenere. Io ho fatto parlare Davide qui nel Regno della Litweb </span></div><div><span style="font-size: large;">Ippolita Luzzo </span></div><div><br /></div>Ippolita Litwebhttp://www.blogger.com/profile/04099352188669790735noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4660543185043576167.post-59698666169720755172023-03-03T06:49:00.003+01:002023-03-03T06:49:39.826+01:00Dal 2016<p> Leggo da quando ho imparato a leggere. Scrivo da quando ho avuto una penna in mano. Come tutti voi. Nel procedere degli anni e dei compiti corretti mi bastano poche pagine di un libro per leggerne il valore o la scarsità. Sono altrettanto critica con le frasette che compilo io, sul mio blog, ogni volta che ne ho voglia. Non ho scritto un libro. Non saprei. Ogni tanto raccolgo i miei pezzi dal blog e metto un titolo. Riconosco la saggezza di mio figlio che mi sorregge nel confermarmi l'illusorio giudizio sui libri. -----Mamma, lui mi disse, le persone non leggono il libro, leggono il nome dell'autore. Omaggiano l'autore non la cavolata che ha scritto. Tu sei oppure hai un nome? No. Allora potresti essere bravissima e nessuno se ne accorgerebbe. Pronti ad applaudire qualsiasi idiota abbia un titolo- e su questo non ci piove. Ma è perché non sanno e non amano leggere che applaudono indistintamente? Credo che sia così. Chi applaude i nomi e non il contenuto non ama il libro. Non sa leggere</p>Ippolita Litwebhttp://www.blogger.com/profile/04099352188669790735noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4660543185043576167.post-78817621923043369142023-02-16T09:54:00.002+01:002023-02-16T09:55:23.519+01:00Stefano Bonazzi Titanio <p><span style="font-size: large;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-size: large;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg960POnVCZDVfal-5KTp02BrsFHZGqHglUq8OwqvzxUhLmMyIna0S5XiEvl2QYfOlQysdtnPSP7Qktu2iNcnBeH-oUKgHRMjbwXcz_FLXpQhMC8suaHZzrAz5WUGPhg5Ac30M4dooL4-R2PTdY9LSd5mmUQhSEkGCug0nL_ZGyupumE62Pn_97hURicA/s2048/titanio.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2048" data-original-width="1536" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg960POnVCZDVfal-5KTp02BrsFHZGqHglUq8OwqvzxUhLmMyIna0S5XiEvl2QYfOlQysdtnPSP7Qktu2iNcnBeH-oUKgHRMjbwXcz_FLXpQhMC8suaHZzrAz5WUGPhg5Ac30M4dooL4-R2PTdY9LSd5mmUQhSEkGCug0nL_ZGyupumE62Pn_97hURicA/s320/titanio.jpg" width="240" /></a></span></div><span style="font-size: large;"><br /><b> Titanio</b></span><p></p><p><span style="font-size: large;"><span>"Il titanio, </span><span>il metallo più resistente e più “forte” in assoluto, </span><span>è conosciuto per la sua resistenza alla corrosione, quasi pari a quella del platino, e per il suo alto rapporto tra resistenza e peso. È leggero, duro, con bassa densità. Allo stato puro è abbastanza duttile, lucido, di colore bianco metallico."</span></span></p><p><span style="font-size: large;"><span><b><i>Stefano Bonazzi</i></b> dedica al titanio il titolo del suo romanzo, titanio</span><span> deve il suo nome ai Titani della mitologia greca, figli del cielo e della terra e costretti a vivere tra le fiamme e tra le fiamme è stato il protagonista del libro e da titano resiste alle fiamme. </span></span></p><p><span style="font-size: large;">Pubblicato da <b><i>Alessandro Polidoro Editore </i></b>per la collana <b><i>Perkins</i></b> nel luglio 2022 proprio durante un'estate caldissima e infuocata il libro ha molto da dirci e ne consiglio la lettura a chi fa del leggere un riflettere sul mondo adolescenziale, sui rapporti fra genitori e figli, sul male e sul bene vicino e lontano, su abusi perpetrati e nascosti. </span></p><p><span style="font-size: large;">“Il male è una cosa semplice” e “La cosa più semplice del mondo” rileggerò questo racconto di Stefano con in testa i miei vicini di casa che chiudevano il figlio in uno sgabuzzino per punizione. Lo so perché questo ragazzino era coetaneo di mio figlio. Anche mio figlio però asserisce spesso di chissà quali violenze io abbia perpetrato ai suoi danni, o suo padre, e certamente a me sono più chiare le torture imposte dal padre che non quelle che gli avrò imposto io. </span></p><p><span style="font-size: large;">Rifletto dunque pur nella differenza delle situazioni su quanto i genitori tutti possano essere dei mostri, poi certamente qui nel racconto sono mostri effettivi ma chissà perché! </span></p><p><span style="font-size: large;">Titanio è un racconto che prende per la sua drammatica realtà, nell’esasperazione del fuoco che brucia tutto ci sta la terribile edilizia che produce mostri abitativi, ci sta il continuo inquinamento di falde acquifere e di aria ammalata di diossina per i fumi di copertoni bruciati e su tutto un inquinamento spirituale fatto di nulla e di violenza, fatto e strafatto di droga coltivata e vendita, data da mangiare anche al figlio.</span></p><p><span style="font-size: large;">Senza pietà il racconto si apre in una stanza d’ospedale dove il ragazzo deve riprendersi da terribili ustioni. Poi inizia a raccontare ad un educatore e la verità si svelerà alla fine.</span></p><p><span style="font-size: large;"> Il male è semplice è una grande verità e Stefano riesce in Titanio a farci riflettere sull’orrore della genitorialità e sull’orrore dei luoghi. Poi però in tanto orrore sembra che l’educatore riesca a portare un’ apertura e a far entrare uno squarcio di luce. Un ritmo incalzante invoglia a leggere e uno stile personale ci dona l’autenticità della scrittura. </span></p><p><span style="font-size: large;">Un racconto da segnalare e da far amare per la grande carica umana che si percepisce nel leggerlo, nel costruire una situazione immaginativa che possa lenire lo sconforto e la solitudine. </span></p><p><span style="font-size: large;">I mostri non sono più i veri mostri, vivendoci vicino i mostri sono altro, sono i familiari o i vicini, sono il prossimo prossimo, sono il viverci dentro chiuso in uno spazio ostile. </span></p><p><span style="font-size: large;">Inspiegabilmente e surrealmente le istituzioni e il carcere mi sono sembrate il luogo più sicuro e il compito dell'educatore serve a tutti noi per avere la certezza che qualcuno alla fine ci ascolterà come succede a Franz.</span></p><p><span style="font-size: large;">Un grande applauso a Stefano Bonazzi per la sensibilità e per la ricerca, per aver saputo, pur nell'orrore della storia, darci la speranza</span></p><p><span style="font-size: large;"><br /></span></p><p><span style="font-size: large;">Ippolita Luzzo </span></p>Ippolita Litwebhttp://www.blogger.com/profile/04099352188669790735noreply@blogger.com0