lunedì 30 settembre 2013

Blowin’ in the wind 25 febbraio 2012





La risposta soffia nel vento

Hugo Cabret   In time   Midnight in Paris

Soffia nel vento della comunicazione il meme  del  nuovo  tempo che si fa spazio

All’alba di un nuovo e sempre eterno sentire andiamo indietro per la rincorsa

Come gli atleti  indietreggiano  per prendere lo slancio così noi,  loro,  registi cantanti scrittori, riprendono a dirci che nulla è scontato, che nulla si perde se c’è l’amore, la passione di andare a cercare quello che si era perduto oramai.

Gli uomini, è vero, vivono  di cappuccini, di cornetti e brioche, vivono anche di polli allo spiedo, di maserati, di auto scassate, poi, certo, vanno al bagno, ogni mattina, i fortunati, si lavano, si pettinano, si guardano allo specchio e non si conoscono.

Li aspettano giù il commercialista,  l’avvocato, il collega d’ufficio, oppure nessuno, non devono uscire, sono costretti in un letto a guardare la televisione.

La vita è questa?  Mi domanda Odradek 

O non piuttosto  l’immaginario, il sogno sognato di tanti pensieri?

Ed io che ho vissuto sul sogno e sulla fantasia d’istinto verrebbe di dire la vita non è comprare comprare,  non siamo solo dei consumatori da incasellare da derubare

Non siamo solo istinti animali da solleticare con un corpo discinto

Non siamo solo dei mostri che uccidono senza coscienza che vanno sul molo a fotografare la nave  Concordia che cala giù

Siamo diversi  ognuno è diverso  diversi ma simili  poco pochissimo quel tanto che basta per poterci parlare

Con un nick, con una mail, con una lettera tradizionale

Questi sono soltanto dei mezzi con cui noi  riusciamo ad uscire nel mondo vivente  col   nostro sognato

Perché, è vero, sognare è bello, io poi ho sempre parlato soltanto con me,  ma  questo sogno se  lo vediamo negli altri, se sappiamo trasmetterlo ad un altro  con la scrittura con la scultura oppure soltanto con un piatto fumante  e se vediamo negli occhi di un altro la felicità che abbiamo dato 
allora allora il sogno diventa realtà

Non importa se è un nick ad averlo dato  o Martin Scorsese

Conta però quella risposta che soffia nel vento per tutti noi.




venerdì 27 settembre 2013

Omofobi o non omofobi- this is the problem

 

 

 

Con un nick diverso mi ero provata a postare questa provocazione vera. Una cosa sono i diritti civili che alle coppie di uguale sesso siano riconosciuti, altro è il fatto che loro possano essere, per noi eterosessuali, uguali, almeno nei gusti.
Abbiamo gusti diversi.
Non accetto la presunzione dei gay come non accetto il becero degli etero che li vorrebbero bruciare. Fra la supponenza delle coppie di uguali e l’intolleranza dei diversi, scelgo di starmene di lato, la posizione più difficile.
Con grande umiltà riconosco la mia difficoltà ad accettare che due uomini o due donne  si bacino, con discrezione però non nego che vengano difesi da attacchi, non accetto  che sia una guerra, non accetto il biasimo a Barilla, non accetto che Mariano Sabatini ci inviti a non mangiare più pasta Barilla.
Insomma io non mangio pasta già da anni e mangio riso, non vedo tg, non accendo tv, insomma pietà, smettiamola!

Ho visto due uomini baciarsi sulla bocca

ritratto di loreda



Erano alti, belli, due ragazzi
si erano presi per mano e si baciavano.
Io sono stata male
mi si è stretto lo stomaco,
mi sono infuriata di più con me stessa.
Mi sono domandata:-Ma come?
dopo tutto il mio parlare di diritti per tutti,
di coppie da riconoscere con la legge in mano
Ed ora, anch'io volgo il capo e non voglio proprio vedere?-
Che anomalia è questa?
fra quello che si dice in teoria e poi ...
si sconfessa in continuazione.
E' duro da accettare
ma un conto è pensare e un conto è vedere
il mondo del diverso  della sessualità
di tutti i diversi
anche delle coppie eterosessuali
che inseguono modelli
di grande attualità


Dopo questo blog il diluvio...

 

martedì 24 settembre 2013

Togliere tutto. Alberto Badolato



Togliere tutto- Alberto Badolato


Nelle lezioni americane Calvino dice che la sua operazione sia stata il più delle volte una sottrazione di peso; ha cercato di togliere peso ora alle figure umane, ora ai corpi celesti, ora alle città; soprattutto ha cercato di togliere peso alla struttura del racconto e al linguaggio.

Non so come altro definire questo lavoro sull’inquietudine del togliere, sul brinamento e conseguente  congelamento di rarefatte esistenze paesaggistiche che poi svaporano nelle nebbie.

In chimica il brinamento è il passaggio dallo stato aeriforme allo stato solido senza passare per lo stato liquido, e l’immaginario silenzioso di quadri, diciamo su aspetti naturali e paesaggistici, sembra abbia ottenuto questo brinamento della materia, lasciandoci inquieti e tristi.

Quello che è materia non lo è, non è morta e non è viva, è distante, infatti lui ha tolto il vitale. Materia ormai inutile all’uomo- dice Alberto- sotto un suo quadro, e continua a togliere, con una reiterazione del gesto.

Spalma, rispalma, livella, poi ritorna sui colori per trovare il varco dal quale scorgere angoscia che lui trattiene sotto. Colori gelidi, nessuna concessione ad una facile fruizione visiva, guardare questi dipinti ci inquieta, tanto il suono afono ci respinge.

Nunc est bibendum- ora, nel presente, in questo presente,  lui tenta la carta del mito, ritorniamo tutti al mito, per spiegarci il perché di tanta tristezza, un tentativo rosso, non pompeiano, un rosso diffuso timido scolorante.

Allegria di naufragi-diceva Ungaretti

Allegria di una vita infelice, malgrado tutto.

E mi sembra vera lettura di questa offerta visiva schiva e ritrosa, il pensiero di Anna Badolato , la figlia, restauratrice e storica dell'arte, che ci dice di essere stata spettatrice delle cose non dette che diventavano forme, di pensieri timorosi che bevevano solo colori, delle mostre mai fatte, di opere su tele, su tavola, su muri, con olio, con calce, con gesso, per togliere sempre, in un dialogo interno verso l’armonia.

Le nozze di Cadmo e Armonia era il titolo di un libro di Roberto Calasso che io ho letto e riletto fino ad impararlo a memoria.

«Queste storie non avvennero mai, ma sono sempre». Tali parole di Sallustio – forse la più bella, certamente la più concisa definizione del mito – si leggono nell'epigrafe delle Nozze di Cadmo e Armonia.

 Il suo primo libro, senza

 senza titolo le sue opere, senza un sole che ci illumini, senza facilità di prendere fiato, lui, l’artista quasi ci chiede scusa di essere stato solo un tramite di un disagio esistenziale che si è adagiato sulle sue tele armonizzandosi solo in modo dissonante e inquieto, con l’ultima figura che a me sembra Simenon oppure Maigret, indagante un caso di difficile soluzione…

Togliere è un'arte ostica, togliere è non dare elementi, tracce per risalire al misfatto...
Concludo con un sorriso. 
Mi dice l'autore che nel quadro finale non è Maigret, è un particolare del quarto stato di Pellizza da Volpedo, e quindi Avanti popolo, sempre una condizione molto complicata e difficile!    


 

venerdì 20 settembre 2013

A umma a umma





Le sorprese su come gli altri pensano come noi siamo non finiscono mai

La sorpresa vera é che non ci conosciamo mai, che siamo trasparenti e opachi, che vorremmo dall'altro considerazione e tempo, rispetto e quanto altro e non sappiamo rispondere se non aggredendo.
Se trovo il modo per dire un mio rincrescimento mi sarà dato solo in cambio un rimbalzo?
Perchè?
perchè si pensa subito che l'altro ti limiti, ti  nasconda, non ti voglia?


mercoledì 18 settembre 2013

una cassetta del 1973- Fernando Cimorelli e Louise Bourgeoise



Una cassetta del ’73

Una cassetta di Cucirini Cantoni Coats, che  ha contenuto spolette  di tanti colori nel negozio di merceria della mamma, ora contiene i suoi cuori di lamiera.

Il ragno di Louise Bourgeoise “i ragni sono la madre sotto cui ci sente vulnerabili e protetti” dice l’autrice, segnata fin da bambina dalla violenza "Mio padre provocava in me una continua perdita di autostima". Ecco da dove può nascere un artista!

Nella continua rilettura di violenze ingiustificate, immeritate, di offese incredibili, di territori calpestati ad anime in formazione, si legge e si rilegge senza smettere mai e qualche volta da quei destini il varco dell’arte.

La porta strettissima e bassissima da cui si scappa via lo stesso, si realizzano le idee, si parla al mondo che qualche volta risponde, non importa quando.

Dopo il racconto Louise siede immobile e a stento trattiene le lacrime: "A distanza di tanti anni, l'episodio è ancora così vivo nei miei ricordi. Come fosse successo ieri. Cosa possono fare i bambini, la notte, se non piangere, piangere? Anche se è inutile: i genitori arrivano con uno specchio e dicono 'guarda come sei brutta quando piangi' ".

Fermo il ricordo, si può solo sublimare, fare uscire, mandarlo a spasso, mostrarlo.

Così lei mostra i falli che il padre la derideva di non possedere, così lui mi mostra i cuori , le emozioni che doveva trattenere davanti a suo padre.

Louise è morta riconosciuta dal mondo, lui, lo scultore è riuscito solo adulto a laurearsi col massimo dei voti all'Accademia delle Belle Arti di Catanzaro, prima  aveva trovato solo un professore che,  indicato un sentiero, una scuola di ceramica, sterzava un destino.

Ora siamo lì, fermi in quegli anni lontani, eppure siamo qui, nel 2013

Siamo sul limitare di una confessione: una vita di cuori. 

Ancora più indietro risaliamo insieme e insieme saliamo su una millecento bianca, comprata nel 1964 al costo di un milione e sessantamila lire. Una millecento dove lui, seduto dietro con i suoi fratelli, litigava prendendo tanti schiaffi dal papà.  Conservata.

Una millecento fatta un cubo pressato, compattata nel 2000, insieme a tutti quei giorni trascorsi solo per far volume.

Ma ora siamo nel 2013 e dal cubo, dagli sportelli rimangono solo i cuori di lamiera che verranno cristallizzati, mi dice l’artista, verranno immersi nella resina e come l’ambra imprigiona il fossile, così lui imprigionerà tutti i suoi giorni di allora.

Louise dice” " Mia madre sedeva al sole per ore ad aggiustare arazzi. Le piaceva davvero. Questo senso di riparazione è profondamente radicato dentro di me. Lei era la mia migliore amica. Come un ragno, mia madre era una tessitrice. Come i ragni, mia madre era molto brava. Lei era intelligente, paziente, opportuna, utile e ragionevole. Era indispensabile come un ragno.”

Anche Fernando ha un rapporto di amore verso la mamma, lui ritorna da Perugia quando lei lo chiama, cambiando così un suo destino.

Ma come i tessitori veri, come ogni tessitrice sa, il ricamo sarà sempre più bello se più vario, se più sofferto il lavorio e l’intrecciarsi di fili, se incessantemente non ci si stancherà di arricchirlo con nuovi colori e immagini.

Il ricamo è la creatività

La creatività esorcizza i demoni, allenta ansia e paura, esalta e scavalca anni e prepotenze, rimodella ed espone, canta e scrive al mondo intero la bellezza di aver vinto, nonostante tutto, tutto il brutto, tutto il male che hanno fatto a un io… che siamo in tanti

Tantissimi cuori franti, tantissimi cuori, forme di pietre levigate da altri o da situazioni, tantissimi cuori che insieme ci risponderemo.
Musaba mi viene incontro questa sera, in questo buio, fra gli ulivi, la prima immagine che ho avuto, arrivando fra sculture che crescevano dal terreno. Musaba anche da noi?
Qui a Terina, su un terreno che ha sepolto altre testimonianze, altri fremiti, sopiti da ignoranze senza limiti e confini.  Ci allontaniamo e poi ci ritroviamo più vicini. E mentre noi guardiamo il quadro di Fernando e salutiamo Tamara De Lempicka, mentre Pollock ha appeso i suoi polli spennati, noi mangiamo una pizza gustosissima, che Anna ha preparato, discorrendo del tempo e dell'età, dei figli che siamo stati, dei figli che ora abbiamo. Una creazione che continua- con un cuore.
ed oggi aggiungiamo

...cuore che lui nel 2016 continua ad offrire in lamiera autentica. Con i nostri auguri per il suo compleanno