lunedì 22 dicembre 2014

Il Mostro Natale




Settimana Santa.
Finisce con Santo Stefano e dopo tre giorni lei risorge quel tanto che basti ad affrontare una festa laica, la settimana del primo dell'anno.
All'epifania ormai nessuno fa caso più, nessun rimpianto, nessun dolore, tutte le feste si porta via.
Già questa sarebbe una bella certezza se non iniziassero le giornate della memoria, degli innamorati, delle donne emarginate e del papà, della mamma, dei senza frontiera, del suolo occupato e via seguendo fino al caldissimo ed arrostito ferragosto tornando diretto dalle ultime vacanze trascorse a sciare sulla sabbia del mare.
La tiritera imperversa su schermi televisivi e sul pc, benchè io passi veloce, richiuda le pagine e oltre mi sposto, poi capita amica e ieri sera mi trovo in libreria a sorbirmi pacchetti e a vedere comprare libri LaGioia autore e Ferocia titolo, fatti per essere poi spacchettati e gioiti, goduti in un consesso di visi gaudenti.
Compro per me Flaiano e La Capria, compra mia amica per sè Borges e andiamo via dagli impacchettanti, con tanto deserto in fondo alla mente.
Lei vuole un lavoro, lei dovrebbe lavorare, perché è il lavoro che ci fa uomini, lei andrà dai parenti in questo Natale a sentirsi dire "e tu come stai? Ma come? Una bella ragazza come te che non è fidanzata? Una ragazza intelligente e preparata come te che non ha un lavoro? Forse sarai troppo esigente! Guarda la piccola che compie un annetto, sorridi alla bimba e al suo gattino" e pensa mia amica che sono degli estranei sadici ed indifferenti questi parenti che intorno stanno.
Io invece il Natale lo trascorro sola, al massimo passo dalla mia mamma, nel deserto degli anni che hanno tranciato perpetuando una sofferenza che lei si porta dietro dalla sua infanzia.
Una vita difficile la sua. Non fece gli studi che lei amava e  non fu amata e neppur rispettata da famiglia di origine, da suo fratello, e da nuova famiglia che si formò.
Un vero supplizio star qui a veder trascorrere i suoi giorni senza una speranza con l'unica colpa di aver generato un ragazzo che  un brutto giorno, verso i quattro anni, si ammalò di meningite e mai più sano ritornò.
Un calvario continuo, le feste acuiscono il deserto del male, della fredda monotonia di un vivere difficile.
Parenti che si dileguarono da moltissimi anni, si allontanarono, forse loro, interrogati, potrebbero dire che ci allontanammo, ma noi non offrivamo sorrisi e vacanze, giochi di bimbi e amicizie influenti, da noi niente, benchè la mia mamma preparasse gustosi pranzi per la domenica.
Ora che lei continua a preparare buoni pranzetti devo sentire qualche parente che invidia finanche mia mamma in piedi, lucida e ancora una roccia su cui poggia il male del mondo.
Non ho un Natale da festeggiare, neppure un Capodanno  ci sarà, nemmeno ricordo come si fa, non avendolo festeggiato quasi mai negli anni passati.
Presumo che sia per tanti così ed hanno tutti la mia vicinanza, presumo anche che per altri sia come si vede scorrere sulle immagini e a costoro io dico soltanto di non irriderci una volta di più.

Foto di Roberto Valentino alla mia mamma
Ippolita Luzzo 

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