Lo Spleen e
l’ennui
Lo spleen e
l’ennui
Tento ma non
troppo 8 settembre2011
Tento, ci provo a sondare un genere
Tento,
stuzzico, ti invito a
Il serpente
tentò Eva
Gli uomini
ora tentano di farcela in questo mondo
terrestre
Ero bambina
allora avrò avuto undici anni,
nemmeno, ero con tanto tempo, in una grande casa
nobiliare, con tante persone di servizio, ma mia mamma lavorava tanto, malgrado
gli aiuti.
Il mio papà era bellissimo, lo è ancora ora, alto, magro,
Marcello Mastroianni, meglio, la mia mamma era piccola ma molto
carina e dolce, innamorata pazza di lui, che non meritava. Lui era un bambino viziato, prima dal suo nonno
materno ,marchese, che nel feudo, nelle proprietà gli permetteva ogni cosa;
dispetti amori prepotenze.
Mio nonno,
il suo papà, aveva tentato invano di farlo studiare come lui avrebbe voluto e
non gli era stato concesso, ma il mio papà
preferiva altri impegni. Lui era uomo
e un uomo ha tanto da fare. Mia madre avrà sofferto da matti ma allora
le donne stavano zitte, io non capivo molto, allora non si esibiva la
sensualità, la sessualità , nel modo fintamente libero dei nostri giorni.
Tutto era
sottotaciuto, silenzio, tutto soffocato, ma io sentivo, percepivo un mistero di perversione, di dominanza, di idea
fissa che mi fece pensare, che mi fece immaginare un segreto, un potere che avrebbero dovuto avere le donne e che gli
uomini non avevano, un dominio sui sensi da soddisfare, da placare solo se lei
avesse voluto. E cominciavo ad almanaccare e cominciavo a pensare quale fosse e
non so come e perché qualcuna più grande, fuori, senza grazia me lo disse, e
aggiunse- lo fanno pure i tuoi genitori-
Non me n’ero
mai accorta, erano sempre molto misurati, molto corretti, non era proprio
possibile.
Ma un
giorno, rovistando, rovistando trovai
Playboy, il giornale patinato, ben nascosto. Chissà come lo trovai! lo
leggevo e rileggevo lessi tutta la serie, poi raramente trovavo
Cronaca vera o nera, fa lo stesso.
Tutti quei
corpi, tutto quel sesso femminile mi confermava solo una cosa, che per l’uomo, almeno
a casa mia era, proprio una dipendenza,
una esigenza.
Almanaccavo
sul potere già da piccola e pensavo che
gestire quel potere mi avrebbe dato lustro, mi avrebbe permesso il dominio, lo
scettro su uomini desideranti che non
potevano farne a meno
Pensavo di
gestire tutto quel mondo in saloni arabescati, con poltrone, con damaschi, con
profumi e con parole.
Le mie donne,
che gestivo, eran tutte raffinate, sì puttane ma di classe, sapevano parlare, conversavano
poetavano ma sapevano poi accarezzare, titillare fare impazzire soddisfare.
I clienti
eran felici, mi baciavano la mano, mi ringraziavano, erano tutti dei signori.
Avvocati, professori, laureati e imprenditori. Puliti, azzimati, con panciotto
e con gilè, pantaloni con le pinces!
Ero proprio
una potenza! avrò letto poi con gli anni “Il piacere “ di D’Annunzio e mi
dissi-bene bene questo non ha inventato niente-
Le mie donne,
sì accoglievano, ma in luoghi deputati, si facevano pagare proprio bene, si facevano ringraziare.
Non ne posso
proprio più ora di tutto questo offrire senza un grazie, senza un
riconoscimento. E che cazzo! Qui si è tutto capovolto!
Ora cosa
dovrei fare un boudoir alla rovescia! Il marchese De Sade, che pure ho letto,
me l’aveva consigliato!
Le donne hanno
abdicato. Che tristezza! ma tutta questa offerta fa cadere giù il mercato! Dà lo spleen e l’ennui e addormenta il cacciatore. Tanto la preda è
sempre lì, che si spoglia, si dimena e poi agita la coda sui giornali, sul
computer, nel reale e nel virtuale.
Sono proprio
sfiduciata, sono solo disgustata, vuol
vedere che avrò anch’io lo spleen e l’ennui di tutto questo cibo! Ma lasciamoci
sognare, sì, desiderare, solo un po’, per provare forse il bello di poterlo realizzare!
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