La boutique della carne- Maggio 2010
A Lamezia Terme esiste da qualche tempo una
bella macelleria, ristrutturata, elegante, accogliente. La carne è messa in
mostra, pulita, tagliata, venduta, assecondando i desideri dei numerosi ed
esigenti clienti.
Uomini, donne, chiedono il petto, la
coscia, tenera, giovane, la testina, pezzi di esseri, vengono incartati,
pesati, si può scegliere anche qualcosa di già preparato, pronto per l’uso,
impanato, arrotolato, agghindato con fiocchi di mais, di rucola, truccato e infiocchettato.
Si acquista e si porta via, a casa.
Si poggia accanto, sul sedile della propria vettura e si fa il viaggio insieme. Poi a casa, messo sul tavolo l’acquisto, buttiamo lo scontrino,
Si poggia accanto, sul sedile della propria vettura e si fa il viaggio insieme. Poi a casa, messo sul tavolo l’acquisto, buttiamo lo scontrino,
cuciniamo, sentiamo l’acquolina in bocca, il
profumo si diffonde in cucina, prendiamo il piatto, prepariamo il desco, ci
sediamo da soli e con voracità, con gusto, lentamente o velocemente, a secondo
le nostre modalità, consumiamo.
A volte con la televisione accesa,
oppure con la radio, il computer, il telefonino incollato ormai all'orecchio con l’auricolare già
innestato. Un buon caffè e ci sentiamo più soddisfatti.
Dopo qualche tempo, si va in bagno e le scorie
del nostro cibo, del nostro nutrimento vengono spazzati via dallo sciacquone
del water. Con un semplice gesto! Com'è semplice!
La bottega della carne! Sono diventati proprio
così i nostri rapporti interpersonali, intimi, i nostri scambi di corpi, di
pezzi di corpi, i nostri sguardi.
Una volta, questo mercato fiorente era
riservato alle occasioni, era un po’ taciuto, per pudore, era tenuto nella
periferia della città, ora dilaga nelle nostre case, nelle nostre
conversazioni, nei nostri incontri di lavoro.
Anche il mio commercialista in un
assemblea, con tre uomini, gli amministratori delegati, l’avvocato e una donna,
io, nel ruolo di presidente, lo dico solo per far capire, scherzosamente, mica
tanto, desidererebbe una bella carne giovane e profumata!
Giusto – Per carità. Ma perché dirlo a me! Ma
perché dirlo in un luogo inadatto. Non eravamo mica in macelleria!
Ma questo è il peccato lieve,
sorridente, non c’è nulla di male, comprare quel che serve.
Ma
poi anche nelle nostre case dove il cibo è la fiducia con la quale si
dovrebbe lenire l’ansia e la solitudine del nostro cammino umano, anche nelle
nostre case, siamo fatti a pezzi, mangiati, divorati e poi eliminati con lo
sciacquone del water.
Uno scroscio e via.
E tu mamma, moglie, figlio, e tu
uomo, non servi più, via, la tua carne, la tua pelle, i tuoi occhi, i tuoi
sorrisi, le tue risate!
Mi affiora sulle labbra,
ultimamente, una risata stridula, fastidiosa, una risata strafottente, mi nasce
da sola, ho cercato di controllarla, poi ho capito che il corpo si difende, che
vorrebbe invece urlare, o più sommessamente piangere, disperarsi per tutto quello
che si era creduto fosse il nostro patrimonio affettivo e che ora non c’è più,
irrimediabilmente distrutto.
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