mercoledì 21 giugno 2023

Pasti caldi giù all'ospizio


Pasti caldi giù all'ospizio a cura di Roberto Addeo
  Transeuropa 

" Il titolo di questa antologia mi è stato proposto da Giovanni Succi, che non finirò mai di ringraziare. Pasti caldi giù all’ospizio, omaggio al compianto Simone Cattaneo" legando da subito anziani nelle case di riposo con un brodo di pastina per cena e i giovani che ancora non sanno. Così scrive Roberto Addeo nell'introduzione e continua 

"In proposito, esaustive le parole di Succi: «E che valga anche come monito: con la scrittura in versi, novantanove volte su cento la prospettiva sarà quella e, anzi, se davvero un ospizio poi ci sarà ancora, sarà una gran cosa. Una bella tavolata di brodini caldi sarà tutto grasso che cola.»" 

Una antologia di autori che va dalla prosa alla poesia e raccoglie varie suggestioni: citando a caso gli autori già letti e altri conosciuti grazie a questa raccolta potrei ricordare Antonio Bux, Ilaria Palomba, David La Mantia, Vincenzo Pardini, Ivan Crico, Franz Krauspenhaar, Davide Bregola, Sergio Daniele Donati, Matteo Fais, Alessandro Corso, Pasquale Allegro, Letizia Cuzzola. 

Da Davide Bregola vorrei riportare un incipit per dire che questa è una raccolta che va oltre ogni regionalismo, ed oltre lo sbarramento dell'età, e con lui e con tutti noi va il nostro no ai tempi e a questo tritatutto che sembra sia diventato il capitalismo come mercificazione di ogni prodotto umano, compresa la creazione, l'arte, la poesia. 

  "NO Tornerà di moda anche la vita, e allora non ci ricorderemo più com’era prima. Tornerà la ruggine sulle nostre cancellate, sulle inferriate, sui selfie fatti al mare. Le passeggiate. Mandiamoci dei meme augurando sofferenze, vegliamo tutto il giorno le mosche sulle mani. I fiori in plastica hanno profumi inebrianti. Attacchi di panico costanti. C’è un uomo sullo schermo, dà lezioni di morale. Cambia inflessione in base alla platea: diventa veneto, campano, calabrese per timpani abituati a obbedire. Convenzioni."

La raccolta fatta da Roberto Addeo è molto altro, soprattutto il lavoro di intercettare e non disperdere la voglia di dialogo e di conoscere fatto con disponibilità e attenzione per una casa editrice molto interessante. Transeuropa edizioni rifondata nel 2003 da Giulio Milani, e voglio proprio ricordare poche righe per farvi conoscere come si possa resistere all'usuale e scegliere invece sentieri non battuti, come diceva Laborit " la sigla editoriale Transeuropa ha accresciuto di anno in anno il proprio catalogo, passando dalle 3 pubblicazioni del 2004 ai 20 titoli proposti nel corso del 2008, i 26 del 2009, i 33 del 2010, i 40 del 2011. . La storica attenzione della casa editrice per il nuovo, l’inedito, il diverso e il non catalogato in ambito narrativo, si è nel tempo estesa alla poesia e alla saggistica di proposta – mai trattate in precedenza – raggiungendo importanti collaborazioni con pensatori di fama internazionale come René GirardGianni Vattimo e Slavoj Žižek."

E chiudo ritornando a Simone Cattaneo che dopo aver servito pasti caldi giù all'ospizio si infila un cappello di carta e va a giocare per centrare un doppio sei e poter comprare un alone di sole e un po' di colore. Anche noi ci auguriamo di centrare un doppio sei e forse già lo abbiamo fatto se siamo qui a scriverne insieme

"Appena terminato di servire pasti caldi giù all’ospizio/mi infilo un cappello di carta con le orecchie foderate di pecora e/mi imbuco nel solito bar ad osservare fumi grassi attraversare/le finestre a forma di rombo e i feti sottoaceto nei vetri./Tre Negroni e due Campari e poi di corsa fin dietro il vecchio ufficio postale/dove ormai solo cinesi e egiziani giocano a dadi/sperando di centrare un doppio sei che mi permetta di comprare/ogni alone di sole/e qualsiasi milligrammo di colore."

(da Made in Italy, Simone Cattaneo, Atelier, 2008)

Ippolita Luzzo 



lunedì 19 giugno 2023

La sperta e la babba di Giovanna Di Marco


"Vi è una Sicilia “babba”, cioè mite, fino a sembrare stupida; una Sicilia “sperta”, cioè furba, dedita alle più utilitarie pratiche della violenza e della frode." da  Gesualdo Bufalino, “Cento Sicilie” in cui lo scrittore ci mostra le tante anime dei siciliani, un impasto di razze e costumi, un vero luogo ibrido. Anche qui in questi due racconti vediamo due persone diverse per ideologie e valori, due periodi storici la fine dell’‘800 e l’inizio degli ’80 del secolo scorso, due donne, Lucia furba e Concetta socialista di origine albanese.

La Sperta e la Babba, Caffèorchidea editore, è l’esordio letterario di Giovanna Di Marco, e proprio l'autrice nell'intervista rilasciata ad Alessandra Farro per Il Mattino di Napoli ci dice:" Mentre scrivevo, è emerso un altro aspetto del mio passato che parlava un’altra lingua, nel senso stretto del termine. Mio padre apparteneva alla minoranza arbëresh, ovvero alla comunità albanese della Sicilia. Durante la scrittura della storia, mi sono resa conto che ognuno di noi è fatto di store diverse, composte da due entità diverse che si uniscono in noi."

Grazia Pulvirenti fa una bellissima lettura del libro di Giovanna di Marco su Letteratitudine e vi allego il link https://letteratitudinenews.wordpress.com/2023/06/06/la-sperta-e-la-babba-di-giovanna-di-marco-caffeorchidea/

Le due voci evocano e danno forma linguistica e spessore antropologico a due luoghi, Piana degli Albanesi, con la sua comunità arbëresh e la sua lingua primigenia, con il culto greco, e poi con la dedizione alla militanza socialista della babba; le zone di Caltanissetta e Racalmuto, con le sue zolfatare, e poi Palermo, con le sue miserie e grandezze, città dove Lucia decide di espatriare per dare un destino migliore alla propria famiglia."

Io l'ho letto come un dono grande, come un dialogo bello con l'autrice, che mi sembra di conoscere da amica, e con lei ho concluso il viaggio a Palermo, approdo di tanti "pedincretati" così vengono chiamati dai Palermitani doc coloro che arrivano a Palermo dalla provincia o da altre provincie della Sicilia. Sempre il benvenuto è difficile per i nuovi arrivati. 

Ho insegnato in un paese arbëresh e so come hanno a cuore il mantenimento della lingua e delle tradizioni.

Entrambe le storie, al di là delle differenze hanno in comune lo sciupio di esistenze femminili addette alla cura dei figli, figli che morivano, come Lucia ci racconta, e di tante gravidanze, di continue nascite, di oppressione familiare, di condizionamenti. 

Sempre ci chiediamo come sia possibile e solo leggendo ci accorgiamo come sia stato possibile all'interno di un'isola o all'interno di un qualsiasi altro territorio trovare la voglia di esistere malgrado le costrizioni. 

Vicinzino, che poi sposerà Lucia,  per scappare dalla guerra si inietta nelle vene cose strane, così si ammalerà di flebite, poi avrebbe voluto farsi saltare un dito e si sarebbe fatto passare per mutilato di guerra. Non riesce nell'impresa ma il suo motto rimane:

" Meglio signaliato ma vivo." 

Ecco io così avrei voluto dare il titolo al mio pezzo su questo libro, un libro che ama la Sicilia, il suo linguaggio, la sua storia, ma sa quanto abbia chiesto ai suoi abitanti per viverci. 

Meglio signaliato ma vivo è l'arte di arrangiarsi, di farcela ancora in barba al destino, ai potenti che decidono guerre, a chi ignora i bisogni essenziali. 

Ippolita Luzzo 



Giovanna Di Marco (1978), storico dell'arte e insegnante di Lettere. Vive e lavora a Palermo. Suoi racconti sono apparsi su riviste e collettanee.