Dal Montana
al Nebraska saranno ottocento chilometri.
Padre e
figlio e la distanza sono anni
Da Billings a
Lincoln lungo la strada che li porterà dove hanno abitato molti anni prima.
Un viaggio
con sosta nella cittadina dove è nato il figlio, dove il padre tornò muto dalla
guerra di Corea e dove abitano i suoi
fratelli anziani.
Io sono la strada, qualcuno ci disse, sulla
strada, on the road, fu scritto e una
cattiva strada qualcuno cantò.
Nebraska per
tutti sarà.
Una colonna
sonora dialoga con noi spettatori portandoci per orecchie nel suono del film.
Dentro ancora dentro le strade che non portano mai a niente, come i Nomadi in
Dio è morto. Cantano le strade, anzi suonano la melodia dell'alienazione,
dell'uomo solo che non può essere un sacco di patate, hamburger e patatine, due
birre, tre birre, a volontà.
Strade e poi case, una macchina e che cos'è una
famiglia? Un affetto, un ricordo, una gratificazione che ti dia un motivo per
esser orgoglioso di te, del tuo starci sulla strada del mondo? Quante domande
potremmo poi farci su luoghi non luoghi, direbbe Marc Augè, su deserti abitati
da uomini no.
Sacchi
ripieni di merda, potremmo chiamarli quei cugini, parenti, soci e company.
Sacchi che vogliono solo insaccare i soldi che lui, il papà, si illude che ha
vinto. Poveri sacchi loro, no persone.
Lui invece, con il suo cocciuto continuo credere vero non tanto una somma ma una
illusione, lui salva suo figlio da un vivere banale...
La tenerezza
che non c’è in questo mondo stupido, mi verrebbe da dire al veder quel
cappellino sulla testa dell’uomo anziano che crede ad un foglio, ad una
pubblicità.
Se non fosse
che forse quel che lui ha fatto ha del magico e del reale, traslare fierezza e
decisione che non mancheranno ora al figlio, forte fortissimo per aver dato
dignità e orgoglio al suo papà.
Nebraska per tutti sarà.
Un viaggio
che è il nostro viaggio
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