Roccia detritica costituita
da elementi sabbiosi cementati più o meno tenacemente- arenaria compatta o
sbriciolata grossolanamente come la scrittura di ciottoli vari sparsi fra prosa
e poesia di un cammino scomodo.
Impegno politico, lotta
sociale, ingiustizie e momenti individuali espressi con rude e partecipata
presenza; una rudezza franca e risoluta nei fra(m)menti “ Di quel viavai sono segnato”
scrive Araniti nel Prologo
“Risalgo alle sorgenti del Calomeno senz’acqua/secchi
farranchi e massi stanchi… parole e pietra vivono tra i fiori della ginestra”
Mi porto dietro il suo
gentilissimo dono, da giorni, il dono della fiducia e dell’ascolto, e rileggo
sottolineando e intrecciando col mio quotidiano i suoi pensieri. “ Sui treni
scrivo poesie per condensare il tempo/ che non passa mai: mentre il fuori/ al
finestrino che velocissima/mente scorre, è lento/e la distanza allunga, oltre i
miei pensieri.”
Intreccio di vite che non ci
appartengono più, nel momento in cui le raccontiamo, intrecci di momenti di
tutti e di sofferenze individuali… “versi raschiati”
Nel cammino aspro e irto di
una crescita dal Prologo al D’amor maturo “sento, comunque, il ribollire nell’acido, o,
almeno, così mi pare”
“Devo anch’io urlare, ma non posso” lamentò il poeta…
Affidare al foglio
l’immortalità, scrivere col sangue e poi svegliarsi.
Ho pensato anche io
all’immenso dispiacere di vedere tutti i miei pezzi dispersi, un giorno ho
strappato tutto e non mi sono sentita triste, ne sono stata sollevata, li ho
riscritti e continuo a scrivere, leggera e consapevole che anche questi saranno
persi come gli altri.
Resta però incredibile il
dono della relazione con l’altro, il filo che lega uomini in conoscenza all’intrasattu.
“
U cuntu cu campa è Buendìa che risale la nostra discesa. “L’azzurra sorgente
dell’Acheronte” di Emilio Argiroffi che amiamo entrambi, unico e solo,
amato e scordato.
“ Poesia che…
Giorni per giorno ti perdo
Negli istanti delle altre cose da fare
Mi passi per la mente
E non ho tempo per raccoglierti
… ti svegli al suono di una memoria
E svanisci profumo non fissato”
Come avremmo mai potuto noi
salutarci da VertigoArte, scambiarci i nostri racconti, la stima, se non con
l’ausilio di un racconto? Il filo, una gugliata, è infatti argomento della mostra.
E stamani ricordando le città
invisibili di Calvino “A Ersilia, per
stabilire i rapporti che reggono la vita della città, gli abitanti tendono dei
fili tra gli spigoli delle case, bianchi o neri o grigi o bianco-e neri a
seconda se segnano relazioni di parentela, scambio, autorità, rappresentanza.
Quando i fili sono tanti che non ci si può più passare in mezzo, gli abitanti
vanno via: le case vengono smontate; restano solo i fili e i sostegni dei fili.”
Luca Marmo, sindaco di
Piteglie, comune di Pistoia, sta
scrivendo questo su facebook, rispondendo ai miei fili con fili nuovissimi:- Sul
VOIP. Pensa com'è intricato il mondo!-
Mai avrei creduto possibile
che io potessi intrecciare miei pensieri con te, con Luca, con moltissimi altri,
avviluppati nella bellissima arte del racconto.
Così “ quando la paura ti morde/e
nell’angoscia ti sperdi/ ricorda/ tuo nonno Melo mio padre/che a sette anni
appena/si è smarrito nell’Aspromonte”
“Ricorda tuo nonno Melo mio
padre/che non hai mai conosciuto/
Quando ha capito che i suoi
ricordi/giorno dopo giorno cadevano come foglie/ancora nell’estate…ha pianto…
riconoscendomi dopo sette anni bui da un lampo della mente”
Quel lampo, caro Franco,
illumina le nostre letture, quello che scriviamo per una esigenza vitale, come atto
d’amore verso i libri amati, verso la storia e gli ideali in cui abbiamo
creduto, verso quegli affetti individuali che vivono e compongono il nostro
stesso tessuto corporeo, il nostro DNA.
Non possono morire, è un viavai…d’amore.
Ippolita Luzzo
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