lunedì 21 luglio 2025

Moz Marco Barberio in Litweb


 


Dietro ogni quadro c’è sempre una storia “frammenti di realtà e visioni urbane” Moz Marco Barberio in mostra a Lamezia Terme dal 10 al 25 maggio 2025 presso Proposte Design.

 “Se non te la senti” se non te la senti puoi sempre mettere su tela il disagio e lo spaesamento di vivere in una metropoli, se non te la senti puoi sempre trasformare in arte un paesaggio, puoi sempre sublimare con l’arte. 




Due ore di totale immersione in uno splendido contenitore di bellezza sublimata dall’esposizione delle opere di un artista amatissimo che ci regala il golfo di Lamezia con le isole Eolie dipinte ma non dipinte, galleggianti nel mare insieme a tutta Lamezia. 

Una città ideale una città migliore, una città dipinta.

Strade, vicoli e palazzi, riecheggiando Cocciante, coloreremo tutti i muri nel rosso del tramonto che ci regala il cielo di Lamezia. “realismo campionato” che combina arte e scienza. 


Sentire e non sentire. L’immagine è composta da campioni visivi.

 I colori non si fondono ma diventano aree nette, simili a curve, colori in movimento.

"Barberio definisce il proprio stile “Realismo Campionato” (Sampled Realism), una tecnica che si ispira al principio del campionamento digitale. Utilizzando stencil, l’artista scompone l’immagine in aree nette di colore, eliminando sfumature e continuità per creare composizioni che, da lontano, appaiono realistiche, ma che da vicino rivelano intenzionali lacune visive."

Ippolita Luzzo 


"Marco Barberio nasce nel 1971 a Lamezia Terme (Catanzaro). Pittore italiano contemporaneo, pluripremiato. Cresciuto negli anni ’80, Marco si è immerso nel mondo dell’arte, ispirandosi ai graffiti americani ed alla Pop Art. Nonostante non abbia frequentato scuole d’arte il suo talento si è espresso fin dalla tenera età. Grazie all’intuizione imprenditoriale, la predisposizione alle nuove tecnologie e l’amore per l’arte, fonda una web company con il ruolo di direttore artistico, fondendo la sua sensibilità artistica con il nascente mondo internet. I suoi frequenti viaggi negli Stati Uniti consolidano l’attitudine nella scelta di soggetti metropolitani, infondendo nei suoi dipinti riferimenti alle icone della cultura pop."

lunedì 14 luglio 2025

Dove cadono le comete di Vito Di Battista

 


Non esiste una "legge per desertificare i paesi in Italia",  ma ad affrontare il problema dello spopolamento non esistono leggi che  cerchino di opporsi a questo fenomeno, anzi i paesi vengono sguarniti da guardia medica, farmacie, posta. Pensando a questo e leggendo Dove cadono le comete, sono andata a cercare la vicinanza con le comete, i nuovi elementi per lo studio di questi misteriosi oggetti celesti. L’azione gravitazionale dei pianeti giganti del Sistema Solare restringe le orbite delle comete che vengono dalle regioni più lontane dal Sole, rendendole più circolari ad ogni passaggio. 
Dovremmo quindi aspettarci di conoscere molte di queste comete dalle orbite che vanno restringendosi, durante questo restringimento di orbita, nei pressi di Saturno o Giove, avviene già qualcosa. Saranno i telescopi di ultima generazione a poter percepire anche le comete più “sbiadite” e fornire delle risposte.
"Dove cadono le comete", sembra evocare un senso di destino e di luoghi che segnano la vita dei personaggi, come la "nube di Oort" da cui provengono le comete, rappresentando forse un punto di origine e di connessione con il passato e le proprie radici. 
Abruzzo, 1938. Un paese della costa dei trabocchi, a trecento gradini sul mare, una saga familiare che si fa racconto corale di un intero paese, dove storie private dal sapore antico si intrecciano alla grande Storia, dall’occupazione durante la Seconda guerra mondiale e gli scontri sulla linea Gustav alla rinascita negli anni Sessanta.
Paesi che vengono fatti rivivere con i racconti e non posso non citare qui anche il racconto di Valentina Di Cesare Gli Istrici ambientato in  un piccolo centro dell’Abruzzo aquilano: Castel di Ieri, piccolo paese della Valle Subequana, un antico bacino dell’Abruzzo interno, in provincia de L’Aquila. Il paese si trova lungo il tracciato romano della Tiburtina Valeria. La città più vicina, Sulmona, dista circa venticinque chilometri. Dalla seconda metà del XIX secolo, il paese ha assistito a una progressiva diminuzione dei suoi abitanti. Anche Valentina racconta come Vito, gli abitanti attraverso il tempo, in quello spazio, in quel luogo, in quei luoghi. 
Dove cadono le comete è una elegia di quei luoghi, intrecciati e viventi nella storia di tanti, di pochi. Pagine da leggere con calma, centellinando le storie, raccogliendole in immagini, facendone una storia corale e visionaria. Un lungo studio si sente. una ricerca appassionata di fatti veri, restituiti sotto forma romanzesca, e mi piace lo sguardo sui fatti, su un passato presentato con grande vividezza. 
Un passato che Einar Már Gudmundsson racconta in Angeli dell'universo, nella storia dell'Islanda,  ed io mi sono andata a vedere come si possano raccontare fatti terribili, ingiustizie orribili, così come ha fatto Vito Di Battista, permettendo a noi di conoscere le voci e le esistenze sciupate da violenze e povertà, da incurie e luci sempre più fievoli. 
Un libro prezioso "In un mondo in cui il male subito non è una vergogna" Dove cadono le comete  Vito di Battista 
Ippolita Luzzo 

sabato 12 luglio 2025

L'albergo delle api solitarie


Vediamo le cose solo se ci fermiamo, vediamo le cose solo se ci vengono spiegate e fatte conoscere, altrimenti non vediamo. Ciechi restiamo. 

Sedute al fresco sotto una grande quercia e un sensitivo avocado fino allora avevamo goduto della frescura e dell'abbraccio delle lunghe e lucide foglie dell'avocado, dello stormire delle fronde e ci eravamo attardate ad ammirare la creazione artistica  con una ruota per braciere in legno e un supporto foderato di corda e sopra un tondo di vetro con sotto decorazioni da una tovaglia, poi abbiamo saputo essere un'opera di Andrea, la nuora dei proprietari dell'azienda. 


Era il tavolo tondo dove avevamo fino a quel momento ammirato la serenità del luogo. L'azienda Fragiacomo dove ci trovavamo è un'azienda agricola di apicoltura biologica a conduzione familiare che produce principalmente miele, marmellate ed ortofrutta e si trova a Lamezia Terme in Via Gioacchino da Fiore, noi semplicemente diciamo sopra il Campo Sportivo di Nicastro. Eravamo andate per prendere i mirtilli di produzione e i cetrioli e poi ci eravamo sedute a chiacchierare senza capire cosa fosse quello strano manufatto che avevamo alle spalle.

L'azienda agricola apicoltura Fragiacomo  fa anche corsi per bambini tenuti da Doris Fragiacomo che da oltre trent'anni vive in Italia. E lei ci raggiunge quando ormai sono andati via tutti i clienti e ci spiega cosa sia quella costruzione che ci aveva incuriosito. 


Si tratta di un "Albergo delle api solitarie"  un Bee Hotel, una struttura artificiale progettata per fornire rifugio e luoghi di nidificazione alle api solitarie e altri insetti impollinatori. 

Doris ci fa conoscere le api solitarie. 

Le api solitarie non hanno il pungiglione non dovendo difendere le arnie come le api operaie. Le api solitarie sono senza armi e volano verso il loro albergo dove troveranno la stanzetta singola dove mettere il polline e l’uovo, mi dice Doris

A differenza delle api da miele che vivono in colonie con una regina, le api solitarie sono insetti che vivono in modo indipendente, ogni femmina depone le uova e si prende cura della propria prole. Questi insetti sono importanti impollinatori, svolgendo un ruolo fondamentale per la riproduzione di molte piante, inclusi i frutti che mangiamo. 


Gli hotel per api offrono un riparo sicuro e luoghi di nidificazione per api solitarie e altri insetti utili, proteggendoli da predatori e condizioni meteorologiche avverse.

I Bee Hotel realizzati con materiali semplici e facilmente reperibili, come legno, canne di bambù, mattoni forati, paglia e altri materiali naturali che siano adatti alle api hanno una diversità di fori per ospitare diverse specie di api solitarie. 


Mentre lei parlava conosciamo lei ed io decido di fotografarla mentre esce dalla sua stanza d'albergo e di presentarla a Tommaso Lisa appassionato entomologo, che nel 2001 ha pubblicato per l’associazione francese “r.a.r.e.” il catalogo ragionato sui Cicindelidi della regione del Mediterraneo.

Ha pubblicato Coleotteri rossi e altri insetti dello stesso colore (Danaus, 2021) e, con Exorma: Memorie dal sottobosco (2021), Insetti delle tenebre (2022), Il carabo di Napoleone (2023) e Il grande libro dei tarli. 

Come se lui fosse con noi 

nella felicità più totale di essere amici delle api, degli insetti, delle foglie, degli alberi, della natura tutta essere vivente con noi.

Ippolita Luzzo 



martedì 8 luglio 2025

Giovanna Di Marco Museo di Sabbia scorciatoie narrative


Il seppellimento di Santa Lucia di Michelangelo Merisi da Caravaggio 1608 

c'è un film che si gira e devono incamminarsi verso le Catacombe e siamo nella piazza bianca e rettangolare invasa dai camion della produzione. Partecipiamo anche noi e poi dopo un anno andiamo a vedere il film dedicato a Roberto Longhi storico dell'arte che aveva scritto su Caravaggio e a noi resta la curiosità di conoscerne di più. Nel quadro- Il seppellimento di Santa Lucia - del Caravaggio tanto più si espande il luogo, la scena della comunicazione, tanto più le figure ne sono ricacciate nella propria solitudine

Ho ripensato spesso a quel quadro, a quella verità, e resto lì all'unico dei quadri che ricordo con una precisione intima. 

Scrivo e alzo la testa, davanti ho un'opera di Renato Guttuso, sarà una serigrafia numerata e pagata carissima che rappresnta un cavolfiore e vado a Palermo nella Vucciria animata da Giovanna Di Marco. Opere viventi lei ha fatto, facendo scendere i personaggi dalle tele nelle strade. 

 

A me è piaciuto molto il sottotitolo e Grazia Pulvirenti su Letteratitudine  ne scrive " Il sottotitolo Scorciatoie narrative è, volutamente in sottotono, una indicazione di poetica: la forma breve come scelta stilistica in grado di catturare l’essenziale, di creare cortocircuiti, associazioni fra materiali eterogenei, apparentemente distanti, come forma che, a partire da un minuscolo dettaglio, squaderna, agli occhi del lettore, un universo, lo fa deflagrare, ne raccoglie i frammenti e li ricompone, in nuove infinite tessiture.

Il libro è costruito da racconti che, con uno pluralismo stilistico sperimentale, risulta assai sorprendente: ciascun testo prende spunto da un’opera d’arte, che il lettore incontra nelle tre sale in cui sono raccolti i racconti, accompagnati da note metaletterarie a ciascuna sala, un Prologo e un Epilogo."https://letteratitudinenews.wordpress.com/2025/04/11/museo-di-sabbia-di-giovanna-di-marco-del-vecchio/ 



Fabrizio Coscia su Pangea parla di «ecfrasi», ovvero una descrizione a parole di quadri o sculture. "È il caso di questo Museo di sabbia, titolo borgesiano (Borges è uno dei numi tutelari del testo, insieme a Gesualdo Bufalino, e non a caso in esergo troviamo una citazione da entrambi), per una originale raccolta di racconti che ha come tema e struttura, appunto, l’ecfrasi. Basta scorrere l’indice per averne un’idea: il libro è diviso in tre «sale», ciascuna dedicata a un’epoca diversa – Medioevo, Età moderna, Età contemporanea – proprio come un museo, e in ciascuna sala ogni racconto porta il titolo di un’opera d’arte – quadro, scultura, affresco, altare, monumento funebre, statua – alcune celebri (di Brunelleschi, Piero della Francesca, Antonello da Messina, Bellini, Botticelli, Caravaggio, Giulio Romano, Bernini, Velázquez, Cézanne, Pellizza da Volpedo, Klimt, Kokoschka, Picasso, Guttuso), altre meno (tesori nascosti come la chiesa di San Giovanni in Sinis, la Madonna assisa in trono del Maestro di Castelsardo, il rinascimentale monumento funebre di Adelasia del Vasto nella cattedrale di Patti). Tutte però capaci di diventare motore narrativo." https://www.pangea.news/giovanna-di-marco-museo-di-sabbia/


Marcello Carriero su Artribune "La riscrittura dell’arte, in Giovanna Di Marco, diventa, in un certo senso, l’artificio orientativo degli impulsi, filtro di sensazioni che fanno dei segni materiali del passato lo strumento di connessione con un’assenza. Sarebbe come se l’oggetto osservato restasse sospeso nel ricordo, come se si trasformasse in un desiderio circoscritto da tutto il resto, un desiderio mai detto, un vuoto che resta indescrivibile perché dicibile solo tramite il suo perimetro. È in quest’ottica che Di Marco ci mostra l’altare di Antonello Gagini, nella sua assurda invisibilità connessa al vuoto dello Spasimo di Sicilia (Andata al Calvario), quell’olio su tavola (ora su tela) eseguito nel cantiere di Raffaello Sanzio a Roma nel 1517 e ora al Museo del Prado; sicché, l’occhio di un turista in Provenza o la personificazione della statua di Giuditta di Giacomo Serpotta, non si perdono nell’inabissamento patologico della famigerata sindrome di Stendhal, evitano semmai con cura ogni diagnosi dell’apparenza per portarci sempre al cospetto di scenari onirici, eccentrici, in cui il messaggio lanciato dall’arte involontariamente si crea nella scrittura." da Marcello Carriero https://www.artribune.com/editoria/2025/05/nuovo-libro-museo-sabbia-giovanna-di-marco/

Sono d'accordo con Fabrizio e con Grazia, con Marcello e con moltissimi altri sul godimento che possa dare l'arte anche leggendola. Bellissimo poi il lavoro grafico della casa editrice Del Vecchio editore e le illustrazioni di Maurizio Ceccato. Esergo di Bufalino e Borges e noi insieme 

Ippolita Luzzo 

  Giovanna Di Marco storica dell’arte e docente di lettere, vive e lavora a Palermo. È autrice di articoli afferenti a temi di critica e letteratura artistica, del racconto “Ciulluvì” pubblicato su “Paragone Letteratura” e dei due racconti del libro La sperta e la babba.

Ippolita Luzzo 

lunedì 7 luglio 2025

Domenico Calcaterra Il sistema Calvino


Saggi, ritratti, interferenze


Da molti anni Domenico Calcaterra docente e critico letterario che collabora con riviste nazionali, L'Indice dei libri del mese e Succedeoggi,  dedica i suoi studi a Italo Calvino, e nel 2014 pubblica edito da Mimesis Il secondo Calvino e nel 2025 con Inschibboleth Edizioni pubblica Il sistema Calvino


Diviso in tre parti questa interessante raccolta testimonia la ricerca e la volontà di evidenziare l'idea di letteratura in Calvino e la ricostruzione di senso per attraversare tutta la sua opera e comprenderne l'origine.

Il sistema Calvino  rielabora e sviluppa proprio lo scritto del 2014  insieme ad un intervento del 2023 su Calvino/Berio: tra musica e letteratura 

in Ritratto Provvisorio  leggiamo La leggerezza e la ferita : Calvino di fronte e di spalle del settembre 2017 pubblicato su Doppiozero 

nelle Interferenze Sebald e Calvino, Volponi e Calvino, Garboli scrutatore di Calvino, Le detection incrociate di Calvino e Sciascia.

Leggendo Domenico Calcaterra e la sua ricerca su Calvino agli esordi come un "oulipien ante litteram" impegnato ad aggiornare un "immaginario atlante" mi piace riportare da Doppiozero un segmento dell'articolo di Marco Belpoliti 

"Parlandone in una conversazione dedicata al tema della fantasia, Celati ha sostenuto che la forza immaginativa dello stesso scrivere di Calvino deriva proprio da quel marchio di fabbrica, dall’essere stato, prima ancora che uno scrittore, un disegnatore, Rubino il suo maestro.. Ricordava che, in una delle conversazioni avute con lui a Roccamare, Italo si era definito il maggior scripturalist italiano, un termine che Celati dice di non sapere bene dove l’avesse trovato, ma che a suo avviso appariva perfetto nel definire il “lavoro di fantasia che seguiva certi spunti narrativi e usava la scrittura come una specie di disegno a mano libera”

 Ai cento anni della nascita di Calvino L’affaire Calvino non ha mai smesso di interessare non solo critici e scrittori ma anche chi come me  ha vissuto con Le città invisibili di Calvino come testo profetico da far conoscere ai miei alunni, e ha imparato a memoria Le lezioni americane, e poi sono ritornata alle fiabe pubblicate nel 1956 dalla casa editrice Einaudi, che costituiscono la prima raccolta di fiabe popolari estesa all'intero territorio nazionale e poi I racconti pubblicati nel 1958, amatissimi. Nei racconti vige una ricerca del rapporto della realtà e immaginazione, una realtà difficilmente padroneggiabile. Nella nuvola di smog  ad un certo punto "il protagonista si convince che deve pur esistere una nuova immagine del mondo che riscatti il grigiore, salvando tutta la bellezza che andava perduta"

Ho amato Il barone rampante dove "realtà e scrittura, il mondo e la sua descrizione, si confonde cucendo insieme vita, idee, e sogni. Un mondo ingarbugliato che lo scrittore prova a sfidare quantomeno sulla pagina. 

Gli alunni mi dicevano che quando parlavo di Calvino mi trasfiguravo e aggiungevano di accorgersi quanto mi piacesse e credo che il desiderio di Calvino di trasfigurare la realtà attraverso la letteratura ameno con me e soprattutto con Domenico Calcaterra sia stato raggiunto. 

Consigliando vivamente la lettura di questo suo libro sono felice di parlarne qui nel Regno della Litweb 

Ippolita Luzzo 

mercoledì 2 luglio 2025

Nicola Argenti su Pezzi dal Regno della Litweb

 

#14 Pezzi : dal Regno della Litweb – Ippolita Luzzo

Giugno 18, 2025

PEZZI – dal Regno della Litweb di Ippolita Luzzo Città del Sole Edizioni

I PEZZI DI UNA MACCHINA DEL TEMPO


Quando ho letto i Pezzi di Ippolita Luzzo sono immediatamente tornato al breve arco dei miei 16-20 anni, periodo nel quale scrivevo in maniera forsennata e affamata. A differenza dell’autrice, viscerale ma chirurgica, quel che veniva fuori al sottoscritto era il ritratto della camera disordinata di un adolescente-giovane uomo. Ma cosa è che scrivevo? Pensieri sparsi, abbozzi immondi di poesia, imbrattamenti vari, e chiamavo tutto questo “i miei pezzi”, non sapendo (o non volendo) dargli già la denominazione certa di “poesie” o “racconti”. Particelle impazzite, elettroni ribelli, protoni malinconici e fotoni adolescenziali, tutti utili a comporre il tessuto temporale della mia piccola esistenza, con un futuro incerto e con una immatura percezione dei pochi anni vissuti.


E anche i Pezzi di Ippolita ricordano il passato, rimandano a tempi nei quali lo scrivere era verace, fluido, un fiume in piena. Una scrittura, la sua, che riesce in modo semplice e diretto a dar voce alle emozioni più intense, alla rabbia, all’incredulità, allo struggimento e – perché no – all’ingannevole senso di felicità.


L’autrice apre visioni quantistiche su una vita scandita da appassionate letture, tradizioni, lunghe e accalorate riflessioni, silenziose conclusioni. Ci sono pagine di piccole storie, racconti, scritti fulminei che passano inosservati e questo libro è, invece, una traccia, una mappatura (termine a me caro e con mille declinazioni), una capsula del tempo: perché qui non c’è solo l’autrice, con le sue istantanee di presente e passato, ci sono moltitudini, intere comunità, uomini e donne con brandelli di attimi vissuti e dimenticati, ferite nascoste, gioie inattese e scatole di cimeli dai quali è impossibile separarsi. Tutto gelosamente conservato in questa capsula che è, al contempo, un manuale per ritrovarsi, per riscoprirsi.


Umberto Eco diceva: Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria. Chi legge avrà vissuto 5.000 anni: c’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’infinito… Perché la lettura è un’immortalità all’indietro.

Insomma, non lontano dal parlare di una vera e propria Macchina del Tempo.

E qui, tra queste pagine, troviamo le Istruzioni:

Come riportare l’Amore alla sua forma originaria, riscoprirlo negli angoli remoti dello spaziotempo, là dove nessuno lo cerca più:

[…]

"Detto così l’amore esiste, è il motore della vita, del nostro essere individui sociali, del nostro credere e combattere per amore.

[…]

dovremmo riprendere in mano, nel particulare la potenza del sentimento si rimpicciolisce e si ingrandisce sui bisogni elementari del singolo: bisogno di essere riconosciuti; bisogno di essere vista bella, bellissima, unica, grande; bisogno di dominare, di possedere, di mangiarsi quasi l’altro e di esserne divorata; bisogno inesausto di stare con l’altro per fonderlo e poi insieme distanziarlo per muoversi.

[…]

Esiste quello che non hai, perché più bello sarà andare a cercare amore nelle pieghe di una tovaglia che ondeggia, nella ballata sul mare salato di Hugo Pratt, che riscritta su un telo si asciuga al sole di una terrazza al caldo vento di Agosto."

****

2. Proiettarsi in un futuro, che è già presente, dove le tradizioni non sono luoghi comuni:

[…]

"Io non sono una donna del Sud

Non ho mai fatto la salsa di pomodoro

Le melanzane ripiene, la conserva di peperoni.

[…]

Non vado a matrimoni, battesimi e prime comunioni

Non vado neppure ai funerali.

[…]

Non spedisco barattoli a mio figlio, non stiro le camicie

[…]

Il sud lo porto nel sangue, nel suo colore, nel suo calore

Nella storia, nel presente,

Nel mio viso da bambina

Nel dolore delle mamme,

Delle donne

Sempre attente, sempre pronte

Sempre vigili e custodi

Di una cura sempre eterna."

****

3. La relatività ristretta ci dice che spazio e tempo sono malleabili. Proviamo a modellarli in modo diverso:

[…]

"Mi sono riletta te e la fattoria degli animali, mi sono spaventata perché tu e tanti altri profetizzate con favole, con film, con canzoni, l’anno che verrà con dettagli minuziosi.

Profetizzate e ci richiamate a svegliarci.

È Primavera, svegliatevi bambine, alle cascine, che festa di colori…

Possibile che non possiamo svegliarci e impedire un corso della storia pericoloso?

Possibile che il corso delle cose ci trascini come un fiume inarrestabile travolgendo argini e steccati?

Possibile che risucceda, come Vico, corsi e ricorsi, e tutto venga di nuovo a galla?

Razzismo, fascismo, saluto romano, organizzazioni militarizzate, odio sociale, povertà, spregio della cosa pubblica, irrisione, e urla.

Chi urla di più vince?

Fiorirà l’aspidistra in estate, fioriranno altri fiori a primavera e non vogliamo che i nostri fiori si bagnino di sangue."

****

4. Oggi come ieri, come particelle nell’intreccio quantistico, siamo legati ad uno stato ben preciso, indipendentemente dalla distanza che ci separa da quel che è stato:


"L’invenzione più innaturale del nostro secolo è stata la famiglia monocellulare: costringere un uomo e una donna a coabitare da soli sotto lo stesso tetto, in una stessa stanza detta stanza matrimoniale, impropriamente.

[…]

Costringere due esseri diversissimi a occuparsi, vita natural durante, di una prole sempre più ridotta all’unità, unico e solo prodotto di un connubio, beh a volte due, a volte tre.

Così sperimentiamo la convivenza fra due individui che nulla hanno in comune se non la diversità. Così elaboriamo comportamenti e tradimenti per sopravvivere a un inferno.

[…]

E su una illusione si sono gettate le basi per un vivere male, infelici, scontenti, separati e perdenti, in una condizione che è solo virtuale, quella del vivere insieme, in un matrimonio che proprio non c’è, che nella storia di tutti i tempi non è mai mai mai, altrimenti dove sarebbe la novità?"


La destinazione di questo viaggio nelle pieghe del tempo, ora, appare chiara. Siamo noi stessi. Legati indissolubilmente al nostro passato, con infinite possibilità di cambiamento. Basta avere la volontà.


****

Non bastasse questo, Ippolita ha il potere del creare sinergie e connessioni, e non solo tra persone. Con questi Pezzi è in grado di farci immedesimare nelle sue storie, di farci entrare dentro, sentirci tutti un po’ parte di questa grande narrazione. Sembra banale, forse lo è, ma rifletteteci bene: ci ritroviamo azzeccati in uno spazio troppo stretto, “tutti stipati” (diceva un poveraccio…), ma è con la vicinanza che si comprende l’altro, che si riesce ad attaccar bottone, è quando ci si trova costretti faccia a faccia – mentre i corpi, compressi, si riscaldano – che ci si decide a parlare. E insomma, Ippolita ci afferra, ci catapulta in un viaggio in metro nell’ora di punta, in un’infernale bolgia di Capodanno in piazza, e ci costringe a parlare, a, a confrontarci, a chiederci come va, guarda che nuvoloni oggi e poi, all’improvviso, che ne pensi dell’Amore?

Eh? Come? Ma non parlavamo del tempo?

A Ippolita importa poco. Il meteo, l’amore, le assenze, le tradizioni, il Sud, la pasta, il sugo, gli uffici postali, tutto insieme, tutti “pezzi” di qualcosa che chiamiamo vita, ed è inutile disperarsi: l’amore conta come il QR code dello SPID che non funziona. Anzi, se ci pensate, entrambe le cose fanno soffrire parecchio.

E la riprova di questo suo potere è l’enorme comunità che ha saputo creare.

Pezzo dopo Pezzo.

“Perché mille auguri, tanti auguri? Uno solo non basta?”

Auguri, Ippolita, per questi 13 anni di Litweb e per altri innumerevoli viaggi nel tempo. 


argenti.nicola https://tabaccofreddo.it/14-pezzi-dal-regno-della-litweb-ippolita-luzzo/?fbclid=IwY2xjawLRnAtleHRuA2FlbQIxMABicmlkETE0ZDFqajNFN2tvTTNYQ2ZNAR7Pn9zSu-qiuSTRMSH5gDrOfrVj7C8I531dyhU0qw3RB0IqyBYqX6UgHP73RQ_aem_T_RkKqmi1gfJkoyOc7MvpA


lunedì 30 giugno 2025

I gradi di conoscenza

 I gradi della conoscenza fra noi. Una porta e una casa. Nella cooperativa dove abito da più di trent’anni ci sono almeno una ventina di nuclei abitativi, sono almeno queste le porte che si aprono e si chiudono per altrettante case. Conosco i visi degli abitanti, di alcuni di loro anche il nome. Li saluto e mi salutano se mi incontrano e alcuni di loro conoscono anche il mio nome. Il grado di conoscenza fra me e i miei vicini di casa non è andato quasi mai oltre un pur educato saluto. Col tempo alcuni hanno venduto casa e si sono avvicendati altri vicini e ci salutiamo con lo stesso ciao. Il grado di conoscenza chiude la porta dopo il ciao. Esco per fare la spesa e il grado di conoscenza si amplia agli esercenti dei bar, dei negozi di frutta e verdura, nei negozi di generi alimentari, nella latteria, nel panificio. Molti conoscono il mio nome, la mia professione, io conosco di alcuni di loro il nome, loro sono gentili e anch’io lo sono e il grado di conoscenza finisce nel momento in cui io esco e si chiude la porta del negozio. Il grado di conoscenza sale in centro e sul corso cittadino parcheggia. Ora è diventato quasi un personaggio e saluta con educazione la libraia, il barista, il farmacista, ai saluti si aggiunge una chiacchiera ed è una consuetudine dei piccoli centri l’accoglienza verso i clienti. Ma ci conosciamo?