Le relazioni
pericolose
Pierre
Chordelos De Laclos scrive un romanzo
epistolare ed immagina il suo protagonista il Visconte di Valmont, impegnato a
sedurre una castissima fanciulla, appena uscita dal convento con l’aiuto di una
sua spregiudicata e cinica complice, la marchesa Marie de Tourvel
Il tessuto è
intrecciato da sentimenti vari, ma su tutti primeggia la vanità, non
l’amore, perché è solo la vanità che muove tutti noi, forse, finanche la castissima, che irretita da un
desiderio che lei crede aver fatto nascere in un uomo così sfuggente, si
concede.
Resteranno
poi tutti sconfitti dal gioco diabolico e perverso del muoversi solo per provare il proprio potere sull'altro, perché
il potere umano è fugace illusorio, vogliamo sentirci onnipotenti in una società falsamente liberata.
La carica
eversiva del libro trascenderà poi il mero contesto personale e come un'arma
si rivolterà contro tutto un perbenismo che usa l’amore ed il sesso per
dominare, e nello stesso tempo sarà un’arma contro una società falsamente
liberata che offre corpi senza pudore per togliere la vera libertà agli
individui.
Uomini e
donne annaspano da sempre
in una brodaglia convinti di
poter nuotare, mentre come nelle sabbie mobili ogni loro gesto li risucchia in
un gorgo senza fine.
La seduzione
che l’uomo attua con attese, con dinieghi, sollecitando la bestiola,
accarezzandola, quando lei, immusonita tenta di andare via, si ritorce sul
viso, sull'animo di simile individuo, lasciandolo solo con lui stesso, ma con un
tedio ed un disgusto che lui pensa erroneamente venga dall'aver troppo
facilmente abusato di giovanette impuberi,
ed invece è il rigurgito di una coscienza tenuta sempre nella parte bassa
dell’intestino.
Il libro
però affascina, come attira e stuzzica un genere, diventa attesa, il lettore è
un voyeur, un uomo o donna che eccita la sua fantasia partecipando, tifando
quasi per il vinto o vincitore, vorrebbe suggerire mosse, vorrebbe essere protagonista.
Ippolita Luzzo