giovedì 10 dicembre 2015

Alessandro Iovinelli. La scala d'oro

Nato il 17/09/1957 Alessandro Iovinelli è del mio segno zodiacale, per quel che può significare, un quasi mio coetaneo, essendo io del 13 settembre del 54 
Scrivo sempre questa storia del segno zodiacale perché sono moltissimi gli scrittori nati a Settembre, come se il mese, oltre che per l'autunno e la stagione della semina, fosse il mese della scrittura.
Naturalmente è una mia fissazione, smentita da chissà quanti altri scrittori di altri mesi. 
Alessandro Iovinelli: La scala d'oro
Sette racconti per una raccolta. Si raccolgono i pensieri per donarli come fiori.


Giuseppe Antonelli nella prefazione scrive  “Perché in questi racconti si alternano luoghi e personaggi diversi – è vero – momenti di felicità e sentimenti di perdita, però c’è un unico protagonista che resta sempre in scena e dà il tono a tutto il resto. La letteratura. La lettura come strenua forma di interpretazione della realtà: leggo dunque penso. E, ancor più, «la scrittura come forma irriducibile dell’essere»: scrivo dunque sono.” “Nondimeno, Alessandro Iovinelli decide di correre ancora una volta il rischio, lasciando la scena al suo Doppelgänger: un personaggio che vive la letteratura come un’infinita illusione senza lieto fine e racconta la sua vita come un saggio narrante.”  Adorabile la bella ironia con cui  ci racconta di Kirsten Dunst e del suo manoscritto come libello amoroso

Alessandro Iovinelli: Saggio come aggettivo qualificativo e come sostantivo concreto. Colui che sa.
Uno stocco al suo interno- Leggo la storia del teatro Ambra Jovinelli raccontato da lui che lo vide come patrimonio di famiglia, da lui che, bambino, guarda quel nonno alto e forte con un bastone con cui difendersi. Uno stocco al suo interno. Lo stocco è una spada. Così il racconto leggendario si mescola alle parole della mamma a cui Alessandro dedica il libro, si arricchisce con le cronache dell'epoca e con le trasfigurazioni cinematografiche. 
Cosa sia il passato non sappiamo più.
" In tema di memoria bisogna essere molto cauti prima di convalidare l’autenticità di una reminiscenza. Su questo punto sono del tutto d’accordo con Mark Twain, quando afferma: più invecchio e meglio ricordo gli eventi che non ho vissuto. A un certo punto però mi è passata pure la voglia di sognare e tanto meno di scherzare sull'argomento. Ho deciso di non farmi più illusioni e di accettare la dura verità. Non avrei mai potuto recuperare tutto quel che il mio bisnonno aveva tirato su dal nulla. Eppure potevo fare un’altra cosa. Era un atto che dovevo a mio padre e ai miei antenati. Dovevo scrivere la loro storia, la storia della famiglia Jovinelli. Ci riuscirò? Porterò mai a termine una tale impresa? Non lo so. Ma so che è un mio dovere: es muss sein"
così scrive Alessandro e poi racconta in sette racconti sette, con il sette magico, racconta e racconta ancora, mentre io non distinguo più la lettura dallo scrivere e dagli  incontri favolistici.
Mai avrei immaginato di incontrarlo qui. 
Commossa. Strabiliata. Confessavo oggi a Maria Caterina Prezioso come io abbia letto molto tempo fa il racconto su Tabucchi fatto da Alessandro Iovinelli. Lo lessi avidamente allora. Lo imparai a memoria.  Io avevo scritto, tempo fa, in un mio pezzo "Ad un anno dalla morte di Tabucchi". Uno dei miei pezzi da semplice lettrice ed intanto preparavo, forse sempre quell'anno, la presentazione del libro "Frontiera" di Pina Majone Mauro per il Maggio dei Libri. Quel Maggio facevo chiacchierare la poetessa con Pessoa. 
Al di là dei miei fatti ininfluenti, resta la magia della testimonianza di Alessandro, al quale sono legata affettuosamente prima ancora di conoscerlo, di sapere chi fosse quello studioso che non prese appunti mentre Tabucchi parlava e che però è consapevole che qualcosa resta oltre noi.
Ascoltiamo il  racconto di Alessandro 
Dialoghi manca(n)ti   La scrittura come forma irriducibile dell’essereecco, questo è il messaggio che ci ha lasciato Tabucchi   Di tutto resta un poco.“Il tempo stringe” è l’ironia, quasi lo scherno dell’esistenza nei confronti dell’uomo: «Purtroppo nella vita non c’è mai molto tempo. Voglio dire: sembra che ci sia un sacco di tempo, ma poi, in realtà, non c’è mai molto tempo». Un teatro perfetto, quello della vita.  
"Tabucchi ritornò sul tema al centro di quel racconto  e, più in generale, di tutta la raccolta: il tempo. Le sue riflessioni mi anticiparono la trama sottesa a tutte le nove storie, nelle quali la dimensione temporale spariglia il classico ordine cronologico di
fatti passati, presenti e futuri, interrogandosi bensì sull'implosione temporale di tutto ciò che si compie e finisce il suo ciclo. Ascoltai questa sorta di autocommento con un senso di inquietudine, come se fossi anch'io un viaggiatore che sente descrivere un paese ancora ignoto, poco prima di attraversarlo
di persona."
Il tempo è circolare, scrissi in un altro mio pezzo "Dove ritorniamo" 
Nel viaggio che si chiama vita capita poi di inciampare, di fermarsi, di non partire affatto.
Alcune volte sono proprio gli inciampi che sublimeranno un vivere complicato in pagine di scrittura  immensa. 
Completando studi amati e letture vissute, la scala d'oro può essere nello stesso tempo The Golden Stairs, il dipinto del preraffaellita Edward Burne-Jones, oppure la scala dove tutti saliremo, quella dell' ascendere verso la saggezza,  del far tesoro di ogni difficile prova che il destino ha in serbo, trasformando il tutto in letteratura. 
La scala d'oro: La scrittura come forma irriducibile dell'essere



Il topo morto con la pancia all'aria

Vi risparmio la vista.
Trattengo il conato di vomito ed inghiotto a vuoto.
Sta lì all'angolo dell'arco in via D'Ippolito, centro storico del paese.
Sta lì difronte le scale che salgono verso la Chiesa di Santa Maria Maggiore, in effetti Chiesa di San Francesco.
Sta lì sul selciato, un grosso topo di fogna, morto nel giorno 9 del dicembre 2015, all'alba del nuovo che avanza. 
Il topo morto non viene rimosso, dall'alba al tramonto se ne sta in panciolle. 
In un centro storico preso a martellate, affinché la bruttezza abbia sempre la meglio e faccia perdere per sempre, negli antichi e pochi abitanti che furono, il ricordo della pulizia. 
Se una volta il grido era "tornate nelle fogne" ora il grido è " salite dalle fogne" vivi o morti uguale è il vomito. Servite uguali al disservizio. 
Destrutturare e distruggere tessuti urbani, non pulire più, cacche di cani a calpestare, bicchieri e bottiglie di birra abbandonati, piscio di umani ad ogni muro, scritte idiote per terra, case cadenti, in demolizione, non con le ruspe, ma con le erbacce. 
Palazzi sventrati per farne garage, e tutto chiuso, in un puzzo di morte.
Su tutto trionfano le multiservizi, trionfano i grandi stipendi ai dirigentidipendenti, alle attività sociali e parasociali, da anni da tempo in un inferno continuo.
I topi invaderanno la città, vi rosicchieranno le orecchie, vi trasmetteranno malattie.
Cominceranno dal basso, come in ogni epidemia, ma poi ma poi, la malattia raggiungerà i piani alti, altissimi,  dei vostri stipendi, dei vitalizi, delle confraternite e degli stendardi, delle fondazioni e dei multitavoli, degli organismi costituiti, delle CoCoCo delle commissioni, delle terribili associazioni, e tutti i topi trascineranno anche i vostri pacchi e pacchetti, alberi e viaggi al sole, trascineranno via, tutto via lasciando la lebbra sulla fattoria   

domenica 6 dicembre 2015

Gli Indolenti- come me


Libertà, Eguaglianza, Diversità. Ip Ip Urrà
Nel regno della Litweb gli indolenti stanno benone, unica domanda che vi faccio: come mai non ci sono anche io che sono la regina degli indolenti?
E dire che cominciate con Bertrand Russel ed io che ho dedicato tutta la mia esistenza alla contemplazione ed al vuoto dove sto?" Il vuoto come liberazione dal dovere e dall'ubbidienza"
La mia vita è una pausa e quel che scrive Luca Desdra sembra mio autoritratto. Non per nulla sto qui a pigiare tasti di domenica pomeriggio, dopo aver osservato filosoficamente il sole e fatta passeggiata a passi lenti ed infine sbocconcellato un pane arabo con fetta di formaggio parmigiano leggendo i vostri racconti. Come scrittrice sarei indolente ed il mio blog lo testimonia, ma come lettrice, ah come lettrice io sono regina!
Io sono una pioniera, una avventuriera, una amante del rischio su carta stampata!    
Vi presento intanto  gli  autori dei racconti
Alessio Viola scrive. Con “la Repubblica Bari”, con il “Corriere del Mezzogiorno” 
Nicola Manuppelli scrive, traduce, cura e “importa” autori. Tiene corsi 
Claudio Marinaccio scrive  nel 2014  il romanzo Scomparire. 
Pasquale Braschi scrive  sui siti Santippe e PugliaLibre occupandosi di recensioni di libri.

Io mi sono fatta una mini rassegna di voi 
 Gli Indolenti
Alessio Viola… Il profumo fradicio dei tamburi. Il rugby a Taranto e poi la morte nell'aria che si respira
Nicola Manuppelli… Una storia di conchiglie. Con chi vorresti tu sentire il rumore del mare se non con il tuo amore? Paco ed il sassofono. Sono rumori che si sognano.
 Claudio Marinaccio… Delirio di negazione. Un po’ di polvere nera
Foog. Nel 2023 sarà proprio così, anzi peggio ed il 2038 abbiamo risolto tutto. 
Una giornata da dimenticare. Se Nacho può sedere a tavolo può anche lavorare.
Pasquale Braschi… Liberi di sognare. Inizio il mio viaggio sulle ali della fantasia. Adoro i limoni. L’isola di fuoco. Naufraghi di una stessa nave.
 Il diario di mia madre. In casa Ditumolo 17 maggio 1952 lei  e poi nel 1955 insieme a noi quel giorno l’acquedotto della Puglia. 
La lettrice con vizio di scrittura. Il nostro meraviglioso stivale anfibio. La lettrice che vuole cambiare il finale dei libri e comincia con Emma Bovary, e Cosimo del Barone rampante… Emma non si suicida e va a Bari…  e Cosimo  si sposa  
Christian Dellavedova  ha disegnato la copertina 
Luca Desdra ha scritto l’introduzione
Ed io vi ho letto con grande partecipazione. Mi sono letta,  potrei scrivere. 
Dal regno della Litweb  una lettura indolente e lenta lenta 
Ma noi ci capiremo. Sempre con voi, a disposizione


Dice Luca Desdra nella introduzione  "Qui dentro non troverete racconti accomodanti che vi risuoneranno familiari. Perché l'atto creativo si è fatto essenza ed è andato a cercare momenti di assoluta verità. Qui troverete degli scrittori che si spogliano di ogni conformismo e diventano se stessi nel modo più puro, palpabile e negligente possibile. L'accidia sia con loro. E che questa resistenza passiva sia foriera di un ritorno alla purezza del racconto e al valore alto della creatività al di là di ogni adesione a canoni, cortili letterari o dittatura dei presunti lettori."
Da "Elogio dell'indolenza" 

giovedì 3 dicembre 2015

La penna singhiozzante

La penna singhiozzante nel discorso della regina
Dal dunque carducciano alla tazza di caffè americano
Sui tasti di un web dove mi diverto sempre meno
Eppure sempre di più del reale acquitrino geografico

Mi viene in versi stamattina  come le stanze del Poliziano,
Come i furori di Vittorio Alfieri, come Furore di Steinbeck
Mi viene un Giorno di Parini con il giovin signore educato
Conteso da tutta l’allegra compagnia di donne altolocate 

Mi viene il canto della solitaria regina di un regno che non c’è
Se vi ho donato un libro poi non mi parlate più, ormai lo so
Se vi sto vicino sarà per poco e poi con ogni gradevolezza
Tutto finirà in gloria, in salmo, in una Bibbia capace di

Contenere tutto il bello e tutto il brutto che fatto sia.
Troppo poco sarà il dirlo al mondo che parlare non so,
vero cara? Troppo poco ignorare che io scriva, vero cara?
E non è una sola la cara, siete in tante
Troppo poco e troppo inutile scriverlo poi qui


Nell'immensità del web e nel mio regno di tasti e di cartone.
Dalla penna singhiozzante al divenire del web 
da Furore "Mine eyes have seen the glory
I miei occhi hanno visto la gloria
Of the coming of the Lord
Della venuta del Signore
He is trampling out the vintage
Egli sta calpestando la vendemmia
Where the grapes of wrath are stored
Dove Furore sono memorizzati
He hath loosed the fateful lightning
Egli ha sciolto il fulmine fatale
Of His terrible swift sword
Della sua terribile spada rapida
His truth is marching on
La sua verità è in marcia su

Let us live to make men free
Viviamo per rendere gli uomini liberi

Il titolo originale The Grapes of Wrath,  I grappoli d'ira (o I grappoli d'odio), è un verso tratto da The Battle Hymn of the Republic, di Julia Ward Howe)
Fino all'Apocalisse

martedì 1 dicembre 2015

Bellezza e crudeltà. Da Attilio a Maria Parafati

La difficoltà di far vivere le librerie.

La libreria di Maria Parafati a Chiaravalle, grosso centro nelle Serre Calabresi, compie domani due anni. Nel nostro felice augurare a lei, ai suoi bimbi, ai suoi frequentatori, un compleanno solare, regalo due esordi letterari, letti di recente. Uno è "Finché dura la colpa" di Crocefisso Dentello, del quale ho già scritto e che di sicuro presenterò un giorno, l'altro è di Attilio Alessandro Ortalano, edito La Gru  " Bellezza e crudeltà"

Nel leggere la dedica che Attilio mi scrive sul libro ho il desiderio che sia vera. " Ogni persona ogni giorno combatte una propria battaglia, ma la letteratura ci insegna che nessuno è solo"
Cara Maria, tu alle prese con ordini, fatture e commercialisti, bolle e rese di magazzino, non sei sola.
Noi, i lettori, siamo la forza delle librerie. 

Jonathan, il protagonista del libro di Attilio, vaga in un 2112 dove i libri e coloro che se ne occupano verranno chiusi in manicomio...
ahah
"Il mattino dopo Jonathan fu deportato in una clinica ed etichettato come possibile sovvertitore dello stato. La sua libreria fu chiusa. Non gli fu data nemmeno la possibilità di salutare Aurora." 
Ridendo del riso della consapevolezza scrivo però che noi correremo e sfideremo qualsiasi Grande Fratello e occhio di controllo. 
" Correva Jonathan." e noi con lui. 
"Corriamo ogni giorno alimentati più dall'angoscia dei desideri irrealizzati, che non con l'intenzione di realizzare veramente quelli che abbiamo"
" Cerchiamo persone ovunque, nell'esistenza ci dimeniamo tra il desiderio di avvicinarci agli altri ed il senso di allontanamento da questi"
" Ciò che non abbiamo può essere raggiunto"
"Jonathan aveva capito che cercando di possedere qualsiasi cosa, in realtà non si possedeva veramente nulla" ed ancora
" Chi non fa ciò che vorrebbe ha sempre la sensazione che manchi del tempo"
Lui sognava contro tutti, correva ora più veloce che mai.
Un libro che io ho letto, iniziando a volte dall'inizio, come si dovrebbe fare, a volte dalla fine, procedendo a ritroso, e mi è sembrato più affascinante leggerlo così. Come il gambero. 
Un libro che ama i libri fino alla corsa 
I libri di carta, i libri che parlano, i libri frutto del genio individuale, i libri non solo carta scritta dal presentatore o dalla attrice, "che poi sappiatelo che non li scrivono loro!", un libro scritto dal suo autore e amato, stampato e mandato nel mondo come creatura vivente.
a pagina 50 " Un libro lo scrive una sola persona"
e potrei ricopiare qui tanti altri momenti in cui si affida al libro la difesa delle nostre individualità, delle nostre librerie e relativi libraie e librai, del mondo della lettura non omologato come un pacco di detersivi. Che poi lo sappiamo che tutti i detersivi uguali sono composti, cambia solo il nome! I libri no, I libri, malgrado il tentativo in atto, di farne tante scatole di detersivi, troveranno in Attilio, in Crocifisso Dentello, in Fabrizio Coscia, in Romeo Vernazza e Domenico Dara, in Maria Parafati, "Come l'insalata sotto la neve", il risveglio e la difesa contro l'attuale barbarie. 

Attilio è del 1993, al suo esordio nella battaglia.
Con un grande bacio a tutti voi dal regno della Litweb 

A Canossa a Canossa




5 dicembre 2009
A Canossa a Canossa
Correva l’anno 1077, Ildebrando di Soana, futuro papa Gregorio VII, vescovo di Cluny, spinto da un grande fervore religioso e da un intento moralizzatore verso i costumi degenerati dalla chiesa, si accinge all'opera di risanamento. Prima come consigliere del Papa, poi divenuto lui stesso Papa, raduna il sinodo del Laterano (1059). Il suo tentativo era favorito dall'imperatore Enrico III, che non ne poteva più di vescovi ribelli, simoniaci, barattieri, religiosi che vendevano l’anima al diavolo, inaffidabili anche come funzionari dell’impero. 
Ildebrando prende il compito e lo svolge fino alle conseguenze più logiche. Rinnova i decreti contro la simonia e il concubinato del clero, obbliga questi ultimi al celibato, toglie la partecipazione delle autorità laiche alle cariche ecclesiastiche e svincola il papato e la chiesa dal dominio dell’imperatore. Ed è subito scontro con Enrico IV, figlio di Enrico III. Nel 1077 Gregorio VII, stanco dalla vessazioni e dalle minacce anche fisiche dei seguaci dell’Imperatore, lo scomunica e si ritira a Canossa sotto la protezione della Contessa Matilde, favorevole al papato, anche se cugina dell’imperatore. Qui, nel rigidissimo gennaio del 1077, giunge e sosta fuori del castello Enrico IV per ottenere la revoca della scomunica necessaria per mantenere il potere.  
E Gregorio VII si trovò nella difficile posizione, tra l’incudine e il martello, di decidere una mossa che gli avrebbe nociuto. Qualunque essa fosse stata. 
Enrico IV era agli occhi del mondo la vittima, il penitente colui che chiede perdono, e invece in cuor suo già predisponeva i piani per distruggere il Papa.
Gregorio VII era il papa severo, intransigente, che sembrava avere in pugno il destino, ed essere arbitro di una situazione che ormai gli era sfuggita. Non poteva non togliere la scomunica.
E così fa, condannandosi prima alla prigionia poi all'alleanza con Roberto il Guiscardo che saccheggiò Roma e portò il Papa quasi in ostaggio a Salerno dove morì.
- A Canossa,  a Canossa – mi ripetevo fra me e me in quei giorni di freddo con costui in campagna, ma poi riflettevo, e più pensavo e più mi era chiaro. Non ripeterò un’altra Canossa.
Ci  siamo  rivisti molti  in questa storia. Anche noi spinti da un sacro fuoco di giustizia, di rispetto cancellato, ci siamo vestiti nei panni di un personaggio, come un giocatore di scacchi, cercando di individuare la mossa giusta, dopo aver scomunicato. Ma poi….   visto Gregorio VII, abbiamo capito. Noi con Gregorio e contro gli inganni. Così vogliono fare passare la storia i prepotenti, manipolando , minacciando e infangando. 

lunedì 30 novembre 2015

Alle tante Martina che siamo state

14 Gennaio 2014 -a Martina 
Il re è nudo- gridò il bambino e tutti si guardarono e gridarono- il re è nudo.
Solo una fiaba? Io non credo. Impariamo a riconoscere i segni.
Cultura vuol dire vedere il valore di uno scritto, di un pensiero, di un abito e saper districarsi dall'omologante applauso indistinto. Cultura è il grido di quel bambino, non infinocchiato dai pubblicitari di allora.
Troveremo il bambino che gridi per noi? Per noi che asseriamo di esser cultura? Forse una pernacchia ci starebbe bene. Imparate a far le pernacchie… 

Mi dicono che non si può dire la verità, nemmeno quella più semplice, più scontata. Non si può proprio correggere un verso, un accento, un diciamo di troppo. Sempre mi propongo di stare zitta, di non veder ciondolare le teste dei tanti astanti in convegni prolissi, sempre in effetti mi tappo la bocca convinta che mi nuoccia parlare di lato.
Non uniformata al falso generale.
Imparate a selezionare dai segni, dai gesti, nella confusione, il corpo non mente.
Riprendetevi la libertà di essere voi a scegliere e non fatevi usare come fantocci da manovrare.
Il mondo è grande e i libri lo fanno ancora più grande.

Un libro può- da Il Quotidiano di Calabria
Lunedì 3 giugno  a pagina 14 su Il Quotidiano di Calabria
Cirò Marina- Lo lascia e lui la pesta, in coma.
Il padre della ragazza:- Non denuncio perché è inutile ma scriverò un libro
Leggo l’articolo con commozione, con partecipazione.
Vicende così, di maltrattamenti, sono frequenti, meno usuale è la risposta.
Scriverò un libro, dice il padre della ragazza
Tolstoj scriveva per giustizia. Raccontava le falsità con tensione morale, raccontava e cercava una società buona, ci  indicava sempre una luce…
Cercare una luce nello scritto e  condividere la sofferenza  in unione con chi leggerà forma una comunità  forte.
Sono parole di Tolstoj, l’unione che vince il male, la disunione accresce il male.
Bene ha fatto la giornalista a sottotitolare  un articolo di violenza con  il proposito di un padre che va oltre il suo momento personale e  vuole dare un avviso a tutte le adolescenti.
Un gesto di violenza non è un gesto d’amore- lui dice.
A Cirò Marina, come in ogni altro luogo del mondo comune, noi, che amiamo leggere e scrivere, deleghiamo a pensieri scritti una verità semplice di ragionevolezza, di non imposizione, di non soprusi.
Nel tribunale ideale, senza carceri e senza pene, il giudice si appella alla coscienza dei presenti come un lavacro.
Se un libro possa o non possa lavare coscienze sporche, se un libro possa o non possa illuminare vite buie, noi questo non lo sappiamo, nessuno lo sa, ci basta però tendere un foglio, un blog, un racconto per dare aiuto a noi stessi e agli altri di noi in un bene comune che chiamiamo persona.
La dignità di questo uomo, di un padre addolorato, la sensibilità della giornalista e del suo quotidiano, il mio leggere accorata e di chi mi leggerà, costituiscono insieme la società giusta e dolente, l’aperto cielo dove gli ideali, scriveranno regole eterne di rispetto per chi sta giù.
Un libro è per tutti un libro che va… oltre la violenza e la cattiveria, oltre il disgusto e la rabbia, oltre l'impotenza
un libro può

Questo era il mio post che pubblicarono in rete nazionale 
E questo è quello che oggi vi dico.
Un libro può e questo libro può
Può darvi il disgusto verso un certo modo di far televisione, verso le televisioni urlate e scomposte, sopra le righe, che inseguono sempre il fenomeno mediatico.
Uno schifo vero e proprio
Ed io lo spero che il libro faccia venire lo schifo su un televisivo che corrompe la vita vera.
Faccia chiudere alcuni canali per sempre.
Corrompe, dicevo il televisivo, questo mondo come rappresentazione, Debord: crediamo davvero a ciò che vediamo? 
A ciò che sentiamo?
No, non dobbiamo. Se ve lo leggerete e lo rileggerete, voi capirete il perché io mi  sia fissata su questo romanzo, sul perché abbia voluto che se ne parlasse e che ne parlassimo anche con voi.
Chiedetevi sempre:- Cosa? Che cosa mi stanno dicendo? Che cosa stanno facendo? Che cosa io sto facendo?
Sono tempi confusi. Nessun vademecum vi aiuterà. Il ladro si atteggia a santo, il santo verrà infamato, vi aggredisce chi è più colpevole, e chi fa patti disonesti professerà specchiata lealtà. Continuamente imbrogliati e asserviti.
Leggete e vedrete  la nostra miserabile quotidianità.
Un libro che è fatto di tanti ragazzi, per me fino a trenta anni sono ragazzi.
Un libro scritto con musica dura, con tutti quei punti a finire pensiero. Un pensiero corto.
Pensieri che  van sempre daccapo, senza frasi complesse, sono pensieri interrotti e sincopati quelli del protagonista, che quasi quasi mi accorgo di averlo finanche troppo vicino. Di vederlo fra noi, ci parlo anche. Comparo spesso i suoi sogni e i miei e poi mi dico: e ben ci sta. Almeno la notte punito sarà.
Ho scritto tanto in questi giorni e tutte le cose io voglia dire potete leggerle sul blog che io ho, 
qui mi interessa parlare con voi di cosa vuol dire aver diciotto anni. 
Per me oggi ho diciotto anni perché credo uguale al tempo che fu.  ... Non finisce.
Scrissi proprio così nei lontanissimi e vicinissimi sul bigliettino di auguri per i suoi diciotto anni.
Non finisce.
Le avevamo regalato un orologio, tutti i compagni di classe, lei andava via e io dovevo scrivere una frase per tutti.
Non finisce. Scrissi.
Non finisce proprio che tu te ne vada, che tu non faccia più parte della mia vita. Non finisce proprio il nostro studiare, Fortini e Sereni, non finisce il leggere passeggiare e discutere su quel film, su un comizio, su un giornale. Non finisce il credere possibile il sogno di un mondo giusto, pulito, affettuoso, senza menzogna, senza ossessioni.
Non finisce. Perché se finisse sarebbe una morte, quella terribile del vivere senza avere un motivo. L'intransigenza dei diciotto anni. La grande illusione che ci siano il bene e il male e che si possa e si debba scegliere su quale binario mettere il treno della nostra stupida vita.
Abbiamo tutti rimproverato ai nostri genitori quello che loro hanno accettato, compromessi, silenzi, rassegnazione. Noi avremmo fatto diverso. Mi sembra che abbiamo fatto di peggio. Ed ora dò veramente ragione a tanti ragazzi che continuano a volere un mondo scevro da intrallazzi e menzogne. Un mondo pulito...
Vero Martina?  Alle tante Martina che noi siamo state.