Vi risparmio la vista.
Trattengo il conato di vomito ed inghiotto a vuoto.
Sta lì all'angolo dell'arco in via D'Ippolito, centro storico del paese.
Sta lì difronte le scale che salgono verso la Chiesa di Santa Maria Maggiore, in effetti Chiesa di San Francesco.
Sta lì sul selciato, un grosso topo di fogna, morto nel giorno 9 del dicembre 2015, all'alba del nuovo che avanza.
Il topo morto non viene rimosso, dall'alba al tramonto se ne sta in panciolle.
In un centro storico preso a martellate, affinché la bruttezza abbia sempre la meglio e faccia perdere per sempre, negli antichi e pochi abitanti che furono, il ricordo della pulizia.
Se una volta il grido era "tornate nelle fogne" ora il grido è " salite dalle fogne" vivi o morti uguale è il vomito. Servite uguali al disservizio.
Destrutturare e distruggere tessuti urbani, non pulire più, cacche di cani a calpestare, bicchieri e bottiglie di birra abbandonati, piscio di umani ad ogni muro, scritte idiote per terra, case cadenti, in demolizione, non con le ruspe, ma con le erbacce.
Palazzi sventrati per farne garage, e tutto chiuso, in un puzzo di morte.
Su tutto trionfano le multiservizi, trionfano i grandi stipendi ai dirigentidipendenti, alle attività sociali e parasociali, da anni da tempo in un inferno continuo.
I topi invaderanno la città, vi rosicchieranno le orecchie, vi trasmetteranno malattie.
Cominceranno dal basso, come in ogni epidemia, ma poi ma poi, la malattia raggiungerà i piani alti, altissimi, dei vostri stipendi, dei vitalizi, delle confraternite e degli stendardi, delle fondazioni e dei multitavoli, degli organismi costituiti, delle CoCoCo delle commissioni, delle terribili associazioni, e tutti i topi trascineranno anche i vostri pacchi e pacchetti, alberi e viaggi al sole, trascineranno via, tutto via lasciando la lebbra sulla fattoria
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