Il corpo di Gianluca Vacchi Imprenditore italiano Nel 2016 pubblica la sua biografia in un libro edito da Mondadori, dal titolo "Enjoy".
DATA DI NASCITA Sabato 5 agosto 1967 LUOGO DI NASCITA
Bologna, Italia SEGNO ZODIACALE Leone ETÀ 50 anni Ha più di 8 milioni di follower su Instagram e oltre 1 milione e 300mila fan su Facebook.
Spostare sul corpo ogni pubblicità e articolo di giornale, ogni allusione e ogni discussione allontana tutti dall'esercizio mentale del pensiero. Così chiusi su un corpo che eccita o disgusta, su un corpo esposto e venduto, pesato e oleato, velato o nudo, dimentichiamo le miserie della servitù. Eppure mai come ora che il corpo impazza siamo diventati più bigotti, più reazionari di quando il corpo era coperto con giacca e pantalone, gonna e camicetta. Un vero terribile comando sta intorno a questi tempi sguaiati: Restare a spiare il capezzolo ed il pelo, il peso e l'altezza, i gusti e un sesso a compasso, a pacco, a forfait
lunedì 12 ottobre 2015
sabato 10 ottobre 2015
Dodici posti dove non volevo andare- Clara Cerri
Sinossi a modo mio
Dodici Posti dove non volevo andare
Dodici Posti dove non volevo andare
L'americano stanco
Tutti gli incontri che un uomo può fare, diceva, tutta l'amicizia che può dare, tutta la musica che canta, tutte le parti di felicità che può strappare alla vita, sono cose preziose. Non si misurano e non si pesano. Se si è fortunati, si ricordano.
Tutti gli incontri che un uomo può fare, diceva, tutta l'amicizia che può dare, tutta la musica che canta, tutte le parti di felicità che può strappare alla vita, sono cose preziose. Non si misurano e non si pesano. Se si è fortunati, si ricordano.
Via Margutta (1956)
l'idea che precede l'opera d'arte e che è
pura INTUIZIONE. Solo e solamente l'intuizione conduce alla
creazione artistica. Ad essa fa seguito l'ISPIRAZIONE, cioè il pensiero che
interpreta l'opera e gli conferisce un significato concettuale e
rappresentativo, estrinsecato nel titolo. Intuizione, ispirazione e titolo sono
le tre marche irrinunciabili dell'oggetto artistico, sia dipinto che scolpito… “e
scritto.”
La zanzara (1967/1993)
Mortal cosa son io, fattura umana
Tutto mi turba, un soffio sol mi abbatte
Il Tempo, che mi crea, quel mi combatte
(C. Monteverdi - G. Badoaro, Il ritorno
di Ulisse in Patria, 1640)
Evviva.
Ci sono momenti della vita in cui tutte
le energie sono impegnate nella sopravvivenza. Quando si arriva a dire:
"Questo è come morire", non è più questione di aspettative di
felicità e di vita migliore, che potrebbero essere puerili. Basta che smetta
presto quella cosa che è come morire.
L'attraversamento della
notte (2012)
Noi pittori si pigliamo licentia
che si pigliano i poeti et i matti
(Paolo Veronese, 1528-1588)
Intermezzo (1978) e poi Contraltare
“L’ordalia”
ingoio e arriva
L’indulgenza
E poi “a che
serve sapere che forse c'era un triclinio? Come farsi un impero
per conto proprio. A che servono le conoscenze che non diventano patrimonio di tutti?”
E ha continuato a dirlo, 'Tu sei come
me', tutto il tempo".
Gli occhi di Clara brillano.
"Fantastico. Io non credo che si possa dire qualcosa di più bello a chi si
ama". Il verbo amare mi colpisce allo stomaco.
A chi cerca cose nuove è promessa
un’eterna primavera.
"Lascia stare Clemente Alessandrino”
Aspetto da un momento all'altro che si
prendano la mano sul tavolino di marmo e facciano un
miracolo, quello che hanno chiesto senza volerlo per tutti questi anni. Il
finale che ci aspettiamo da tutte le storie, che il disamore sia solo
incomprensione, che si arrivi alla spiegazione che basta a spazzare via tutti
gli ostacoli.
Non è per questo che si canta e si scrive
musica, perché chi ascolta quei suoni si senta amato? Perché si senta toccato
con tenerezza da quella mano che tanti anni fa, con tanto coraggio, si è tesa
in avanti? Sembra una briciola caduta dal banchetto del mondo ma forse è quel
conoscerci cui tendiamo invano per tutta la vita, noi che siamo sazi, anche
quando ci lasciamo dietro le nostre storie perché qualcuno le legga e immagini
un finale diverso dalla sconfitta. Infilo la mano nella borsa, sento il duro
della copertina sotto le dita. Io non sono più capace di immaginare quel
finale, ma qualcun altro potrebbe. Senza guardare cosa faccio, prendo il
quaderno e lo appoggio al davanzale di una finestra. E mi allontano.
giovedì 8 ottobre 2015
Angelo Tolomeo- La Balena ed altri cetacei
Angelo
Tolomeo: La parentesi di passaggio
Ho
conosciuto Angelo a Cropani nel 2013,a chiusura del festival letteratura parole erranti, con poeti a duello, singolare tenzone come
slam poetry, poi i suoi
genitori nel 2015, alla cena per la raccolta fondi in favore della Masnada a
Cropani. Con Angelo non ci eravamo più rivisti dal 2013 ma quella sera del 2015 sembrava naturale
riparlare di lui e ripassarmelo al telefono, lui a Trento dove lavora e noi a
quel tavolo.
Eravamo in
tanti la sera di aprile e su ogni tavolo Nunzio Belcaro aveva messo per
segnaposto il libri amati e consigliati da lui nella libreria Ubik di Catanzaro
lido.
Io ero al
tavolo di Nunzio con Daniela e Lo Straniero di Camus e guardavo golosa tutti i titoli dei tredici
tavoli. Nel girare per raccogliere i segnaposto mi sono seduta accanto alla
mamma di Angelo ed al suo La Balena ed altri cetacei, celeste e serena
copertina della prima opera poetica.
Era il suo
debutto in società… il viaggio della balena con i suoi amici presenti: Andrea
Giannasi, editore di Tra Le righe libri,la casa editrice, Gianluca Pitari, poeta
e amico, Carmine Torchia, Carlo Scaccia, Raffaele Mercurio… tutti i masnadieri
e loro seguaci.
Sfogliando sfogliando parlavamo.
Angelo a Trento fa il bibliotecario e con un pulmino porta in giro i libri a spasso per la città e li fa conoscere, li presenta per darli in prestito. Un lavoro stupendo. Una fiaba per chi, come lui, come tanti, amiamo leggere e giocare con il libro. Un gioco che ci permette di sopravvivere gioiosamente.
Angelo a Trento fa il bibliotecario e con un pulmino porta in giro i libri a spasso per la città e li fa conoscere, li presenta per darli in prestito. Un lavoro stupendo. Una fiaba per chi, come lui, come tanti, amiamo leggere e giocare con il libro. Un gioco che ci permette di sopravvivere gioiosamente.
Da qualche
giorno mi sono arrivati a casa La Balena ed altri cetacei, dal mare del
Trentino fin nella piana di Sant'Eufemia, dal mare che navighiamo poetici con
Kavafis.
Ho preso a
portarmi i suoi cetacei, che poi sarebbero versi, in giro, in borsa e in casa e
ho letto e ammirato la veste tipografica e poi mi sono accorta che i cetacei
avevano fatto amicizia con Gianni Celati," Quattro novelle sulle apparenze."
Stessi colori di copertina, stesso formato. Affinità elettive.
Nella quarta di copertina Celati fa quello speciale gioco che consiste nel “Raccontare storie per rendersi perplessi” un ordine narrativo che si avanza fino a portarci sospesi, vero Gianluca? Davanti ad una immagine abbagliante e normalissima. Quella cosa che si chiama partecipazione e capacità di sorprendersi.
Stessi colori di copertina, stesso formato. Affinità elettive.
Nella quarta di copertina Celati fa quello speciale gioco che consiste nel “Raccontare storie per rendersi perplessi” un ordine narrativo che si avanza fino a portarci sospesi, vero Gianluca? Davanti ad una immagine abbagliante e normalissima. Quella cosa che si chiama partecipazione e capacità di sorprendersi.
Le poesie di
Angelo hanno titoli fra parentesi quadre, le parentesi algebriche di mezzo. Le
parentesi di passaggio.
Le sue
poesie sono racconti. Ogni poesia è un racconto da fabula… fabulare raccontare.
Nel
tentativo comune di rendere lieve il nostro stare qui ci sta il sollevarci dalle cose guardandole
come giochi, come strumenti con cui tediarci di meno. Simboli di altro, altro
che vive in noi. Un meccanismo che si incastra in un altro e sorride felice il
bimbo quando è riuscito a sistemarlo per il gusto di tornare a disfarlo.
“Lascia che
le ore decantino” “ c’era un tramestio
di cose rotte” tramestio ritorna “nel gracile tramestio autunnale” ed in
l’esilio “ non vedi quale oscuro tramestio/ha sostituito la nostra poesia?”
“ Ed io che
credevo di poter riporre” cosa riponiamo? Ancora dobbiamo giocare… “ Prendete
una vita/disorientatela/deponetela in una tela malvagia./ cosa resta?”
“Non posso
uscire da qui:
Sono
prigioniero/di precise disposizioni mentali/e costrizioni fisiche/Non posso/ E
quindi vivo/ e ristabilisco il disordine”
Una domenica
vastissima ci attende. E so a memoria le innumerevoli e uguali vastissime
domeniche vuote di giochi che non siano versi.
Tutte le
domeniche che furono come “Il giorno è come distesa d’acqua senza suono” di
Wallace Stevens.
“ Ma oggi è
un giorno nuovo/e non ha importanza il suono o il silenzio/o lo stravolgimento
del disordine/ ma il significato/che perviene a me/a questo mio essere/in
questo mio dato istante/in una casa non mia/in vesti non mie/nell'annullamento della personalità/…Vivo in bilico
Con versi di
Angelo: una altalena poetica sulla quale
dondolare nel gioco del poeta che non ha poesie.
mercoledì 7 ottobre 2015
Il bacio del principe per essere svegliati
Serata a Palazzo Nicotera nelLa Terra dei Recinti, ore 18,30
Valeria D'Agostino con Massimiliano Capalbio autore e Francesco Bevilacqua sciamano del risveglio.
Siamo in molti stasera. Stimiamo molto il lavoro che viene fatto dai relatori nel loro quotidiano far emergere la conoscenza dei luoghi abitati e non. Stimiamo molto la costanza e la preparazione che hanno permesso la realizzazione di progetti di cui siamo orgogliosi. Sono entrambi un punto di riferimento europeo per una storia della Calabria vera e non falsa, fatta di idiozie quale il canale di Suez e il ponte sullo Stretto. Siamo quindi attenti e motivati all'ascolto. Nessun sopore.
Scriviamo e fotografiamo in tanti. Questi i miei appunti su un fiume di parole e didascalie che terminarono come un fiume nel delta delle ramificazioni associative. Infatti alla lunga foce tante furono le associazioni che rimasero ad intervenire.
Ritorniamo dunque alla sorgente.
Contro il vittimismo del sud, Valeria parla di scossa e Francesco riprende la scossa, ribadendo che la forza che c'è e proprio la scossa e lo stimolo a fare.
Speculari uno dell'altro, afferma Francesco ora rivolgendosi a Massimiliano, loro due sono speculari.
Intanto Francesco, dopo aver visualizzato il sonno e la noia che prende tutti i partecipanti a dibattiti e convegni, si propone come rianimatore con defibrillatore. Scusate le rime. Per sollevarci dallo stato di ebetudine soporosa, citando De Martino, lui ci darà l'abetudine, l'abitudine agli abeti, allo sguardo vivido sulla natura. Così vorrebbe. Una scossa.
Poi però fa un terribile racconto sugli orsi addomesticati, che saremmo noi, noi Calabresi, su chi è sveglio e chi no.
Vi scrivo chi è sveglio. Cerchiara è sveglia, Civita è sveglia, Morano è sveglia, Rossano pure, Cariati, Grisolia e Rubbettino. Torre Sant'Antonio e Santa Caterina sullo Ionio svegli. Risveglio era una rivista del primo novecento che abbiamo in casa mia perché parla del fratello di mio nonno materno.
Addormentati stanno i mostri che hanno permesso che si deturpasse il territorio regalandoci Europaradiso a Crotone, et similia.
Ho conosciuto Massimiliano sui monti di pietra, a Cleto, in un suo intervento ad Arminio. In quella occasione ho ammirato il suo dire e la sua dignità e il suo saper non raccogliere tutto il livore che Arminio liberò...
Poi si saranno spiegati.
Benissimo.
Così anche io, Massimiliano, dopo una serata passata a guardare diapositive di cui avrei fatto volentieri a meno e che nulla aggiungono a quello che hai creato tu, ti chiedo: Come potrei, io misera mortale che non guido e non ho chaperon, venire a trascorrere un giorno nelle Orme nel Parco? Aspetto il principe? Oppure meglio che prenda la mongolfiera?
Valeria D'Agostino con Massimiliano Capalbio autore e Francesco Bevilacqua sciamano del risveglio.
Siamo in molti stasera. Stimiamo molto il lavoro che viene fatto dai relatori nel loro quotidiano far emergere la conoscenza dei luoghi abitati e non. Stimiamo molto la costanza e la preparazione che hanno permesso la realizzazione di progetti di cui siamo orgogliosi. Sono entrambi un punto di riferimento europeo per una storia della Calabria vera e non falsa, fatta di idiozie quale il canale di Suez e il ponte sullo Stretto. Siamo quindi attenti e motivati all'ascolto. Nessun sopore.
Scriviamo e fotografiamo in tanti. Questi i miei appunti su un fiume di parole e didascalie che terminarono come un fiume nel delta delle ramificazioni associative. Infatti alla lunga foce tante furono le associazioni che rimasero ad intervenire.
Ritorniamo dunque alla sorgente.
Contro il vittimismo del sud, Valeria parla di scossa e Francesco riprende la scossa, ribadendo che la forza che c'è e proprio la scossa e lo stimolo a fare.
Speculari uno dell'altro, afferma Francesco ora rivolgendosi a Massimiliano, loro due sono speculari.
Intanto Francesco, dopo aver visualizzato il sonno e la noia che prende tutti i partecipanti a dibattiti e convegni, si propone come rianimatore con defibrillatore. Scusate le rime. Per sollevarci dallo stato di ebetudine soporosa, citando De Martino, lui ci darà l'abetudine, l'abitudine agli abeti, allo sguardo vivido sulla natura. Così vorrebbe. Una scossa.
Poi però fa un terribile racconto sugli orsi addomesticati, che saremmo noi, noi Calabresi, su chi è sveglio e chi no.
Vi scrivo chi è sveglio. Cerchiara è sveglia, Civita è sveglia, Morano è sveglia, Rossano pure, Cariati, Grisolia e Rubbettino. Torre Sant'Antonio e Santa Caterina sullo Ionio svegli. Risveglio era una rivista del primo novecento che abbiamo in casa mia perché parla del fratello di mio nonno materno.
Addormentati stanno i mostri che hanno permesso che si deturpasse il territorio regalandoci Europaradiso a Crotone, et similia.
Ho conosciuto Massimiliano sui monti di pietra, a Cleto, in un suo intervento ad Arminio. In quella occasione ho ammirato il suo dire e la sua dignità e il suo saper non raccogliere tutto il livore che Arminio liberò...
Poi si saranno spiegati.
Benissimo.
Così anche io, Massimiliano, dopo una serata passata a guardare diapositive di cui avrei fatto volentieri a meno e che nulla aggiungono a quello che hai creato tu, ti chiedo: Come potrei, io misera mortale che non guido e non ho chaperon, venire a trascorrere un giorno nelle Orme nel Parco? Aspetto il principe? Oppure meglio che prenda la mongolfiera?
martedì 6 ottobre 2015
Paolo Grugni con Melville Edizioni in Darkland
La storia
thriller raccontata da Paolo Grugni a 70 anni dal Processo di Norimberga (20
novembre 2015). Un criminologo sulle ossa della Germania. Indagine su una
cattiveria senza fine. Il male abita nella Foresta Nera.
Ho letto
questo libro in anteprima. Uscirà nelle librerie il 22 Ottobre.
La fiducia
impegna- lessi da Gianna Manzini. Ritratto in piedi. Ed ogni volta spero di
essere all'altezza della fiducia che autori e case editrici mi onorano, permettendomi
di leggere prima.
Doppia
emozione oggi perché sembra ben inventata ma è successo così.
Nel giorno in cui leggo thriller di Paolo Grugni e guardo Melville, casa editrice con il suo bellissimo logo, la balena, Moby Dick, mi arriva il libro di Angelo Tolomeo "La balena ed altri cetacei". Sono straorzata nei mari del polo, e Tra le righe Libri di Andrea Giannasi. Suo il monologo sulla cattiveria nei campi di sterminio che poi è la trama del libro di Paolo. Incredibile e nel leggere il
Thriller che sarà sicuramente letto da tanti altri so che la storia ha sempre bisogno
di essere raccontata per non dimenticare il male e le idee sbagliate che lo
giustificano. Idee che vengono imbellettate e fatte passare per ottime, in ogni
epoca, da chi detiene il controllo dell’informazione e della forza.
Dal racconto,
narrato con stile nitido e chiaro, io
estrapolo momenti di quotidianità come “Crema
di zucca coi semi di lino.” Oppure “Trascorse la mattina cercando di finire un
saggio sulle grandi menti criminali che il suo editore aspettava gli
consegnasse da mesi.” Per poi passare ad una terribile organizzazione che attraversa tutto
il racconto.
“L’Edda che da una raccolta di racconti e di carmi composti
in Islanda intorno al XII secolo fu poi ritenuta la fonte principale della storia dei popoli Germani per ricercare le origini della razza
pura, perfetta ed esser loro discendenti di
antichi dèi pagani, il che avrebbe giustificato la supremazia politica e
spirituale sul mondo.” Gente inferiore, dunque, questi tedeschi… “Per cui mi
domando, alla luce dei fatti che hanno coinvolto Amazon, se la Germania è
veramente cambiata. “Vuoi dire che dietro la facciata democratica, pulita e
perbenista, siamo ancora nazisti?”
Jerzyck, il professore che si interroga, passeggiò per la città stando attento a dove
metteva i piedi. L’umanità era uno dei suoi spettacoli preferiti, una
variazione infinita di soggetti e di incroci che formavano la Storia della
vita. La Storia, era la storia di tutte le storie, le assorbiva una per una
dentro una massa in eterna espansione. Si domandò che fine avrebbe fatto la
sua. Allo specchio. Ma quello che lo colpì era trovare per la prima volta segni
d’invecchiamento. Non era più lo stesso, si stava trasformando in un altro, un
altro che era già dentro di lui e con gli anni avrebbe preso il sopravvento. La
sua immagine riflessa gli ricordò Lacan: ‘Io è un altro’. Si rese conto che
andava aggiornato: ‘Io è un altro. Ma l’altro non è io’. Comunque la girasse,
la conclusione rimaneva la stessa: la vita era una malattia che portava alla
morte”
““Chi è
stato torturato rimane torturato.” Jean Améry
Il libro
apre con una dedica a Jean Améry e continua sul chiederci una continua
vigilanza perché “I nazisti hanno perso
la guerra, ma noi stiamo perdendo il
dopoguerra.” Simon Wiesenthal”
Comincia e
finisce con due frasi di Wiesenthal il
libro.
“Mi viene in
mente quello che affermò una
volta il vostro amato Wiesenthal: la verità ha il curioso modo
di venire a galla nei momenti più inopportuni.
Ma ora la
verità posso anche smettere di tacerla, la saprai comunque tra poche
settimane.”
E ritorno al
protagonista ed all'autore con questa seconda giornata del libro.
Jerzyck si
trovò di fronte una mattina di inizio settembre da ricordare,
una di quelle in cui la Germania ti entrava nell'anima e sapevi che
quella era la tua patria e che mai l’avresti potuta scambiare
con un’altra. . Anche se viveva in mezzo a un popolo che non aveva mai capito i
suoi poeti, era in giorni come quello che era orgoglioso
di essere tedesco. Dietro le barriere erette contro le dolorose variabili delle
propria biografia, c’era un uomo pronto a cambiare per arrivare un giorno a comprendere
tutto quello che gli era sfuggito e perché. Che sapeva essere tanto, sperava
solo non fosse troppo e troppo tardi.”
Paolo Grugni
(Milano, 1962), germanista, oltre a Darkland, ha pubblicato sette romanzi: Let It
Be (Mondadori, 2004), Mondo serpente (Alacrán, 2006), Aiutami (Barbera, 2009),
Italian Sharia (Perdisa Pop, 2010), L’odore acido di quei giorni (Laurana,
2012), La geografia delle
piogge
(Laurana, 2013), L'Antiesorcista (Novecento, 2015).
DARKLAND
Il male
cerca l'oscurità e odia la luce
Melville
Edizioni
venerdì 2 ottobre 2015
Le mie nonne
Le mie nonne 19 Luglio 2011
Le penso spesso e nella loro diversità sta la diversità
sociale fra nobiltà e imprenditoria, tra il fare e il lasciar fare, tra un mondo
arcaico ed uno moderno.
La mamma di mia mamma era una tessitrice, lavorava al telaio
lunghe pezze di stoffa, lavorava e
elaborava pensieri originali e
dignitosi su sé stessa. Perciò quando
andò in sposa al nonno, che io non ho conosciuto, disse subito che avrebbe
continuato a lavorare, malgrado lui si opponesse con decisione. Il nonno
apparteneva ad una famiglia decorosa, un fratello aveva un palco prenotato
al San Carlo di Napoli ed aveva portato a casa una ballerina del caffè
chantant! lui invece doveva essere un debole, giovanissimo ebbe una paralisi, perse la voce e dopo sette anni morì giovane. La nonna intanto aveva costruito un forno a legna, lo aveva ampliato, aveva dei dipendenti, trattava con i fornitori ed era consultata per la sua
saggezza dalle donne del popolo che le parlavano quasi con timore
reverenziale, per i suoi modi
spicci e senza fronzoli. Riservatissima, io la ricordo, ancora bellissima, due
occhi acuti e neri, ed un ovale perfetto, lei sì eterea, nel fondo del suo forno dove mangiava come un uccellino, viveva, e da
dove si allontanava solo per dormire. Morta nel ’64, con una ostruzione
intestinale, avrà avuto anche lei un tumore al colon, come sua sorella, ma
allora non andò neppure in
ospedale. Morì in cinque giorni, in silenzio e con dignità, come era
vissuta, mentre suo figlio maschio continuava
a suonare il mandolino e mia
mamma viveva nella grande e insensibile famiglia di papà.
Mamma dice che, nei
modi, la ricordo un po', ma la nonna giganteggia nella mia immaginazione come il
prototipo di una donna ideale senza i
contorcimenti e i languori del sentimentalismo.
La mamma del mio papà era figlia di un marchese e di una popolana, miseria
e nobiltà.
Suo papà sposò sua mamma solo in punto di morte e legittimò, dei tanti figli, solo mia
nonna e suo fratello che, dagli altri, furono maledetti. Il feudo, quindi, i possedimenti ed il titolo nobiliare andarono al fratello
di mia nonna.
A lei una parte del palazzo barocco, vari possedimenti ed una vita
infelice. Innamorata del primo fratello di mio nonno lo vide non tornare più dalla
grande guerra, lui aveva solo diciotto anni! Sposò mio nonno, bellissimo, intelligente, ma che, io credo, non l’amava. Lei si rifugiò nella sigaretta fumata come una colpa gravissima, si rifugiò fra le mie
braccia e mi nutrì delle sue favole, lunghissime, terribili, senza
riscatto.
Dopo una lunga e sofferta malattia è andata via sentendosi
allontanata anche in punto di morte dall'uomo che avrà amato e per il
quale lei era solo una firma.
Volle
essere tumulata nella cappella gentilizia della sua famiglia, non per il
titolo nobiliare, del quale a lei non importava
affatto, ma perché non avrebbe mai più voluto, nell'altra vita, mio nonno vicino.
Fu questa la sua ribellione.
giovedì 1 ottobre 2015
Mini Expo al Liceo Campanella stamattina
Così un alunno commenta contento attraversando il corridoio per andare in classe.
Con qualche giorno di ritardo oggi al Liceo linguistico si tiene la giornata europea delle lingue. Iniziativa volta alla salvaguardia di molti idiomi che potrebbero sparire.
Così io capitata per caso e per perorare altra causa, mi trovo ad essere partecipe, con la professoressa Michela Cimmino, del caffè tedesco. Siamo infatti nell'aula tedesca, con torte di mele e biscotti, ed io guardo incuriosita la lavagnetta delle parole consapevoli, così mi dice un alunno, mostrandomi scioglilingua da recitare in tedesco e altri giochi di parole, compreso un puzzle.
Sorseggio stoicamente un pallido e lungo caffè nel mentre Michela mi presenta le insegnanti madrelingua
Pyne Susan, inglese, Marra Carmen, francese, Mader Ursula, tedesca. Una di loro ha appena imparato che per arrabbiarsi in italiano può usare il termine adirarsi. Adirata, le piace di più, che arrabbiata. In effetti, meglio all'ira che alla rabbia. L'insegnante di lingua tedesca, Maria Carmela Agosto, agosto è proprio il suo bellissimo cognome, si mette accanto al tavolo della Germania, la vedete ora con gli alunni
La Spagna per questo anno non ha preparato la paella perché il corso è appena iniziato ed i ragazzi, benché numerosi, non hanno fatto in tempo a pescare le cozze e gamberi necessari...
Ahah sorridendo con l'insegnante di spagnolo Vanessa Ranieri, ci salutiamo scendendo ai piani dell'italiano.
Le colleghe di lettere potrebbero dirmi che questa giornata, voluta dall'Europa, per la salvaguardia di lingue come il maltese e il bulgaro, dovrebbe includere, fra le lingue da proteggere, l'italiano, lingua orrendamente scempiata da neologismi e abbreviazioni, da sostantivi trasformati in verbi, e aggettivi in sostantivi. Nulla è come sembra, come lo era un tempo quando al primo ottobre a scuola si andava! Ed io stamattina per un riflesso condizionato andai a scuola. W la scuola.
Con qualche giorno di ritardo oggi al Liceo linguistico si tiene la giornata europea delle lingue. Iniziativa volta alla salvaguardia di molti idiomi che potrebbero sparire.
Così io capitata per caso e per perorare altra causa, mi trovo ad essere partecipe, con la professoressa Michela Cimmino, del caffè tedesco. Siamo infatti nell'aula tedesca, con torte di mele e biscotti, ed io guardo incuriosita la lavagnetta delle parole consapevoli, così mi dice un alunno, mostrandomi scioglilingua da recitare in tedesco e altri giochi di parole, compreso un puzzle.
Sorseggio stoicamente un pallido e lungo caffè nel mentre Michela mi presenta le insegnanti madrelingua
Pyne Susan, inglese, Marra Carmen, francese, Mader Ursula, tedesca. Una di loro ha appena imparato che per arrabbiarsi in italiano può usare il termine adirarsi. Adirata, le piace di più, che arrabbiata. In effetti, meglio all'ira che alla rabbia. L'insegnante di lingua tedesca, Maria Carmela Agosto, agosto è proprio il suo bellissimo cognome, si mette accanto al tavolo della Germania, la vedete ora con gli alunni
La Spagna per questo anno non ha preparato la paella perché il corso è appena iniziato ed i ragazzi, benché numerosi, non hanno fatto in tempo a pescare le cozze e gamberi necessari...
Ahah sorridendo con l'insegnante di spagnolo Vanessa Ranieri, ci salutiamo scendendo ai piani dell'italiano.
Le colleghe di lettere potrebbero dirmi che questa giornata, voluta dall'Europa, per la salvaguardia di lingue come il maltese e il bulgaro, dovrebbe includere, fra le lingue da proteggere, l'italiano, lingua orrendamente scempiata da neologismi e abbreviazioni, da sostantivi trasformati in verbi, e aggettivi in sostantivi. Nulla è come sembra, come lo era un tempo quando al primo ottobre a scuola si andava! Ed io stamattina per un riflesso condizionato andai a scuola. W la scuola.
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