Le mie nonne 19 Luglio 2011
Le penso spesso e nella loro diversità sta la diversità
sociale fra nobiltà e imprenditoria, tra il fare e il lasciar fare, tra un mondo
arcaico ed uno moderno.
La mamma di mia mamma era una tessitrice, lavorava al telaio
lunghe pezze di stoffa, lavorava e
elaborava pensieri originali e
dignitosi su sé stessa. Perciò quando
andò in sposa al nonno, che io non ho conosciuto, disse subito che avrebbe
continuato a lavorare, malgrado lui si opponesse con decisione. Il nonno
apparteneva ad una famiglia decorosa, un fratello aveva un palco prenotato
al San Carlo di Napoli ed aveva portato a casa una ballerina del caffè
chantant! lui invece doveva essere un debole, giovanissimo ebbe una paralisi, perse la voce e dopo sette anni morì giovane. La nonna intanto aveva costruito un forno a legna, lo aveva ampliato, aveva dei dipendenti, trattava con i fornitori ed era consultata per la sua
saggezza dalle donne del popolo che le parlavano quasi con timore
reverenziale, per i suoi modi
spicci e senza fronzoli. Riservatissima, io la ricordo, ancora bellissima, due
occhi acuti e neri, ed un ovale perfetto, lei sì eterea, nel fondo del suo forno dove mangiava come un uccellino, viveva, e da
dove si allontanava solo per dormire. Morta nel ’64, con una ostruzione
intestinale, avrà avuto anche lei un tumore al colon, come sua sorella, ma
allora non andò neppure in
ospedale. Morì in cinque giorni, in silenzio e con dignità, come era
vissuta, mentre suo figlio maschio continuava
a suonare il mandolino e mia
mamma viveva nella grande e insensibile famiglia di papà.
Mamma dice che, nei
modi, la ricordo un po', ma la nonna giganteggia nella mia immaginazione come il
prototipo di una donna ideale senza i
contorcimenti e i languori del sentimentalismo.
La mamma del mio papà era figlia di un marchese e di una popolana, miseria
e nobiltà.
Suo papà sposò sua mamma solo in punto di morte e legittimò, dei tanti figli, solo mia
nonna e suo fratello che, dagli altri, furono maledetti. Il feudo, quindi, i possedimenti ed il titolo nobiliare andarono al fratello
di mia nonna.
A lei una parte del palazzo barocco, vari possedimenti ed una vita
infelice. Innamorata del primo fratello di mio nonno lo vide non tornare più dalla
grande guerra, lui aveva solo diciotto anni! Sposò mio nonno, bellissimo, intelligente, ma che, io credo, non l’amava. Lei si rifugiò nella sigaretta fumata come una colpa gravissima, si rifugiò fra le mie
braccia e mi nutrì delle sue favole, lunghissime, terribili, senza
riscatto.
Dopo una lunga e sofferta malattia è andata via sentendosi
allontanata anche in punto di morte dall'uomo che avrà amato e per il
quale lei era solo una firma.
Volle
essere tumulata nella cappella gentilizia della sua famiglia, non per il
titolo nobiliare, del quale a lei non importava
affatto, ma perché non avrebbe mai più voluto, nell'altra vita, mio nonno vicino.
Fu questa la sua ribellione.
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