venerdì 25 luglio 2025

Annarosa Tonin Per le vie che nessuno sa


 

La vita nelle RSA nelle case di riposo brulica di sentimenti, di desideri, di rabbia e ricordi. Almeno tre o quattro volte a settimana io vado a trovare mio fratello da tre anni ospite nella casa di riposo adiacente al bellissimo convento e insieme alla chiesa di Sant'Antonio e ogni volta chiacchiero con gli altri ospiti ripromettendoci ogni volta che faremo un circolo di lettura ma poi ci scontriamo con i problemi legati all'udito, alla vista e infine desistiamo. Ogni tanto mio fratello esce e viene in ristorante con noi e anche le altre signore vorrebbero venire con noi ma non possiamo averne facoltà e nemmeno la responsabilità. Nelle Case di riposo anche se a volte si ha una autonomia si ridiventa bambini, si viene deresponsabilitati ed io mi trovo a raccomandare a Francesco mio coetaneo, ma che è in struttura da anni per problemi di salute, di non uscire per fare spesa al supermercato nelle ore più calde. Leggo con partecipazione il racconto di Annarosa Tonin ambientato in una casa di riposo. Leggiamolo insieme e ascoltiamo Ghita Pasini, la protagonista narrante la storia di Cosima e del suo castello in una piccola città.   

Cosima Castaldi, un’anziana signora affetta dal morbo di Alzheimer il cui universo è fatto di bellezza, arte, memoria e resistenza civile, un mattino d’inverno è costretta a lasciare il palazzo in cui vive ed è condotta in una residenza sanitaria assistenziale, la stessa in cui è ospite Bianca, la sua amica d’infanzia. Sedici mesi dopo Ghita Pasini, Margherita, rivela di essere l’unica visitatrice di Cosima e raccoglie il passato e il presente di una esistenza.  La stanza numero 39 della residenza sanitaria in cui Cosima è rinchiusa diventa così teatro.



Annarosa Tonin Per le vie che nessuno sa
“Da tempo, quindi, la piccola città ritiene inutile la bellezza salvatrice che Cosima Castaldi ha eletto a missione della sua vita. In un inverno senza inverno come questo la piccola città aspira ancora all’Esperienza Unica. Nell’attesa, di fronte ambisce senza successo a far sloggiare la vecchia e la sua dama consolatrice, di spalle ammette l’impotenza e auspica una soluzione drastica, vale a dire l’arrivo della signora con la falce.” 

"Da un lato della stradina, dunque, sonnecchia la casa di Duilio Fadda, bassa e lunga come l’insegna Lavorazione Marmi, dall’altro un lembo di terra aperta, dove si rincorrono il gallo, le galline, il marmista, due cani e una ben nutrita colonia di gatti. A ritmo irregolare, tutti attraversano la stradina.” 

“Dalla stradina divisa in due a un certo punto si dirama una terza via. Si annida, tentatrice, un po’ in discesa. Attira, ma a un certo punto costringe a tornare indietro. Un cancello, chiuso da un lucchetto, inibisce chiunque a proseguire.”

  "Cosima sta contando le chiavi agganciate alla sua borsetta. Sono quaranta come le stanze del suo palazzo.

Soltanto dopo il suo sorriso sghembo, il cancello in ferro battuto e le chiavi infinite, osservo gli abiti di una donna di ottant’anni, da cui si diffonde una luce cristallizzata, dissonante, ma non dimessa. Indossa un tailleur nero, una camicetta di seta bianca, trattenuta da una spilla rotonda in filigrana con una giada al centro, un paio di calze pesanti, nonostante il caldo, e un paio di scarpe nere di vernice con la fibbia dorata al centro. I capelli corti sono d’argento, come usciti da una messa in piega.

Poche settimane dopo, esco dalle quattro stanze in affitto che richiedono la luce elettrica, per entrare a palazzo Castaldi, che il sole lo trattiene per sé tutto il giorno. Rispondere al sorriso sghembo di Cosima Castaldi “

 “Da tre anni la piccola città sta osservando il mio ritorno e le passeggiate con la maestra di disegno. Si chiede con quali soldi Cosima Castaldi riesca a pagarmi, sebbene sia chiaro che le mie richieste non possono essere troppo esose, godendo già di vitto e alloggio e del lavoro che, a questo punto, i tre fratelli titolari del lanificio potrebbero anche affidare del tutto ad altri, ma preferiscono sia io a seguire, almeno nelle due province più vicine. “Come fa a gestire entrambe le vite?”, si chiede la piccola città."


Annarosa Tonin nel Regno della Litweb 


Ippolita Luzzo


Annarosa Maria Tonin (Vittorio Veneto, 1969) ha svolto attività giornalistica e di ricerca nell’ambito storiografico e storico-artistico (1994-1998) ed è stata docente di Materie Letterarie e Storia dell’Arte nelle scuole medie e superiori (1998-2010).

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