Serata a Palazzo Nicotera nelLa Terra dei Recinti, ore 18,30
Valeria D'Agostino con Massimiliano Capalbio autore e Francesco Bevilacqua sciamano del risveglio.
Siamo in molti stasera. Stimiamo molto il lavoro che viene fatto dai relatori nel loro quotidiano far emergere la conoscenza dei luoghi abitati e non. Stimiamo molto la costanza e la preparazione che hanno permesso la realizzazione di progetti di cui siamo orgogliosi. Sono entrambi un punto di riferimento europeo per una storia della Calabria vera e non falsa, fatta di idiozie quale il canale di Suez e il ponte sullo Stretto. Siamo quindi attenti e motivati all'ascolto. Nessun sopore.
Scriviamo e fotografiamo in tanti. Questi i miei appunti su un fiume di parole e didascalie che terminarono come un fiume nel delta delle ramificazioni associative. Infatti alla lunga foce tante furono le associazioni che rimasero ad intervenire.
Ritorniamo dunque alla sorgente.
Contro il vittimismo del sud, Valeria parla di scossa e Francesco riprende la scossa, ribadendo che la forza che c'è e proprio la scossa e lo stimolo a fare.
Speculari uno dell'altro, afferma Francesco ora rivolgendosi a Massimiliano, loro due sono speculari.
Intanto Francesco, dopo aver visualizzato il sonno e la noia che prende tutti i partecipanti a dibattiti e convegni, si propone come rianimatore con defibrillatore. Scusate le rime. Per sollevarci dallo stato di ebetudine soporosa, citando De Martino, lui ci darà l'abetudine, l'abitudine agli abeti, allo sguardo vivido sulla natura. Così vorrebbe. Una scossa.
Poi però fa un terribile racconto sugli orsi addomesticati, che saremmo noi, noi Calabresi, su chi è sveglio e chi no.
Vi scrivo chi è sveglio. Cerchiara è sveglia, Civita è sveglia, Morano è sveglia, Rossano pure, Cariati, Grisolia e Rubbettino. Torre Sant'Antonio e Santa Caterina sullo Ionio svegli. Risveglio era una rivista del primo novecento che abbiamo in casa mia perché parla del fratello di mio nonno materno.
Addormentati stanno i mostri che hanno permesso che si deturpasse il territorio regalandoci Europaradiso a Crotone, et similia.
Ho conosciuto Massimiliano sui monti di pietra, a Cleto, in un suo intervento ad Arminio. In quella occasione ho ammirato il suo dire e la sua dignità e il suo saper non raccogliere tutto il livore che Arminio liberò...
Poi si saranno spiegati.
Benissimo.
Così anche io, Massimiliano, dopo una serata passata a guardare diapositive di cui avrei fatto volentieri a meno e che nulla aggiungono a quello che hai creato tu, ti chiedo: Come potrei, io misera mortale che non guido e non ho chaperon, venire a trascorrere un giorno nelle Orme nel Parco? Aspetto il principe? Oppure meglio che prenda la mongolfiera?
mercoledì 7 ottobre 2015
martedì 6 ottobre 2015
Paolo Grugni con Melville Edizioni in Darkland
La storia
thriller raccontata da Paolo Grugni a 70 anni dal Processo di Norimberga (20
novembre 2015). Un criminologo sulle ossa della Germania. Indagine su una
cattiveria senza fine. Il male abita nella Foresta Nera.
Ho letto
questo libro in anteprima. Uscirà nelle librerie il 22 Ottobre.
La fiducia
impegna- lessi da Gianna Manzini. Ritratto in piedi. Ed ogni volta spero di
essere all'altezza della fiducia che autori e case editrici mi onorano, permettendomi
di leggere prima.
Doppia
emozione oggi perché sembra ben inventata ma è successo così.
Nel giorno in cui leggo thriller di Paolo Grugni e guardo Melville, casa editrice con il suo bellissimo logo, la balena, Moby Dick, mi arriva il libro di Angelo Tolomeo "La balena ed altri cetacei". Sono straorzata nei mari del polo, e Tra le righe Libri di Andrea Giannasi. Suo il monologo sulla cattiveria nei campi di sterminio che poi è la trama del libro di Paolo. Incredibile e nel leggere il
Thriller che sarà sicuramente letto da tanti altri so che la storia ha sempre bisogno
di essere raccontata per non dimenticare il male e le idee sbagliate che lo
giustificano. Idee che vengono imbellettate e fatte passare per ottime, in ogni
epoca, da chi detiene il controllo dell’informazione e della forza.
Dal racconto,
narrato con stile nitido e chiaro, io
estrapolo momenti di quotidianità come “Crema
di zucca coi semi di lino.” Oppure “Trascorse la mattina cercando di finire un
saggio sulle grandi menti criminali che il suo editore aspettava gli
consegnasse da mesi.” Per poi passare ad una terribile organizzazione che attraversa tutto
il racconto.
“L’Edda che da una raccolta di racconti e di carmi composti
in Islanda intorno al XII secolo fu poi ritenuta la fonte principale della storia dei popoli Germani per ricercare le origini della razza
pura, perfetta ed esser loro discendenti di
antichi dèi pagani, il che avrebbe giustificato la supremazia politica e
spirituale sul mondo.” Gente inferiore, dunque, questi tedeschi… “Per cui mi
domando, alla luce dei fatti che hanno coinvolto Amazon, se la Germania è
veramente cambiata. “Vuoi dire che dietro la facciata democratica, pulita e
perbenista, siamo ancora nazisti?”
Jerzyck, il professore che si interroga, passeggiò per la città stando attento a dove
metteva i piedi. L’umanità era uno dei suoi spettacoli preferiti, una
variazione infinita di soggetti e di incroci che formavano la Storia della
vita. La Storia, era la storia di tutte le storie, le assorbiva una per una
dentro una massa in eterna espansione. Si domandò che fine avrebbe fatto la
sua. Allo specchio. Ma quello che lo colpì era trovare per la prima volta segni
d’invecchiamento. Non era più lo stesso, si stava trasformando in un altro, un
altro che era già dentro di lui e con gli anni avrebbe preso il sopravvento. La
sua immagine riflessa gli ricordò Lacan: ‘Io è un altro’. Si rese conto che
andava aggiornato: ‘Io è un altro. Ma l’altro non è io’. Comunque la girasse,
la conclusione rimaneva la stessa: la vita era una malattia che portava alla
morte”
““Chi è
stato torturato rimane torturato.” Jean Améry
Il libro
apre con una dedica a Jean Améry e continua sul chiederci una continua
vigilanza perché “I nazisti hanno perso
la guerra, ma noi stiamo perdendo il
dopoguerra.” Simon Wiesenthal”
Comincia e
finisce con due frasi di Wiesenthal il
libro.
“Mi viene in
mente quello che affermò una
volta il vostro amato Wiesenthal: la verità ha il curioso modo
di venire a galla nei momenti più inopportuni.
Ma ora la
verità posso anche smettere di tacerla, la saprai comunque tra poche
settimane.”
E ritorno al
protagonista ed all'autore con questa seconda giornata del libro.
Jerzyck si
trovò di fronte una mattina di inizio settembre da ricordare,
una di quelle in cui la Germania ti entrava nell'anima e sapevi che
quella era la tua patria e che mai l’avresti potuta scambiare
con un’altra. . Anche se viveva in mezzo a un popolo che non aveva mai capito i
suoi poeti, era in giorni come quello che era orgoglioso
di essere tedesco. Dietro le barriere erette contro le dolorose variabili delle
propria biografia, c’era un uomo pronto a cambiare per arrivare un giorno a comprendere
tutto quello che gli era sfuggito e perché. Che sapeva essere tanto, sperava
solo non fosse troppo e troppo tardi.”
Paolo Grugni
(Milano, 1962), germanista, oltre a Darkland, ha pubblicato sette romanzi: Let It
Be (Mondadori, 2004), Mondo serpente (Alacrán, 2006), Aiutami (Barbera, 2009),
Italian Sharia (Perdisa Pop, 2010), L’odore acido di quei giorni (Laurana,
2012), La geografia delle
piogge
(Laurana, 2013), L'Antiesorcista (Novecento, 2015).
DARKLAND
Il male
cerca l'oscurità e odia la luce
Melville
Edizioni
venerdì 2 ottobre 2015
Le mie nonne
Le mie nonne 19 Luglio 2011
Le penso spesso e nella loro diversità sta la diversità
sociale fra nobiltà e imprenditoria, tra il fare e il lasciar fare, tra un mondo
arcaico ed uno moderno.
La mamma di mia mamma era una tessitrice, lavorava al telaio
lunghe pezze di stoffa, lavorava e
elaborava pensieri originali e
dignitosi su sé stessa. Perciò quando
andò in sposa al nonno, che io non ho conosciuto, disse subito che avrebbe
continuato a lavorare, malgrado lui si opponesse con decisione. Il nonno
apparteneva ad una famiglia decorosa, un fratello aveva un palco prenotato
al San Carlo di Napoli ed aveva portato a casa una ballerina del caffè
chantant! lui invece doveva essere un debole, giovanissimo ebbe una paralisi, perse la voce e dopo sette anni morì giovane. La nonna intanto aveva costruito un forno a legna, lo aveva ampliato, aveva dei dipendenti, trattava con i fornitori ed era consultata per la sua
saggezza dalle donne del popolo che le parlavano quasi con timore
reverenziale, per i suoi modi
spicci e senza fronzoli. Riservatissima, io la ricordo, ancora bellissima, due
occhi acuti e neri, ed un ovale perfetto, lei sì eterea, nel fondo del suo forno dove mangiava come un uccellino, viveva, e da
dove si allontanava solo per dormire. Morta nel ’64, con una ostruzione
intestinale, avrà avuto anche lei un tumore al colon, come sua sorella, ma
allora non andò neppure in
ospedale. Morì in cinque giorni, in silenzio e con dignità, come era
vissuta, mentre suo figlio maschio continuava
a suonare il mandolino e mia
mamma viveva nella grande e insensibile famiglia di papà.
Mamma dice che, nei
modi, la ricordo un po', ma la nonna giganteggia nella mia immaginazione come il
prototipo di una donna ideale senza i
contorcimenti e i languori del sentimentalismo.
La mamma del mio papà era figlia di un marchese e di una popolana, miseria
e nobiltà.
Suo papà sposò sua mamma solo in punto di morte e legittimò, dei tanti figli, solo mia
nonna e suo fratello che, dagli altri, furono maledetti. Il feudo, quindi, i possedimenti ed il titolo nobiliare andarono al fratello
di mia nonna.
A lei una parte del palazzo barocco, vari possedimenti ed una vita
infelice. Innamorata del primo fratello di mio nonno lo vide non tornare più dalla
grande guerra, lui aveva solo diciotto anni! Sposò mio nonno, bellissimo, intelligente, ma che, io credo, non l’amava. Lei si rifugiò nella sigaretta fumata come una colpa gravissima, si rifugiò fra le mie
braccia e mi nutrì delle sue favole, lunghissime, terribili, senza
riscatto.
Dopo una lunga e sofferta malattia è andata via sentendosi
allontanata anche in punto di morte dall'uomo che avrà amato e per il
quale lei era solo una firma.
Volle
essere tumulata nella cappella gentilizia della sua famiglia, non per il
titolo nobiliare, del quale a lei non importava
affatto, ma perché non avrebbe mai più voluto, nell'altra vita, mio nonno vicino.
Fu questa la sua ribellione.
giovedì 1 ottobre 2015
Mini Expo al Liceo Campanella stamattina
Così un alunno commenta contento attraversando il corridoio per andare in classe.
Con qualche giorno di ritardo oggi al Liceo linguistico si tiene la giornata europea delle lingue. Iniziativa volta alla salvaguardia di molti idiomi che potrebbero sparire.
Così io capitata per caso e per perorare altra causa, mi trovo ad essere partecipe, con la professoressa Michela Cimmino, del caffè tedesco. Siamo infatti nell'aula tedesca, con torte di mele e biscotti, ed io guardo incuriosita la lavagnetta delle parole consapevoli, così mi dice un alunno, mostrandomi scioglilingua da recitare in tedesco e altri giochi di parole, compreso un puzzle.
Sorseggio stoicamente un pallido e lungo caffè nel mentre Michela mi presenta le insegnanti madrelingua
Pyne Susan, inglese, Marra Carmen, francese, Mader Ursula, tedesca. Una di loro ha appena imparato che per arrabbiarsi in italiano può usare il termine adirarsi. Adirata, le piace di più, che arrabbiata. In effetti, meglio all'ira che alla rabbia. L'insegnante di lingua tedesca, Maria Carmela Agosto, agosto è proprio il suo bellissimo cognome, si mette accanto al tavolo della Germania, la vedete ora con gli alunni
La Spagna per questo anno non ha preparato la paella perché il corso è appena iniziato ed i ragazzi, benché numerosi, non hanno fatto in tempo a pescare le cozze e gamberi necessari...
Ahah sorridendo con l'insegnante di spagnolo Vanessa Ranieri, ci salutiamo scendendo ai piani dell'italiano.
Le colleghe di lettere potrebbero dirmi che questa giornata, voluta dall'Europa, per la salvaguardia di lingue come il maltese e il bulgaro, dovrebbe includere, fra le lingue da proteggere, l'italiano, lingua orrendamente scempiata da neologismi e abbreviazioni, da sostantivi trasformati in verbi, e aggettivi in sostantivi. Nulla è come sembra, come lo era un tempo quando al primo ottobre a scuola si andava! Ed io stamattina per un riflesso condizionato andai a scuola. W la scuola.
Con qualche giorno di ritardo oggi al Liceo linguistico si tiene la giornata europea delle lingue. Iniziativa volta alla salvaguardia di molti idiomi che potrebbero sparire.
Così io capitata per caso e per perorare altra causa, mi trovo ad essere partecipe, con la professoressa Michela Cimmino, del caffè tedesco. Siamo infatti nell'aula tedesca, con torte di mele e biscotti, ed io guardo incuriosita la lavagnetta delle parole consapevoli, così mi dice un alunno, mostrandomi scioglilingua da recitare in tedesco e altri giochi di parole, compreso un puzzle.
Sorseggio stoicamente un pallido e lungo caffè nel mentre Michela mi presenta le insegnanti madrelingua
Pyne Susan, inglese, Marra Carmen, francese, Mader Ursula, tedesca. Una di loro ha appena imparato che per arrabbiarsi in italiano può usare il termine adirarsi. Adirata, le piace di più, che arrabbiata. In effetti, meglio all'ira che alla rabbia. L'insegnante di lingua tedesca, Maria Carmela Agosto, agosto è proprio il suo bellissimo cognome, si mette accanto al tavolo della Germania, la vedete ora con gli alunni
La Spagna per questo anno non ha preparato la paella perché il corso è appena iniziato ed i ragazzi, benché numerosi, non hanno fatto in tempo a pescare le cozze e gamberi necessari...
Ahah sorridendo con l'insegnante di spagnolo Vanessa Ranieri, ci salutiamo scendendo ai piani dell'italiano.
Le colleghe di lettere potrebbero dirmi che questa giornata, voluta dall'Europa, per la salvaguardia di lingue come il maltese e il bulgaro, dovrebbe includere, fra le lingue da proteggere, l'italiano, lingua orrendamente scempiata da neologismi e abbreviazioni, da sostantivi trasformati in verbi, e aggettivi in sostantivi. Nulla è come sembra, come lo era un tempo quando al primo ottobre a scuola si andava! Ed io stamattina per un riflesso condizionato andai a scuola. W la scuola.
Un briciolo di libertà
Ippolita Luzzo presenta “Litweb. Come leggere i libri”.
Conversa con l’autrice Morano Lionella Maria.
Raccolta di recensioni di autori sconosciuti oppure famosi,
alcuni premiati col Nobel come Modiano ed altri ottimi esordienti. Autrici
conosciute come Michela Marzano e scrittori segnalati al premio Calvino, tutti
accomunati dalla scelta di una lettrice curiosa. Libri amati nel regno di una
letteratura web, un luogo nel quale l’autrice delle recensioni vorrebbe
conservare un briciolo di libertà.
Un briciolo di libertà
domenica 27 settembre 2015
Sentinelle del mio cuore. Si è spento il sole
La distopia
Si è spento il sole e chi l'ha spento sei tu... gracchia ad alto volume la splendida voce di Celentano alle ore 20,30 sul corso Giovanni Nicotera. La serata degli incompresi continua in una Lamezia che vive di vita cinematografica. Rientrando vedo senatrice locale con amici vari di altro gruppo parlamentare a probabile festa di compleanno e le immagini di Caterina va in città ricompaiono sullo schermo. Sempre insieme l'alto mondo senza alcuna differenza, per le liti si lascia il popolino.
Un pomeriggio iniziato deambulante sulle sentinelle in piedi che alle 18 decidono di leggere per un' ora nella piazzetta di San Domenico, scortati da un servizio d'ordine in maglietta nera.
Nero rigorosamente è il movimento per la vita. Un ossimoro.
Anche le sentinelle però si seccano di leggere e richiudono libricini e libri per aspettare l'ora che passi ed una musica lieve aleggia nell'aria.
Dovrò chiedere ai ragazzi che con cuoricini sulle guance e grande bandiere arcobaleno stazionano di fronte alle dieci sentinelle se hanno messo loro la colonna sonora di una ora che non passa mai.... quasi quasi vado a sentirmi un Rosario nella chiesa adiacente.
Chissà cosa leggeranno alle 18 le sentinelle in piedi a Lamezia! A Lamezia leggiamo. Dalla sagra alle sentinelle. Leggono tutti. Leggono sempre. Lamezia gemellata con Calvino e le sue città
Si è spento il sole e chi l'ha spento sei tu... gracchia ad alto volume la splendida voce di Celentano alle ore 20,30 sul corso Giovanni Nicotera. La serata degli incompresi continua in una Lamezia che vive di vita cinematografica. Rientrando vedo senatrice locale con amici vari di altro gruppo parlamentare a probabile festa di compleanno e le immagini di Caterina va in città ricompaiono sullo schermo. Sempre insieme l'alto mondo senza alcuna differenza, per le liti si lascia il popolino.
Un pomeriggio iniziato deambulante sulle sentinelle in piedi che alle 18 decidono di leggere per un' ora nella piazzetta di San Domenico, scortati da un servizio d'ordine in maglietta nera.
Nero rigorosamente è il movimento per la vita. Un ossimoro.
Anche le sentinelle però si seccano di leggere e richiudono libricini e libri per aspettare l'ora che passi ed una musica lieve aleggia nell'aria.
Dovrò chiedere ai ragazzi che con cuoricini sulle guance e grande bandiere arcobaleno stazionano di fronte alle dieci sentinelle se hanno messo loro la colonna sonora di una ora che non passa mai.... quasi quasi vado a sentirmi un Rosario nella chiesa adiacente.
Chissà cosa leggeranno alle 18 le sentinelle in piedi a Lamezia! A Lamezia leggiamo. Dalla sagra alle sentinelle. Leggono tutti. Leggono sempre. Lamezia gemellata con Calvino e le sue città
Benedetto XVI "Gesù di Nazareth" legge uno
Intanto un altro legge" Lettera sulla vita contemplativa" di Guigo il Certosino. Curiosissima sono ed infatti mi piace la riflessione sui quattro gradi spirituali: la lettura, la meditazione, la preghiera, la contemplazione: «lectio, meditatio, oratio, contemplatio».
Questa è la scala verso il paradiso, la scala dei monaci.
veramente sarebbe la scala di tutti noi che leggiamo, meditiamo, preghiamo e contempliamo.
Non vedo però perché farlo in piedi, perché unirci una strenua difesa ad alcuni diritti che nemmeno nel Vangelo stanno.
"Perché un libro? Le sentinelle leggono perché in un mondo in cui tutto viene manipolato dai mezzi di comunicazione non si accontentano di informazioni imparziali. Leggono perché non vogliono ripetere di slogan superficiali ma conoscere in profondità." dicono sul loro sito e poi scrivono di essere dei difensori della libertà.
Li guardo stasera, sono pochissimi, una decina, con un servizio d'ordine in nero, ed hanno messo il libro sotto il braccio e non leggono più.
Le parole non ci servono più se non contempliamo la distonia e la distopia del momento.
Pace?
Questa è la scala verso il paradiso, la scala dei monaci.
veramente sarebbe la scala di tutti noi che leggiamo, meditiamo, preghiamo e contempliamo.
Non vedo però perché farlo in piedi, perché unirci una strenua difesa ad alcuni diritti che nemmeno nel Vangelo stanno.
"Perché un libro? Le sentinelle leggono perché in un mondo in cui tutto viene manipolato dai mezzi di comunicazione non si accontentano di informazioni imparziali. Leggono perché non vogliono ripetere di slogan superficiali ma conoscere in profondità." dicono sul loro sito e poi scrivono di essere dei difensori della libertà.
Li guardo stasera, sono pochissimi, una decina, con un servizio d'ordine in nero, ed hanno messo il libro sotto il braccio e non leggono più.
Le parole non ci servono più se non contempliamo la distonia e la distopia del momento.
Pace?
Parco Dossi Comuni. Gli occhi azzurri di Carlotta
Juan Villoro, Bolaño e Daniel Sada, Quasi mai. Il libro selvaggio che io consiglio a Caterina per i due bambini accanto a noi sulla navetta per Parco Dossi Comuni. Siamo a Piazza Mazzini alle 10,30 e puntuale parte il conducente a cui tutti abbiamo fatto la stessa domanda: Quando ritorneremo? per sentirci rispondere alfine: Ci metteremo d'accordo.
Sembra una favola, intanto sale Chiara e lei sa perché. I due bimbi mi confessano di amare cucinare e mi danno una ricetta con tanta tanta nutella e poi granella. Uno di loro vuol fare lo chef in Francia, primi, secondi e voilà.
Siamo arrivati all'apertura. Al cancello dell' Orto Botanico un grande fiocco aspetta l'arrivo dell'autorità che sciolga il nodo.
Osservo la fulva chioma a coda di cavallo di Maria Teresa, le magliette verdi con su AGEPA, associazione gestione parchi, le magliette arancio della Protezione civile e il corridoio creato per facilitare cerimonia e fotografie ai giornalisti presenti. Vedo Lina, e poi molti giornalisti, Marcello e poi i bimbi.
L'Orto Botanico mi ricorda il maresciallo della Forestale Morrone quando mi fece fare il giro in questo paradiso che, negli ultimi tempi, era abbandonato e trascurato ormai, mi dicono. Gianluca e suo amico si lanciano i birilli.
Stamani l'Orto Botanico è pulito e curato, saranno un gruppo di associazioni, sportive e non, a curarlo ed a gestirlo per dieci anni. Ci spostiamo in pineta fra la folla, alcuni li conosco altri no. Conoscere è un verbo improprio, diciamo che li ho visti invecchiare, sempre accompagnati uguali: il marito e la moglie bella, il fratello e la sorella a cui ora si aggiunge la figlia di lui, ed io penso sempre chissà perché non ci vedo mai la genitrice della bimba, il popolo insomma del tempo che non mi appartiene.
Aspetto nella folla, e poi compresa nel ruolo di cronista abusiva rimango per rispondere a Giuseppe.
Mi presenta Alessandro, Luisa e Cesare e saliamo nella pineta.
C'è l'arrampicata, ci sono le arti marziali di Enzo Failla, ci sono le pizze per chi vuol mangiare e c'è soprattutto Carlotta, la bimba di Alessandro, che vorrebbe vedere i giochi.
Oggi non ci sono ma si farà area giochi Sorvolando.
Ritorniamo a casa ed io mi siedo accanto a Carlotta e annullo nei suoi occhi azzurri, nelle sue manine e nei suoi gesti, composti e rilassati come una dama dell'ottocento. Poi alza una mano la mette fra i capelli meglio di Emily Bronte ed io annego nel libro selvaggio di Villoro con la bellissima Carlotta di Goethe.
Sembra una favola, intanto sale Chiara e lei sa perché. I due bimbi mi confessano di amare cucinare e mi danno una ricetta con tanta tanta nutella e poi granella. Uno di loro vuol fare lo chef in Francia, primi, secondi e voilà.
Siamo arrivati all'apertura. Al cancello dell' Orto Botanico un grande fiocco aspetta l'arrivo dell'autorità che sciolga il nodo.
Osservo la fulva chioma a coda di cavallo di Maria Teresa, le magliette verdi con su AGEPA, associazione gestione parchi, le magliette arancio della Protezione civile e il corridoio creato per facilitare cerimonia e fotografie ai giornalisti presenti. Vedo Lina, e poi molti giornalisti, Marcello e poi i bimbi.
L'Orto Botanico mi ricorda il maresciallo della Forestale Morrone quando mi fece fare il giro in questo paradiso che, negli ultimi tempi, era abbandonato e trascurato ormai, mi dicono. Gianluca e suo amico si lanciano i birilli.
Stamani l'Orto Botanico è pulito e curato, saranno un gruppo di associazioni, sportive e non, a curarlo ed a gestirlo per dieci anni. Ci spostiamo in pineta fra la folla, alcuni li conosco altri no. Conoscere è un verbo improprio, diciamo che li ho visti invecchiare, sempre accompagnati uguali: il marito e la moglie bella, il fratello e la sorella a cui ora si aggiunge la figlia di lui, ed io penso sempre chissà perché non ci vedo mai la genitrice della bimba, il popolo insomma del tempo che non mi appartiene.
Aspetto nella folla, e poi compresa nel ruolo di cronista abusiva rimango per rispondere a Giuseppe.
Mi presenta Alessandro, Luisa e Cesare e saliamo nella pineta.
C'è l'arrampicata, ci sono le arti marziali di Enzo Failla, ci sono le pizze per chi vuol mangiare e c'è soprattutto Carlotta, la bimba di Alessandro, che vorrebbe vedere i giochi.
Oggi non ci sono ma si farà area giochi Sorvolando.
Ritorniamo a casa ed io mi siedo accanto a Carlotta e annullo nei suoi occhi azzurri, nelle sue manine e nei suoi gesti, composti e rilassati come una dama dell'ottocento. Poi alza una mano la mette fra i capelli meglio di Emily Bronte ed io annego nel libro selvaggio di Villoro con la bellissima Carlotta di Goethe.
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