Parte prima L’arrivo al mondo nuovo -Parte seconda Il corpo
della città - Parte terza Il peso dell’anima
«La libertà
inizia al principio del nulla.»
Le immagini
del Libano alla periferia con Israele, le case crivellate di colpi, deturpate,
senza tetti, senza vita. Leggo visualizzando e sono i villaggi del Libano che mi appaiono insieme alle parole scritte da Santarossa come
l’inverno dell’umanità. Nel suo racconto non vi è un luogo geografico e nemmeno un tempo, se non
lanciato negli anni. Che anno è? Che giorno è?
L’Anno del Signore- Duemilatrentacinque.
Cammino con il protagonista, scampato alla fine della storia, alla fine del mondo e in viaggio verso una lingua di terra che sembra intatta. Una lingua, dice lui. Sopravvivere, il solo obiettivo:” Pestando il suolo duro, lucido come grafite, fissava gli scarponi consumati, lacerati ai lati, tenuti assieme da pezzi di spago. «Se si aprono crepo. Senza scarpe si muore» e va verso Metropoli. “Inesistente la speranza. Metropoli era tutto.”
Cammino con il protagonista, scampato alla fine della storia, alla fine del mondo e in viaggio verso una lingua di terra che sembra intatta. Una lingua, dice lui. Sopravvivere, il solo obiettivo:” Pestando il suolo duro, lucido come grafite, fissava gli scarponi consumati, lacerati ai lati, tenuti assieme da pezzi di spago. «Se si aprono crepo. Senza scarpe si muore» e va verso Metropoli. “Inesistente la speranza. Metropoli era tutto.”
Per zona.
Dalla Repubblica di Platone alla Città del Sole di Campanella, ai falansteri di
Fourier ed alle Comuni, per zona a zona si sono delineate le Utopie. Parola che
vuol dire in nessun luogo. Immaginarie costruzioni di luoghi immobili,
dove pietrificare lo spirito individuale.
Scappa
intanto il protagonista, scappa dal crollo della produzione e va verso il nuovo
ordine “Lui scrutò le proprie scarpe ormai del tutto aperte, sfaldate come la
sua vita, di seguito esaminò gli scarponi delle guardie, nuovi, possenti”
Scappa. Da
cosa scappa? Scappa da qui, dalla storia dei giorni che viviamo.
Intanto che
leggo e man mano scorrono le immagini.
Terraferma di Crialesi, film del 2011, Un’isola siciliana di pescatori è investita dagli arrivi dei clandestini
e dalla regola nuova del respingimento: la negazione stessa della cultura del
mare che obbliga al soccorso. I barconi e quelle mani che non vogliono
annegare. - Se civiltà è appagamento,
allora mai ci fu.-
Precipitati siamo
In Time
In Time,
film del 2011. Un futuro non troppo lontano dove il gene dell’invecchiamento
viene reso inattivo. Nel nuovo ordine per evitare la sovrappopolazione, il
tempo è diventato la valuta e il modo di pagare i lussi e le necessità. - Metropoli è già qui.-
Il silenzio
con cui si trascorrono i giorni, il cibo, le abluzioni. Il silenzio con badante
per i vecchi, il silenzio con televisione ed Iphone, per giovani ed adulti, il
silenzio già qui.
“Ciò che invece non venne mai cancellato fu il
bisogno umano di imporre un’educazione, forzata, obbligata. Così accadeva nel
vecchio mondo, così si ripeteva nel nuovo mondo.”
E la rete “Stavano
vicini per stare vicini, unicamente per non ritrovarsi abbandonati. Volevano
essere un branco che si sposta nella stessa direzione, sempre circolare, senza
uscita.”
“ Non era la
solitudine la condizione perfetta? Stava mentendo a se stesso? Le pulsioni, i
desideri intimi, la rivelazione delle prime bugie come atto di definizione
delle scelte compiute e da compiere. Tutti mentivano nel mondo passato come a
Metropoli, fin da bambini. Ma gli effetti della menzogna divenivano sfruttabili
solo dopo averla fatta propria: gestibile. Gli uomini crescevano grazie a bugie
ripetute.”
Nel nostro
immaginare incubi finiamo per riprodurre quelli che già viviamo offrendo però “La
Forma minima della felicità” altro libro
letto di recente di Francesca Marzia Esposito. Altro libro di solitudine, di
mondo ormai disumano, di ripiego nel chiuso.
Lì nel chiuso di una casa, qui, in Metropoli, di
una città.
Mi sembra
sempre la città di Campanella, dove la perfezione diventa separazione. Le donne
di qua, gli uomini di là. I figli
separati dalle famiglie ed educati da un’altra parte. Intanto che livellamento
impera. Un incubo.
Viviamo una
civiltà fatta di imperfezioni e di contraddizioni, abitiamo un mondo complesso
e poi ad immaginarlo lo si immagina completamente numerato e selezionato allo
scopo di darci maggior paura.
Massimiliano
Santarossa, nel suo monito al tempo presente, ci spaventa con geometrica
ricerca di fotogrammi già conosciuti, con camere a gas, già studiate, con
tormenti e torture già state, con incubi che abbiamo già letto nei racconti dei
prigionieri al campo di prigionia di Guantánamo una struttura
detentiva statunitense di massima sicurezza.
L'area di
detenzione era composta da tre campi: il "Camp Delta" (che include il
"Camp Echo"), il "Camp Iguana" e il "Camp X-Ray”.
Sembra
Metropoli.
Sembra
Metropoli ogni campo di concentramento, ogni carcere di detenzione, ogni Centro
commerciale e ogni McDonald, dove si annienta l’individuo.
Come nei
saggi di Voltaire l’Urone si interroga se sia questo il mondo che viviamo così
anche noi, seguendo la scrittura precisa, netta, asciutta, di Massimiliano
Santarossa ci interroghiamo su quanto ci sia già stato di quel terribile mondo
che Metropoli è.
Eppure sia Massimiliano che Francesca Marzia, dopo aver tanto girovagato nel disturbo polare e bipolare di umanità allo stremo, vedono la luce in alto, oppure di lato, da qualche parte, negli occhi di chi scegliamo per prenderci per mano ed energia diventa leggere loro racconti
Eppure sia Massimiliano che Francesca Marzia, dopo aver tanto girovagato nel disturbo polare e bipolare di umanità allo stremo, vedono la luce in alto, oppure di lato, da qualche parte, negli occhi di chi scegliamo per prenderci per mano ed energia diventa leggere loro racconti
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