venerdì 21 settembre 2012

La favola della gabbietta- Ultima puntata


La favola della gabbietta- ultima puntata
La droga ammaliatrice che per giorni e giorni li aveva oscurati, la droga che alcuni, che tanti avevano bevuto, la droga lasciava una dipendenza strana e tutti iniziarono di nuovo ad accendere, vogliosi e ansiosi di sapere ancora che cosa facesse, con chi parlasse, perché era così felice quell’esserino che intanto pigiava.
Doveva esserci da qualche parte quel mondo senza psicofarmaci, senza paure, solo di offerte, doveva esserci da qualche parte solo per noi, solo per loro, solo per tutti, un mondo nuovo, un mondo fatato. Ma come raggiungerlo?
Di là  dallo schermo potevano tutti vederlo trasmesso in una gabbietta a portata di mano di un essere strano ma nessuna coordinata, nessuna mappa su Google maps esisteva ancora.
Guardandosi in faccia e vedendosi alfine prevalse il momento del mettersi insieme a cercare, dopo essersi dapprima nascosti l’un l’altro con la vergogna di farsi vedere, con il sospetto di essere fregati, con la diffidenza e con la malevolenza di voler essere ognuno per primo il solo ad essere arrivato lassù o … laggiù
Così nel cercare insieme, nel parlare, NEL MOSTRARSI OGNUNO QUELLA GABBIETTA, SCOPRIRONO CON VERO ORRORE CHE QUELL’ESSERINO ERA UGUALE PER TUTTI, CHE SCIMIOTTAVA UN MONDO VERO, CHE RIPETEVA ALL’INFINITO QUELLO CHE VEDEVA FARE DI QUA.
Scoprirono anche che non esisteva proprio nessuno al di là, che certo era solo e soltanto un gioco e che c’era sotto la gabbietta un foglio con le istruzioni, un foglio che loro non avevano visto e che avvertiva in neretto l’uso di non protrarsi oltre due settimane e mezza altrimenti avrebbe potuto nuocere gravemente alla salute... psichica
Erano stanchi, stanchi e avviliti, tutti i viandanti dell’anno duemila, erano tutti con il foglietto in mano e leggevano delusi quel foglietto strano che continuava a dire che, all’improvviso la batteria, all’improvviso la connessione , si sarebbe esaurita di colpo quando loro stessi avrebbero smesso di guardare fissi, di desiderare .
Erano loro stessi la carica alla gabbietta, null’altro c’era
Non c’era  mai stato  nulla oltre noi stessi, oltre il nostro coraggio ,la nostra viltà,oltre il nostro anelare ad un essere amato che ci guardi un po’.
Strapparono rabbiosi quello strano foglietto, lo appallottolarono e lo lanciarono via dai treni, dai bus, da navi e traghetti e poi di nuovo,  ma ora con grande umiltà,  si guardarono fra loro e tutti insieme in un moto corale sollevarono la gabbietta, la agitarono in aria e cominciarono a farla danzare per aria lanciandosi uno la gabbietta dell’altro.
Un nuovo gioco corale, dicevo, perché l’individuo, perché gli individui possano di nuovo salvarsi e guarirsi con l’unica pillola che ci salva davvero
Uscire dal guscio, uscire per strada, parlare e parlare con i nostri simili, tirargli persino i capelli e farglii sgambetti ma poi di nuovo riderne insieme.
E mentre la gabbietta volteggiava in aria all’esserino si staccò la connessione e si ripiegò,  si afflosciò,  si sgonfiò, si asciugò,  scomparve quasi,  restando soltanto nella gabbietta un po’di colla appiccicosa… umida e leggermente grigiastra come una caccola che togliamo ai bambini dal loro nasino  nei giorni invernali.
Così  le gabbiette finirono buttate, lanciate e schiacciate nei cassonetti della raccolta differenziata.
Ma dove?
Nella plastica, nel vetro, nella carta?
Nella raccolta dei sogni inevasi, dei grandi imbrogli, delle illusioni che solo nelle favole verranno scoperte senza dolore,  senza soffrire,  come avviene sempre nella vita vera.
Nella nostra vita, la vita vera,  noi tutti però continuiamo a pigiare a pigiare a pigiare sui tasti neri convinti di avere nelle nostre mani il nostro domani il nostro sogno
Convinti per sempre di essere sempre homo faber fortunae sue,sia col computer e con le connessioni ,con il teletrasporto e con un chip.
Avranno tutti i cittadini nelle loro mani il loro destino e finalmente capito che questa volta saranno loro, loro e soltanto a risedersi davanti un pc a pigiare e pigiare dei tasti neri senza lo schermo dell’illusorio.