Agli albori del mio affacciarmi e ritrarmi da Facebook avevo tre contatti. Uno di questi era una collega di matematica. Una donna fra i quaranta e i cinquanta non sposata, non fidanzata, niente figli, molto benestante. Casa autonoma accanto ai suoi genitori. Buonissime relazioni nei club alti del Rotary Lions Kiwanis e similari. Eppure quella sera mi chiamò in chat. Erano le mie prime chat e credevo ancora ora come allora che io stessi parlando con lei come se le parlassi a scuola. Non ho Mai capito la trasformazione che avviene in chat e passo il tempo a spiegare il fenomeno dottor Jekill mister Hide. Lei mi scrisse che tutti le volevano male che tutti la spiavano che lei odiava tutti per questo. Mi impelagai in quella tragedia credendola vera e la rassicurai, per come potei, che quel suo sentire era frutto della sua immaginazione. Scrivemmo e scrivemmo. Lei mi ringraziò ad un certo punto e nella vita reale smise di parlarmi. Dopo tanti anni capitammo insieme ad una cena sociale fuori città. Io ero andata col pullman degli studenti e all’arrivo cercai il tavolo dove sedermi. Lei era seduta con altre tre sue colleghe e benché l’abbia salutata chiedendo dove dovessi sedermi lei fece finta di nulla e riprese a conversare. Mi misi a girovagare nella grande sala pentendomi mille volte di aver aderito e pagato il biglietto per la cena di beneficenza e fui salvata da una donna splendida che mi volle al suo tavolo con i figli e i compagni dei figli divertendomi molto.
martedì 26 novembre 2024
lunedì 25 novembre 2024
Anna Vinci e Michele Riccio La strategia parallela
Leggendo il libro La strategia parallela di Michele Riccio e Anna Vinci edito da Zolfo mi sono ricordata di una frase che io cito sempre. La frase è della nonna del protagonista del film Il Sud è niente di Fabio Mollo. Un film del 2014.
La nonna dice al nipote:” Non importa ciò che tu vuoi o non vuoi ma ciò che puoi o non puoi” ed è ciò che mi sono domandata leggendo questo libro, chiedendomi chi avesse il potere, chi poteva, chi fossero coloro che avevano il potere in questo progetto occulto di assalto alla Repubblica.
La mia domanda è sempre su dove stia il potere e perché riesca a vanificare invece quella volontà, quel volere che vorrebbe, la ripetizione è voluta, il rispetto delle regole civili e sociali.
Michele Riccio, ora generale dei Carabinieri, racconta degli anni cruciali del 1996 quando viene ucciso Luigi Ilardo, e poi raccontando risale al 1973 e alle stragi del 92/93.
Lo racconta ad Anna Vinci, e mi rivolgo ad Anna che aveva già dedicato un libro precedente a Luigi Ilardo Omicidio di Stato con la testimonianza della figlia.
Cominciamo da qui con la risposta di Anna Vinci
“Non importa ciò che tu vuoi o non vuoi, ma ciò che puoi o non puoi”, come riporti nel tuo testo, citando la frase della nonna al protagonista del film Il Sud è niente, di Fabio Mollo
Ti rispondo partendo dalla nonna, anche perché come molte di noi, dobbiamo tanto alle signore che ci accudivano, raccontavano, erano presenti, purtroppo, a volte, per poco tempo, ma lasciavano il segno. Mi sto rivolgendo a te, alla quale mi avvicinano gli anni.
Nonna Annetta mi ha insegnato il valore del tempo. Impregnata della cultura contadina, fosse essa o meno di campagna o città, aveva il senso dello scorrere ineluttabile del tempo e pur nell’assecondarlo, era determinata a fare tutto il possibile perché si realizzasse un “buon raccolto”. Ciò comporta fatica e attenzione e cura. Lei aveva potere su ciò che faceva al fine di realizzare il suo desiderio, chiamiamolo se posso sogno, di portare a casa tutti insieme il sostentamento. Il fine era preciso, il lavoro era certo, così come l’imprevedibilità della natura e anche della vita. Tutto poteva accadere. Non per questo lei metteva limiti ai suoi desideri, i limiti li incontrava, lei era abituata a contrastarli, a sconfiggerli, a subirli, sovente. Pur tuttavia faceva in modo che ciò che voleva si avverasse. Conosceva il suo potere, era al servizio del suo potere per riuscire a realizzarlo concretamente.
Per far saltare questi principi, ci vuole una basilare perversione: allargare il proprio potere, essere dei, in un mondo di nani, ossia vedere e convincersi che ci sono soprattutto nani che si possono domare, imbrigliare. Per fare ciò si ha bisogno di specchi, dove riflettersi. E non potendo andare in giro con gli specchi, ecco fatto, cercare uomini simili: pronti a tutto per scalare la montagna, avere di più sempre di più.
Non credere che questi omiciattoli abbiamo a cuore qualche ideale, si ammantano di averne, a seconda delle necessità e dei momenti storici che vivono, questo insegna la storia e ne ritroverete uno spaccato, se avrete voglia di leggerlo, in La Strategia Parallela, che attraversa nello svolgersi degli avvenimenti, vissuti in prima persona da Michele Riccio – fatti solo fatti – la nostra storia dal 1972.
Una delle prime frasi che rivolge al giovane carabiniere che si presenta al suo cospetto, dopo qualche scambio di battute, il Generale Carlo Alberto dalla Chiesa è: “Hai fantasia, ragazzo”. E visto che poi Riccio sarà uno dei suoi fidati collaboratori, vale la pena di approfondire questa affermazione.
Si ha fantasia, quando si è curiosi, e per soddisfare la propria curiosità, bisogna tenere gli occhi spalancati, avere il coraggio di attraversare la melma degli esseri umani, tutti noi, e anche la bellezza che in noi c’è. Bisogna conoscersi e riconoscersi.
Gli omiciattoli cominciano a organizzarsi, alla ricerca dei propri simili, testando accuratamente chi sono, quanto ubbidiscono, quanto codardia c’è in loro, quanto corrompibili. Gaspare Mutolo, uno dei più anziani collaboratori di giustizia palermitano, dal 1993, mi spiegò in quale modo cercavano i magistrati ai quali affidarsi. Eh, sì, conoscevano gli esseri umani: “Quando vedi morire un uomo, in quel momento scopri la sua identità, senza camuffamenti. Noi, che avevamo frequentato l’esperienza estrema, violenta dell’assassinio del fratello quando decidevamo di dissociarci dalla Mafia, eravamo attenti al magistrato al quale affidare la verità e la nostra vita. Riconoscevamo coloro che erano corruttibili con poco o con tanto, i codardi, gli indifferenti, i peggiori: vanno dove li porta il vento. Noi cercavamo i coraggiosi, gli integerrimi.”
Quando intraprendi una strada, non ti puoi più tirare indietro, fai parte della “gruppo”. Come nella Mafia: dall’organizzazione si esce andando in carcere o con i piedi davanti.
Questi uomini presentabili, con dentro il marcio di un arrembaggio al potere senza limiti, invece si pensano al di sopra della legge dello Stato e di quella mafiosa, che all’occorrenza usano, tenendosi lontano. In un gioco di ombra e penombra, chiaroscuro. Non si sporcano le mani, lo fanno fare ad altri. Anche questo racconta La strategia Parallela. Riccio li vede, li sente avvicinarsi quando lui si avvicina sempre più alla verità. Li nota e annota penetrare nel codice, nei codici segreti e sui loro volti transita la paura. L’inganno che hanno perseguito, per ottenere il potere che li riconfermi altri dagli altri, li possiede. E potrebbero sopportare chi non si adegua, addirittura osa opporsi, parla, cerca la verità e la giustizia?! Quando per loro la verità è sempre ‘L’altra verità’.
Tu mi hai chiesto di cominciare da qui, ti riferisci, immagino alla storia di Ilardo e Riccio. Io mi permetto di finire da qui. Perché, cara amica, bisogna conoscere la vicenda umana e professionale di Michele Riccio nella storia tormentata del nostro paese a partire dalla fine degli anni Sessanta, per comprendere la tragica vicenda di quell’incontro tra due uomini molto diversi, eppure uniti e legati da una loro singolare vicinanza, tanto da far dire a Ilardo, riflettendo su ciò che stavano osando: “Vedrà comandante quante ce ne faranno passare”.
Ilardo è stato assassinato davanti alla sua casa a Catania, il 10 maggio 1996.
Scrive Riccio nel libro: “[…] si può morie in più modi e quella sera sono morti tutti anche lo Stato”.
Anna Vinci
Roma 24 novembre 2024
Ringrazio Anna Vinci per la sentita corrispondenza e invito tutti sulle pagine del libro, dei libri che Anna dedica allo Stato e al servizio civile e politico
Ippolita Luzzo
lunedì 4 novembre 2024
Aspettiamo senza avere paura domani
Finisce con l’augurio di Caro amico ti scrivo “e senza grandi disturbi qualcuno sparirà,
saranno forse i troppo furbi
e i cretini di ogni età” lo spettacolo “Aspettiamo senza avere paura domani” con Sasà Calabrese, Dario De Luca e Daniele Moraca al Teatro Grandinetti per la rassegna Vacantiandu 2024 /2025.
Una lunga storia di canzoni stupende, cantate magnificamente da professionisti bravissimi con un filo conduttore che inizia dalle prime prove di Lucio Dalla con il clarinetto suonato in modo ritmico e poi a sostituire Pupi Avati in una grande band e a far parte dei Flippers storico gruppo di persone che saranno grandi della musica.
A Lamezia l’omaggio a Lucio Dalla con lo spettacolo “Aspettiamo senza avere paura domani”
Spinto da Gino Paoli va al Cantagiro e il suo esordio è traumatico. Durante le varie esibizioni, nelle quali presenta la canzone “Lei (non è per me)”, ogni sera raccattava una buona dose di fischi e di pomodori, uno spettacolo nello spettacolo, che durò quanto la manifestazione. Lucio però tenne duro e va a Sanremo, prima con “Paff bum” e poi con “Bisogna saper perdere”. Cantandola proprio su come bisogna reggere l’umiliazione di non essere compresi, cantando come non bisogna darla vinta a chi vorrebbe tarpare le ali.
Quello stesso anno a Sanremo la morte di Tenco che non regge all’umiliazione della mediocrità, e Lucio Dalla suo amico gli scrive “È vietato morire per una umiliazione Ma chissà se lo sai Forse tu non lo sai. L’umiliazione che gente infima e mediocre perpetua sugli spiriti sensibili con la prepotenza e l’arroganza resta sempre un atto che bisogna saper guardare da lontano. E guardare lontano”.
Chissà chissà futura E il dolore ci cambierà e l’amore ci salverà. Ma più che l’amore ci cambierà A modo mio quel che ho fatto l’ho voluto io di Piazza grande intonata da tutti nell’affermare la dignità di tutte le persone senza dimora, senza titoli, ma con una piazza grande oltre le strettoie dell’avere o non avere un potere.
Nel canto corale di Piazza Grande termina la prima parte e si riprende con un Lucio ormai una star da concerti affollatissimi, con Lucio a Berlino, con Lucio contro la guerra, anch’essa una insensatezza inflitta ai popoli da gente miserevole che usa il potere per infliggere l’umiliazione, la distruzione, la tortura.
Se lui fosse un angelo direbbe a Dio di non perdonare i potenti, “Se io fossi un angelo
Con lo sguardo biblico li fisserei
Vi do’ due ore, due ore al massimo
Poi sulla testa vi piscerei”
ecco il gioco ironico dell’arte che permette sempre di trovare il varco per uscire verso la felicità. Ah felicità!
Avevo già visto questo spettacolo. L’ho trovato forse meno teatrale e più cantato, rispetto a come lo ricordavo, meno scanzonato come se avesse perso quella giocosità e quel riderci su che ho ritrovato solo un po’ verso la fine, però magari era l’atmosfera del teatro a far indossare ai tre bravissimi interpreti un abito “istituzionale”. Nella felicità che nella notte di fretta passa e va, canticchiando anche noi andiamo via dal teatro della città.
Ippolita Luzzo
domenica 3 novembre 2024
3 novembre 2021 La lettura è uno spazio aperto
A chi mi dice che ho solo contatti rispondo con la stima di chi mi stima e con le mie parole sull’agenda insieme a voi.
“La lettura è uno spazio aperto. Nello spazio aperto gli occhi vedono, l’immaginazione crea, un dialogo può nascere fra le parole scritte e le immagini create. La lettura è uno spazio aperto, non facciamolo diventare spazio chiuso.”
Ippolita Luzzo su Agenda Perrone Edizione.
venerdì 1 novembre 2024
1 novembre 2015 /2 novembre 2024
Morto da molti anni il fratello di papà che andava ogni giorno a trovarli, si sedeva accanto al camino e diceva: Chiovi, e chiovi chiovi, quando chiovi un sicca nente.- Piove, e piove piove, quando piove non secca nulla.
Morto da anni il fratello di mamma che ogni tanto andava a raccontare sue stralunate avventure da bevitore e suonatore di mandolino.
Morto da troppi anni mio nonno unica intelligenza ironica che io mi porto appresso e morta la nonna con le sue favole
ora andare a casa dei miei cari ogni giorno solo per riscrivere i proverbi di mio padre e le umiliazioni di mia madre, le difficoltà di un fratello e il mortorio di fondo che sussurra
Ciò scrivevo allora e stamani al 2 novembre 2024 mi ritrovo sui tasti del perduto stare senza nessuno più in quella casa.
Anche i mobili presero i tarli, e giacciono sotto teli trasparenti in attesa di guarire.
Un 2 novembre di passaggio su questa terra soleggiata e strana, su questa terra che ci sopporta da vivi e da morti senza eternità.
Restano però i tasti per scriverne ancora di passaggi e di paesaggi, di fiori e lumini, di lampade votive.
Ippolita Luzzo
martedì 29 ottobre 2024
Parthenope di Paolo Sorrentino
Cosa stai pensando? è questa la domanda ripetuta più volte nel film Parthenope di Paolo Sorrentino. Senza risposta, come succede a tutti noi quando chiediamo a chi ci sta vicino cosa stia pensando.
Film da vedere e rivedere perché mi sfuggì molto altro nella eterna domanda sul Cosa stai pensando
Ippolita Luzzo
I Luoghi
La maestosa residenza di Posillipo dove Sorrentino ha girato il suo ultimo film fu acquistata nel 1882 dal deputato catanzarese Achille Fazzari che vi ospitò Garibaldi. Villa Lauro, la monumentale residenza di Posillipo dove Paolo Sorrentino ha girato Parthenope.
https://www.italyformovies.it/film-serie-tv-games/detail/7393/parthenope Nelle riprese sono stati coinvolti il centro della città partenopea, via San Carlo, il quartiere Santa Lucia, il lungomare di Caracciolo e quello di via Partenope, tra la spiaggia della rotonda Diaz e Castel dell’Ovo, la sede dell’Università Federico II, la Certosa di San Martino. Un set blindatissimo per 10 settimane che ha fatto incassare a Napoli 6 milioni di euro, tra canoni al Comune, alloggi di cast e troupe, compensi per le maestranze locali. La produzione si è anche presa carico delle spese di raccolta rifiuti straordinaria e degli agenti schierati per impedire l’accesso dei curiosi, ha pulito dai graffiti la scogliera della rotonda Diaz e il colonnato della galleria Umberto.
Fanno parte del set a Napoli una nave azzurro-fosforescente, la stessa usata dai tifosi napoletani per festeggiare lo scudetto del 2023, che in un ciak notturno si muove in direzione del Borgo Marinari e di Castel dell’Ovo; un camion per la disinfestazione utilizzato ai tempi del colera del 1973; un maestoso e barocco carro trascinato da cavalli che accompagna un corteo funebre; un camion della nettezza urbana arancione e giallo, sul modello di quelli che giravano per la città negli anni Settanta.
Oltre Napoli le location del film comprendono Capri, testimone di una perfetta e spensierata estate da ragazzi. Con i suoi spettacolari Faraglioni osservati dal parco dei Giardini di Agusto, e le rive, tra cui la spiaggia del Faro di Punta Carena ad Anacapri. Set anche a Genova, dove sono stati ricostruiti alcuni vicoli della Napoli storica. Per gli interni il regista ha scelto una casa a Posillipo. Da Italy for movies
domenica 27 ottobre 2024
27 ottobre 2015 Aspettare ad un binario morto
Aspettare ad un binario morto.
Era questa la frase adolescenziale che caricata di nero campeggiava sulle prime pagine di un diario scolastico.
Stava lì ad indicare quell'inerzia e quel momento in cui ogni persona si sarà trovata negli anni della scuola.
Poi aspettando aspettando il tempo finisce e
anche se il treno non passerà
chi aspetta avrà per forza trovato il modo
per trascorrere l'attesa con un libro in mano
Ippolita Luzzo