Posted On Ottobre 01, 2019, 10:14
Ippolita Luzzo, da afona, senza voce, intervista Francesco Musolino,
sotto la pioggia di Messina. L’attimo
prima (Rizzoli, 2019), il libro di esordio di Francesco ha due
capitoli da me amatissimi; il sette e l’otto. Si narra di una favolistica
pioggia in Sicilia, una pioggia continua, senza sosta “gli agrumeti
siciliani sferzati dalle piogge incessanti, Taormina invasa dall’acqua, Catania
e Palermo che vomitavano traffico, con le auto impazzite e clacson a tutto
spiano… I giorni passavano ed il maltempo continuava senza tregua a Messina,
allagando le strade e trascinando sacchetti di spazzatura a zonzo”. Il
diluvio universale siciliano raccontato da Francesco Musolino! Ad un certo
punto arriva il terremoto e scrivi: “Ho visto il palazzo da fuori
spaccarsi in due, sgretolarsi come un cracker”. Caro Francesco, vorrei
iniziare da qui questa nostra conversazione per fare amare ai lettori L’attimo
prima, il tuo libro di esordio da poco arrivato nelle librerie e già
presentato e amato in moltissime rassegne letterarie. La prima domanda è forse
la più strana. Sei consapevole di essere uno scrittore biblico?
Francesco Musolino:“Oddio Ippolita, non ci avevo pensato, come prima domanda partiamo con il
botto! Ma la Sicilia è femmina, bellissima e spigolosa, mi ha ispirato quelle
pagine con la sua forza e la sua natura talvolta crudele, piena di contrasti.
Ricordi che qualche mese fa nevicava sui fichi d’India? Beh, dove può accadere
se non in Sicilia?”.
Ippolita Luzzo: “La neve in Sicilia era un
ossimoro, uno scontro culturale, un miraggio” e poi così come erano
giunte, la perturbazione atlantica e la sciabolata siberiana scivolarono via…
la natura fece pace e io quasi vedo la colomba che porta il ramoscello
d’ulivo! Ed adesso passiamo agli insetti! Come le calamità del passato.
Leggendo su come l’uomo sia qualcosa di piccolissimo nella natura. Tu nel libro
ci ricordi la teoria di Justin Orvel Schmidt. Una teoria sulla scala del
dolore. E sulla “formica proiettile” la “Paraponera clavata” il suo morso è
come camminare sui carboni ardenti: altro che Tarantino e la pistola
lanciafiamme… Un dolore brillante! Quindi noi esseri umani in balia degli
eventi atmosferici e del morso delle formiche proiettili quanto possiamo fronteggiare
gli eventi? Te lo chiedo perché è un po’ il filo conduttore del tuo libro.
Quanto e come può un uomo fronteggiare quel momento in cui tutto cambia per
sempre?
Francesco Musolino: “Intanto complimenti per la tua lettura! È la prima volta che la
classifica di Schmidt salta fuori in una chiacchierata sul libro. Mi ha
affascinato, la trovo meravigliosamente folle. Serve a chiarire il fatto che
noi abbiamo sempre bisogno delle parole per prendere le misure e pur parlando
di dolore, siamo quasi costretti a razionalizzare per provare a comprenderne la
portata. E allora, quanto dolore sente Lorenzo ne L’attimo prima?
Più o meno della prima rottura in amore? E quando ci si spezza il cuore come lo
si può riparare? Fronteggiare il dolore, affrontare l’attimo dopo, quando tutto
è cambiato è il cuore del libro. La risposta? Ciascuno cura il proprio cuore
come può. E del resto, la vita non ci aspetta, bussa alla porta, prova a
stanarci ma alla fine tocca a noi: restiamo dietro gli scogli o ci tuffiamo in
mare aperto?”.
Ippolita Luzzo: A un certo punto scrivi: “sarebbe bello poter sapere quando sarà
l’ultima volta che incontreremo una persona amata”. Eppure io penso
che sapere prima sarebbe terribile, certo il tuo è un auspicio per ricomporre
le incomprensioni e lasciarsi imprimendo nella memoria quei momenti. Certo la
riconciliazione è un balsamo. Ricordo le parole di Emanuele Trevi a proposito
della morte improvvisa del suo amico Rocco Carbone. Lui, raccontandomi
l’incidente di Rocco, era almeno sollevato dal fatto che si fossero
riconciliati da poco. Ha poi curato e fatto la prefazione al libro di Carbone,
uscito postumo, “Per il tuo bene”. Sono considerazioni umanissime che ci
portano di nuovo a “L’attimo prima”, l’attimo prima che possiamo chiamare
destino.
Francesco Musolino: “Sul senso de L’attimo prima – che può essere inteso
come prima di perdere qualcuno, o cambiare vita, lavoro, amore
– si gioca un bel dilemma. Sono davvero convinto che le coincidenze che
accadono a Lorenzo nella seconda parte del libro – ad esempio, la carpa e il
suo significato, il Bolero, la grammatica emotiva del cibo – non siano semplici
coincidenze. Non saprei se sia più o meno confortevole parlare di caso o
destino ma se davvero potessimo averne la certezza, sarebbe bello poter mettere
da parte le stupidaggini, abbracciare chi si ama e dirsi parole sincere,
finalmente. Il resto passa, il tempo scandisce tutto. Ma allora avrà ragione
Elena – la sorella di Lorenzo – quando cita Einstein ovvero che passato,
presente e futuro siano davvero così lineari o qualcosa resta sempre di chi
abbiamo amato?”.
Ippolita Luzzo: Anche Camilleri ha detto che tutti noi abbiamo quasi un destino segnato
dalla nascita e ciò è un po’ il fatalismo temperato però dalla volontà nostra
di arginare gli eventi. Quindi, certo, ci sarà una eruzione dell’Etna ad
impedire una partenza dalla Sicilia, ma ci può essere poi la nostra capacità di
creare altre soluzioni con uno sforzo immaginativo. Leggendo oltre il libro,
scorro i tuoi scritti su molte riviste, le interviste, le collaborazioni come
giornalista culturale e l’iniziativa “Sto leggendo” su Twitter. Un immaginario
che crea opportunità. Un immaginario che offre la zattera. Sarà anche questo
che tu chiedi alla letteratura così come lo chiedo io al mio immaginario regno
della Litweb?
Francesco Musolino: “Karen Blixen era convinta che si potesse rendere tollerabile ogni
sofferenza inserendola in una storia, parole come un balsamo che lenisce ogni
ferita. Ma è così? Io credo che prima di tutto ci si debba mettere d’accordo su
che tipo di storia vogliamo raccontare. Per me era forte il bisogno di mettere
in pagina le mie emozioni e poi prendere la giusta distanza. Non volevo ci
fosse troppo io, troppo ombelico ma il racconto di un ragazzo che sogna un
futuro ideale, si rompe il cuore, fa i conti con i cocci e si rialza. Speranza
sì ma anche consapevolezza di chi siamo. E allora il progetto noprofit @Stoleggendo,
così come i miei tanti pezzi da precario del giornalismo e il tuo regno della
Litweb, cosa sono se non un modo di rimboccarsi le maniche e darsi da fare?
Siamo al Sud e abbiamo tanti limiti ma ciò non significa stare con le mani in
mano. Anzi, forse, è una chiamata alle armi”.
Ippolita Luzzo: Mi sembra bellissima ed energetica questa chiamata, sento quasi gli
squilli di tromba, e noi siamo pronti qui a sentirci in un territorio comune,
siamo pronti a leggere, a scrivere e ad incontrare tutti i personaggi che tu
hai creato.
Ippolita Luzzo