giovedì 8 marzo 2018
Pétronille di Amélie Nothomb
-Buonasera. Che nome devo scrivere?
-Pétronille Fanto – rispose…
-E’ lei – esclamai.
Quante volte ho sperimentato quel momento mentre firmo delle copie: veder apparire davanti a me una persona con la quale intrattengo una corrispondenza. Lo shock è sempre violento. Passare da un incontro sulla carta a un incontro in carne e ossa significa cambiare dimensione… Spesso, vedere l’amico di penna dal vivo vuol dire operare una regressione, scadere nella banalità…se l’aspetto dell’altro, per Dio sa quale motivo, non si dimostra all'altezza di una corrispondenza, questa non raggiungerà mai più il livello precedente. Non si potrà né dimenticarlo né astrarsene… l’aspetto fisico conta nell'amicizia e anche nelle relazioni più elementari. Non sto parlando qui di bellezza o bruttezza, parlo di quella cosa così vaga e importante che chiamiamo fisionomia.
Pétronille Fanto aveva scritto ad Amélie Nothomb due o tre lettere e aveva taciuto la sua età. Aveva trattato, in quelle lettere, argomenti tenebrosi e seri tanto da indurre a far pensare alla scrittrice di essere in corrispondenza con una persona adulta. Ed ora nell'incontro in libreria Amélie vede davanti a sé una adolescente, addirittura un apparente ragazzo.
Pétronille è invece una studiosa di Shakespeare, sta facendo una tesi su un contemporaneo di Shakespeare e al termine dell’incontro, fuori, in una strada, nella notte, domanda:- Se le scrivo, mi risponderà ancora?- e si sentirà rispondere:- Certamente.
Nasce così un’amicizia che non racconto, voglio sempre lasciare ai lettori il gusto di scoprire una storia ed odio chi mi racconta il libro per filo e per segno, come se io non fossi capace di costruirmelo da sola. Leggere è infatti una costruzione di immagini e noi saremo attratte dalle varie fasi di questa amicizia, saremo insieme alle due che pian piano avranno altre occasioni ed altre incontri, nel piacere di entrambe di leggersi. Del resto si sono incontrate su un foglio, una leggendo i romanzi dell’altra, ed ora una sta nel romanzo dell’altra. Anche l’adolescente cresce, scrive e pubblica, anche l’adolescente Pétronille diventerà scrittrice. “Aceto di miele” sulla quarta di copertina Amélie legge “Pétronille Fanto, ventisei anni, esperta dei contemporanei di Shakespeare, firma qui un insolente esordio” Un romanzo di lettere. Molte lettere, oggi mail, molte mail.
Si scrive a scrittrici e si diventa amiche di scrittrici, si scrive e ci si perde, ci si innamora oppure si ricostruisce attraverso la scrittura una personalità. Mail. Mi affascina la storia e il libro di esordio di Pétronille, pensando al mio manoscritto di mail e mail ad uno scrittore, Reds, uno scrittore, morto da poco, senza averlo mai conosciuto. Egli sosteneva la stessa cosa di Amélie, e cioè quella delusione nell’incontro di persona, “un processo irrimediabile”
Avendo, nella corrispondenza, enfatizzato l’altro, la realtà non reggerà all’impatto. Non è così nella storia di amicizia fra Amélie Nothomb e Pétronille Fanto, nome inventato per proteggere la vera persona che viene tratteggiata, in un racconto verità che piacerà e farà riflettere.
Tradotto da Monica Capuani nella collana Amazzoni della Voland, il libro conserva il suo mistero sugli incontri e l’amicizia e su una Pétronille che saluteremo. -Buonasera, che nome devo scrivere?-Ippolita Luzzo
giovedì 1 marzo 2018
Marzo e poi Althusser
Un senso di sgomento guardando il pc impallato, lento, vedendo tutto disfarsi intorno. Il viso, la voce, di chi ci è caro. Disfatta, è il termine che mi viene meglio, guadando le buche nei marosi delle strade cittadine per non bucare di nuova le ruote della panda. Disfatta totale, dal pc impallato al terribile vivere qui, in un incaprettamento generale. Ricordo i sogni, gli ideali lontani, l'avvenire dura "longtemp" scrisse Louis Althusser in una sua autobiografia in cui cerca di spiegare a se stesso e ai lettori ciò che avvenne in un attimo.
"Sulla pagina del titolo, autografa, Louis Althusser aveva scrit-
to: L'avvenire dura a lungo, seguito da un sottotitolo cancellato:
Breve storia di un omicidio, e da un altro titolo: D'una notte
l'alba, ugualmente cancellato, che corrisponde a un primo tentati-
vo di introduzione di cui sussistono le prime nove pagine dattilo-
scritte, interrotte a metà d'una frase."Filosofo marxista e militante comunista tra gli anni '40 e '70. Intraprende, con la memoria, un cammino di ricerca, per capire come è potuto accadere che proprio lui abbia strozzato la moglie.
L'avvenire dura a lungo, ed ogni nostra azione trascina piano piano giorni, firme, assegni, disastri e diventa una valanga.
Nello sconforto più totale di non poter fare marcia indietro, tutti sbigottiti guardiamo senza lacrime avvenimenti di cronaca, avvenimenti sociali e accadimenti personali con lo stesso sgomento, impotenti.
Ippolita Luzzo.
"Sulla pagina del titolo, autografa, Louis Althusser aveva scrit-
to: L'avvenire dura a lungo, seguito da un sottotitolo cancellato:
Breve storia di un omicidio, e da un altro titolo: D'una notte
l'alba, ugualmente cancellato, che corrisponde a un primo tentati-
vo di introduzione di cui sussistono le prime nove pagine dattilo-
scritte, interrotte a metà d'una frase."Filosofo marxista e militante comunista tra gli anni '40 e '70. Intraprende, con la memoria, un cammino di ricerca, per capire come è potuto accadere che proprio lui abbia strozzato la moglie.
L'avvenire dura a lungo, ed ogni nostra azione trascina piano piano giorni, firme, assegni, disastri e diventa una valanga.
Nello sconforto più totale di non poter fare marcia indietro, tutti sbigottiti guardiamo senza lacrime avvenimenti di cronaca, avvenimenti sociali e accadimenti personali con lo stesso sgomento, impotenti.
Ippolita Luzzo.
sabato 24 febbraio 2018
Vinpeel degli orizzonti di Peppe Millanta
" Lei lesse ad alta voce:“Nostalgia”è quando sei sicuro di avere una cosa a cui tieni dentro una tasca, ma quando ci infili una mano non la trovi più."
Forse sarà la musica del mare, sentendo questo tango dalla voce di Claudio Villa, mi accingo a scrivere di un racconto musicale con l'orecchio incollato alle conchiglie raccolte dal padre di Vinpeel.
Il libro è quanto di più musicale e ballabile ci sia stato nella mia esperienza di lettrice e mi piace continuare a sentirne il piacere del volo oltre i confini della Litweb. Mi sento vicinissima all'immaginario di un luogo da dove si può andare via sulla mongolfiera della libertà oltre il mare smisurato alla ricerca di altri mondi. "A volte capitava anche questo.Perché il mare è come una spugna, e prima o poi dentro ci vanno a finire tutte le storie del mondo, anche quelle che sembrano non entrarci nulla"
Una sorta di Truman Show sembra per un po' il luogo abitato da Vinpeel, un adolescente in un mondo di adulti, un adolescente senza la mamma e con un padre silenzioso, quasi bloccato da un segreto innominabile, un padre che lascia i suoi messaggi in una bottiglia alle onde del mare affinché, io so chi, possa un giorno leggerli.
Nella bellezza della lettura, sulle acque del mare che lambiscono i confini del villaggio di Dinterbild, si svolge la scena del recupero della memoria smarrita, del ritorno degli oggetti scomparsi, della crescita e delle sfide di Vinpeel col suo amico immaginario Doan. Ho raccolto e messo da parte stralci, ho seguito e parteggiato per Vinpeel, ho immaginato Il grande Meaulnes, l’isola del tesoro e i Ragazzi della Via Paal, ho sognato con VinPeel e i tanti libri per ragazzi, in una narrativa di speranza e di altezza su nel cielo aperto.
Canto e scrivo nel suono bello delle parole, delle nuvole dove ritornerà l'amico, nei sentimenti descritti e vissuti e da regalare ancora.
"“Paura”è quando non riesci a girare la pagina di un libro, a fare un altro passo in avanti o a parlare con qualcuno, perché non ti piace quello che succederà dopo. Però quando poi succede è meno grave di quanto pensavi" Come vorrei che questo libro giungesse nelle mani di ragazzi dai dodici anni in su, compreso noi adulti, come vorrei portare questo racconto sull'amicizia, sul desiderio di esserci e creare nuovi mondi possibili, nuovi luoghi da esplorare!
Leggere diventa un piacere, affinché nessuno perda i suoi attimi "Così perlomeno la pensa Doan, che ha perso il suo attimo così tanti attimi fa che neanche lui sa più quanti, e che dice che li riconosci quelli che si sono accorti di aver perso un attimo, perché passano la vita intera a cercarselo dentro la tasca della giacca, o tra le nuvole, o in fondo a un bicchiere, o negli occhi di tutte le donne che incontrano, sperando che la vita prima o poi riparta, perché senza quell'attimo, sul serio, la vita non riparte più."
Litweb festante augura a Vinpeel tutte le mongolfiere bastanti al volo collettivo di noi lettori.
Ippolita Luzzo
Forse sarà la musica del mare, sentendo questo tango dalla voce di Claudio Villa, mi accingo a scrivere di un racconto musicale con l'orecchio incollato alle conchiglie raccolte dal padre di Vinpeel.
Il libro è quanto di più musicale e ballabile ci sia stato nella mia esperienza di lettrice e mi piace continuare a sentirne il piacere del volo oltre i confini della Litweb. Mi sento vicinissima all'immaginario di un luogo da dove si può andare via sulla mongolfiera della libertà oltre il mare smisurato alla ricerca di altri mondi. "A volte capitava anche questo.Perché il mare è come una spugna, e prima o poi dentro ci vanno a finire tutte le storie del mondo, anche quelle che sembrano non entrarci nulla"
Una sorta di Truman Show sembra per un po' il luogo abitato da Vinpeel, un adolescente in un mondo di adulti, un adolescente senza la mamma e con un padre silenzioso, quasi bloccato da un segreto innominabile, un padre che lascia i suoi messaggi in una bottiglia alle onde del mare affinché, io so chi, possa un giorno leggerli.
Nella bellezza della lettura, sulle acque del mare che lambiscono i confini del villaggio di Dinterbild, si svolge la scena del recupero della memoria smarrita, del ritorno degli oggetti scomparsi, della crescita e delle sfide di Vinpeel col suo amico immaginario Doan. Ho raccolto e messo da parte stralci, ho seguito e parteggiato per Vinpeel, ho immaginato Il grande Meaulnes, l’isola del tesoro e i Ragazzi della Via Paal, ho sognato con VinPeel e i tanti libri per ragazzi, in una narrativa di speranza e di altezza su nel cielo aperto.
Canto e scrivo nel suono bello delle parole, delle nuvole dove ritornerà l'amico, nei sentimenti descritti e vissuti e da regalare ancora.
"“Paura”è quando non riesci a girare la pagina di un libro, a fare un altro passo in avanti o a parlare con qualcuno, perché non ti piace quello che succederà dopo. Però quando poi succede è meno grave di quanto pensavi" Come vorrei che questo libro giungesse nelle mani di ragazzi dai dodici anni in su, compreso noi adulti, come vorrei portare questo racconto sull'amicizia, sul desiderio di esserci e creare nuovi mondi possibili, nuovi luoghi da esplorare!
Leggere diventa un piacere, affinché nessuno perda i suoi attimi "Così perlomeno la pensa Doan, che ha perso il suo attimo così tanti attimi fa che neanche lui sa più quanti, e che dice che li riconosci quelli che si sono accorti di aver perso un attimo, perché passano la vita intera a cercarselo dentro la tasca della giacca, o tra le nuvole, o in fondo a un bicchiere, o negli occhi di tutte le donne che incontrano, sperando che la vita prima o poi riparta, perché senza quell'attimo, sul serio, la vita non riparte più."
Litweb festante augura a Vinpeel tutte le mongolfiere bastanti al volo collettivo di noi lettori.
Ippolita Luzzo
mercoledì 21 febbraio 2018
Macbettu sul podio in Litweb
Macbettu minuto per minuto. Come una telecronaca di una partita di calcio senza dimenticare un passaggio. Questo vorremmo fare noi spettatori estasiati da uno spettacolo che resta il più bell'atto scenico visto da alcuni anni a questa parte. Un godimento ininterrotto dal primo scendere dalle porte verso noi degli attori nel buio di una notte nera che nera resterà per dirci che il nostro intelletto sta nel buio della ragione quando l’ambizione lo sopraffà. Siamo in Scozia oppure in Barbagia, siamo dappertutto, dove a qualcuno viene promesso, viene pronosticato un futuro da re e tutto cambia. La situazione sfocia in tragedia dopo il dono avvelenato delle streghe. Uno spettacolo nello spettacolo, ridere ridere di ciò che le streghe faranno sul palco, ridere dei dispetti che si fanno, del loro camminare, quei passettini corti e veloci che ricordano i giochini a molla da caricare e far muovere sul tavolo, quegli sputi veri, quelle scope agitate al solo scopo di sollevare polvere. Ridendo ridendo applaudiamo e vogliamo rivederlo, vogliamo rivedere gli uomini maiali grufolare nello scifo e vogliamo vedere il fantasma di Banco calpestare il pane sardo sul tavolo imbandito da Macbeth. Vogliamo rivederlo questo spettacolo ci diciamo al ritorno felici che una tragedia di sangue e di morti, di potere e di sottomissione, possa essere smontata e ricomposta per ridarci il tempo perfetto. Ed eccolo Macbettu, piccolo piccolo, abbracciato alla moglie alta, abbracciato all'ambizione. Un Macbettu capace di riflettere sul male e perciò ancora più tragico in queste parole: "La vita è solo un’ombra che cammina, un povero attore che si pavoneggia e si dimena durante la sua ora sul palcoscenico, dopo non se ne sentirà più nulla. Una favola narrata da un idiota, piena di rumore e furia, che non significa nulla"
Bravissimi gli attori, sembravano tantissimi ed erano solo otto, bravissimi nei gesti, nei tempi, nei suoni. Bravissimi tutti.
Premio UBU neritatissimo e premiato da me come Teatro vero, teatro Litweb, Macbettu di Alessandro Serra è una tragedia spassosa che ci avverte: Mai credere alla profezie! In Scozia come in Sardegna. Non perché non siano vere ma perché sono travisate e male interpretate ed il bosco che avanza cosa sarà se non i rami degli alberi indossati dai soldati alla fine per dare l'illusione di essere in tanti.
Da Alessandro Serra alla tragedia di William Shakespeare, la trama storica viene riportata dal filosofo Boezio, in una cupa Scozia d'inizio Basso Medioevo, è appena conclusa una guerra e un sergente riferisce al re Duncan di Scozia che i suoi generali, Macbeth, barone di Glamis, e Banco, hanno appena sconfitto le forze congiunte di Norvegia e Irlanda, guidate dal ribelle Macdonwald.
In una notte buia e tempestosa, per dirla con Snoopy, Linus e Lucy, tre Streghe si incontrano in presenza di Macbeth e Banco, nella brughiera e profetizzano loro che Macbeth diverrà re mentre Banco sarà il capostipite di una dinastia di re. La profezia trasformerà Macbeth da uomo leale in assassino. Come si cambia! E poi la follia del potere tutto involge.
Ippolita Luzzo
Bravissimi gli attori, sembravano tantissimi ed erano solo otto, bravissimi nei gesti, nei tempi, nei suoni. Bravissimi tutti.
Premio UBU neritatissimo e premiato da me come Teatro vero, teatro Litweb, Macbettu di Alessandro Serra è una tragedia spassosa che ci avverte: Mai credere alla profezie! In Scozia come in Sardegna. Non perché non siano vere ma perché sono travisate e male interpretate ed il bosco che avanza cosa sarà se non i rami degli alberi indossati dai soldati alla fine per dare l'illusione di essere in tanti.
Da Alessandro Serra alla tragedia di William Shakespeare, la trama storica viene riportata dal filosofo Boezio, in una cupa Scozia d'inizio Basso Medioevo, è appena conclusa una guerra e un sergente riferisce al re Duncan di Scozia che i suoi generali, Macbeth, barone di Glamis, e Banco, hanno appena sconfitto le forze congiunte di Norvegia e Irlanda, guidate dal ribelle Macdonwald.
In una notte buia e tempestosa, per dirla con Snoopy, Linus e Lucy, tre Streghe si incontrano in presenza di Macbeth e Banco, nella brughiera e profetizzano loro che Macbeth diverrà re mentre Banco sarà il capostipite di una dinastia di re. La profezia trasformerà Macbeth da uomo leale in assassino. Come si cambia! E poi la follia del potere tutto involge.
Ippolita Luzzo
martedì 20 febbraio 2018
L'Uniter torna a scuola, con Il Gattopardo
Oggi 20 febbraio 2018 nell' auditorium dell'Istituto Statale Perri-Pitagora, alla presenza degli alunni e dei docenti, della Dirigente Scolastica, Teresa Bevilacqua e dell'Uniter, con il Presidente Italo Leone e la Vicepresidente Costanza Falvod'Urso, la consegna del libro di Maria Antonietta Ferrarolo: Tomasi di Lampedusa. Il Gattopardo spiegato a mia figlia. Una iniziativa resa possibile dal grande amore che può nascere attorno a un libro. Portare i classici agli alunni. L'Università della terza età di Lamezia Terme, nel dare vita agli anni, continua a diffondere entusiasmo verso la lettura e lo studio, creando sinergie e collegamenti. La trasmissione del sapere, la bellezza come tema scelto questo anno dalla scuola, la lettura dei classici come nostri amici, sono stati i temi discussi in mattinata davanti gli occhi attenti e vivi dei ragazzi, composti e partecipanti.
Una collana per ragazzi, dagli 11 anni in su, La Nuova Frontiera, una collana pensata per far conoscere i grandi autori del Novecento italiano, i primi volumi: Italo Calvino, lo scoiattolo, di Giorgio Biferali e Giuseppe Tomasi di Lampedusa, il Gattopardo spiegato a mia figlia di Maria Antonietta Ferrarolo.
" Scuola vuol dire riposo, spazio libero, spazio di sperimentazione" argomenta alcune volte con me Maria Antonietta, ricordando come la scuola sia il luogo del pensiero e non del lavoro.
Una lezione lieve e di invito ad assaggiare, a guardare, da passeur, le offerte letterarie, a loro volta di passaggio sulla vetrina della nostra letteratura.
Tutti noi, docenti e dirigente, con l'Uniter, abbiamo un ruolo di passeur, come Pennac racconta, e ci siamo sentiti il passeur, colui che ama i libri, li legge e li porta a spasso, facendoli incontrare con altri libri. offrendo un foglio, una citazione, per incuriosire un ragazzo, un alunno, un amico, donando in regalo un titolo, una trama, un racconto.
Il passeur ci regala l'immaginazione, la serenità di leggere senza obbligo, leggere come piacere e godimento. Aspettando Maria Antonietta Ferrarolo ad Aprile
Ippolita Luzzo
Una collana per ragazzi, dagli 11 anni in su, La Nuova Frontiera, una collana pensata per far conoscere i grandi autori del Novecento italiano, i primi volumi: Italo Calvino, lo scoiattolo, di Giorgio Biferali e Giuseppe Tomasi di Lampedusa, il Gattopardo spiegato a mia figlia di Maria Antonietta Ferrarolo.
" Scuola vuol dire riposo, spazio libero, spazio di sperimentazione" argomenta alcune volte con me Maria Antonietta, ricordando come la scuola sia il luogo del pensiero e non del lavoro.
Una lezione lieve e di invito ad assaggiare, a guardare, da passeur, le offerte letterarie, a loro volta di passaggio sulla vetrina della nostra letteratura.
Tutti noi, docenti e dirigente, con l'Uniter, abbiamo un ruolo di passeur, come Pennac racconta, e ci siamo sentiti il passeur, colui che ama i libri, li legge e li porta a spasso, facendoli incontrare con altri libri. offrendo un foglio, una citazione, per incuriosire un ragazzo, un alunno, un amico, donando in regalo un titolo, una trama, un racconto.
Il passeur ci regala l'immaginazione, la serenità di leggere senza obbligo, leggere come piacere e godimento. Aspettando Maria Antonietta Ferrarolo ad Aprile
Ippolita Luzzo
lunedì 19 febbraio 2018
Aspettando Simona Zecchi
Sulle note di presentazione leggo che Simona Zecchi ha collaborato con il Manifesto e scrive sul Fatto Quotidiano online, sul sito di informazione Gli Stati Generali, e il quotidiano americano La Voce di New York. Lei è tra i fondatori del sito indipendente Lettera 35, e per la rivista I Quaderni dell'Ora ha curato, con la collega Martina Di Matteo, una inchiesta sulla morte di Pasolini. Molti anni di ricerca che lei racconta così in una intervista" Mi occupo dell’ “omicidio Pasolini” da ormai 5 anni. Nel 2012 è stato pubblicato già un mio saggio inchiesta su “I Quaderni de L’Ora” (rivista di cultura approfondimenti e attualità emanazione del quotidiano siciliano “L’Ora”), saggio condotto insieme alla collega Martina Di Matteo. Ho scritto articoli e ho cominciato a raccogliere elementi senza pensare a un libro: volevo vederci chiaro. Niente mi convinceva nemmeno le totalità delle inchieste uscite sino a quel momento, nemmeno la modalità con la quale stavo lavorando. Ho fatto tabula rasa. Non c’è una tesi da cui si parte per poi fare un libro, almeno io non lavoro così. C’è la volontà di andare a fondo e se ci sono più elementi consistenti che valga la pena trasformare in un libro vi si arriva mano a mano. E’ un work in progress, anche nel momento di piena scrittura: ti sorprendi a scoprire a volte che non è così “come te la stai raccontando.”
Io l'ho conosciuta leggendo i suoi post sempre precisi, con riferimenti ad atti giudiziari, post dove la voglia di non uniformarsi alla vulgata in atto la spingeva a veder chiaro, limpido, nei fatti. Fatti che lei racconta attingendo alle fonti, come dovrebbe fare ogni giornalista che vuole fare cronaca e giornalismo.
Mercoledì racconteremo altro dell'incontro che si terrà a Lamezia Terme presso l'Uniter
Io l'ho conosciuta leggendo i suoi post sempre precisi, con riferimenti ad atti giudiziari, post dove la voglia di non uniformarsi alla vulgata in atto la spingeva a veder chiaro, limpido, nei fatti. Fatti che lei racconta attingendo alle fonti, come dovrebbe fare ogni giornalista che vuole fare cronaca e giornalismo.
Mercoledì racconteremo altro dell'incontro che si terrà a Lamezia Terme presso l'Uniter
giovedì 15 febbraio 2018
Danze di guerra Sherman Alexie
Per innamorarmi ancora della mia innocenza: “Danze di guerra“.
Attratta dal titolo e dalla copertina, una vera opera d’arte che mi ricorda i vestiti a strisce, le varie figure, negli anni Sessanta, l’Op-Art, le linee a formare dei disegni optical, per uno stile stripes-chess-dot, questi i riferimenti fino agli anni Novanta da Jean Paul Gaultier, a Kurt Cobain, l’aspetto ribelle del millerighe nel grunge.
Mi piace molto leggere Sherman Alexie, mi piace quando cercando notizie sulla sua origine indiana, della tribù Spokane, e sui suoi studi all’università Gonzaga di Spokane e sui numerosi romanzi e la carriera universitaria, trovo che dica un concetto a me sempre familiare. Lo ripeto spesso e nella gioia di trovarlo corrisposto lo riscrivo detto da Sherman: “I suoi non sono romanzi di formazione, poiché un antico detto indiano, molto simile al medesimo ricorrente in quasi tutte le culture e le etnie dice: chi nasce in un modo, non muore nell’altro.”
Danze di guerra, I sintomi. Cosa ci induce a scrivere sui sintomi che ci disturbano non lo so, ma trovo divertente leggere i bozzetti che ne fa Sherman “Quando mi svegliai alle tre del mattino, ero completamente sordo dell’orecchio otturato e sicuro che un maledetto sciame di locuste ci si fosse incastrato dentro, lasciai un messaggio in segreteria al mio dottore, dicendogli che mi avrebbe trovato ad aspettarlo davanti all’ambulatorio. Quella sarebbe stata la mia prima volta in un ospedale dopo l’ultima operazione di mio padre.”
Ed eccolo a ricordare suo padre, quando questi deve subire amputazione al piede, ed ora, nell’attesa, incontrare un altro nativo forse asiatico, “ce ne sono parecchi a Seattle” e scoprire che è un indiano della tribù dei Lummi. C’è questa riflessione che faccio mia su tutto ciò che ci manca, ormai scacciati dalle strade, dalle tribù, da un mondo che non c’è più, da una guerra feroce che ha cancellato tutto “Il mondo indiano è affollato di ciarlatani, uomini e donne che fingono di essere sacri. L’anno scorso sono andato ad una conferenza alla Washington University. Una indiana di una certa età, una Sioux, scrittrice, studiosa e ciarlatana, era venuta a parlare dell’indipendenza e della letteratura degli indiani. Insisteva sul fatto che esistesse un qualche tipo di identità letteraria indigena, il che era paradossale visto che stava parlando in inglese a una stanza zeppa di professori bianchi. Ma non ero arrabbiato con quella donna , e neppure annoiato. No, ero dispiaciuto per lei. Ho capito che stava morendo di nostalgia. La nostalgia era diventata il suo falso mito-la sua coperta sottile- e la stava uccidendo.”
Danze di guerra racconta a pezzi, in versi, e in prosa, frammenti di vita, racconta la guerra in cui ci si chiede quante volte possiamo perdonare chi ci ha fatto a pezzi, in cui ci si chiede se esiste un punto oltre il quale il perdono è semplicemente l’atto di un codardo, in cui ci si chiede se un bugiardo abbia mai detto la verità.
Nel momento in cui narra egli stesso fa dire al protagonista di “Agghiacciante simmetria”: sono un genio bugiardo e mentire è una forma di narrazione. Nel momento in cui le parole si trasformano in cenere e carbone, nel momento in cui aveva appiccato un fuoco di fuga, si era convinto di essere capace a scrivere un’altra storia. Per innamorarmi ancora della mia innocenza.
Sherman Alexie, “Danze di guerra” (trad. Laura Gazzarrini), pp. 204, 18 €, NNE, 2018.
Direttamente da http://www.cabaretbisanzio.tk/2018/02/07/danze-di-guerra-sherman-alexie/
Ippolita Luzzo
Attratta dal titolo e dalla copertina, una vera opera d’arte che mi ricorda i vestiti a strisce, le varie figure, negli anni Sessanta, l’Op-Art, le linee a formare dei disegni optical, per uno stile stripes-chess-dot, questi i riferimenti fino agli anni Novanta da Jean Paul Gaultier, a Kurt Cobain, l’aspetto ribelle del millerighe nel grunge.
Mi piace molto leggere Sherman Alexie, mi piace quando cercando notizie sulla sua origine indiana, della tribù Spokane, e sui suoi studi all’università Gonzaga di Spokane e sui numerosi romanzi e la carriera universitaria, trovo che dica un concetto a me sempre familiare. Lo ripeto spesso e nella gioia di trovarlo corrisposto lo riscrivo detto da Sherman: “I suoi non sono romanzi di formazione, poiché un antico detto indiano, molto simile al medesimo ricorrente in quasi tutte le culture e le etnie dice: chi nasce in un modo, non muore nell’altro.”
Danze di guerra, I sintomi. Cosa ci induce a scrivere sui sintomi che ci disturbano non lo so, ma trovo divertente leggere i bozzetti che ne fa Sherman “Quando mi svegliai alle tre del mattino, ero completamente sordo dell’orecchio otturato e sicuro che un maledetto sciame di locuste ci si fosse incastrato dentro, lasciai un messaggio in segreteria al mio dottore, dicendogli che mi avrebbe trovato ad aspettarlo davanti all’ambulatorio. Quella sarebbe stata la mia prima volta in un ospedale dopo l’ultima operazione di mio padre.”
Ed eccolo a ricordare suo padre, quando questi deve subire amputazione al piede, ed ora, nell’attesa, incontrare un altro nativo forse asiatico, “ce ne sono parecchi a Seattle” e scoprire che è un indiano della tribù dei Lummi. C’è questa riflessione che faccio mia su tutto ciò che ci manca, ormai scacciati dalle strade, dalle tribù, da un mondo che non c’è più, da una guerra feroce che ha cancellato tutto “Il mondo indiano è affollato di ciarlatani, uomini e donne che fingono di essere sacri. L’anno scorso sono andato ad una conferenza alla Washington University. Una indiana di una certa età, una Sioux, scrittrice, studiosa e ciarlatana, era venuta a parlare dell’indipendenza e della letteratura degli indiani. Insisteva sul fatto che esistesse un qualche tipo di identità letteraria indigena, il che era paradossale visto che stava parlando in inglese a una stanza zeppa di professori bianchi. Ma non ero arrabbiato con quella donna , e neppure annoiato. No, ero dispiaciuto per lei. Ho capito che stava morendo di nostalgia. La nostalgia era diventata il suo falso mito-la sua coperta sottile- e la stava uccidendo.”
Danze di guerra racconta a pezzi, in versi, e in prosa, frammenti di vita, racconta la guerra in cui ci si chiede quante volte possiamo perdonare chi ci ha fatto a pezzi, in cui ci si chiede se esiste un punto oltre il quale il perdono è semplicemente l’atto di un codardo, in cui ci si chiede se un bugiardo abbia mai detto la verità.
Nel momento in cui narra egli stesso fa dire al protagonista di “Agghiacciante simmetria”: sono un genio bugiardo e mentire è una forma di narrazione. Nel momento in cui le parole si trasformano in cenere e carbone, nel momento in cui aveva appiccato un fuoco di fuga, si era convinto di essere capace a scrivere un’altra storia. Per innamorarmi ancora della mia innocenza.
Sherman Alexie, “Danze di guerra” (trad. Laura Gazzarrini), pp. 204, 18 €, NNE, 2018.
Direttamente da http://www.cabaretbisanzio.tk/2018/02/07/danze-di-guerra-sherman-alexie/
Ippolita Luzzo
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