domenica 24 dicembre 2017

Presepi a Conflenti e la luna sta lì

La luna ogni notte si ferma e va a dormire lassù, mi dice Alberto, mostrandomi la chiesa della Querciuola, costruita nel luogo dove nel 1578 la Madonna è apparsa  al pastorello Lorenzo Folino.
Nel discorso del ritorno parliamo tanto del sacro, un dialogo da due modi di vedere, quella del non credente e quello della credente. Resta nell'aria quel non detto dell'indicibile di una spiegazione che possa essere certa. Il pensiero umano non può dare certezze. Ed è in questa incertezza che nasce l'arte, nasce l'opera dell'uomo, della civiltà, delle conoscenze scientifiche, della costruzione di riti e presepi. 
Nel tentativo di dare certezze nasce la famiglia, la struttura portante di una società, e stasera, per le vie di un paese dell'entroterra lametino, sentiamo l'impronta della storia, degli abitanti passati, andati via, del calore del fuoco che ci accoglie in un grande fusto con pezzi di legna accesa nelle strade dei vicoli. Arde il fuoco sui vicoli e incontriamo Pasquale Floro, artigiano di presepi. Sarà lui ad accompagnarci durante la nostra visita ai Presepi. Lina mi dona aiuto ogni volta, le stradine sono in discesa e in salita con pendenza uguale a quella delle strade di San Francisco, e richiedono equilibrio e stabilità di andatura. I presepi stanno nei magazzini, nelle mangiatoie, luoghi dove un tempo gli abitanti tenevano un asino, un maiale, le botti. Luoghi dove un tempo vivevano le famiglie. Tetti con travi a viste, muri di pietra, pavimento di terra battuta, entriamo. 
Molti artisti hanno partecipato a questo terzo anno di Presepi a Conflenti,“Presepi nel Borgo” l’iniziativa ideata dal gruppo di conflentesi 'Gli amici del Casale' e i presepi hanno infatti il fascino dell'originalità, rispecchiando il pensiero e il momento creativo di ognuno di loro. 
Vi sono presepi fatti di canne, di sabbia e pietra,  incontriamo le cinquanta case intagliate su una grande radice di albero di ulivo, radice interrata per la costruzione di una strada e ritrovata durante i lavori per l'acquedotto. Storie di apparizioni e di nuove testimonianze, di un ulivo simbolo di pace. Sono i simboli infatti ciò che gli uomini creano, simboli da riconoscere affinché il senso delle piazze e dei luoghi d'incontri vadano al di là di una semplice bravura tecnica. 

Giunti nella piazza ci informano delle iniziative dell'associazione "Felici&Conflenti" trasmissione della cultura coreutica e musicale dell'area del Reventino. Conosco ciò che fa Alessio Bressi e i suoi collaboratori dai racconti di amici entusiasti. Desiderano far vivere un luogo donando e trasmettendo la conoscenza, il simbolo, la musica, la convivialità. 
L'aria è diversa da ogni altro luogo qui a Conflenti, l'aria è serena, mi verrebbe da scrivere se non fosse già nella canzone "O sole mio" una simile espressione, l'aria è leggera e pulita, l'aria è respirabile. Si respira. Incontriamo Anna, i bambini, il marito, Ivana, la sorella di Lina, incontriamo Calipari, un artista di talento, incontriamo gli Amici del Casale e la serata volge al termine con una striscia di luna lassù sulla Querciuola.         
Ippolita Luzzo 

sabato 23 dicembre 2017

Acqua di Colonia- Addio sogni di gloria. Daniele Timpano ed Elvira Frosini

Sento e risento Addio sogni di gloria cantata da Di Stefano, stamani. Il brano di Carlo Innocenzi su versi di Marcella Rivi lanciato negli anni '50 da Luciano Virgili. Acqua di colonia, l'atto teatrale di Daniele Timpano ed Elvira Frosini, ieri sera al Tip, accolto con una folla spettatori in silenzio religioso, sacro quasi, perché sacro è il teatro, raccontava l'epopea delle colonie italiane durante il fascismo e aveva come motivo ricorrente questa canzone cantata da Di Stefano, altra grande voce italiana. Sulla scena veniva cantata e suggerita da Daniele e Elvira:
Quando ragazzi felici andavamo alla scuola
con la cartella a tracolla ed in tasca la mela
per il futuro avevamo un vestito di gala
quante speranze di gloria di celebrità
ma inesorabile il tempo tracciava il cammino
e a testa china anneghiamo nel nostro destino.
Addio Sogni Di Gloria addio castelli in aria Addio anni di gioventù perché perché non ritornate più Addio Sogni Di Gloria addio castelli in aria Meglio tacer le memorie 
La scena è nuda, sul palco una piccola sedia scomoda, vi sta seduta una ragazza nera, ospite ignara dello spettacolo, e il duo scarno ed essenziale degli attori stanno a parlare fra di loro, a bassa voce, senza quasi accorgersi che li aspettiamo seduti in silenzio. 
Il colonialismo, è tutta colpa del colonialismo anche italiano- dice Daniele ad Elvira in un lamento verso tutti i neri che la importunano nel vendere accendini.
 Non sappiamo niente della nostra storia, continua, non sappiamo niente del mare nostrum, se non quel poco che abbiamo studiato a scuola oppure dai racconti di un nonno che ha fatto la guerra d'Africa. E qui mi ricordo il bel libro di Giulia Caminito La grande A, sulla nonna in Libia, e capisco quanto i libri abbiano cercato di farci conoscere quei morti asfissiati delle guerre coloniali. Tutto nero. Elvira enumera una serie di romanzi, Tempo di Uccidere di Flaiano, Terra matta di Vincenzo Rabito... come se tutto fosse finito e non lo è.
Questa cosa, il racconto di cosa fu il colonialismo, sembra non interessi nessuno eppure dovrebbe, vista la trasformazione degli abitanti italiani, visto l'arrivo e gli sbarchi e i morti e le sevizie, e gli affari che si fanno su questi arrivi. 
Anni Trenta, Finale dell'Aida di Giuseppe Verdi:Marcia Trionfale
 Gloria all' Egitto, ad Iside che il sacro suolo protegge Al Re che il Delta regge, inni festosi alziamo! 
Gloria! Gloria! Gloria! Gloria al Re! Gloria gloria gloria! 
Inni alziam, inni alziamo! Gloria gloria al Re! 
Inni festosi alziamo!
Ora Daniele e Elvira ci chiedono di immaginare l'Africa, come fece Salgari nei suoi romanzi, immaginando luoghi dove non era stato, le nostre colonie, il caldo, l'umidità spaventosa, Massaua tutta bianca, il freddo. L'Africa dalla Guida dell'Africa Orientale del '38.
Abbiamo sconfitto il Negus, con la barba del Negus faremo spazzolini, le città imperiali, Immaginate la solitudine, l'equatore, le piogge improvvise, gli sciacalli arrivano e ti mangiano, il baobab e il sicomoro, il tabacco, il colibrì.
A pagina venti la guida parla dei Somali.
Ascoltiamo in silenzio Daniele.
Giallo, giallo come il deserto, l'Africa nera un giardino zoologico. Uno spazio vuoto, Tarzan, e assistiamo alla scoperta dell'Africa.
 La mia Africa, il film con Meryl Streep.
Passano velocissime le immagini, il ritmo è sostenuto dall'incredibile velocità dei due interpreti, e Siamo confusi-dice Elvira, confusi da tante atrocità: Lo stupro di Gustavo Bianchi su una donna nera, le risate dei suoi amici, i troppi morti asfissiati col gas, i due film di Gualtiero Iacopetti: Mondo cane, Africa Addio.
 Il giallo diventa nero. Sole nero.
 Possiamo metterci gli occhiali da sole e dire il colonialismo non esiste? fare solo i turisti in Africa? Bagnarsi e sdraiarsi sulle spiagge di Malindi? mi viene in mente questa digressione mentre i due istrioni si stiracchiano al sole. Acqua d colonia non può essere acqua passata, il duce che si affaccia dal balcone, Minniti che ora si accorda con la Libia, dico io, Faccetta nera e Tripoli bel suol d'amore, Ne sarete degni? domanda il Duce. Osanna.
Scorrono i racconti di Montanelli, inconsapevole del male, i versi e le profezie di Pasolini, recitato da Elvira, quasi trasformata in Pasolini vivo e denunciante ancora.

Aida e Radames un teatro di potere, alle falde del Kilimangiaro l'Alli galli dei Watussi.
Il teatro è un luogo sacro e qui è possibile domandarsi alla luce della conoscenza dei fatti:-Ma siamo dei mostri?
Questo ci chiedono e si chiedono i due attori sulla scena in due ore di spettacolo incalzante,  come nella piazze medioevali giungeva il banditore per informare.
Consapevoli di una Odissea nello spazio che vedrà l'alba di un sacchetto di spazzatura nero, anche noi "Pittore ti voglio parlare", canteremo Pittore ti voglio parlare mentre dipingi un altare.Io sono un povero negro e d'una cosa ti prego.Pur se la Vergine è bianca fammi un angelo negro. Senza farne una parodia, oppure capendo tutto il dissacrante della parodia.
Ippolita Luzzo  



venerdì 22 dicembre 2017

I più letti nel 2017 sul blog Ippolita la regina della Litweb

Inizia l’anno con I miei Premi, un pezzo che viene ospitato da Giacomo Verri i primi di gennaio del 2017 e poi riportato nel mio blog. Qui vi metto i pezzi più letti con accanto il numero delle letture.
I primi dieci libri più letti e a seguire i primi cinque. A 600 stanno molti. 
Un anno di letture.
Un anno ospite da Liberi di Scrivere di Giulietta Iannone e da Gianluigi Bodi, un anno sulla rivista CabaretBisanzio di Enzo Paolo Baranelli. Grazie a voi. 
I più letti:  

Gioacchino raccontato dai suoi fiori di Francesco Polopoli 2604
I pescatori di tonni di Raffaele Mangano  1638
Vite e morte delle aragoste di Nicola Cosentino 1160
Eclissi di Ezio Sinigaglia 1018
La stanza profonda di Vanni Santoni 985
Storia di una passione politica: Tina Anselmi di  Anna Vinci  935
Riccardin dal ciuffo di Amélie Nothomb  876
Tatty, il romanzo di Christine Dwyer Hickey 770
Verso qualcuno Roberto Pallocca 708
Via dell’Aspromonte di  Pietro Criaco 708


Strategia dell’addio Elena Mearini 703
Il regalo di Nessus, Irlanda e Scozia da Paginauno 671 
La notte che ci viene incontro Claudio Grattacaso 649
Mia figlia Don Chisciotte di Alessandro Garigliano 637
Italia di Massimo Franceschelli 631
Ippolita Luzzo 

giovedì 21 dicembre 2017

Potrebbe trattarsi di ali

In periodo di angeli che annunciano la venuta del Cristo Redentore mi trovo a parlare di altre ali, le ali di Colomba, una delle protagoniste del libro di Emilia, Potrebbe trattarsi di ali.
"La vita è diventata un rocchetto di legno intorno cui si arrotola sempre lo stesso filo e sempre nello stesso modo, formando ogni volta lo stesso disegno a losanga che sembra quello di un pavimento dilatato."
Così succede che  "Colomba legge e si tocca la schiena. Da qualche tempo vive con un dolore sommesso, cronico, non troppo forte ma neanche troppo lieve. È convinta provenga dalla tumefazione che sente sotto le scapole, grande come una manciata di fango. Presto farà una visita al centro, pensa, mentre tira la cagna vicina al piede."
Conosciamo Colomba 
"Lei ha il nome della nonna paterna, Colomba Maria. In casa, però, è da sempre Beba. Sua madre era brava a trovare nomignoli, e Colomba è rimasta Beba, anche ora che ha cinquantacinque anni e quel appellativo comincia a essere piuttosto breve per la sua età.
Vuoi che t’inizi a chiamare Colomba proprio adesso, che non hai mai volato in tutta la tua vita? Le aveva chiesto crudele, il marito, e i figli avevano riso con lui. Era stato a Ferragosto, mentre sul terrazzo al mare mangiavano linguine con l’astice.
E se avessi ali nascoste?"
Alcuni momenti dopo...
"Ma lei sente che potrebbe trattarsi di ali, quando la schiena comincia a bruciare.
Le sente annunciarsi con un prurito violento, come se tentassero di sbucare dalle ossa facendosi spazio tra la massa muscolare. Ne avverte il frullo la sera, prima di addormentarsi, come un arpeggio lieve tra le scapole. E ne ha quasi la prova, quando si guarda allo specchio il mattino e porta le dita della mano su due piccolissimi avvallamenti seguiti da due bozzi." e mentre Colomba trova un amica anch'essa con le ali noi leggiamo il secondo racconto e incontriamo Camillo senza una mano. 
Sono racconti tristi, racconti di mancanze, racconti Fuori misura, come quello di Agnese,"Io sono uscita fuori misura. Sono andata oltre ogni immaginazione genetica in quanto a formosità. Sono over, come un soufflé che, fidando nella capacità contenitiva del ruoto, ha debordato dal forno"
Le cose accadono "Come si fa a dire se. Le cose accadono quando è il momento loro, come per i frutti maturi, che se non li raccogli in tempo sfracellano a terra. Me lo ripeto, a volte senza convinzione.Perché invece le cose capitano soprattutto quando le aiutiamo a diventare.
"Ogni storia è fatta di almeno due storie, una in primo piano e una, più intima e personale, nel fondo: era quella a venire via via in superficie, era quella la matrice del racconto."
"È il protagonista della storia che andiamo a raccontare, che agisce, pensa, soffre, ama, che nella sua ordinarietà ha una qualche qualità straordinari"
"Potrebbe trattarsi di ali" la raccolta di racconti di Emilia Bersabea Cirillo al femminile di una narrazione intimistica, come si usava un tempo, al tempo di una narrazione piana e discorsiva, trova lo spazio fra conversazioni letterarie di una casa editrice L'Iguana, tutta al femminile.
Potrebbe trattarsi di ali eppure non lo saranno però nel periodo degli angeli sarà augurale. 
Ippolita Luzzo 

Stefano Bon La ragazza che andò all'inferno

Castelvecchi Edizioni pubblica per la collana Emersioni nel giugno 2017 La ragazza che andò all'inferno di Stefano Bon. 
Un noir, un noir però trascolorante al rosa ed al mistery.
Dedicato ad Anna, come Anna, non a caso, è il nome della protagonista.
"«Anna ho avuto un incidente», era Andrea e le sue parole ebbero il potere
di cristallizzare tutta la tensione.
«Ti sei fatto male?», il tono era quello con cui si parla a un bambino
appena caduto dall’altalena.
«No no, niente di grave. Sono andato a sbattere con lo scooter, mi
tengono qui sotto osservazione è una forma di cautela».
La voce di Andrea si affievoliva man mano che la frase procedeva.
Anna invece riprese vigore perché udiva la sua voce, quindi poteva
sentirsi sicura che non era accaduto nulla di grave e tutto ciò che aveva
provato non era stato altro che un semplice presentimento.
«Andrea, vengo a prenderti in ospedale».
Lui rispose con un «Ok ok» distratto e riagganciò.
Anna era perplessa; qualcosa ancora non le quadrava: la voce di Andrea sembrava provenire da un altro pianeta, in più non le aveva rivolto alcuna premura e non era da lui." 
Siamo subito coinvolti in questa storia, che leggeremo trascorrendo piacevolmente il tempo con una serie di vicende narrate con velocità, una scena e poi un'altra, come piacciono ora nei film, dove accade di tutto. Anche qui accade di tutto, in un anno quasi, ma qui siamo nel campo del puro divertimento e dell'intrattenimento e quindi lo leggiamo sorridendo dell'abilità dello scrittore di inventare situazioni e di lasciarle andare o risolverle col tocco lieve della scrittura."Uccidere quell'uomo fu facile come accendere un fornello. La foto mostrava un uomo anziano, robusto e dall'aspetto dozzinale. Anna guardò l’immagine giusto il tempo per memorizzarne il volto." Un noir divertente e affettuoso, con uno sguardo sempre benevolo verso qualsiasi stranezza compia la protagonista, anzi noi stessi quasi quasi faremo come lei, perché no? un romanzo #tuttodunfiato come si usa dire ora.
Alcune immagini  
"Il gatto del vicino, un grosso felino dal pelo rosso, aveva catturato un passero e lo teneva tra le zampe.
Anna rabbrividì.
Le dispiaceva per l’uccellino, ma anche per il gatto, non poteva conoscere l’importanza della responsabilità di spezzare una vita" ed infatti si dispiaceva sia per il gatto che per l'uccellino! Cioè per nessuno. Una folla di personaggi appaiono come strani abitanti di una terra di mezzo, senza più il filtro per gli eccessi che siano le perversioni, viste come perversioni tutte le idee ossessive, come l'andare in Chiesa e poi essere algide e fredde esattamente come una mia zia. Lei recita Ave Maria ed è esattamente come i suoceri di Anna. Nel gioco poi di trovarvi tutti i vostri e nostri conoscenti, come comparse dello straordinario mondo di Anna, vi rimando al libro.  
Ippolita Luzzo   


Stefano Bon
(Ravenna 1963) Ha militato per molti anni in una rock band come cantante, poi si è occupato di musica e cinema scrivendo su testate locali e nazionali. Autore di testi per cinema e teatro, ha diretto due cortometraggi e ha messo in scena varie pièces. È organizzatore di eventi letterari. Nel 2007 è uscito il suo primo romanzo Il giorno in cui sono stata uccisa è stato il più bello della mia vita.

martedì 19 dicembre 2017

Le cartellate di Altamura

Un pezzo del 2011
Dolci d’altri tempi. Rondelle di pasta  spianata col mattarello e poi fritta, passata nel vino cotto. La mia amica le aveva portate con sé da Altamura, era andata a salutare i parenti per le feste
Sera di capodanno 2011.
Dopocena.
Sono passata da lei prima di rientrare a casa e davanti alla televisione accesa, col volume basso però, il caminetto anche esso acceso, lei ha preso due bicchieri, lo spumante, e le cartellate.
Sedute una di fronte all'altra abbiamo mangiato le sfoglie imbevute di vino cotto nello stesso contenitore, abbiamo intinto le
nostre dita nel brunito saporoso e profumato del tempo raccontando di noi, delle figlie, di mio figlio, di amori passati e sempre presenti, dei suoi anni a Firenze, delle lotte studentesche, del dottorato di ricerca, della carriera universitaria che avrebbe potuto fare e non aveva fatto. Aveva scelto l’amore, l’uomo che la teneva per mano e che l’aveva ricondotta al sud, le aveva donato due figlie, alcuni beni, e lei aveva lavorato con dedizione per anni.
Lui, col tempo, si era eclissato, aveva scelto altro, e lei era rimasta nella estatica contemplazione di come tutto ciò era stato possibile. Le cartellate si scioglievano sulla lingua, io mangiavo golosa, ma non sono mai stata golosa di dolci.
IL sapore acidulo del vino me li rendeva gradevoli, le avrei mangiate tutte, ma non potevo, non si fa.
Altamura ritornava nei suoi racconti di bambina, le case abitate da tanti, nonni, zii, cugini, fratello, genitori, il pane di grano duro, alto, da tagliare a grandi fette, e mangiare così, solo col suo giallo intenso in mano, e poi ritornavamo a guardare queste nostre case, così grandi, così vuote, così inutili.
...è stato un capodanno bellissimo.
Il capodanno della consapevolezza, della capacità delle donne di reinventarsi un mondo ogni giorno, avendo sempre un grande affetto anche verso chi non ama più.
La stima verso le nostre scelte lavorative, sentimentali, scelte fatte col cuore, la stima che abbiamo per noi stesse ci permetterà di fare ancora altre scelte, ancora una volta con la passione e l’eleganza del nostro stile.
Le Cartellate rimaste sono state riposte, io le guardavo con languore, sono, ero, nostalgica, non lo sono più, il lento lavorio degli avvenimenti ha ricostruito e ridato una vita nuova, nuovissima.
Vita Nova, come scriveva anche Dante.

 Ps aggiunta oggi nel 2017 Auguri all'anno che arriverà con turdilli e cartellate. 

"Prenda una cartolina" UNA Rassegna Cinematografica 2017/18


Mi sfugge lo scoop di immortalare il presidente di #UNA mentre, davanti la libreria Sagio libri, importuna i passanti con un educatissimo:-Prenda una cartolina!- porgendo la cartolina a mamme con bimbi in carrozzina, a giovane uomo con due cani al guinzaglio.-La prenda con l’altra mano!- fa Carlo Carere offrendo la cartolina, mentre io alle sue spalle grido:-È il Cinema! La stagione del Cinema!- inizia a Lamezia il cinema con i sottotitoli. Conferenza stampa di presentazione stamane. 
La cartolina del cinema  l’ha disegnata Annarita Costanzo
È un insieme di due film " Io ad Annie" di Woody Allen e " Blow up" di  Michelangelo Antonioni
L' immagine è di Woody. 
La cartolina ora va per le strade del paese mentre il presidente Carlo Carere insieme a Roberto Sofi, membro del direttivo,  e ad Anna Colistra nelle vesti di moderatrice, iniziano a presentare il programma ai giornalisti  presenti.
Molte le domande alla fine, interesse palpabile nella bella libreria Sagio Libri che ci ospitava. Libri e film, cinema e lettura, in un abbraccio amicale. Sagio libri è anche partner di UNA, come lo è la Scuola Media Pitagora che offrirà il luogo per le proiezioni, l'Auditorium, un luogo caldo e accogliente, già sede della precedente edizione. Con la scuola Una  ha avviato un progetto di collaborazione per gli alunni e vedrà impegnati alcuni soci della stessa associazione. Altri partner sono  Radio Città Stereo, e TLC.
Primo film "Gatta Cenerentola",il 26 dicembre, un film molto apprezzato durante il FLL4 dove UNA ha svolto il ruolo di giuria per la scelta del corto vincitore "Fu".
Seguirà Arrival e via via fino a Io,Daniel Blake, vincitore della Palma d'Oro a Cannes nel 2016. 
Film in lingua originali con i sottotitoli, film di ampio respiro, con un senso, con un motivo. Da sempre uno dei compiti dell'associazione è stato l'attenzione e la scelta su temi come inquinamento fisico del territorio e inquinamento individuale di rapporti, emigrazione e immigrazione, libertà soppresse, i diversi e gli emarginati. 
Un applauso dunque... e nuovi soci arriveranno dalle cartoline distribuite a "tout le monde" stamani dal Presidente. 
Ippolita Luzzo