GianMaria Testa: Dentro la tasca ti porteremo.
Neri Marcorè un giorno al teatro Grandinetti ci raccontò cosa fosse la ricchezza, il portare nella tasca quella frase, quel verso, quella canzone facendola sua. Ed io mi portai a casa Neri Marcorè, quella poesia che recitò.
Anche stasera mi porto nella tasca la mia famiglia ideale: Nunzio Belcaro che legge la prefazione di Erri De Luca al libro di Gianmaria Testa " Da questa parte del mare", Elena Bitonte, conosciuta tramite parole scritte e abbracciata nel canto e nell'arte, Nicola Fiorita e le calabrotte, il cantante Sasà che non conoscevo e le canzoni di Gianmaria Testa.
Nunzio legge. Ci siamo conosciuti così, leggendo. Leggendo abbiamo fatto amicizia. Leggendo, scrive anche Erri De Luca, abbiamo forgiato la nostra vita che è la vita degli altri.
Siamo nelle tasche degli altri e gli altri sono nelle nostre tasche. Nessuno si salva da solo, sta scritto in Ti ho vista che ridevi, il libro del collettivo dei Lou Palanca, vero Nicola? e nessuno vive se non fa spazio agli altri nelle sue tasche.
Si parla stasera di modi. Elena, sta dicendo Sasà, nel ringraziare Elena Bitonte, l'organizzatrice della serata, è una donna a modo, una persona in grande imbarazzo lei, appena sente un elogio alla sua persona, un elogio sulla misura, che è suo carattere. Est modus in rebus. C'è una misura che si chiama attenzione e sensibilità.
Intanto guardo i piedi nudi di Sasà Calabrese camminare sul legno della Biblioteca Nobili, camminare e muoversi come altre due entità, in sintonia con la musica ed il testo che lui fa suo.
Sasà ci dice che sente tanto vicino Gianmaria, è come se ormai fossero sue quelle parole.
Ora canta" Al Mercato di Porta Palazzo"canzone ambientata al mercato di Torino, una canzone sul riconoscimento dello ius soli. Ognuno che nasce ha diritto ad una cittadinanza nel luogo dove nasce. Sembra semplice, vero? Eppure sembra terribilmente difficile e nel mercato di Porta Palazzo si dovrà difendere quel bambino dai gendarmi. La nascita di questa canzone porta nella tasca la composizione "Solo andata" di Erri De Luca, e quel mare che pullula di corpi cacciati dalle lore terre, un capitalismo bieco uccide ogni diritto, quello di appartenere alla propria terra, e la voglia di dirlo ancora. Dire ancora che gesti e passi abbiano dignità, e qui Sasà ci ricorda altra canzone, quella sui Seminatori di grano, che con gesto largo incedevano come se pregassero, una preghiera sul sacro che è in ognuno di noi, nel gesto e nel passo. Il passo e l'incanto a piedi nudi.
giovedì 20 ottobre 2016
lunedì 17 ottobre 2016
Il canto delle sirene Lina Latelli
Vivere diventa poesia
quando al tramonto/il cielo si colora di rosa/e s'immerge nel mare/il disco rovente del sole./
Di giorno in giorno
Mi cullo nei sogni di bimba/di giorno in giorno/e scavalco erte montagne/volo su vaste distese/ di acque marine
Non sono un poeta
Il canto delle sirene
E mi sprofonda/ negli abissi marini/ove s'inebria/ delle sirene il canto/seduta su un banco di coralli.
Lina Latelli Il canto delle sirene.
Noi sempre al centro di canti e controcanti daremo Nobel alle sirene giorno 20 Ottobre nella Casa di Cura Villa Rachele alle ore 16,30
quando al tramonto/il cielo si colora di rosa/e s'immerge nel mare/il disco rovente del sole./
Di giorno in giorno
Mi cullo nei sogni di bimba/di giorno in giorno/e scavalco erte montagne/volo su vaste distese/ di acque marine
Non sono un poeta
Il canto delle sirene
E mi sprofonda/ negli abissi marini/ove s'inebria/ delle sirene il canto/seduta su un banco di coralli.
Lina Latelli Il canto delle sirene.
Noi sempre al centro di canti e controcanti daremo Nobel alle sirene giorno 20 Ottobre nella Casa di Cura Villa Rachele alle ore 16,30
Il canto delle sirene è la prima pubblicazione di Lina. Stampata nel febbraio del 1997 da Antares,casa editrice che aveva per nome la stella più luminosa della costellazione dello Scorpione, ritorna a cantare in Villa Rachele, giovedì alle 16,30 Un canto fra i pazienti di Villa Rachele, in attesa di riabilitazione. Villa Rachele è una nuova struttura che inaugurata a Luglio ora aspetta sirene e argonauti.
Ricordiamo la storia delle sirene che cercarono di sedurre Ulisse con promesse di canti pur di trascinarlo nel fondo del mare. Lui, sapendo del pericolo, si fece legare ad un albero e, in effetti, non sentì il canto ma solo la promessa che avrebbe ascoltato quel canto. Così il rapporto di Lina Latelli con la poesia, una promessa di un canto sarà, ci dice lei nei versi che ama
" Paragonando la poesia al canto delle Sirene, Brecht si domanda come sia ancora possibile l’arte se il pubblico non vuole essere coinvolto. L’arte non ha più una dimensione partecipativa e coesiva e l’uditorio, al pari di Odisseo, non è in grado di lasciarsi trasportare da un godimento passeggero. La poesia si trasforma quindi, come il canto delle Sirene, in un insulto rabbioso contro gli indifferenti. Una promessa di conoscenza, un suono inarticolato, pura voce senza contenuto, un canto difettoso, che è solo un invito a perdersi nell'abisso di ogni parola, un continuo inizio… le interpretazioni sono molteplici. Secondo Italo Calvino le Sirene cantano «ancora l’Odissea, forse uguale a quella che stiamo leggendo, forse diversissima». Il canto delle sirene continua a suscitare mille domande e, forse, è proprio questo il suo segreto e la sua forza."
Seguendo il suggestivo titolo del libro di Lina Latelli scoprii come anche il canto delle sirene è una illusione.
Illusioni
Squarci di lontane risonanze
Secondo il racconto di Svetonio, l’imperatore Tiberio domandava agli studiosi cosa cantassero le Sirene.
La domanda è ingannevole. Quello delle sirene è un canto ammaliante i marinai, che nel tentativo di ascoltarlo seguivano a nuoto la voce e perivano per annegamento.
Per sfuggire alle sirene, Ulisse tura le orecchie dei compagni con della cera e si fa poi legare all'albero maestro per poter ascoltare il loro canto,
Qui, presto, vieni, o glorioso Odisseo, grande vanto degli Achei,
ferma la nave, la nostra voce a sentire.
Nessuno mai si allontana di qui con la sua nave nera,
se prima non sente, suono di miele, dal labbro nostro la voce;
poi pieno di gioia riparte, e conoscendo più cose.
Noi tutti sappiamo, quanto nell'ampia terra di Troia
Argivi e Teucri patirono per volere dei numi;
tutto sappiamo quello che avviene sulla terra nutrice.
Queste le parole delle sirene. Odisseo ordina ai compagni di liberarlo dalle corde, per sentirne il canto.
Un canto che però resta ignoto, un enigma che giunge intatto fino a noi. Non sappiamo che cosa cantassero le Sirene, Omero non lo dice e la domanda non ha smesso di esercitare il suo fascino, diventando il vero potere di seduzione.
Nessuno conosce la risposta. Dopo il passaggio di Odisseo, infatti, le Sirene, umiliate e indispettite, si gettarono in mare e furono trasformate in scogli.
così la poesia tutta diventa quella risposta che soffia nel vento.
Ricordiamo la storia delle sirene che cercarono di sedurre Ulisse con promesse di canti pur di trascinarlo nel fondo del mare. Lui, sapendo del pericolo, si fece legare ad un albero e, in effetti, non sentì il canto ma solo la promessa che avrebbe ascoltato quel canto. Così il rapporto di Lina Latelli con la poesia, una promessa di un canto sarà, ci dice lei nei versi che ama
" Paragonando la poesia al canto delle Sirene, Brecht si domanda come sia ancora possibile l’arte se il pubblico non vuole essere coinvolto. L’arte non ha più una dimensione partecipativa e coesiva e l’uditorio, al pari di Odisseo, non è in grado di lasciarsi trasportare da un godimento passeggero. La poesia si trasforma quindi, come il canto delle Sirene, in un insulto rabbioso contro gli indifferenti. Una promessa di conoscenza, un suono inarticolato, pura voce senza contenuto, un canto difettoso, che è solo un invito a perdersi nell'abisso di ogni parola, un continuo inizio… le interpretazioni sono molteplici. Secondo Italo Calvino le Sirene cantano «ancora l’Odissea, forse uguale a quella che stiamo leggendo, forse diversissima». Il canto delle sirene continua a suscitare mille domande e, forse, è proprio questo il suo segreto e la sua forza."
Seguendo il suggestivo titolo del libro di Lina Latelli scoprii come anche il canto delle sirene è una illusione.
Illusioni
Squarci di lontane risonanze
Secondo il racconto di Svetonio, l’imperatore Tiberio domandava agli studiosi cosa cantassero le Sirene.
La domanda è ingannevole. Quello delle sirene è un canto ammaliante i marinai, che nel tentativo di ascoltarlo seguivano a nuoto la voce e perivano per annegamento.
Per sfuggire alle sirene, Ulisse tura le orecchie dei compagni con della cera e si fa poi legare all'albero maestro per poter ascoltare il loro canto,
Qui, presto, vieni, o glorioso Odisseo, grande vanto degli Achei,
ferma la nave, la nostra voce a sentire.
Nessuno mai si allontana di qui con la sua nave nera,
se prima non sente, suono di miele, dal labbro nostro la voce;
poi pieno di gioia riparte, e conoscendo più cose.
Noi tutti sappiamo, quanto nell'ampia terra di Troia
Argivi e Teucri patirono per volere dei numi;
tutto sappiamo quello che avviene sulla terra nutrice.
Queste le parole delle sirene. Odisseo ordina ai compagni di liberarlo dalle corde, per sentirne il canto.
Un canto che però resta ignoto, un enigma che giunge intatto fino a noi. Non sappiamo che cosa cantassero le Sirene, Omero non lo dice e la domanda non ha smesso di esercitare il suo fascino, diventando il vero potere di seduzione.
Nessuno conosce la risposta. Dopo il passaggio di Odisseo, infatti, le Sirene, umiliate e indispettite, si gettarono in mare e furono trasformate in scogli.
così la poesia tutta diventa quella risposta che soffia nel vento.
venerdì 14 ottobre 2016
sĭtŭs: Il senso dei luoghi
Alla XII Giornata del Contemporaneo indetta dall'AMACI, Associazione Musei d’Arte Contemporanea Italiani, partecipa Aleph Arte per il VII anno consecutivo con Un'Opera di Maria Teresa Zingarello
"Ventimiglia circa un anno fa: alcune decine di profughi a cui è stato negato l'accesso alla frontiera, avvolti in coperte isotermiche, protestano sulla scogliera di Ponte San Ludovico al confine con la Francia."
È l’immagine di quei corpi avvolti in manti dorati a colpire l’artista Maria Teresa Zingarello che ci invita ad apporre un modulo dorato sulle mura di un appartamento vuoto, disabitato, fino alla sua completa saturazione.
Qui in itinere le fasi iniziali dell'installazione, con il mio contributo la coperta isotermica viene poggiata sulla parete dell'appartamento spoglio. Mentre poggio la coperta isotermica sul muro mi domando dove siano ora quei corpi, quelle persone che, avvolte nella coperta e argentei, poggiavano plastiche sulla scogliera in una performance bella se non fosse drammatica.
Gli occhi di Maria Teresa visualizzano lo sconcerto ed il brillio dell'arte che vorrebbe comunicare lo scarto fra un luogo e gli abitanti, fra la storia e gli individui, nella impossibilità di qualsiasi bellezza salvifica. I luoghi rimangono testimoni di un passaggio. Come il segno della testata del letto resta impresso sulla parete e null'altro ci dice se non la perfezione della forma così quei corpi sulla scogliera, avvolti, spariti dal luogo, non lasciarono traccia nel sĭtŭs. I luoghi del non essere diventarono ormai molti altri. Nella saturazione delle pareti Maria Teresa riprende un abbraccio caldo, caldissimo, che protegga tutti dalla desolazione dell'abbandono, del non essere.
Sabato la conclusione.
Trovo intanto un mio pezzo da un altra installazione fatta da Maria Teresa e ve l'aggiungo come ricordo.
"Dall'anello di Staccioli al triangolo di Silvia Puija e Maria Teresa Zingarello. Da Braudel a luna rossa, pensieri e parole e... Il cielo in una stanza. Una perdita geometrica di identità matematica. Uno nessuno e centomila. La dispersione nel mare, l'aspersione nell'accoglienza. Nel divenire storico dell'aporia"
L’intervento si articola in due luoghi distinti: un appartamento disabitato in Via Rampa Mancini n. 2 al cui interno l’artista invita a rivestire un intero ambiente con coperte color oro, e Palazzo Panariti in cui sarà visibile l’esito del progetto, una documentazione di tutto il processo artistico partecipato. Vi aspettiamo A Palazzo
"Ventimiglia circa un anno fa: alcune decine di profughi a cui è stato negato l'accesso alla frontiera, avvolti in coperte isotermiche, protestano sulla scogliera di Ponte San Ludovico al confine con la Francia."
È l’immagine di quei corpi avvolti in manti dorati a colpire l’artista Maria Teresa Zingarello che ci invita ad apporre un modulo dorato sulle mura di un appartamento vuoto, disabitato, fino alla sua completa saturazione.
Qui in itinere le fasi iniziali dell'installazione, con il mio contributo la coperta isotermica viene poggiata sulla parete dell'appartamento spoglio. Mentre poggio la coperta isotermica sul muro mi domando dove siano ora quei corpi, quelle persone che, avvolte nella coperta e argentei, poggiavano plastiche sulla scogliera in una performance bella se non fosse drammatica.
Gli occhi di Maria Teresa visualizzano lo sconcerto ed il brillio dell'arte che vorrebbe comunicare lo scarto fra un luogo e gli abitanti, fra la storia e gli individui, nella impossibilità di qualsiasi bellezza salvifica. I luoghi rimangono testimoni di un passaggio. Come il segno della testata del letto resta impresso sulla parete e null'altro ci dice se non la perfezione della forma così quei corpi sulla scogliera, avvolti, spariti dal luogo, non lasciarono traccia nel sĭtŭs. I luoghi del non essere diventarono ormai molti altri. Nella saturazione delle pareti Maria Teresa riprende un abbraccio caldo, caldissimo, che protegga tutti dalla desolazione dell'abbandono, del non essere.
Sabato la conclusione.
Trovo intanto un mio pezzo da un altra installazione fatta da Maria Teresa e ve l'aggiungo come ricordo.
"Dall'anello di Staccioli al triangolo di Silvia Puija e Maria Teresa Zingarello. Da Braudel a luna rossa, pensieri e parole e... Il cielo in una stanza. Una perdita geometrica di identità matematica. Uno nessuno e centomila. La dispersione nel mare, l'aspersione nell'accoglienza. Nel divenire storico dell'aporia"
L’intervento si articola in due luoghi distinti: un appartamento disabitato in Via Rampa Mancini n. 2 al cui interno l’artista invita a rivestire un intero ambiente con coperte color oro, e Palazzo Panariti in cui sarà visibile l’esito del progetto, una documentazione di tutto il processo artistico partecipato. Vi aspettiamo A Palazzo
domenica 9 ottobre 2016
Amarcord a Tropea
Sono alcuni anni che insieme a Gabriella e Pietro ad ottobre andiamo a Tropea.
Ogni anno Gabriella cerca la pianta di cappero che vorrebbe far crescere nel suo giardino e non vi riesce. Qui ogni parete di arenaria è abitata da rigogliose piante di capperi, ma impresa ardua, se non impossibile, si dimostra quella di strappare una talea e riprodurla altrove.
Ogni anno Gabriella cerca la pianta di cappero che vorrebbe far crescere nel suo giardino e non vi riesce. Qui ogni parete di arenaria è abitata da rigogliose piante di capperi, ma impresa ardua, se non impossibile, si dimostra quella di strappare una talea e riprodurla altrove.
Ci limitiamo ad ammirare quel verde di capperi e oleandri e risentire lo "sciauro" delle piante frammisto alla salsedine del mare.
Gabriella ha vissuto a Tropea da quando aveva due anni fino ai dieci anni e, da qualche anno, con noi cammina nel tempo della sua infanzia, regalandoci una Tropea viva dei suoi giochi per le strade, dei suoi amici, del momento in cui aspettavano, lei, le sue sorelle e la mamma, l'arrivo del padre alla stazione.
Gabriella ha vissuto a Tropea da quando aveva due anni fino ai dieci anni e, da qualche anno, con noi cammina nel tempo della sua infanzia, regalandoci una Tropea viva dei suoi giochi per le strade, dei suoi amici, del momento in cui aspettavano, lei, le sue sorelle e la mamma, l'arrivo del padre alla stazione.
Una Tropea lontana di sessanta anni fa.
Lei racconta di quel gran sentirsi liberi nelle strade di Tropea fin da molto piccoli. Poter stare fuori, andare a comprare il pane all'angolo e, nel mentre, mi mostra il locale dove ora ci sta altro, riflettiamo sulla libertà che i bimbi di oggi non hanno mai conosciuto.
L'anno scorso passammo da Chiara Condò, la libraia di "Il Pensiero Meridiano" e comprammo Paolo Zardi.
Oggi l'attività apriva alle 16,30 e noi dovevamo andare via, ritorneremo.
La libreria, mi racconta Gabriella, si trova in una piazza dove un tempo vi era una grande pescheria di Tropea ed allora il pesce vivo saltava nelle ceste.
Incontriamo i palazzi: Palazzo di Tocco, Palazzo Gabrielli, vicino al cannone, Palazzo Naso (ex Convento di Santa Domenica), i tanti Palazzi Toraldo,.
Siamo giunti all'Ospedale civile che ha da un lato la Chiesa di Santa Chiara e dall'altro la sua scuola elementare
L'allora scuola elementare di Tropea
Eccola giù, e immaginatevi il mare subito entrando in quel verde portone. Una scuola elementare retta dall'ordine delle suore della carità di Santa Giovanna Antida, suore che facevano da maestre. La superiora e direttrice, Suor Emanuela Alemanno, percorreva eterea i corridoi lasciando il fruscio del suo passaggio ed ognuno in silenzio stava.
L'anno scorso passammo da Chiara Condò, la libraia di "Il Pensiero Meridiano" e comprammo Paolo Zardi.
Oggi l'attività apriva alle 16,30 e noi dovevamo andare via, ritorneremo.
La libreria, mi racconta Gabriella, si trova in una piazza dove un tempo vi era una grande pescheria di Tropea ed allora il pesce vivo saltava nelle ceste.
Incontriamo i palazzi: Palazzo di Tocco, Palazzo Gabrielli, vicino al cannone, Palazzo Naso (ex Convento di Santa Domenica), i tanti Palazzi Toraldo,.
Siamo giunti all'Ospedale civile che ha da un lato la Chiesa di Santa Chiara e dall'altro la sua scuola elementare
L'allora scuola elementare di Tropea
Eccola giù, e immaginatevi il mare subito entrando in quel verde portone. Una scuola elementare retta dall'ordine delle suore della carità di Santa Giovanna Antida, suore che facevano da maestre. La superiora e direttrice, Suor Emanuela Alemanno, percorreva eterea i corridoi lasciando il fruscio del suo passaggio ed ognuno in silenzio stava.
Da sola lei, piccola, andava a scuola, da Largo Gesuiti a Piazza Ruffa, dal Palazzo Toraldo di Francia giungeva all'affaccio ed il mare in alcuni giorni d'inverno arrivava ad abbracciarla mentre lei passava, quasi a rapirla. Eccola rasentare la casa del beato Mottola e quella di Raf Vallone, amico del suo papà.
Camminando sul corso, seguendola nel tempo, incontriamo anche noi, che camminiamo con lei nel suo rappresentare, il sindaco Lydia Serra Toraldo, che abitava proprio lì, ci mostra il palazzo, seguiamo il sindaco ogni mattina andare in Comune, attraversando piazza Gesuiti, austera, decisa, in tailleur, con la busta sotto il braccio.
Amarcord è una parola della lingua italiana che indica il ricordo nostalgico, il parlare in modo malinconico di momenti ormai lontani nel tempo. Originariamente, però, il termine viene dal dialetto romagnolo “a m'arcord” che vuol dire “io mi ricordo“.
Io mi ricordo e mostro l'Università per gli stranieri dove ha insegnato Valentina Di Cesare, mia amica, conosciuta attraverso il suo libro, e intanto siamo con Pasquale Galluppi (1770-1846), suo il busto lungo il corso principale, con Raf Vallone (1916-2002) del quale avremmo voluto vedere, se non fosse stata chiusa, la mostra fotografica al primo piano presso l’antico Sedile dei nobili di piazza Ercole su corso Vittorio Emanuele.
Sul mare passa quello che era l'unico motoscafo di quel periodo, il motoscafo di Raf Vallone, che ho fotografato proprio mentre noi gustavamo un caldo e ottimo panino alla piastra con pomodoro mozzarella e insalata al lido Isola Bella.
sabato 8 ottobre 2016
Iniziano a Samarcanda i corsi di Livia Leoncini e Mario Maruca
Samarcanda ha compiuto un anno.
L'associazione culturale sita in Via Tevere 4, una traversa del corso Giovanni Nicotera di Lamezia Cz, dopo aver festeggiato l'apertura del secondo anno di attività in una serata affollata di idee, di belle presenze e di buon buffet, ottime le melanzane sotto aceto che ho gustato riempiendo più volte il piatto, parte ora con l'attività annuale dei corsi di Pittura tenuti da Livia Leoncini e i corsi di Dizione e di Espressione Corporea con Mario Maruca, attore e regista.
Ieri sera sono a Samarcanda.
Livia Leoncini sta sistemando sul tavolo la sagoma, il cavalletto da tavola, olio, additivo, tavolozza, colori ad olio, pennello. I colori vengono messi nella tavolozza, il pennello viene intinto nell'olio e poi nel colore e in corso d'opera si dosa e si capirà quanto colore serva.
Manuelita Iacopetta, una delle prime socie fondatrici di Samarcanda, ascolta Livia e intanto ha già in testa un'idea di cui subito ci fa partecipi ma che non posso scrivervi per non sciupare l'Oh di meraviglia. Eccola intenta a pensare!
Arrivano le prime allieve e mi sposto nella stanza dove Mario Maruca terrà il corso di dizione ed in futuro quello di espressione corporea: Il corpo come strumento musicale.
Il Corso di Dizione sarà utilissimo per fare bella figura, cioè "per comparire", in effetti sarà un serio e valido modo per presentarsi in campo lavorativo. Saper pronunciare le parole senza inflessione dialettale è una specializzazione per tanti ambiti lavorativi. Saper parlare e farsi capire senza doppie e lamento strascicato poi rende più bella la persona.
Leggerezza e impegno in entrambi i due corsi, serietà e gioco, bellezza è, come gli oggetti che vedo in ogni stanza.
Manuelita mi mostra la Collana di San Gennaro, da lei assemblata e presente nella mostra che verrà inaugurata il 13 novembre dopo la messa domenicale in Cattedrale negli adiacenti locali del museo Diocesano.
Vi accludo comunicato della stampa.
I miei sono solo appunti di una serata amicale.
Saluto quindi Manuelita Iacopetta e le sue socie Giovanna Adamo ed Adele Paola augurando loro un ottimo prosieguo delle iniziative che certamente saranno seguite con l'entusiasmo già manifestato nella serata del compleanno.
"LA MISERICORDIA NELL’ARTE
Il progetto, organizzato dalle associazioni culturali “Theodora”, “Passato Prossimo” e “Arte Antica”, in collaborazione con il Museo Diocesano di Lamezia Terme, mette in mostra alcune riproduzioni di opere d’arte, realizzate dall’artista Livia Leoncini.
Filo conduttore dell’esposizione, la rappresentazione della misericordia nell’arte, tema dell’Anno Giubilare indetto da Papa Francesco, che si concluderà il prossimo 20 novembre.
Nelle sale del Museo Diocesano di Lamezia Terme, saranno esposte alcune tele che riprodurranno le opere di artisti di diversi secoli, appartenenti a correnti artistiche diverse, che hanno in comune la scelta di voler rappresentare la misericordia di Dio nei tratti al tempo stesso divini e umani della compassione di fronte alla sofferenza e al dolore, della tenerezza, dell’accoglienza e del perdono verso chi sbaglia e si pente.
Arricchiranno la mostra, anche due Croci bizantine e il drappo con lo stemma episcopale del Vescovo di Lamezia Terme Luigi Cantafora dell’artista Manuelita Iacopetta."
L'associazione culturale sita in Via Tevere 4, una traversa del corso Giovanni Nicotera di Lamezia Cz, dopo aver festeggiato l'apertura del secondo anno di attività in una serata affollata di idee, di belle presenze e di buon buffet, ottime le melanzane sotto aceto che ho gustato riempiendo più volte il piatto, parte ora con l'attività annuale dei corsi di Pittura tenuti da Livia Leoncini e i corsi di Dizione e di Espressione Corporea con Mario Maruca, attore e regista.
Ieri sera sono a Samarcanda.
Livia Leoncini sta sistemando sul tavolo la sagoma, il cavalletto da tavola, olio, additivo, tavolozza, colori ad olio, pennello. I colori vengono messi nella tavolozza, il pennello viene intinto nell'olio e poi nel colore e in corso d'opera si dosa e si capirà quanto colore serva.
Manuelita Iacopetta, una delle prime socie fondatrici di Samarcanda, ascolta Livia e intanto ha già in testa un'idea di cui subito ci fa partecipi ma che non posso scrivervi per non sciupare l'Oh di meraviglia. Eccola intenta a pensare!
Arrivano le prime allieve e mi sposto nella stanza dove Mario Maruca terrà il corso di dizione ed in futuro quello di espressione corporea: Il corpo come strumento musicale.
Il Corso di Dizione sarà utilissimo per fare bella figura, cioè "per comparire", in effetti sarà un serio e valido modo per presentarsi in campo lavorativo. Saper pronunciare le parole senza inflessione dialettale è una specializzazione per tanti ambiti lavorativi. Saper parlare e farsi capire senza doppie e lamento strascicato poi rende più bella la persona.
Leggerezza e impegno in entrambi i due corsi, serietà e gioco, bellezza è, come gli oggetti che vedo in ogni stanza.
Manuelita mi mostra la Collana di San Gennaro, da lei assemblata e presente nella mostra che verrà inaugurata il 13 novembre dopo la messa domenicale in Cattedrale negli adiacenti locali del museo Diocesano.
Vi accludo comunicato della stampa.
I miei sono solo appunti di una serata amicale.
Saluto quindi Manuelita Iacopetta e le sue socie Giovanna Adamo ed Adele Paola augurando loro un ottimo prosieguo delle iniziative che certamente saranno seguite con l'entusiasmo già manifestato nella serata del compleanno.
"LA MISERICORDIA NELL’ARTE
Il progetto, organizzato dalle associazioni culturali “Theodora”, “Passato Prossimo” e “Arte Antica”, in collaborazione con il Museo Diocesano di Lamezia Terme, mette in mostra alcune riproduzioni di opere d’arte, realizzate dall’artista Livia Leoncini.
Filo conduttore dell’esposizione, la rappresentazione della misericordia nell’arte, tema dell’Anno Giubilare indetto da Papa Francesco, che si concluderà il prossimo 20 novembre.
Nelle sale del Museo Diocesano di Lamezia Terme, saranno esposte alcune tele che riprodurranno le opere di artisti di diversi secoli, appartenenti a correnti artistiche diverse, che hanno in comune la scelta di voler rappresentare la misericordia di Dio nei tratti al tempo stesso divini e umani della compassione di fronte alla sofferenza e al dolore, della tenerezza, dell’accoglienza e del perdono verso chi sbaglia e si pente.
Arricchiranno la mostra, anche due Croci bizantine e il drappo con lo stemma episcopale del Vescovo di Lamezia Terme Luigi Cantafora dell’artista Manuelita Iacopetta."
venerdì 7 ottobre 2016
Benvenuto nel servizio automatico dedicato ai clienti Sky
La storia infinita per disdire un abbonamento Sky
Si protrae da anni questo tentativo di disdetta ed intanto Sky abusa della mia carta di credito.
Non sono mai stata abbonata Sky, un tempo lontano lo era mio marito. Poi ha disdetto, con raccomandata spedita regolarmente tramite posta e con relativa consegna di decoder al negozio accreditato Sky.
Da allora un continuo di telefonate ed una sera io, incautamente, per far cessare quel continuo richiedere soldi, detto alla assistente Sky il numero della mia carta di credito affinché possano servirsi solo per quella volta del prelevamento necessario al pagamento. Una sola volta, ripetei, restando intesi che quell'abbonamento era disdetto.
Mi ritrovai invece la somma accreditata più volte nei mesi successivi e andai in banca a cercare di bloccare. La banca si arrese, non era suo compito e mi suggerirono di ritelefonare a Sky. Ritentai con loro, ricordando i patti, e loro mi rimandarono alla mia banca consigliandomi di strappare la mia carta di credito e di chiederne un'altra. cosa che ancora non ho fatto.
Ora rimanderò a Sky questa lettera con raccomandata e ricevuta di ritorno, dopo aver trascorso tutta la mattinata a fare digita uno e digita due.
"Benvenuto nel servizio automatico dedicato ai clienti Sky,
seguendo la voce guida potrai gestire in completa autonomia il tuo abbonamento.
Buongiorno, (nome dello sfortunato cliente) attenda stiamo elaborando i dati.
Le comunichiamo che a causa di un ritardo di pagamenti le è stata sospesa la visione dei canali sky e il pagamento della penale di euro 71,70.
Ancora?
Un inferno nella comunicazione Sky
Attendo fiduciosa confidando nella stampa. Farò articolo su tutti i giornali dove scrivo, raccontando la vicenda.
Benvenuti nel servizio automatico Clienti Sky
Si protrae da anni questo tentativo di disdetta ed intanto Sky abusa della mia carta di credito.
Non sono mai stata abbonata Sky, un tempo lontano lo era mio marito. Poi ha disdetto, con raccomandata spedita regolarmente tramite posta e con relativa consegna di decoder al negozio accreditato Sky.
Da allora un continuo di telefonate ed una sera io, incautamente, per far cessare quel continuo richiedere soldi, detto alla assistente Sky il numero della mia carta di credito affinché possano servirsi solo per quella volta del prelevamento necessario al pagamento. Una sola volta, ripetei, restando intesi che quell'abbonamento era disdetto.
Mi ritrovai invece la somma accreditata più volte nei mesi successivi e andai in banca a cercare di bloccare. La banca si arrese, non era suo compito e mi suggerirono di ritelefonare a Sky. Ritentai con loro, ricordando i patti, e loro mi rimandarono alla mia banca consigliandomi di strappare la mia carta di credito e di chiederne un'altra. cosa che ancora non ho fatto.
Ora rimanderò a Sky questa lettera con raccomandata e ricevuta di ritorno, dopo aver trascorso tutta la mattinata a fare digita uno e digita due.
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Buongiorno, (nome dello sfortunato cliente) attenda stiamo elaborando i dati.
Le comunichiamo che a causa di un ritardo di pagamenti le è stata sospesa la visione dei canali sky e il pagamento della penale di euro 71,70.
Ancora?
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Attendo fiduciosa confidando nella stampa. Farò articolo su tutti i giornali dove scrivo, raccontando la vicenda.
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martedì 4 ottobre 2016
05 Ottobre – Ore 15.00 – Palazzo Gagliardi – Vibo Valentia – Sala B
In un pomeriggio affollato di idee.
Ho intitolato così questo incontro con proposte diverse.
Nella curiosità che sempre ci sospinge credo
che l’unico legame fra tutti noi sia il viaggio, nello spazio geografico,
come quello di Fabio Truzzolillo in Marocco, quello interiore e geografico con Matilde di Daniela Rabia, il viaggio nel mistero di Maria Concetta
Preta con l’Ombra di Diana, il viaggio nel racconto di Mattia Milea con Dalla
Calabria alle Langhe o il viaggio nel passato storico di Giusy Starapoli Calafati con La terra del ritorno, e infine il viaggio nella lotta per i diritti delle donne di Anna Pascuzzo con Pari, dispari e donne
Volendo
anche il mio è un viaggio con pezzi sugli artisti che mi hanno trasportato nell'immaginario ricco e fantasioso dell’arte.
Viaggiamo dunque nello spazio e nel tempo, viaggiamo con la mente e con il corpo, viaggiamo facendo l'autostop, oppure scegliendo la nostra automobile, nel mio caso la mia panda viola...
Sì, Viaggiare... Sì viaggiare
evitando le buche più dure,
senza per questo cadere nelle tue paure
gentilmente senza fumo con amore
dolcemente viaggiare
rallentare per poi accelerare
con un ritmo fluente di vita nel cuore
gentilmente senza strappi al motore.
E tornare a viaggiare
e di notte con i fari illuminare
chiaramente la strada per saper dove andare .
Con coraggio gentilmente, gentilmente
dolcemente viaggiare.
In questa occasione è stato proclamato il vincitore del concorso Quel libro nel cassetto bandito dalla Fondazione Nicola Liotti di Monterosso Calabro
Angelo Calvisi Adieu Mon Coeur
Un libro che canterà con noi il viaggio possibile del cuore.
A Palazzo Gagliardi per presentare Lit Art con Litweb e per moderare l'incontro fra tante esperienze narrative. In effetti non ho moderato e nemmeno ho presentato il libro! Presentai invece il regno e la sua casa, da una foto di Ale Vinci, dissi, in alto, fra cielo e terra, con tanto verde. Morano Lionella è rimasta in piedi per ben due ore a moderare ed io per tutte le due ore mi sono domandata quale fosse il baricentro che riuscisse a farla stare in piedi. Io mi sarei accasciata a terra dopo cinque minuti. Infatti appena si è seduta mi sono tranquillizzata. Evviva. Ci siamo divertite tutte e conservo foto di Dario Marsic per ricordo.
In questa occasione è stato proclamato il vincitore del concorso Quel libro nel cassetto bandito dalla Fondazione Nicola Liotti di Monterosso Calabro
Angelo Calvisi Adieu Mon Coeur
Un libro che canterà con noi il viaggio possibile del cuore.
A Palazzo Gagliardi per presentare Lit Art con Litweb e per moderare l'incontro fra tante esperienze narrative. In effetti non ho moderato e nemmeno ho presentato il libro! Presentai invece il regno e la sua casa, da una foto di Ale Vinci, dissi, in alto, fra cielo e terra, con tanto verde. Morano Lionella è rimasta in piedi per ben due ore a moderare ed io per tutte le due ore mi sono domandata quale fosse il baricentro che riuscisse a farla stare in piedi. Io mi sarei accasciata a terra dopo cinque minuti. Infatti appena si è seduta mi sono tranquillizzata. Evviva. Ci siamo divertite tutte e conservo foto di Dario Marsic per ricordo.
Maria Concetta Preta (L’ombra di Diana), Giusy Staropoli Calafati (La terra del
ritorno), Mattia Milea (Dalla
Calabria alle Langhe). Daniela Rabia (Matilde),
Anna Pascuzzo (Pari, dispari e
donne) e Fabio Truzzolillo, autore
di “In Marocco” dialogano con Ippolita
Luzzo (Dalla Pop Art alla Post Art) e Stefania
Mangiardi, responsabile del blog La ragazza che annusava i libri.
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