sabato 13 febbraio 2016

Nulla è per sempre. Per La bambina celeste

Finisco di leggere il file di un bel libro che uscirà il 3 marzo nelle librerie "La bambina celeste" di Francesco Borrasso e rimango turbata nel racconto. Nelle frasi finali c'è un per sempre che mi appartiene. Appartiene ad un mio lungo diario di viaggio che non avrò mai pubblicato. Questo era uno stralcio.
Lo dedico a Francesco ed alla Casa Editrice Ad Est Dell'Equatore, con i miei più cari auguri.

Nulla è per sempre.
Una frase banale nella sua ovvietà. 
Allora perché noi, umani, continuiamo a chiedere ai nostri pensieri, ai nostri affetti, ai nostri progetti, una eternità inesistente.
Avrei voluto mettere la crisalide sotto una boccia di vetro per impedirle di mettere le ali, di trasformarsi, di essere altro, avrei voluto  per sempre la mia adolescenza, mia mamma giovane, mia nonna che raccontava le favole, mia sorella giocare a basket lanciando il suo pallone contro un divieto d’accesso, avrei voluto,per sempre,sentimenti ondeggianti e sway, come la nota canzone, barcollanti.
-Mi amerai per sempre?-E’ una banalità, ma può essere vera se poi aggiungi-finché sarà possibile-finché avrò vita-finché tu lo permetterai-
Poi si scoprirà che il sentimento è univoco, poi si scoprirà che per sempre è un bellissimo sogno, come un bellissimo tesoro celato alla vista degli altri da portare con noi in  quei pochi istanti di confine tra la vita e la morte, quando attraverseremo la barriera.
Porteremo con noi per sempre pochissimo e moltissimo, nei flash finali; il sorriso di nostro figlio, se c’è stato, la pazienza di mamma, la sollecitudine di sorella, e un grande amore e rimpianto.
Non so proprio per sempre come sarà. 
Le persone entrano ed escono dal nostro spazio vitale dandoci testimonianze diverse.
Come attori, anche noi, pronunciamo battute e andiamo avanti, come attori mal diretti improvvisiamo, poi, ogni tanto, stanchi del logorio di battute stantie e ripetute, scambiamo i logori fogli del copione con altri, già recitati.
Nel cerebrale delle mie costruzioni mentali le parole di libri letti prendono forma e vita, le faccio mie e nel giorno che nasce nuove frasi appaiono confortanti.
Nulla è per sempre, tutto è diverso, e chissà perché mi viene in mente Petra rosa, vista dal siq, dal nostro canyon,  scomparsa, ritrovata, visitata, troppo poco. (Da Viaggio in Giordania di Ippolita Luzzo)

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Gli origami di Piero Bonaccurso

Piero Bonaccurso arriva a conferenza appena iniziata. Pierpaolo si alza e lascia il suo posto. Con l'affetto ed il rispetto di un figlio, certo, ma con il riconoscimento di un ruolo di fondatore del teatrop che spetta a Piero. Dal 1976.
Piero saluta, si siede,  prende in mano il depliant della rassegna e comincia a fare origami. Piega la carta fino a formare una fisarmonica, e nel mio guardare rapita le forme che la carta prende ne leggo una storia troppo antica che vedremo il 21 marzo nelle vesti di Mastro Carta. 
Leggo che  l'origine degli origami giapponesi è strettamente legata alla religione shintoista e la valenza sacrale della carta è anche testimoniata dal fatto che in giapponese la parola carta e dei si pronunciano entrambe kami.
Ricordo quando Piero ha iniziato a fare origami, devo trovare le prime forme che mi regalò.

 Continuo a leggere sugli origami:Il procedimento per la maggior parte degli origami si può suddividere in passi più semplici costituiti da un succedersi di pieghe.
 Le principali sono:piega a valle, ottenuta piegando il lembo del foglio in modo che all'osservatore la piega così ottenuta formi un avvallamento;piega a monte, ottenuta piegando il lembo del foglio in modo che all'osservatore la piega così ottenuta formi uno spigolo;
piega a fisarmonica o doppia piega semplice, costituita da una piega a valle ed una a monte successiva;piega a libro, una piega a valle che coinvolge una parte di foglio già modellata da altre pieghe, che viene così mossa lungo una direttrice come, appunto, se si stesse sfogliando un libro" 
Mi sembra di leggere i suoi pensieri seguendo il suo accarezzare e modellare una carta fragile quanto un'arte, il teatro, sempre in balia di eventi che immiseriscono e rendono difficile qualsiasi voglia di esserci, di proporre, di utilizzare le risorse del territorio per farne elemento trainante e pedagogico. Di insegnamento, di volontà. Lui ricorda la stazione di Nicastro, data a loro in gestione e resa di fatto inutilizzabile da situazioni esterne. 
Nel suo averne viste tante in questi quaranta anni di vita nel teatro, ora ha il suo mondo di carta con cui modellare ogni pensiero e darlo in dono, convinto sempre della purezza e della importanza pedagogica del dare. Pedagogia come insegnamento sacro del non sciupare l'entusiasmo e le abilità di ragazzi ed adulti in un territorio sempre oltremodo sciupato 
Intanto al tavolo con il sindaco stanno Greta Belometti e Valentina Arichetta, collaboratrici e artiste della rassegna.
Giovanna Villella presenta, con la sua consueta professionalità,  la Rassegna Teatro Ragazzi al sindaco raccomandando l'urgenza di far eseguire in tempo tutti i passi necessari affinché non venga dispersa l'opportunità per Lamezia e per il teatro di partecipare a progetti europei.
Il sindaco promette e dimostra grande attenzione. Ci auguriamo che la stessa attenzione e professionalità dimostrata in questa sala ieri mattina raggiunga il funzionario e le stanze degli uffici predisposti.  


Sono alla conferenza stampa per l'edizione 2016 della stagione di Teatro Ragazzi, una rassegna che da 27 anni con la Stagione di Teatro ragazzi  è stata selezionata nel 2013 a livello nazionale, tra le dieci "buone pratiche" del teatro durante un convegno promosso dalla rivista teatrale Hystrio al Teatro di Mantova. 
Pierpaolo Bonaccurso, direttore della rassegna, mostra l'articolo di Mario Bianchi, critico teatrale, autore, regista, animatore, tra i massimi esperti italiani del settore, direttore della rivista online “Eolo” (il sito ufficiale del Teatro Ragazzi italiano) nonché autore del libro-pietra miliare “Atlante del Teatro Ragazzi” (2009, Titivillus Edizioni). 
Una storia lunga questa del teatro a Lamezia, che nasce nel 1976 con Teatrop di Piero Bonaccurso  

venerdì 12 febbraio 2016

La bambina celeste Francesco Borrasso.

"Dipingo da quando sono piccolo; la mia prima immagine
artistica è una tela bianca e la mia mano che direziona le
pennellate blu; forse ero appena quindicenne, forse quel
quadro non l’ho mai finito."
Mi siedo e apro il libro di Francesco Borrasso. Oggi non voglio scrivere nulla, mi dico. Mi fa male il braccio. Sono appena stata ad una conferenza stampa, al comune,  e stasera ho una mostra " La ragione dell'informale" del pittore Alberto Badolato.
Apro il libro ed inizio a leggere. 
Ora sono qui a scrivere.
Coincidenza assoluta, direbbe Domenico Dara, autore del suo
" Breve Trattato sulle coincidenze" che presenterò il 18 Febbraio all'interno della stessa galleria.
Coincidenze vuole che il protagonista del libro sia un pittore, come Alberto Badolato. 
"Per me la vita era quella, le pennellate e le tele; erano
i colori e il potere di dominarli. Ero il creatore di un mondo
in cui vivevano le mie regole, il fondatore di una giustizia
che si manifestava con le sembianze di colori; qualsiasi tipo
di decisione spettava a me, cancellare un disegno, rimuovere
una sfumatura, smorzarla, aggiustarla, intensificarla. È stato
l’inizio che ha reso ancor più pesante, poi, la mia caduta dentro
il vortice della casualità, nella vita reale dove controllo è
una parola che non ha alcun significato."
Mentre parlo e scrivo di coincidenze, l'autore, Francesco, mi risponde, Daniel, il protagonista mi risponde"ci rifletto e capisco che tutto, qualsiasi fase iniziale di un percorso importante dipende
esclusivamente da un solo, unico passo; non da coincidenze,
talenti, impegno, forza, certo sono tutte cose che servono, ma
non bastano; è quel passo, in quel momento, in quell'ora, durante
quei minuti, l’afferrare quel secondo; nemmeno lo sappiamo,
ma quel secondo domato è più importante di tutto." 
Ad est dell'equatore è la stessa casa editrice di "Soli eravamo" scritto da Fabrizio Coscia, altro libro da me amatissimo, Fabrizio sa, quasi al limite dell'ossessione leggente, libro che sta nei primi posti del mio regno della Litweb.
 Dopo " Soli Eravamo" ora leggo Francesco Borrasso con questo esordio di grande umanità. Un amore così grande. Un dolore così grande. Una vita non basta a insegnarci cosa farne del dolore, dell'attimo che viviamo. 

"Alcuni dolori sono semplicemente un pensiero che non riusciamo ad uccidere. Alcune sofferenze ci germogliano dentro la testa, ci afferrano per i capelli e ci costringono a ricordare  com'era quell'inferno in cui eravamo capitati."
"La normalità non esiste; è solo un modo con cui le persone
chiamano i momenti in cui non c’è il dolore"
"Quando vivi un sentimento che tende alla speranza, tutte le cose che ti circondano sembrano più vere, più belle; le persone e gli oggetti sembrano al proprio posto; le case sembrano incastrate nelle loro prospettive; l’aria è la somma di sole ed inverno"
.... non ho finito. 
Mi riposo e riprendo domani a scrivere di te.
Oggi 13 febbraio nel riprendere tutto quel celeste che mi riporta a te
"Per sempre" è un bugia. Non ricordo dove ho scritto anche io questa stessa frase, ma posso ora dire di più su questo racconto ritmato sul dolore di un padre che, nella prova, non regge alla condivisione e gestisce un rapporto unico con la sua bambina celeste. Escludendo la donna amata, la compagna, la mamma. 
Un dolore unico come già sembrava unico il rapporto fra figlia e padre, come sono così spesso i rapporti fra genitori e figli. Unici.
Un racconto con un ritmo familiare, come familiare e conosciuta è la tragedia che incombe in questi nostri anni avvelenati da questa epidemia. Il cancro.  
"Veniamo prima di qualsiasi forma di dolore; per quanto la
sofferenza di un altro essere umano possa appartenerci e diventare
anche nostra è sempre con noi stessi che cerchiamo
una tregua."
"Per un essere umano è difficile accettare che la serie di eventi che hanno preso a innescarsi sotto i suoi occhi siano senza controllo;
è destabilizzante, è doloroso essere impotente."
Nella nostra impotenza leggiamo e scriviamo, piangiamo e ridiamo. 
Una scrittura, questa di Francesco, "sincera come l'acqua di un fiume di sera" mi viene di canticchiare con Bruno Lauzi, una scrittura in cui la realtà è immaginazione, nel volo.
Celeste sia il leggere a ciascuno di noi. Dal cielo dove io abito, Litweb. Un regno senza terra.
Una scrittura disciplinata e scelta questa di Francesco.
Il più bel racconto letto in un  buio inizio del 2016 mi riconcilia con chi ama un testo dipinto di celeste.
Uscirà il 3 marzo in libreria e lo amerete come lo amo io

lunedì 8 febbraio 2016

Uniter in festa con Marcello Comitini e Paola Testa

Una serata teatro, musica, immagini e poesie, in una sala affollata di attenti e partecipi ascoltatori. 
Paola Testa, arpista, era in elegante abito lungo, e Marcello  in camicia a righe bianche blu con maglione a girocollo prugna, elegante anche lui. Aspetto fotografie per confermare mie affermazioni. 
Scherzosamente ho iniziato così per far cessare la commozione della serata, la realizzazione immediata dell'evento, grazie a Costanza FalvoD'Urso che ha introdotto la serata presentando gli ospiti, dopo aver sciolto con naturalezza, nei pochi giorni precedenti, qualsiasi perplessità e ogni problema logistico.
Grande la disponibilità dell'Uniter di Lamezia Terme, associazione che ormai da 27 anni è presente sul territorio e grazie  al suo presidente Italo Leone.

Dare vita agli anni è il motto dell'associazione, ed è lo stesso imperativo di Gabriella Barattia, amica e confidente poetica di Marcello, che ha presentato "Terra Colorata" iniziando con "vivere imparando" e terminando in salmo, cioè dando alle poesie di Marcello preferenza  sui Salmi. 

Poi il rapimento.
Sulle note create da Paola Testa "Recuerdos de la Alhambra - F.Tarrega" come brano iniziale, volavano le parole di Marcello, e di nuovo le note, ed ancora le parole, mentre scorrevano le immagini dei dipinti scelti dall'autore stesso, dipinti di Beatrice Borroni, la maggior parte. 
" Non ho sentito nulla" un attimo di un bimbo palestinese di quattro anni che segnerà la sua vita, poesie come " Il commensale sconosciuto"  "Ogni giorno un inganno" e poi "Danzare"
Tra poesie musica e colori all'improvviso, così mi parve, finì troppo presto il rapimento lasciando il languore di voler sentir ancora.
Dal simbolismo di Verlaine ai segni del nostro del tempo, ogni verso ci ha ricordato che noi siamo e non siamo,
"Io non sono un poeta,
sono un povero illuso
che traccia in parole la vita."

Così Marcello in questo che appartiene ad una sua prima ed introvabile pubblicazione degli anni settanta " Un Ubriaco è morto" e che da Pavese a Caproni, delinea il suo esserci al mondo, con eleganza e discrezione, di lato, senza inseguire alcuna ribalta che non sia l'essere coerenti col proprio sentire. Amando i versi e la poesia. 
Regalando la sua disponibilità ad essere amico e regalandomi i suoi versi affinché io a furia di leggerle le capisca!Ma si può afferrare la poesia e farne un possesso? Giammai... 
Con la gioia immensa di aver potuto apprezzare momenti poetici e musicali che risentiremo applaudendo una volta di più.
  

domenica 7 febbraio 2016

Il carnevale finisce male

Il carnevale va va va


Il carnevale va va va
finisce male va va va
e questa maschera ormai
non serve piuuu'
Agli aeroporti di Roma, a Fiumicino, ci sta la segnalazione del carnevale di Lamezia terme, dice un sindaco, orgoglioso dei carri in cartapesta che da anni gridano dal corso cittadino una festa di pupazzi mascherati. 
Il carnevale di Caterina Caselli. 
Scendo sul corso e vedo due adulti, uno mette coriandoli in testa all'altro, dalla fisionomia dei due e dai gesti potrebbero con la stessa disinvoltura piantarsi una pallottola in testa.
Un corso cittadino  sempre sporco perché non esistono più gli spazzini, non esiste più la macchina con spazzola rotante che lavava le vie della città. 
Cacche di cane e piscio umano sono i profumi di una Multiservizi in coma. Un grande apparato amministrativo per non pulire più le strade della città.
Il carnevale come il capodanno lasceranno il vomito per giorni e giorni.
Intanto la televisione si lancia, con Domenica in, nel tema dell'amore. Salvo Sottile con Paola Perego affrontano con sciatteria l'argomento alludendo solo ad un atto meccanico, di pillole blu oppure rosa, e al possesso di un altro essere, come esibizione di potenza. Non mi meraviglia poi che ci siano in giro tanti atti di perversione e di cronaca nera legati a questo amore così stupido. Una carnevalata.
In piazza San Pietro a Roma, Padre Leopoldo esposto morto con Padre Pio morto. Due morti in piazza esposti all'idolatria dei fedeli, due morti, che sarebbero scappati se avessero potuto. Un anno Santo meno santo di questo non lo avremmo mai immaginato. Un giubileo simile a quello che ebbe Martin Lutero.
Una carnevalata.
Non c'è scampo a questi tempi orrendi nemmeno scrivendo il nostro sdegno. 
Mi giunge notizia che sul carro carnevalesco salì questo anno il sindaco per arringare le folle vestite in maschera, vanificando col suo gesto quel che era la festa del carnevale: i giorni in cui si poteva irridere il potere.
Ora è il potere che sale sul carro
tanto e' sempre carnevale
per chi non ha
le spine dentro al cuore
il carnevale va va va
finisce male va va va
e questa maschera ormai
non serve piuuu'


venerdì 5 febbraio 2016

Ci vorrebbero moltissime come Angela e Chris

Ieri sera Angela Lupia Palmieri organizza in Biblioteca l'incontro con Chris Kalenge

Il libro di Chris, presentato dal professore  Franco Ciriaco che ha dato i riferimenti storici e geografici entro cui la vicenda umana dell'autore e del suo paese si svolgeva, è una testimonianza di guerra, di esilio, di viaggio, di spostamenti fisici e psichici. 
Una testimonianza di studi, di opportunità  che travolgono qualsiasi guerra e fanno diventare la vita di Chris quasi una missione. Far sapere a tutti come sia stata e come sia la tragedia del Ruanda, del Congo, del Burundi, la tragedia di guerre continue alimentate da associazioni di guerriglieri. Da Mobutu a noi, dai confini artificiali delimitati a tavolino da penne di colonizzatori del Belgio, della Francia, dell'Inghilterra, degli Stati Uniti che aiutarono un tiranno ad insediarsi, la terra insanguinata da troppe armi sta. 
"La mia Africa" era per i colonizzatori. "Congo"  di Michael Crichton
Armi e malattie. Danni ingenti della guerra su uomini e sulla terra. 
Dal film "Hotel Ruanda" che riavvolge la pellicola al video che fa vedere Chris stasera, la tensione di svelare a tutti quanta sia grande l'ingiustizia e la sofferenza di un intero continente. Il continente madre. Dall'Africa dove nasciamo tutti. 
Dall'impegno di Angela e di Chris la speranza che il bene possa un giorno affermarsi, che il loro sorriso e la loro fermezza possano raggiungere i luoghi dove si decidono i destini di moltissimi.

Angela ha scelto studi di antropologia che l'hanno portata in Sierra Leone al tempo dell'Ebola.
Chris ha fatto studi di ingegneria e ora dopo un tirocinio presso l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni a Bruxelles nel 2010, ed aver  lavorato come tutor accademico allo IUSS fino al 2014, dal 2012 organizza conferenze sulle crisi umanitarie nella regione dei Grandi Laghi in Africa.

giovedì 4 febbraio 2016

Uniter con Tiziana Iaquinta

Uniter ieri sera, mercoledì 3 febbraio 2016,  con Tiziana Iaquinta arrivata da Cosenza a bordo di un monovolume bianco. Bellissimo mezzo che io scorto con mia panda viola fino alla Casa Del Sacerdote, sede dell'Uniter.
L'aspettano in tanti.
Più che lezione Tiziana fa una conversazione di alto livello e nello stesso tempo umana ed  avvolge l'uditorio in un unico corale sentire. 
I soci erano estasiati, nessuno si alzò per allontanarsi, anzi, alla fine non volevano più andare via abbracciati dalle parole di Tiziana. 
Eppure erano state, le sue, parole forti, complesse. L'argomento era il dolore. Come affrontare il dolore con la nostra fragilità. 
Non esiste un guardare in faccia il dolore. Ora solo rimozione si attua, ci dice Tiziana, raccontando di una scuola sempre più impreparata alle debolezze viventi nei banchi, raccontando di mamme che non domandano ai figli eppure fanno mille messaggi. Si rimuove l'incontro con il dolore, con le fratture, con le separazioni, con le ferite e si lascia che sia il tempo a lenire. Il tempo non lenisce niente, incancrenisce e nel darci questo avvertimento racconta ancora come abbia lei affrontato il dolore, come sia nato da un dolore grande un libro " Ciao, Caterina" come abbia lei ripercorso sulla soglia la casa appena lasciata dal papà di Caterina, la loro bimba di cinque anni. 
Nell'impatto con le difficoltà la svolta. 
Sembra il suo di stasera la continuazione di altro bellissimo momento  successo sabato sera con Vittoria De Marco Veneziano, una altra grande testimonianza di svolta.
Nel fare della nostra vita materia commista agli studi amati anche le discipline che poi si insegnano vivono e la scuola non è più solo test e codici. 

La farfalla che appare nelle mani di Tiziana, gioco di movimento, ricorda il titolo del libro di Vittoria de Marco Veneziano " La Farfalla dalle ali spezzate" 
Nel grande desiderio di rivedere entrambe a Lamezia, nel ringraziarle speriamo di  applaudire il monologo, portato sulle scene da Marco Paoli, attore e regista, che si è innamorato del testo
 " Ciao, Caterina" io qui, nel mio intervento alla fine ricordo la responsabilità delle nostre azioni di fronte a gioia e dolore in qualsiasi luogo noi ci troveremo. Essere abili alla risposta, qualsiasi sia la domanda che la sorte oppure i nostri simili ci faranno 





Curriculum scientifico:

  • (1997-2001) Dottorato di ricerca in Modelli di formazione. Analisi  teorica e comparazione – Università degli Studi della Calabria, Dipartimento di Scienze dell’Educazione
  • (2002-2005) Assegno di ricerca– Università degli Studi della Calabria, Dipartimento di Scienze dell’Educazione
  • (2010) Ricercatore confermatoin Pedagogia generale e sociale (SSD M-Ped/01)
Ultima pubblicazione 
  • IAQUINTA T.,La fragilità, il silenzio, la speranza. Una pedagogia del dolore per insegnare a costruire la felicità, Aracne, Roma, 2014.