mercoledì, 29 gennaio 2014
Non era abituato a ricevere telefonate. Lo squillo si diffuse nelle stanze vuote come un urlo. Afferrò la cornetta esitando. Pronto? Tale Mario Marchetti gli annunciava che era tra i finalisti del premio Calvino. Io? Sicuro? Il signor Marchetti aveva una voce senza età, poteva avere 30 o 100 anni, e questo lo confondeva di più. Non capiva cosa dicesse, nella testa gli scorrevano solo quelle parole, finalista del premio Calvino, finalista del premio Calvino come sottotitoli d’un film muto. Non lo dica a nessuno, concluse la voce senza tempo, più in là verrà contattato dalla nostra segreteria. Forse non si erano nemmeno salutati.
Sorrise, si guardò intorno:non è un sogno. Sorrise anche qualche settimana dopo, quando, seduto alla scrivania, la segreteria gli telefonò per i particolari.
La voce gioiosa di Gaia Salvadori era quella d’una ragazzina all'ultimo giorno di scuola: una camera doppia lo aspettava il 19 aprile all'hotel Alpi Resort. Finita la telefonata, il postino aprì il suo breve trattato e trascrisse la coincidenza numero 632:
Gaia mi telefona proprio quando trascrivo
sul quaderno un aforisma da La Gaia scienza di Nietzsche:
Da quando fui stanco di cercare / imparai a trovare."
Avevo mandato un mio manoscritto al Premio Calvino quell'anno e leggevo e rileggevo le lettere dei premiati, di Giuseppe Catozzella, di Gianni Agostinelli, di Domenico Dara.
Non ho ancora letto i romanzi degli altri due, ma ho letto il Breve Trattato sulle Coincidenze di Domenico Dara più di una volta.
Venne quell'anno a Lamezia Terme ed io andai alla sua prima presentazione alla libreria Tavella il 16 luglio 2014.
Andai via leggermente infastidita dal modo in cui uno dei presentatori parlava del libro, chiesi amicizia a Domenico Dara e la sera stessa spiegai il perché fossi andata via, poi, grazie all'informazione di Pasquale Allegro, altro suo relatore, riandai a sentirlo a Jacurso il 6 agosto, serata organizzata da Loredana Ciliberto.
In seguito ho partecipato a qualcuna con mio grande entusiasmo.
Sarebbe bastato che quella sera io non potessi raggiungere Jacurso e non sarei qui a scriverne. Invece quella sera avevo trovato il passaggio da un angelo.
Le coincidenze che creano un sentiero, se avremo possibilità di percorrerlo.
"Era felice, che finalmente era uno scrittore. Non ricordava nemmeno di averlo spedito, quel manoscritto. Di messaggi al mondo ne scriveva ogni giorno, e forse quel libro era un messaggio più lungo, che il suo destinatario se l’era scelto proprio bene, che non immaginava ci fossero lettrici e lettori che potessero restare affascinati dalle sue combinazioni di parole. Tutto alla fine si ordinava: gli uomini, le azioni, i pensieri, ogni cosa compie centinaia e centinaia di giri, si muove, si allontana, sparisce, ma poi, alla fine, tutto si colloca nel suo giusto posto."
Rileggo sempre con una commozione particolare questa sua testimonianza e non leggo più il mio manoscritto, lo so a memoria.
Conteneva una serie di lettere che avevo scritto, moltissime lettere, che avevo mandato ad un mittente sconosciuto, ad uno scrittore di cui leggevo tutti i suoi romanzi, interagendo con i personaggi dei racconti come se fossero veri.
Nelle lettere esisteva il tentativo di ricostruire me stessa attraverso le tante letture amate, i film, le canzoni, i rimandi, i riferimenti che fanno chi siamo.
Non sapevo ancora che le lettere avrebbero preso il volto del postino di Domenico Dara e del suo tentativo di colmare le mancanze, i buchi della vita, semplicemente riscrivendo le lettere.
Basterà riscriverle.