martedì 24 marzo 2015

Latin Lover- Dimmi quando tornerai

Latin Lover- Dimmi quando tornerai


Dimmi quando quando quando... l’anno, il giorno e l’ora in cui forse tu mi bacerai
Atto d’amore al cinema anni sessanta settanta, atto d’amore agli interpreti, a chi ha fatto il cinema italiano, lo ha nutrito, profumato e custodito.
Con la scia del profumo del seduttore che seduce ancora, in un nuovo approccio amoroso verso pellicole così, scivolano i fotogrammi di Film Western, rosa e drammatici, immagini che si sfogliano nell’album dei ricordi animati. 
Loro, i nostri grandi attori, Volonté, Tognazzi, Mastroianni, Gassman, De Sica,  insieme ai nostri registi Monicelli, Rossellini, Comencini.
Il cinema: Alla Mostra del Cinema Di Venezia, in una  stanza sommersa  di  rose bianche, si incontrano il padre e la figlia americana, sconosciuta, in un probabile ed impossibile connubio sentimentale che non ci sarà.
Cinema americano e cinema italiano: un abisso.
Ecco perché diventa scimmiottamento quello tentato da Muccino, rifare una commedia su personaggi e rifacimenti da Los Angeles.
Cristina Comencini sceglie il ritorno, la commemorazione in terra natale, nella casa di lui, dell’attore morto da dieci anni, nel letto matrimoniale accudito dalla prima moglie.
Un cinema che ora fragile è, scontato e senza originalità, impasticcato e ripetitivo, tranne le eccezioni, grandi eccezioni.  Questo lo è. Un film con grandi attori, una grande Virna Lisi, a cui il film è dedicato, sua ultima apparizione, un grande Neri Marcorè, una simpaticissima  Angela Finocchiaro… tutti diretti splendidamente da Cristina Comencini

Ed alla fine, al commiato del  prossimo funerale dove le famiglie si rincontrano per dirsi ancora quanto siano sorelle un brivido… e una speranza

Il nostro cinema deve tornare al  mondo e nella girandola degli incontri  potrà infine suonare il piano con gli Oscar in una canzone mai tramontata. Dimmi quando tu verrai

Birdman: Obbligo o verità

Birdmam- Obbligo o verità

Dal gioco fatto sui parapetti del teatro St. James di New York alla fiaba trucida di una alienazione.
Il carro di Fetonte e uno sguardo verso il cielo. Dagli Uccelli di Hitchcock a un solo Spiderman
Come siamo finiti in questa fogna?- si domanda il protagonista alla prima scena battendo colpi decisi sulla  porta di un camerino.
  Birdman: Tutto ok?- Inizia così con un continuo rassicurarsi americano fra i personaggi, fra gli attori. Tutto bene. Va tutto bene. Siamo fragili, siamo delle merde, ma va tutto bene.

E la fiaba nera termina con lo sguardo azzurro su un cielo azzurro in volo.
 Dal testo al sottotesto e di nuovo in alto con un grande salto. Il salto nel volo che questo anno premia. A Sanremo Il Volo e a Los Angeles l'uomo che vola.
Nella costruzione artata sia nell'uno che nell'altro caso.  
Capolavoro americano o capolavoro in toto? Boh! L'alienazione, prodotto del capitalismo, ha preso le forme dell'uccello mascherato che incita il protagonista a buttarsi giù.
- Sei un altro- gli dice- sei me, siamo fortissimi insieme, eravamo soldi successo e sazietà. Lanciati nel cielo, orsù, vola e lascia il teatro agli sfigati, ai comunisti, ai nostalgici di un tempo che fu.-
 Anche io, straorzata da un film che batte una colonna sonora a tamburo continuo, volo da Fetonte e al suo carro di fuoco, prima ed ultima, quasi, immagine del film, nel mondo dei soldi e del minimale. Ecco perché Carver. Esseri,  ridotti, nel senso di rimpiccioliti, ristretti in banalissime conversazioni. Le conversazioni del commerciale.
  Unico ossequio al teatro vero è la ribellione dell'attore di teatro che, nella strafottenza del personaggio, rimane il solo a dirla europea. Non robot ma erezioni. Non assoluto e relativo bensì il mondo come rappresentazione.
Nella scena finale del dramma  recitato sul palco è il sangue della tragedia che decreterà il successo. Sempre il sangue e non la catarsi ad attirare le mosche di capitalistico ricordo.

Per questo  io vidi una palla di fuoco nel cielo di New York, sui grattacieli visti dal St. James Theatre.

sabato 21 marzo 2015

Non sono Sibilla Aleramo alla libreria Ubik

Dopo tanti anni leggo questa lettera in una serata dedicata a Dino Campana e Renato Denardis alla libreria Ubik di Catanzaro lido





A Dino Campana    14 aprile 2012
Una canzonetta volgaruccia era morta
E mi aveva lasciato il cuore nel dolore
E me ne andavo errando senz’amore
Lasciando il cuore mio di porta in porta:
Con lei che non è nata eppure è morta
E mi ha lasciato il cuore senz’amore:
Eppure il cuore porta nel dolore:
Lasciando il cuore mio di porta in porta.
Dino Campana- la sera di fiera- Canti Orfici


Non sono Sibilla Aleramo  1-03-2010

Non sono Sibilla Aleramo
ma come lei sono una donna
e ho scritto una lettera d’amore ad un uomo
che potrebbe essere chiunque
e come per tutti noi è solo uno,
uno al quale abbiamo consegnato un compito-
Essere testimone della nostra vita-
e non vogliamo capire che questo uomo
non riesce ad esserlo nemmeno nella sua vita.
Ecco il testo

Ma non c’è.
Un foglio bianco,
perché qualunque testo,
qualunque lamento, qualunque gioia,
non raggiunge la lastra scivolosa.
La lettera d’amore è scritta solo per noi,
non esiste un orecchio per questo testo che non c’è,
non esiste un occhio per vedere oltre il nulla trasparente,
la lastra riflette la luce e rimbalza ogni parola
come un eco lontana        sempre più lontana                 sempre più fievole.
La lettera che non c’è vola leggera nelle valli della fantasia
e riscrive le parole più varie, più dolci, più care,
ma solo parole per noi.


Ippo   potamos- fiume


Il tempo dei libri veri è questo. Michele Gentile. Un libro sospeso

Il tempo dei libri veri                 14 01 2012
Farsi capire dalla gente, com’è difficile, lo sai? ragazzo han detto tante cose, ma in fondo il tuo cuore che cosa ne sa?
Cantava così un cantautore del tempo,  un menestrello che ora non è più, ma la sua melodia sotto la doccia  stamattina era presente.
Il tempo  presente col tempo passato.
Ho chiuso la tv da molti anni, da quando  diventò un megafono per propaganda  di regime.
Ho smesso di  comprare giornali, ogni tanto una sbirciata, al Corriere, al Sole,  da quando anche loro hanno smesso  ed omesso al compito sano dell’informazione.
Ho aperto il pc da un anno o più, e guardo il mondo da un oblò…
Mi resta il cinema.  Inseguo film che non vedrò da nessuna parte perché le sale,  le multisale sono  in mano a pochi.
Credo proprio che torneremo tutti all’ABC.
Lo spero, quasi.
Un bel cancellare, e due decenni  di risse,  di parolacce, di culi, di seni, usati con   grande acume, usati come  nei regimi veri con il sorrisetto  perfidi etto  del - si fa così e voi no,  schiattate d’invidia-
Un bel cancellare e  sul pc  siamo tutti più liberi, più giovani, più belli.
Sul pc siamo sempre noi stessi.
Ve lo assicuro.
Leggiamo e poi andiamo in libreria a comprare il libro che passa e ripassa sugli schermi di un pc perché
Il tempo per noi è solo uno.
Il tempo dei libri veri, dei libri nuovi o antichi, non è questione, ma dello scritto che rifletta,  che si allontana, che ci dilati.
Il tempo rubato, sottratto ad una memoria  che avrebbe insegnato,  che avrebbe dovuto educarci ad un vivere sano.

Il tempo dei libri veri è ora e sempre nel presente

mercoledì 18 marzo 2015

Il sabato scritto- Mania sociale

 Dalla febbre del sabato sera alla febbre del sabato scritto. La scrittura  invade  ogni vicolo, si impossessa di un vagante e con lui scrive. Un popolo di scribanti diventammo.
Una febbre da curare con in mano una grammatica, termometro di una lingua che ammalata è.
Ma, però, appunto, ovvio, ripetizioni, avversative e conversative, saranno pure utili agli scrittori, dopo aver supposto di esser nell'errore. Una supposta che  guarirà. 
Una febbre che... guarire tu non puoi se non scrivendo sul tuo blog, sul tuo sito, sul mondo che ci rappresentiamo io e te.
Scriviamo scriviamo e noi che figli siamo di Verga e De Robertis, di De Santis e di Serao, scriviamo. Scriviamo da sera a mattina l'aria leggera del sabato sera. Fra noi tutto ritorna com'era, letteratura vera e scrittori del sabato sera. Regole di sintassi, regole di struttura, complessità e semplicità.
Nel Duplice che siamo, lettori e scrittori insieme, ammalati di malinconia, va la penna in Argentina, vola bianca colomba vola, da Troisi a noi, nel mondo incantato e senza regole della scrittura del sabato sera.

martedì 17 marzo 2015

Francesco Recami-Personal belongings

Effetti personali.


"Oggi le parole chiave sono: prosumer, impollinazione, social, empatia"
Tu chiamale, se vuoi, emozioni.
Ridendo e ridendo, di una risata che non ricordavo più da tempo, ringrazio Francesco Recami che ha scritto quello che io penso da sempre, senza contestualizzare.
Aldo Varano mi illuminò tempo fa.
Aldo- gli dissi senza modestia- Marc Augé scrive quello che scrivo anch'io-
Vero- mi rispose- solo che lui contestualizza-
Ridendo, senza fermarmi, cercherò di evaporare  una evaporazione del padre, della madre, del figlio, in una Direzione Coesione Sociale, in  Codice Rosa, agitato da  una Serenella Buti che meriterebbe anche lei lo stesso trattamento della Cinquecento rosso bordeaux e bianca...
"Fatti vedere da un buon medico, è la cosa più inutile e offensiva, ipocrita e deleteria, che si possa immaginare"
Che poi. a me, un certo Dottore Veronica, un luminare, mi mise una piuma sulla spalla e mi prescrisse di togliere tutte le etichette dei vestiti, che provocano scoliosi, deviazione della masticazione e zoppicamento della gamba sinistra. Sappilo.
Se ci conosceremo ti racconterò il resto, ne potresti fare una trilogia. Ahah
Chiameremo "Il gruppo di lettura" in riunione e faranno evocazione e devocazione... su tutte le emozioni che una lettura dà.
Una emozione io non so che  cosa sia ma ho imparato che va buttata via, cantava Gaber
Altro che i miei post!
 Francesco Recami sei tutti noi che non ne possiamo più neppure di conversazioni come "La cena estiva" (Doxa) doxa, perché? Io scrissi un incontro a tre, su comunicazione verbale fra amiche ad un desco, in terrazza. "Tre Donne, Tre ore, Senza dirsi Nulla" ma già ora dopo aver tanto riso, impercettibilmente cambio umore e una tristezza mi invade sul vuoto del conversare, sullo sciupio di relazioni, su scherzi scemi che possano rivelarsi disastrosi come in ECG con prova da sforzo. Un disordine psichico che va dal prestare eccessiva attenzione all'alimentazione ad una dipendenza compulsiva del cellulare e si allarga nei comportamenti fissati di individui catalogati in schedari improbabili, vittime delle categorie di un pensiero chiuso. 
Mi rileggerò Francesco Recami, che già avevo apprezzato nel "La Casa di ringhiera" e completerò questo mio pezzo giorno per giorno, nel piacere immenso di una lettura ben fatta, piacere che solo libri ben scritti danno.
  

domenica 15 marzo 2015

Neri Marcorè Latin Lover




Neri Marcorè: Latin Lover

 Tempo verrà
in cui, con esultanza,
saluterai te stesso arrivato
alla tua porta, nel tuo proprio specchio,
e ognuno sorriderà al benvenuto dell'altro,
e dirà: Siedi qui. Mangia.
dal libro "Mappa del nuovo mondo" di Derek Walcott

Mi seduce così, alla fine, con la poesia.

Rassegna Sabato del Villaggio a Lamezia terme. 
Teatro Grandinetti esaurito, eheh, già dalle 17,00, ed io guardo con preoccupazione ed irritazione crescente la folla invadere ogni superficie calpestabile ed ostruire pericolosamente ogni possibile via di fuga.
 E se ci fosse una scossa?-Domando a mio vicino, allarmata.
Lui, serafico, mi fa:- Non ci pensi.- E davanti al mio sconcerto aggiunge:- La cultura attira.-
Così inizio a prendere appunti su una passione che dà una strana luce negli occhi, un Neri Marcorè bimbo che canta le canzoncine dello Zecchino d’oro e poi adolescente imitare i suoi professori. Nel Novanta la svolta.  Partecipa come concorrente  ad uno show “Stasera mi butto” e vince.
 In seguito con Raffaella Carrà sarà scritturato per un anno. Ricomincio da due.
Lo guardo mentre si dà una grattatina alla coscia, al fianco, al polpaccio,  sul naso, mentre si tocca la barba, come se lo studiassi ed ora anche lui sta dicendo che studia un gesto, che ha una intuizione, che sia la chiave di lettura della voce e del testo del personaggio da imitare. Gasparri, Casini, Alberto Angela. Di lui dice che lo sorprese come potesse spacciare qualsiasi cosa per antica. Di come gesticolasse per costruire quasi l’oggetto di cui stava parlando. Un modo affettuoso di avvicinarsi agli individui con le loro debolezze, con le loro stranezze. Si porta tutto in tasca, lui, come me, come tutti. Ci portiamo Gaber e Luporini, i monologhi del Signor G, ci portiamo Gigi Proietti, e De Gregori. Sul palco una chitarra e lui ci canta Cardiologia. Dell’amore non si butta niente. 
La curiosità  lo attira verso tutto ciò che non conosce.
Il nuovo, lo sconosciuto non lo spaventa, lo attira e poi vuole provarsi a fare. La sfida a testarsi in ambiti diversi. Attore, Presentatore, Cantante, Imitatore, in ordine sparso.
La luce che illumina i suoi occhi, la luce che tutti possediamo, sta dicendo, si chiama curiosità, orizzontale, a strisce grigie e blu, come i calzini.
 Mi innamoro, alla fine, anche dei calzini di Marcorè e normale non sono neppure io, come non lo è nemmeno lui, così sta ora  confessando sul palco. Perché voler imitare gli altri, ride, normale non è.  Siamo alla fine e prende in mano i libri. I nostri libri.  Quante lacrime abbiamo fatto su I Ragazzi della via Paal, quante volte abbiamo letto Siddharta, e L’amore al tempo del colera, Florentino e Fermina,
  Ho sceso,  dandoti il braccio, almeno  milioni di scale, e poi  

Dallo scaffale tira giù le lettere d'amore,
le fotografie, le note disperate,
sbuccia via dallo specchio la tua immagine.
Siediti. È festa: la tua vita è in tavola.

Neri Marcorè: Latin Lover
Nella tasca ti porteremo