venerdì 13 marzo 2015

Tristezza con strass- Le donne di Giusi Pallone

Tristezza con strass. Mestizia di una lei  che non guarda mai. Le donne di Giusi Pallone

Non hanno sguardo le donne di Giusi Pallone, non guardano, come se non guardando potessero non vedere la realtà.  Sono  dipinte in ambienti colorati, con pennelli e tele, con unghie smaltate in love e lazzi, eppure non un gesto, non un fremito vitale. Stanno in attesa,  fuggendo, perché sono fuggite lasciando soltanto un corpo nel letto, come nella canzone Albergo ad ore.
Colori che vivi non sono più,  eppure mantengono il profumo del sogno, nei verdi, nella sottoveste che indossa l’altra.
 Lei è l’altra, mi sta spiegando l’artista, di fronte ad un dipinto di cui io, per sbadataggine, non ho una immagine.

Ho però i volti coperti da maschere,  un particolare che non parla, se non con tristezza. E mentre Tristezza per favore vai via, canta la Vanoni insieme a Giusi, mostrandomi una corona, poggiata su uno sgabello, corona di un principe che non ci sta più, perché nessun uomo regge al gioco del principe azzurro, io guardo golosa quella corona e la poggio idealmente sulla testa di Giusi, regina del regno che lei si è dipinta. 
Sarai regina e regnerai le cose che tu sognerai diventeranno realtà, canta la canzone La Chimera, che io magicamente sento cantare fra i quadri di Giusi in  un andante con brio che spazzi via ogni perduta malinconia


Nel regno della fantasia di Love e Lazzi si sta come d’inverno sugli alberi le donne. Fiorirà la primavera,  in mostra con Giusi Pallone  Da B Cause. Marzo 2015 

Sky- ricevuta di ritorno

Ho con Sky telefonate giornaliere per dirimere contratti di utente Sky e nella ultima telefonata mi ritrovo a chiedere ad  anonima interlocutrice:- Guardi che io questo contratto l'ho dismesso parecchi mesi fa, quindi è un contratto chiuso, come mi ha già assicurato altra dipendente giorni fa.- risposta sorprendente:- Lei ha chiesto la chiusura del contratto con una raccomandata senza ricevuta di ritorno, quindi tale richiesta non è stata accettata. Per essere accettata lei deve fare richiesta con raccomandata e ricevuta di ritorno. Non ha letto il contratto? Quindi lei deve ancora pagare Gennaio febbraio e Marzo- Sono completamente basita ma andando alla posta e raccontando il fatto ascolto altre disavventure con Sky. Sorella di impiegata aveva mandato raccomandata giusta e a fine mese, però loro ritirarono posta due giorni dopo e le fecero pagare tutto il mese. W Sky che ci porterà una raccomandata per l' aldilà 

martedì 10 marzo 2015

La seduzione

La seduzione                                            un pezzo del 2010
Si inizia con l’etimologia: sedurre – portare con, sedurre-portare fuori dalla strada usuale.
I due significati, il primo- portare con sé, rivedersi nell'altro- è il significato positivo, vivificante, lo scompiglio dell’immaginazione per raggiungere l’immaginazione dell’altro, condividerla, specchiandosi, appunto.
Il secondo significato- portare fuori, trascinare l’altro di qua e di là per il gusto di vederlo alla nostra mercé- questa è la seduzione negativa che a volte può fare impazzire.
Anche la persona più forte, più capace può lasciarsi irretire, anche la persona più dignitosa può perdere la testa.
Migliaia di libri parlano di questo. Io questo aspetto vivificante nella seduzione che non porta a niente, dovrò studiarlo meglio. Così come dovrò studiare meglio questo incantamento del tasto, del parlare con un tasto come se stessi parlando con un uomo.
Il tasto che seduce
Il marito di Mariella  undici, dodici anni fa, pigiava e ripigiava i tasti del computer. Lavora-diceva la moglie ai tre figli,  a noi amiche-lavora-
Non capivamo noi, allora l’ossessione, la malia, che possa nascere da un tasto. Quando lui decise di andare a vedere chi ci fosse dietro quel tasto il matrimonio era già finito.
A lui la quotidianità non piaceva più, banale! A lui i figli erano estranei, la seduzione di un tasto era una sirena troppo ammaliatrice per resistere.
Ecco la seduzione mortale-il canto delle sirene induceva i compagni di Ulisse a precipitarsi in mare, ed Ulisse che volle ascoltare dovette ancorarsi con solidi funi per non morirne.
Rino allora non disse tutto questo, partì, ritornò, la moglie perdonò, ma la realtà ora gli sembrava pesante. Se ne andò. 
Divorziarono, la mia amica si risposò ma ha sempre nel cuore quell'uomo perso anche a se stesso, ne ha sempre il dispiacere.
Non si può vivere senza sogni, senza fantasia, senza un immaginario che insaporisca le nostre giornate, ma dopo il sogno dopo la fantasia, che felicità poter parlarne con un nostro caro, mano in mano, come si usava una volta ed ora non più!!
La seduzione vitale è erotizzante, reale, creativa, non distrugge l’individuo ma innalza le sue capacità, nello slancio di vederci nell'altro al meglio delle nostre qualità diventiamo più belli più forti più giovani. 
In questo strano mondo contemporaneo però i corpi non esistono più, se non come merce, il portafoglio è più seduttivo di un bacio, la vanità è successo, la seduzione un gioco. Io, fuori tempo, continuo ad affermare il valore di una seduzione altra,  di un abbraccio, di un’ora a guardare il tramonto, di respirare il respiro di un uomo reale e non virtuale. Una seduzione che faccia vivere
Ippolita Luzzo 

sabato 7 marzo 2015

La cortesia di Lella Costa al Geometra

La cortesia di Lella Costa al Geometra
Le donne, i cavalier, l’arme, gli amori, le cortesie, le audaci imprese io canto.
Comincia così Massimo Isabella, studente del Liceo Classico di Lamezia, e continua a recitare le audaci imprese.
Audace impresa è ostinarsi a vivere in un mondo ostile ed insensato per le donne e i cavalier, l’arme, gli amori, le Cortesie.
La cortesia evoca un mondo antico, regole indiscusse, attenzione e rispetto, soprattutto rispetto.
Un testo di tutto rispetto quello di Ariosto e di Lella Costa, il canto verso umanità tutta, vessata da ignobili atti.
Fra questi ignobili anche gli amori, una delle gesta più nobili.
cantiamoli gli Amori delle donne che sono infiniti e inauditi e incomprensibili e infelici. Soprattutto infelici. Massimo li enumera vivendoli nel gesto. Masochisti, psicosomatici, autolesionisti. Omo, etero, bi. Poli orientati: materni, coniugali, collettivi, orfici e dionisiaci, romantici e lascivi a cantare la vita delle donne, a scandire la storia delle donne.
Hanno scelto testi e canzoni che avrei scelto anche io, stamattina, i bravissimi ragazzi del Liceo Classico, frequentanti il laboratorio teatrale di PierPaolo Bonaccurso ed io  applaudo felice.
 Le canzoni: La canzone dell’amore cieco o della vanità di De Andrè, Mi sei scoppiato dentro al cuore di Mina.
Le poesie. Lentamente muore di Martha Medeiros… e poi il monologo di Giulietta di Shakespeare, Grey's Anatomy, le sorelle Fontana, il successo nella moda.
Il gioco dell’imitazione, scrivo io. I modelli da dare ai ragazzi tutti per cucire un abito dignitoso.
Il teatro e la scena tra le sedie di una scuola permettono un dire alto, una gestualità vera contro l’appiccicaticcio e il mieloso conformismo di una festa che non lo è per nessuno.

Il canto della bravura dei ragazzi in scena, la scelta di testi a noi cari, il continuo canto nel canto eterno della nostra essenza personale mi ritrova a cantare sui tasti neri di un Pc il mio applauso a Caffè Cadmo, che  laboratorio di tutto questo è.  Cadmo e Armonia

Ho un piede bellissimo


Quando scrivevo stupidaggini più sceme feci poi calendario con i miei piedi  

Ho un piede bellissimo  7 giugno 2012-06-07

-Posso dirti una cosa? farfuglia imbarazzato il mio osteopata, un pomeriggio di primo autunno.
Dimmi- lo incoraggio io, sdraiata e spogliata sul lettino dove settimanalmente io mi adagio  per essere rimessa a posto e ricomposta dalle sue mani come una Guernica di Picasso  nelle mani di Tiziano.
Lui somiglia a Tiziano, almeno come lo immagino io, rinascimentale, riccioli chiari, occhi verdi, un bel sorriso.
Un bravissimo osteopata, padre di tre figli.
Allora, cosa vuoi dirmi?- io
Non vorrei essere frainteso- continua lui e si ferma.
-Ma dai- sbuffo io- sono anni che ci conosciamo!
E lui, rosso in viso: Hai piedi bellissimi, i più bei piedi che io abbia mai visto in vita mia. E sì che ne vedo piedi! Ma tu hai un piede perfetto.Vedi l’incavo? Vedi? È un capolavoro d’ingegneria!
Rido senza ritegno: solo il piede,eh?
E lui ancora più imbarazzato:- No, che c’entra, lo sai, ma vedi, il tuo piede è un’opera d’arte!
Sarà un feticista,domando, macché non lo è, è solo un ammiratore dei miei piedi.
Nel calendario che farò nel duemila e trentatré il piede sarà in copertina
Le unghie solo curate e passate con la base.
Odio le unghie smaltate, mi sembrano oscene. Oh papà parlo come te!
Un piede senza calli e senza duroni, incremato e senza peli.
Effettivamente ho proprio un bel piede!
Chi mi succhierà l’alluce, come la duchessa di Kent, languidamente sdraiata sulla sabbia del mare?
La selezione sarà implacabile
Astenersi i non interessati e i non bellissimi, intelligentissimi, simpaticissimi
Ahahah… molto erotico, vero?
Meglio di A? censura!

Meglio

giovedì 5 marzo 2015

Lorenzo Marone- I due maroni che ci siamo fatti

Farsi due maroni così è un modo di dire per esprimere noia abissale.
Questa sera, benché Lina tentasse respirazione bocca a bocca, massaggio cardiaco e puntura di adrenalina, l'autore restava senza vita. 
Nulla da fare. Si può scrivere un capolavoro, un libro meraviglioso, così ti avrebbe cantato Modugno insieme con Sabrina, ma poi... il presentare l'oggetto del tuo talento implica altra abilità. La vivacità. 
Lo hai confessato da subito:- Cesare sono io- hai detto- il vecchio in realtà sono io- ci hai svelato -quindi mi è stato facile raccontarvi miei passaggi, mie non scelte fino al momento in cui ho scelto-  
Incuriosita ho aspettato altre rivelazioni, ma non c'era più nulla da capire, con De Gregori te lo canto, c'era solo quella scelta. 
Lina tentava di spostare, di aggiungere immagini, un maratoneta che corre, come quella famosa gazzella che ogni mattina in Africa deve fuggire più veloce del leone, tentava immagini e ricordi filosofici di una felicità inseguita in Platone e mai raggiunta sul filo del traguardo nella vita di ognuno, iniziata con un urlo, ma l'urlo si soffocava nella tua dimessa oratoria di avvocato che si rifiuta ad ascoltatrici attente, adoranti.
Sarà certamente lo stile di Lorenzo Marone, sommesso, quasi soporifero nel dire, che poi a cascata gorgoglierà nel romanzo come la pioggia argentina di marzo? Sicuramente, altrimenti non capirei tanto successo.  Che dice che dice la pioggerellina di marzo che picchia argentina sui tegoli vecchi del tetto? Canta la pioggia, scende la pioggia ma che fa? Ci trasforma e tutti felici diventeremo, perché La Legge del Desiderio, di Muccino, questo dice insieme a te. La felicità ààà,  basta volerla, anzi sceglierla.   

mercoledì 4 marzo 2015

Marco Peano: La somma che tu fai.-Un peana per Peano

Caro Marco Peano, io non ti conosco, io non so chi sei, so che hai cancellato di colpo i sogni miei...
Ero da mia  mamma, domenica a pranzo, e dal telegiornale, di rai due o rai uno, mi appari tu, in intervista. 
Tu che dici una cosa assurda. 
La Memoria somma le cose buone e le cose cattive...
Che fa? Che fa?- Somma, stai dicendo. 
Quindi sommiamo tutto, e nel sommare,  gli addendi, cambiando di posto, danno sempre la stessa somma. 
Scusa tanto se posso intervenire e invitarti a scegliere, a selezionare, come ogni giorno fa la nostra memoria.
Sarà solo la mia a selezionare con un principio che non conosco?
Quindi tanto per restare in tema:
Come si scrive un racconto? Si prende una madre che muore, si trafiggono i cuori  dei lettori, si scrive l'invenzione  di una madre che va via, senza fermo immagine e poi 
e poi un peana sarà

Ora però so di te molto di più: Marco Peano,nato a

 Torino nel 1979, si occupa di narrativa


 italiana per la casa editrice Einaudi. Tiene 

laboratori di scrittura narrativa presso la Scuola 

Holden. Insieme a Giorgio Vasta è curatore 

di Esor-dire, una manifestazione dedicata alle 

scritture esordienti.

Quindi come direbbero a Carosello:- Con quella

 bocca puoi dire ciò che vuoi 

Anzi con quelle mani puoi scrivere e scrivere che

 tutti vorremmo quella moviola per fermare

 immagine e arrotolare una pellicola che non è più. 

Con la stima immensa verso chi già è una somma di 

tanto. 

Io e la mia mamma non sommiamo, non avendo

 niente da sommare.

 Possiamo guardarci  e stare vicino nella costrizione

 del quotidiano.