mercoledì 30 luglio 2025

Daniele Timpano Poemi focomelici



 


— Ah, ma lei è Daniele Timpano!

Me lo farebbe un autografo?

— Ti spiace se te lo faccio a matita? Così quando mi avrai dimenticato basta che mi cancelli.

dal libro di Daniele Timpano Poemi focomelici

questo l'esergo e poi nella introduzione Daniele ci dice “Anzitutto, premetto, quella che troverete nelle prossime pagine è una musicalità mia che è quasi tutta ad orecchio, un ritmo che è prima di tutto quello di un pensiero inquieto ed in continuo movimento (o in fuga?), ostinato in ricorsivi rovelli, ma che è soprattutto un ritmo che ho sulle labbra io scrivendo, leggendo, rileggendo a voce alta i miei testi; un flusso di fiato che mi agita il corpo nel momento del dire, una musica acefala che trova forse una metrica, a volte, soltanto nelle successive riscritture maniacali e infinite.”

Cuepress, la casa editrice digitale dedicata al teatro, allo spettacolo e alla cultura con libri, ebook e contenuti interattivi pubblica la raccolta di poesie e frammenti, di una autobiografia in versi, che inizia con letterina di Natale del 1980 e prosegue nel cammin di sua vita. In questa pubblicazione curata e diretta da Dario Tomasello "Daniele Timpano ripercorre quarant’anni di scrittura compulsiva: frammenti poetici, teatrali e politici si intrecciano in un flusso ritmico e sghembo, ostinato e sincero. Poemi focomelici è il racconto di un’esistenza in versi irregolari, un pensiero che si agita nel corpo e nella voce, tra ironia, inquietudine e riscritture maniacali. Una vita che si fa metrica. Forse."

E cominciamo a leggere Poiesi creativa

Quando voglio a qualcuno mostrare/come funziona il mio lavoro/questo aspirante allievo io lo porto/questo aspirante vassallo del mio pensiero nel corridoio che mi scorre/rettilineo qua accanto/e gli rovescio addosso/i miei sacchi ripieni di bambole rotte Tra testoline decollate/tra braccioline scardinate/io perdo io/il mio tempo col loro.

Attaccate! Aggiustate!/Attaccano... Aggiustano.../E quando tutto/

di nuovo è un tutto/con perizia io/lo rismonto e vado via"

Mi ero messa a trascrivere qui interi pezzi dei suoi pezzi poetici per regalarvi il divertimento un po' amaro un po' surreale del suo costruire e smontare un giocattolo di parole ma poi mi sono fermata e vi invito a comprare il libro, a richiederlo nelle librerie e nelle biblioteche e a contattare le compagnie teatrali per invitare Daniele e sentire dalla sua voce che

 "in tantissimi siamo a nutrire sogni inerti a portata di piede nel mondo/Ma un sogno dev’essere attivo, smanioso, per concretarsi in realtà?/

di nullatenenti padroni del mondo con pochi occhi e tante cose/

– senza lingua – da dire/per quel che posso – dico/Un battito cardiaco Una storia Un’invenzione


– com’è bello volare!

Precipitano/Un uomo e una donna cadendo si stringon la mano/

e sussurrano piano/parole d’amore/che il vento cancella

Precipitano/Un uomo e una donna cadendo precipitano

Non riuscendo a sussurrare non ce la fanno a gridar forte neanche sul fondo della corsa sul più bello

quando rompono

ogni loro bianca ossa sulla neve bianca e soffice in marmellata rossa"

Una miscellanea di versi, di suoni, di immagini che io vedo già sul teatro, recitate da Daniele e con noi accanto a lui a battere le mani e a cantare insieme ricordando il canto di Dario Fo " Cosa aspettate a batterci le mani" nella felicità di essere in sintonia con questo modo di dire la vita, di scriverne per non scordar le inezie, per dimenticar le inutili pieghe e contropieghe con le quali vorrebbero bendarci. 

Evviva Daniele da sempre nel Regno della Litweb

Ippolita Luzzo 


Da Wikipedia

Daniele Timpano (Roma, 18 maggio 1974) è un drammaturgo, regista e attore teatrale italiano.


Ascritto da alcuni critici alla cosiddetta non-scuola romana[1], si inserisce secondo alcuni nel filone del teatro di narrazione. Il suo stile e le sue opere sono sovente descritti come anarco-dadaisti[2]. Ha lavorato come attore con Michelangelo Ricci, Francesca Romana Coluzzi, Massimiliano Civica, Renato Sarti e con varie compagnie della scena indipendente romana, mentre come autore è stato finalista del Premio Napoli Drammaturgia in Festival 2001[3]. È tuttavia soprattutto noto per spettacoli da lui stesso scritti e interpretati (tra gli altri Dux in scatola, Ecce Robot!, Risorgimento Pop, Zombitudine, Aldo morto)[3]. Con Elvira Frosini fonda la compagnia Frosini / Timpano nel 2008



I suoi lavori sono stati rappresentati in numerosi teatri, festival, e contesti performativi in Italia e all'estero, tra gli altri: Romaeuropa Festival, Asti Teatro, Teatro della Tosse, Teatro Elfo Puccini di Milano, Short Theatre, Kilowatt Festival, Opera Estate/Festival B.Motion, Primavera dei Teatri, Pim Off, Teatro Bellini di Napoli, Orestiadi di Gibellina, Teatro Argentina di Roma, Festival Inequilibrio di Castiglioncello, Nottenera, Teatro Civile Festival, Teatro Palladium di Roma, "Face a Face" / Theatre de la Ville di Parigi, Place à l'Art Performance, La Notte Bianca di Roma, La Nuit Blanche di Parigi.

martedì 29 luglio 2025

Il fiore azteco Gustavo Nielsen


 Che responsabilità abbiamo noi che leggiamo? Cosa indichiamo a chi, a sua volta, ci legge? Quale messaggio passa da moltissimi blog, letterari, che dovrebbero usare la lettura come potere scardinante l’omologazione e la dissacrazione? Ecco ciò che mi abita come pensiero. Sull’uso del corpo come oggetto neutro poi ci sarebbe da discutere troppo. Si dimentica che il corpo parla. Manda messaggi che confondono. Mi rendo conto però che fare discorso simile qui è difficile leggendo del corpo di Carlos, che si piega, si contorce, può quasi sparire. Una vera magia. 
 La magia della lettura ci porta poi a Fabio il protagonista che attua i suoi giochi erotici e di desiderio  verso una immagine di donna dimezzata 
 "mi riferisco a quello che è disegnato nel libro di magia, sorridente,
con gli occhi neri e le braccia incrociate, mezzo corpo sezionato su un tavolino. L’illusione è quella di metà donna viva, dal punto vita in su. Si vedono le quattro gambe del tavolino (è la cosa più difficile,
a me ne rimangono sempre tre, per la non corretta disposizione degli specchi) e il taglio del corpo, diciamo, la sezione, appoggia su un vassoio da cameriere. La mezza donna indossa un piccolo top con
un volant che lascia supporre la forma del suo minuscolo seno. Incrocia le braccia sotto quelle tettine. La pelle ha il colore giallo dei fogli del libro, come la pelle del tavolino. Sembrano pergamene."

Siamo in Argentina fra magia e realtà all'epoca della guerra delle Falkland, un conflitto militare combattuto tra aprile e giugno 1982 tra Argentina e Regno Unito per il controllo e il possesso delle isole Falkland.
Fabio si racconta dai suoi undici anni, tredici, diciotto, diciannove, venticinque, trentatré anni, e racconta la nonna, Maria Marta, Carlos e Carmen con il gioco, la magia, l'illusione e la follia. 
Tradotto da Gianni Barone lo scrittore Gustavo Nielsen è nato a Buenos Aires e lavora come Architetto. I racconti del suo Playa quemada sono stati pubblicati in antologie in Messico, Spagna e Venezuela. Oltre a La flor azteca ha pubblicato i pluripremiati romanzi: El amor enfermo, Los monstruos del Riachuelo, Marvin, Auschwitz, El corazòn de Doli, e La otra playa.
Gianni Barone ci riporta anche la testimonianza di Nielsen dopo la traduzione in italiano https://milanesaconpapas.blogspot.com/2025/01/il-fiore-azteco-gianni-barone.html "Voglio che sappiate che le cose più tristi del romanzo sono reali e autobiografiche -l'arruolamento per il conflitto delle Malvinas e la morte precoce del mio amico Quico (Carlos nel testo)-, e che la tristezza che questi due avvenimenti hanno continuato a produrre nel corso della mia vita ha fatto sí che io non abbia più voluto parlare di quel romanzo (una sorta di rimozione) fino a poco tempo fa. 
Però ora molte cose sono cambiate: devo riconoscere che mi sono sentito onorato per la pubblicazione del libro nel paese di mio nonno Vicente e credo anche che la traduzione e le buone critiche abbiano contribuito a farmi superare il mio trauma"

Pubblicato da Tempesta Editore una casa editrice nata nel 2011 dall’idea di esplorare il mondo dei diritti civili e ha poi allargato i suoi orizzonti fino alla saggistica musicale, alla filologia, al benessere, alle varie sfumature della romanità e alla narrativa, sempre cercando, però, testi con un taglio particolare.
Il lettore ideale della casa editrice è chi cerca un libro senza “scadenza”.
 Giovanni Barone Traduttore indipendente ha collaborato alla collana Autores italianos contempóraneos pubblicata dall’editore argentino Laborde, per la quale ha tradotto, con la moglie Mirta Vignatti, La sonrisa del ignoto marinero di Vincenzo Consolo. In seguito ha dato voce italiana ad Animali domestici di Guillermo Saccomanno e a Carne di cane di Pedro Juan Gutiérrez (entrambi per le edizioni e/o). La metà del doppio di Fernando Bermúdez (Edizioni Spartaco) https://www.diatomea.net/author/gianni-barone/
Onorata di ospitare questo libro testimonianza di sinergie fra i continenti, di antiche discendenze e di storie sempre nostre. 
Ippolita Luzzo 

venerdì 25 luglio 2025

Annarosa Tonin Per le vie che nessuno sa


 

La vita nelle RSA nelle case di riposo brulica di sentimenti, di desideri, di rabbia e ricordi. Almeno tre o quattro volte a settimana io vado a trovare mio fratello da tre anni ospite nella casa di riposo adiacente al bellissimo convento e insieme alla chiesa di Sant'Antonio e ogni volta chiacchiero con gli altri ospiti ripromettendoci ogni volta che faremo un circolo di lettura ma poi ci scontriamo con i problemi legati all'udito, alla vista e infine desistiamo. Ogni tanto mio fratello esce e viene in ristorante con noi e anche le altre signore vorrebbero venire con noi ma non possiamo averne facoltà e nemmeno la responsabilità. Nelle Case di riposo anche se a volte si ha una autonomia si ridiventa bambini, si viene deresponsabilitati ed io mi trovo a raccomandare a Francesco mio coetaneo, ma che è in struttura da anni per problemi di salute, di non uscire per fare spesa al supermercato nelle ore più calde. Leggo con partecipazione il racconto di Annarosa Tonin ambientato in una casa di riposo. Leggiamolo insieme e ascoltiamo Ghita Pasini, la protagonista narrante la storia di Cosima e del suo castello in una piccola città.   

Cosima Castaldi, un’anziana signora affetta dal morbo di Alzheimer il cui universo è fatto di bellezza, arte, memoria e resistenza civile, un mattino d’inverno è costretta a lasciare il palazzo in cui vive ed è condotta in una residenza sanitaria assistenziale, la stessa in cui è ospite Bianca, la sua amica d’infanzia. Sedici mesi dopo Ghita Pasini, Margherita, rivela di essere l’unica visitatrice di Cosima e raccoglie il passato e il presente di una esistenza.  La stanza numero 39 della residenza sanitaria in cui Cosima è rinchiusa diventa così teatro.



Annarosa Tonin Per le vie che nessuno sa
“Da tempo, quindi, la piccola città ritiene inutile la bellezza salvatrice che Cosima Castaldi ha eletto a missione della sua vita. In un inverno senza inverno come questo la piccola città aspira ancora all’Esperienza Unica. Nell’attesa, di fronte ambisce senza successo a far sloggiare la vecchia e la sua dama consolatrice, di spalle ammette l’impotenza e auspica una soluzione drastica, vale a dire l’arrivo della signora con la falce.” 

"Da un lato della stradina, dunque, sonnecchia la casa di Duilio Fadda, bassa e lunga come l’insegna Lavorazione Marmi, dall’altro un lembo di terra aperta, dove si rincorrono il gallo, le galline, il marmista, due cani e una ben nutrita colonia di gatti. A ritmo irregolare, tutti attraversano la stradina.” 

“Dalla stradina divisa in due a un certo punto si dirama una terza via. Si annida, tentatrice, un po’ in discesa. Attira, ma a un certo punto costringe a tornare indietro. Un cancello, chiuso da un lucchetto, inibisce chiunque a proseguire.”

  "Cosima sta contando le chiavi agganciate alla sua borsetta. Sono quaranta come le stanze del suo palazzo.

Soltanto dopo il suo sorriso sghembo, il cancello in ferro battuto e le chiavi infinite, osservo gli abiti di una donna di ottant’anni, da cui si diffonde una luce cristallizzata, dissonante, ma non dimessa. Indossa un tailleur nero, una camicetta di seta bianca, trattenuta da una spilla rotonda in filigrana con una giada al centro, un paio di calze pesanti, nonostante il caldo, e un paio di scarpe nere di vernice con la fibbia dorata al centro. I capelli corti sono d’argento, come usciti da una messa in piega.

Poche settimane dopo, esco dalle quattro stanze in affitto che richiedono la luce elettrica, per entrare a palazzo Castaldi, che il sole lo trattiene per sé tutto il giorno. Rispondere al sorriso sghembo di Cosima Castaldi “

 “Da tre anni la piccola città sta osservando il mio ritorno e le passeggiate con la maestra di disegno. Si chiede con quali soldi Cosima Castaldi riesca a pagarmi, sebbene sia chiaro che le mie richieste non possono essere troppo esose, godendo già di vitto e alloggio e del lavoro che, a questo punto, i tre fratelli titolari del lanificio potrebbero anche affidare del tutto ad altri, ma preferiscono sia io a seguire, almeno nelle due province più vicine. “Come fa a gestire entrambe le vite?”, si chiede la piccola città."


Annarosa Tonin nel Regno della Litweb 


Ippolita Luzzo


Annarosa Maria Tonin (Vittorio Veneto, 1969) ha svolto attività giornalistica e di ricerca nell’ambito storiografico e storico-artistico (1994-1998) ed è stata docente di Materie Letterarie e Storia dell’Arte nelle scuole medie e superiori (1998-2010).

lunedì 21 luglio 2025

Moz Marco Barberio in Litweb


 


Dietro ogni quadro c’è sempre una storia “frammenti di realtà e visioni urbane” Moz Marco Barberio in mostra a Lamezia Terme dal 10 al 25 maggio 2025 presso Proposte Design.

 “Se non te la senti” se non te la senti puoi sempre mettere su tela il disagio e lo spaesamento di vivere in una metropoli, se non te la senti puoi sempre trasformare in arte un paesaggio, puoi sempre sublimare con l’arte. 




Due ore di totale immersione in uno splendido contenitore di bellezza sublimata dall’esposizione delle opere di un artista amatissimo che ci regala il golfo di Lamezia con le isole Eolie dipinte ma non dipinte, galleggianti nel mare insieme a tutta Lamezia. 

Una città ideale una città migliore, una città dipinta.

Strade, vicoli e palazzi, riecheggiando Cocciante, coloreremo tutti i muri nel rosso del tramonto che ci regala il cielo di Lamezia. “realismo campionato” che combina arte e scienza. 


Sentire e non sentire. L’immagine è composta da campioni visivi.

 I colori non si fondono ma diventano aree nette, simili a curve, colori in movimento.

"Barberio definisce il proprio stile “Realismo Campionato” (Sampled Realism), una tecnica che si ispira al principio del campionamento digitale. Utilizzando stencil, l’artista scompone l’immagine in aree nette di colore, eliminando sfumature e continuità per creare composizioni che, da lontano, appaiono realistiche, ma che da vicino rivelano intenzionali lacune visive."

Ippolita Luzzo 


"Marco Barberio nasce nel 1971 a Lamezia Terme (Catanzaro). Pittore italiano contemporaneo, pluripremiato. Cresciuto negli anni ’80, Marco si è immerso nel mondo dell’arte, ispirandosi ai graffiti americani ed alla Pop Art. Nonostante non abbia frequentato scuole d’arte il suo talento si è espresso fin dalla tenera età. Grazie all’intuizione imprenditoriale, la predisposizione alle nuove tecnologie e l’amore per l’arte, fonda una web company con il ruolo di direttore artistico, fondendo la sua sensibilità artistica con il nascente mondo internet. I suoi frequenti viaggi negli Stati Uniti consolidano l’attitudine nella scelta di soggetti metropolitani, infondendo nei suoi dipinti riferimenti alle icone della cultura pop."

lunedì 14 luglio 2025

Dove cadono le comete di Vito Di Battista

 


Non esiste una "legge per desertificare i paesi in Italia",  ma ad affrontare il problema dello spopolamento non esistono leggi che  cerchino di opporsi a questo fenomeno, anzi i paesi vengono sguarniti da guardia medica, farmacie, posta. Pensando a questo e leggendo Dove cadono le comete, sono andata a cercare la vicinanza con le comete, i nuovi elementi per lo studio di questi misteriosi oggetti celesti. L’azione gravitazionale dei pianeti giganti del Sistema Solare restringe le orbite delle comete che vengono dalle regioni più lontane dal Sole, rendendole più circolari ad ogni passaggio. 
Dovremmo quindi aspettarci di conoscere molte di queste comete dalle orbite che vanno restringendosi, durante questo restringimento di orbita, nei pressi di Saturno o Giove, avviene già qualcosa. Saranno i telescopi di ultima generazione a poter percepire anche le comete più “sbiadite” e fornire delle risposte.
"Dove cadono le comete", sembra evocare un senso di destino e di luoghi che segnano la vita dei personaggi, come la "nube di Oort" da cui provengono le comete, rappresentando forse un punto di origine e di connessione con il passato e le proprie radici. 
Abruzzo, 1938. Un paese della costa dei trabocchi, a trecento gradini sul mare, una saga familiare che si fa racconto corale di un intero paese, dove storie private dal sapore antico si intrecciano alla grande Storia, dall’occupazione durante la Seconda guerra mondiale e gli scontri sulla linea Gustav alla rinascita negli anni Sessanta.
Paesi che vengono fatti rivivere con i racconti e non posso non citare qui anche il racconto di Valentina Di Cesare Gli Istrici ambientato in  un piccolo centro dell’Abruzzo aquilano: Castel di Ieri, piccolo paese della Valle Subequana, un antico bacino dell’Abruzzo interno, in provincia de L’Aquila. Il paese si trova lungo il tracciato romano della Tiburtina Valeria. La città più vicina, Sulmona, dista circa venticinque chilometri. Dalla seconda metà del XIX secolo, il paese ha assistito a una progressiva diminuzione dei suoi abitanti. Anche Valentina racconta come Vito, gli abitanti attraverso il tempo, in quello spazio, in quel luogo, in quei luoghi. 
Dove cadono le comete è una elegia di quei luoghi, intrecciati e viventi nella storia di tanti, di pochi. Pagine da leggere con calma, centellinando le storie, raccogliendole in immagini, facendone una storia corale e visionaria. Un lungo studio si sente. una ricerca appassionata di fatti veri, restituiti sotto forma romanzesca, e mi piace lo sguardo sui fatti, su un passato presentato con grande vividezza. 
Un passato che Einar Már Gudmundsson racconta in Angeli dell'universo, nella storia dell'Islanda,  ed io mi sono andata a vedere come si possano raccontare fatti terribili, ingiustizie orribili, così come ha fatto Vito Di Battista, permettendo a noi di conoscere le voci e le esistenze sciupate da violenze e povertà, da incurie e luci sempre più fievoli. 
Un libro prezioso "In un mondo in cui il male subito non è una vergogna" Dove cadono le comete  Vito di Battista 
Ippolita Luzzo 

sabato 12 luglio 2025

L'albergo delle api solitarie


Vediamo le cose solo se ci fermiamo, vediamo le cose solo se ci vengono spiegate e fatte conoscere, altrimenti non vediamo. Ciechi restiamo. 

Sedute al fresco sotto una grande quercia e un sensitivo avocado fino allora avevamo goduto della frescura e dell'abbraccio delle lunghe e lucide foglie dell'avocado, dello stormire delle fronde e ci eravamo attardate ad ammirare la creazione artistica  con una ruota per braciere in legno e un supporto foderato di corda e sopra un tondo di vetro con sotto decorazioni da una tovaglia, poi abbiamo saputo essere un'opera di Andrea, la nuora dei proprietari dell'azienda. 


Era il tavolo tondo dove avevamo fino a quel momento ammirato la serenità del luogo. L'azienda Fragiacomo dove ci trovavamo è un'azienda agricola di apicoltura biologica a conduzione familiare che produce principalmente miele, marmellate ed ortofrutta e si trova a Lamezia Terme in Via Gioacchino da Fiore, noi semplicemente diciamo sopra il Campo Sportivo di Nicastro. Eravamo andate per prendere i mirtilli di produzione e i cetrioli e poi ci eravamo sedute a chiacchierare senza capire cosa fosse quello strano manufatto che avevamo alle spalle.

L'azienda agricola apicoltura Fragiacomo  fa anche corsi per bambini tenuti da Doris Fragiacomo che da oltre trent'anni vive in Italia. E lei ci raggiunge quando ormai sono andati via tutti i clienti e ci spiega cosa sia quella costruzione che ci aveva incuriosito. 


Si tratta di un "Albergo delle api solitarie"  un Bee Hotel, una struttura artificiale progettata per fornire rifugio e luoghi di nidificazione alle api solitarie e altri insetti impollinatori. 

Doris ci fa conoscere le api solitarie. 

Le api solitarie non hanno il pungiglione non dovendo difendere le arnie come le api operaie. Le api solitarie sono senza armi e volano verso il loro albergo dove troveranno la stanzetta singola dove mettere il polline e l’uovo, mi dice Doris

A differenza delle api da miele che vivono in colonie con una regina, le api solitarie sono insetti che vivono in modo indipendente, ogni femmina depone le uova e si prende cura della propria prole. Questi insetti sono importanti impollinatori, svolgendo un ruolo fondamentale per la riproduzione di molte piante, inclusi i frutti che mangiamo. 


Gli hotel per api offrono un riparo sicuro e luoghi di nidificazione per api solitarie e altri insetti utili, proteggendoli da predatori e condizioni meteorologiche avverse.

I Bee Hotel realizzati con materiali semplici e facilmente reperibili, come legno, canne di bambù, mattoni forati, paglia e altri materiali naturali che siano adatti alle api hanno una diversità di fori per ospitare diverse specie di api solitarie. 


Mentre lei parlava conosciamo lei ed io decido di fotografarla mentre esce dalla sua stanza d'albergo e di presentarla a Tommaso Lisa appassionato entomologo, che nel 2001 ha pubblicato per l’associazione francese “r.a.r.e.” il catalogo ragionato sui Cicindelidi della regione del Mediterraneo.

Ha pubblicato Coleotteri rossi e altri insetti dello stesso colore (Danaus, 2021) e, con Exorma: Memorie dal sottobosco (2021), Insetti delle tenebre (2022), Il carabo di Napoleone (2023) e Il grande libro dei tarli. 

Come se lui fosse con noi 

nella felicità più totale di essere amici delle api, degli insetti, delle foglie, degli alberi, della natura tutta essere vivente con noi.

Ippolita Luzzo 



martedì 8 luglio 2025

Giovanna Di Marco Museo di Sabbia scorciatoie narrative


Il seppellimento di Santa Lucia di Michelangelo Merisi da Caravaggio 1608 

c'è un film che si gira e devono incamminarsi verso le Catacombe e siamo nella piazza bianca e rettangolare invasa dai camion della produzione. Partecipiamo anche noi e poi dopo un anno andiamo a vedere il film dedicato a Roberto Longhi storico dell'arte che aveva scritto su Caravaggio e a noi resta la curiosità di conoscerne di più. Nel quadro- Il seppellimento di Santa Lucia - del Caravaggio tanto più si espande il luogo, la scena della comunicazione, tanto più le figure ne sono ricacciate nella propria solitudine

Ho ripensato spesso a quel quadro, a quella verità, e resto lì all'unico dei quadri che ricordo con una precisione intima. 

Scrivo e alzo la testa, davanti ho un'opera di Renato Guttuso, sarà una serigrafia numerata e pagata carissima che rappresnta un cavolfiore e vado a Palermo nella Vucciria animata da Giovanna Di Marco. Opere viventi lei ha fatto, facendo scendere i personaggi dalle tele nelle strade. 

 

A me è piaciuto molto il sottotitolo e Grazia Pulvirenti su Letteratitudine  ne scrive " Il sottotitolo Scorciatoie narrative è, volutamente in sottotono, una indicazione di poetica: la forma breve come scelta stilistica in grado di catturare l’essenziale, di creare cortocircuiti, associazioni fra materiali eterogenei, apparentemente distanti, come forma che, a partire da un minuscolo dettaglio, squaderna, agli occhi del lettore, un universo, lo fa deflagrare, ne raccoglie i frammenti e li ricompone, in nuove infinite tessiture.

Il libro è costruito da racconti che, con uno pluralismo stilistico sperimentale, risulta assai sorprendente: ciascun testo prende spunto da un’opera d’arte, che il lettore incontra nelle tre sale in cui sono raccolti i racconti, accompagnati da note metaletterarie a ciascuna sala, un Prologo e un Epilogo."https://letteratitudinenews.wordpress.com/2025/04/11/museo-di-sabbia-di-giovanna-di-marco-del-vecchio/ 



Fabrizio Coscia su Pangea parla di «ecfrasi», ovvero una descrizione a parole di quadri o sculture. "È il caso di questo Museo di sabbia, titolo borgesiano (Borges è uno dei numi tutelari del testo, insieme a Gesualdo Bufalino, e non a caso in esergo troviamo una citazione da entrambi), per una originale raccolta di racconti che ha come tema e struttura, appunto, l’ecfrasi. Basta scorrere l’indice per averne un’idea: il libro è diviso in tre «sale», ciascuna dedicata a un’epoca diversa – Medioevo, Età moderna, Età contemporanea – proprio come un museo, e in ciascuna sala ogni racconto porta il titolo di un’opera d’arte – quadro, scultura, affresco, altare, monumento funebre, statua – alcune celebri (di Brunelleschi, Piero della Francesca, Antonello da Messina, Bellini, Botticelli, Caravaggio, Giulio Romano, Bernini, Velázquez, Cézanne, Pellizza da Volpedo, Klimt, Kokoschka, Picasso, Guttuso), altre meno (tesori nascosti come la chiesa di San Giovanni in Sinis, la Madonna assisa in trono del Maestro di Castelsardo, il rinascimentale monumento funebre di Adelasia del Vasto nella cattedrale di Patti). Tutte però capaci di diventare motore narrativo." https://www.pangea.news/giovanna-di-marco-museo-di-sabbia/


Marcello Carriero su Artribune "La riscrittura dell’arte, in Giovanna Di Marco, diventa, in un certo senso, l’artificio orientativo degli impulsi, filtro di sensazioni che fanno dei segni materiali del passato lo strumento di connessione con un’assenza. Sarebbe come se l’oggetto osservato restasse sospeso nel ricordo, come se si trasformasse in un desiderio circoscritto da tutto il resto, un desiderio mai detto, un vuoto che resta indescrivibile perché dicibile solo tramite il suo perimetro. È in quest’ottica che Di Marco ci mostra l’altare di Antonello Gagini, nella sua assurda invisibilità connessa al vuoto dello Spasimo di Sicilia (Andata al Calvario), quell’olio su tavola (ora su tela) eseguito nel cantiere di Raffaello Sanzio a Roma nel 1517 e ora al Museo del Prado; sicché, l’occhio di un turista in Provenza o la personificazione della statua di Giuditta di Giacomo Serpotta, non si perdono nell’inabissamento patologico della famigerata sindrome di Stendhal, evitano semmai con cura ogni diagnosi dell’apparenza per portarci sempre al cospetto di scenari onirici, eccentrici, in cui il messaggio lanciato dall’arte involontariamente si crea nella scrittura." da Marcello Carriero https://www.artribune.com/editoria/2025/05/nuovo-libro-museo-sabbia-giovanna-di-marco/

Sono d'accordo con Fabrizio e con Grazia, con Marcello e con moltissimi altri sul godimento che possa dare l'arte anche leggendola. Bellissimo poi il lavoro grafico della casa editrice Del Vecchio editore e le illustrazioni di Maurizio Ceccato. Esergo di Bufalino e Borges e noi insieme 

Ippolita Luzzo 

  Giovanna Di Marco storica dell’arte e docente di lettere, vive e lavora a Palermo. È autrice di articoli afferenti a temi di critica e letteratura artistica, del racconto “Ciulluvì” pubblicato su “Paragone Letteratura” e dei due racconti del libro La sperta e la babba.

Ippolita Luzzo 

lunedì 7 luglio 2025

Domenico Calcaterra Il sistema Calvino


Saggi, ritratti, interferenze


Da molti anni Domenico Calcaterra docente e critico letterario che collabora con riviste nazionali, L'Indice dei libri del mese e Succedeoggi,  dedica i suoi studi a Italo Calvino, e nel 2014 pubblica edito da Mimesis Il secondo Calvino e nel 2025 con Inschibboleth Edizioni pubblica Il sistema Calvino


Diviso in tre parti questa interessante raccolta testimonia la ricerca e la volontà di evidenziare l'idea di letteratura in Calvino e la ricostruzione di senso per attraversare tutta la sua opera e comprenderne l'origine.

Il sistema Calvino  rielabora e sviluppa proprio lo scritto del 2014  insieme ad un intervento del 2023 su Calvino/Berio: tra musica e letteratura 

in Ritratto Provvisorio  leggiamo La leggerezza e la ferita : Calvino di fronte e di spalle del settembre 2017 pubblicato su Doppiozero 

nelle Interferenze Sebald e Calvino, Volponi e Calvino, Garboli scrutatore di Calvino, Le detection incrociate di Calvino e Sciascia.

Leggendo Domenico Calcaterra e la sua ricerca su Calvino agli esordi come un "oulipien ante litteram" impegnato ad aggiornare un "immaginario atlante" mi piace riportare da Doppiozero un segmento dell'articolo di Marco Belpoliti 

"Parlandone in una conversazione dedicata al tema della fantasia, Celati ha sostenuto che la forza immaginativa dello stesso scrivere di Calvino deriva proprio da quel marchio di fabbrica, dall’essere stato, prima ancora che uno scrittore, un disegnatore, Rubino il suo maestro.. Ricordava che, in una delle conversazioni avute con lui a Roccamare, Italo si era definito il maggior scripturalist italiano, un termine che Celati dice di non sapere bene dove l’avesse trovato, ma che a suo avviso appariva perfetto nel definire il “lavoro di fantasia che seguiva certi spunti narrativi e usava la scrittura come una specie di disegno a mano libera”

 Ai cento anni della nascita di Calvino L’affaire Calvino non ha mai smesso di interessare non solo critici e scrittori ma anche chi come me  ha vissuto con Le città invisibili di Calvino come testo profetico da far conoscere ai miei alunni, e ha imparato a memoria Le lezioni americane, e poi sono ritornata alle fiabe pubblicate nel 1956 dalla casa editrice Einaudi, che costituiscono la prima raccolta di fiabe popolari estesa all'intero territorio nazionale e poi I racconti pubblicati nel 1958, amatissimi. Nei racconti vige una ricerca del rapporto della realtà e immaginazione, una realtà difficilmente padroneggiabile. Nella nuvola di smog  ad un certo punto "il protagonista si convince che deve pur esistere una nuova immagine del mondo che riscatti il grigiore, salvando tutta la bellezza che andava perduta"

Ho amato Il barone rampante dove "realtà e scrittura, il mondo e la sua descrizione, si confonde cucendo insieme vita, idee, e sogni. Un mondo ingarbugliato che lo scrittore prova a sfidare quantomeno sulla pagina. 

Gli alunni mi dicevano che quando parlavo di Calvino mi trasfiguravo e aggiungevano di accorgersi quanto mi piacesse e credo che il desiderio di Calvino di trasfigurare la realtà attraverso la letteratura ameno con me e soprattutto con Domenico Calcaterra sia stato raggiunto. 

Consigliando vivamente la lettura di questo suo libro sono felice di parlarne qui nel Regno della Litweb 

Ippolita Luzzo 

mercoledì 2 luglio 2025

Nicola Argenti su Pezzi dal Regno della Litweb

 

#14 Pezzi : dal Regno della Litweb – Ippolita Luzzo

Giugno 18, 2025

PEZZI – dal Regno della Litweb di Ippolita Luzzo Città del Sole Edizioni

I PEZZI DI UNA MACCHINA DEL TEMPO


Quando ho letto i Pezzi di Ippolita Luzzo sono immediatamente tornato al breve arco dei miei 16-20 anni, periodo nel quale scrivevo in maniera forsennata e affamata. A differenza dell’autrice, viscerale ma chirurgica, quel che veniva fuori al sottoscritto era il ritratto della camera disordinata di un adolescente-giovane uomo. Ma cosa è che scrivevo? Pensieri sparsi, abbozzi immondi di poesia, imbrattamenti vari, e chiamavo tutto questo “i miei pezzi”, non sapendo (o non volendo) dargli già la denominazione certa di “poesie” o “racconti”. Particelle impazzite, elettroni ribelli, protoni malinconici e fotoni adolescenziali, tutti utili a comporre il tessuto temporale della mia piccola esistenza, con un futuro incerto e con una immatura percezione dei pochi anni vissuti.


E anche i Pezzi di Ippolita ricordano il passato, rimandano a tempi nei quali lo scrivere era verace, fluido, un fiume in piena. Una scrittura, la sua, che riesce in modo semplice e diretto a dar voce alle emozioni più intense, alla rabbia, all’incredulità, allo struggimento e – perché no – all’ingannevole senso di felicità.


L’autrice apre visioni quantistiche su una vita scandita da appassionate letture, tradizioni, lunghe e accalorate riflessioni, silenziose conclusioni. Ci sono pagine di piccole storie, racconti, scritti fulminei che passano inosservati e questo libro è, invece, una traccia, una mappatura (termine a me caro e con mille declinazioni), una capsula del tempo: perché qui non c’è solo l’autrice, con le sue istantanee di presente e passato, ci sono moltitudini, intere comunità, uomini e donne con brandelli di attimi vissuti e dimenticati, ferite nascoste, gioie inattese e scatole di cimeli dai quali è impossibile separarsi. Tutto gelosamente conservato in questa capsula che è, al contempo, un manuale per ritrovarsi, per riscoprirsi.


Umberto Eco diceva: Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria. Chi legge avrà vissuto 5.000 anni: c’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’infinito… Perché la lettura è un’immortalità all’indietro.

Insomma, non lontano dal parlare di una vera e propria Macchina del Tempo.

E qui, tra queste pagine, troviamo le Istruzioni:

Come riportare l’Amore alla sua forma originaria, riscoprirlo negli angoli remoti dello spaziotempo, là dove nessuno lo cerca più:

[…]

"Detto così l’amore esiste, è il motore della vita, del nostro essere individui sociali, del nostro credere e combattere per amore.

[…]

dovremmo riprendere in mano, nel particulare la potenza del sentimento si rimpicciolisce e si ingrandisce sui bisogni elementari del singolo: bisogno di essere riconosciuti; bisogno di essere vista bella, bellissima, unica, grande; bisogno di dominare, di possedere, di mangiarsi quasi l’altro e di esserne divorata; bisogno inesausto di stare con l’altro per fonderlo e poi insieme distanziarlo per muoversi.

[…]

Esiste quello che non hai, perché più bello sarà andare a cercare amore nelle pieghe di una tovaglia che ondeggia, nella ballata sul mare salato di Hugo Pratt, che riscritta su un telo si asciuga al sole di una terrazza al caldo vento di Agosto."

****

2. Proiettarsi in un futuro, che è già presente, dove le tradizioni non sono luoghi comuni:

[…]

"Io non sono una donna del Sud

Non ho mai fatto la salsa di pomodoro

Le melanzane ripiene, la conserva di peperoni.

[…]

Non vado a matrimoni, battesimi e prime comunioni

Non vado neppure ai funerali.

[…]

Non spedisco barattoli a mio figlio, non stiro le camicie

[…]

Il sud lo porto nel sangue, nel suo colore, nel suo calore

Nella storia, nel presente,

Nel mio viso da bambina

Nel dolore delle mamme,

Delle donne

Sempre attente, sempre pronte

Sempre vigili e custodi

Di una cura sempre eterna."

****

3. La relatività ristretta ci dice che spazio e tempo sono malleabili. Proviamo a modellarli in modo diverso:

[…]

"Mi sono riletta te e la fattoria degli animali, mi sono spaventata perché tu e tanti altri profetizzate con favole, con film, con canzoni, l’anno che verrà con dettagli minuziosi.

Profetizzate e ci richiamate a svegliarci.

È Primavera, svegliatevi bambine, alle cascine, che festa di colori…

Possibile che non possiamo svegliarci e impedire un corso della storia pericoloso?

Possibile che il corso delle cose ci trascini come un fiume inarrestabile travolgendo argini e steccati?

Possibile che risucceda, come Vico, corsi e ricorsi, e tutto venga di nuovo a galla?

Razzismo, fascismo, saluto romano, organizzazioni militarizzate, odio sociale, povertà, spregio della cosa pubblica, irrisione, e urla.

Chi urla di più vince?

Fiorirà l’aspidistra in estate, fioriranno altri fiori a primavera e non vogliamo che i nostri fiori si bagnino di sangue."

****

4. Oggi come ieri, come particelle nell’intreccio quantistico, siamo legati ad uno stato ben preciso, indipendentemente dalla distanza che ci separa da quel che è stato:


"L’invenzione più innaturale del nostro secolo è stata la famiglia monocellulare: costringere un uomo e una donna a coabitare da soli sotto lo stesso tetto, in una stessa stanza detta stanza matrimoniale, impropriamente.

[…]

Costringere due esseri diversissimi a occuparsi, vita natural durante, di una prole sempre più ridotta all’unità, unico e solo prodotto di un connubio, beh a volte due, a volte tre.

Così sperimentiamo la convivenza fra due individui che nulla hanno in comune se non la diversità. Così elaboriamo comportamenti e tradimenti per sopravvivere a un inferno.

[…]

E su una illusione si sono gettate le basi per un vivere male, infelici, scontenti, separati e perdenti, in una condizione che è solo virtuale, quella del vivere insieme, in un matrimonio che proprio non c’è, che nella storia di tutti i tempi non è mai mai mai, altrimenti dove sarebbe la novità?"


La destinazione di questo viaggio nelle pieghe del tempo, ora, appare chiara. Siamo noi stessi. Legati indissolubilmente al nostro passato, con infinite possibilità di cambiamento. Basta avere la volontà.


****

Non bastasse questo, Ippolita ha il potere del creare sinergie e connessioni, e non solo tra persone. Con questi Pezzi è in grado di farci immedesimare nelle sue storie, di farci entrare dentro, sentirci tutti un po’ parte di questa grande narrazione. Sembra banale, forse lo è, ma rifletteteci bene: ci ritroviamo azzeccati in uno spazio troppo stretto, “tutti stipati” (diceva un poveraccio…), ma è con la vicinanza che si comprende l’altro, che si riesce ad attaccar bottone, è quando ci si trova costretti faccia a faccia – mentre i corpi, compressi, si riscaldano – che ci si decide a parlare. E insomma, Ippolita ci afferra, ci catapulta in un viaggio in metro nell’ora di punta, in un’infernale bolgia di Capodanno in piazza, e ci costringe a parlare, a, a confrontarci, a chiederci come va, guarda che nuvoloni oggi e poi, all’improvviso, che ne pensi dell’Amore?

Eh? Come? Ma non parlavamo del tempo?

A Ippolita importa poco. Il meteo, l’amore, le assenze, le tradizioni, il Sud, la pasta, il sugo, gli uffici postali, tutto insieme, tutti “pezzi” di qualcosa che chiamiamo vita, ed è inutile disperarsi: l’amore conta come il QR code dello SPID che non funziona. Anzi, se ci pensate, entrambe le cose fanno soffrire parecchio.

E la riprova di questo suo potere è l’enorme comunità che ha saputo creare.

Pezzo dopo Pezzo.

“Perché mille auguri, tanti auguri? Uno solo non basta?”

Auguri, Ippolita, per questi 13 anni di Litweb e per altri innumerevoli viaggi nel tempo. 


argenti.nicola https://tabaccofreddo.it/14-pezzi-dal-regno-della-litweb-ippolita-luzzo/?fbclid=IwY2xjawLRnAtleHRuA2FlbQIxMABicmlkETE0ZDFqajNFN2tvTTNYQ2ZNAR7Pn9zSu-qiuSTRMSH5gDrOfrVj7C8I531dyhU0qw3RB0IqyBYqX6UgHP73RQ_aem_T_RkKqmi1gfJkoyOc7MvpA


lunedì 30 giugno 2025

I gradi di conoscenza

 I gradi della conoscenza fra noi. Una porta e una casa. Nella cooperativa dove abito da più di trent’anni ci sono almeno una ventina di nuclei abitativi, sono almeno queste le porte che si aprono e si chiudono per altrettante case. Conosco i visi degli abitanti, di alcuni di loro anche il nome. Li saluto e mi salutano se mi incontrano e alcuni di loro conoscono anche il mio nome. Il grado di conoscenza fra me e i miei vicini di casa non è andato quasi mai oltre un pur educato saluto. Col tempo alcuni hanno venduto casa e si sono avvicendati altri vicini e ci salutiamo con lo stesso ciao. Il grado di conoscenza chiude la porta dopo il ciao. Esco per fare la spesa e il grado di conoscenza si amplia agli esercenti dei bar, dei negozi di frutta e verdura, nei negozi di generi alimentari, nella latteria, nel panificio. Molti conoscono il mio nome, la mia professione, io conosco di alcuni di loro il nome, loro sono gentili e anch’io lo sono e il grado di conoscenza finisce nel momento in cui io esco e si chiude la porta del negozio. Il grado di conoscenza sale in centro e sul corso cittadino parcheggia. Ora è diventato quasi un personaggio e saluta con educazione la libraia, il barista, il farmacista, ai saluti si aggiunge una chiacchiera ed è una consuetudine dei piccoli centri l’accoglienza verso i clienti. Ma ci conosciamo? 

giovedì 26 giugno 2025

Gli Istrici di Valentina Di Cesare


Conosco Valentina Di Cesare dai suoi primi libri. Conosco lei personalmente per un incontro conservato gelosamente nella mia memoria.  Il 6 febbraio ne annunciava la nascita “Oggi esce "Gli istrici" per la Casa Editrice Caffè Orchidea, diretta da Giuseppe Avigliano. L'editing è di Francesco Borrasso ( che ringrazio per la cura) e la copertina è di Stefano Marra. Il primo editing, quando questo libro era ancora un manoscritto, è di Dafne Munro."

"L’emigrazione è uno dei grandi tabù italiani, lo è da due secoli e temo lo sia ancora adesso" dice l'autrice in una intervista ed è ciò che più ci accomuna, noi del Sud, nel vedere abbandonati paesi, case, strade. Nel vedere chiudere scuole, ospedali, guardie mediche, nel vedere senza servizi interi quartieri ormai abitati da anziani o da nuovi immigrati, totalmente estranei al territorio, e che non serberanno alcuna memoria dei luoghi. 

 Nel mio personale #salonedellibro2025 stanno Gli istrici di Valentina Di Cesare e con lei e con loro dico ciò che leggo nella quarta di copertina: “Resistere? Loro resistono, vorrai dire. Io non resisto a nulla, io sto qui, sono nato qui.” E ancora a pagina 11 “Piano piano erano partiti in tanti, le case si chiudevano, il vicinato si sfoltiva come un tronco potato da gigantesche forbici, che scartavano tanto le gemme a legno quanto le gemme a fiore. Gli anni intanto continuavano a trascorrere, sfrontati, riverenti alle trasformazioni, ossequiosi ai mutamenti. Poi, un giorno, i superstiti iniziarono a guardarsi intorno e si accorsero di essere sempre meno, sempre più piccoli, soli, sparpagliati, stanchi di commemorare. Fu così che i ricordi si ammutolirono e nessuno ebbe più voce per loro. Il passato era talmente distante che recuperarlo costava troppa fatica; chi se n'era andato lo aveva fatto per mille ragioni e chi era restato, invece, lo aveva fatto quasi senza domandarsi il perché, procedendo in una vita senza impeti, sollevandosi ogni giorno su quelle piccole strade come una pianta selvatica infilata nelle fessure dell'asfalto. Senza parole, il paese era appassito, respirava ancora, sì, si teneva in piedi, ma niente più, oltre a quell'irrequieta stanchezza. I mesi si avvicendavano fiacchi. Il tempo si disfaceva così tutti i giorni, trascorreva con indolenza innaturale.” 

Leggendo leggendo  ritrovando nella protagonista tutti noi che abbiamo visto scomparire i vicini di casa, il quartiere ora disabitato, le saracinesche chiuse, i negozi scomparsi. Benché io viva in una cittadina di pianura ho visto molti quartieri del centro storico subire la sorte di questo piccolo centro dell’Abruzzo aquilano: Castel di Ieri, piccolo paese della Valle Subequana, un antico bacino dell’Abruzzo interno, in provincia de L’Aquila. Il paese si trova lungo il tracciato romano della Tiburtina Valeria. La città più vicina, Sulmona, dista circa venticinque chilometri. Dalla seconda metà del XIX secolo, il paese ha assistito a una progressiva diminuzione dei suoi abitanti.

  “I cambiamenti si scorgono col tempo, quando un fatto accade non significa niente, ma alle strade e a quella piazza deserta Francesca non si era ancora abituata. Tanto vi aveva udito voci e visto gente transitarvi, che certi giorni aveva un senso di straniamento e si domandava dove fossero finiti il passato che aveva vissuto e il futuro che aveva immaginato. Guardandosi intorno come una turista di passaggio, scopriva di tanto in tanto un lavoro iniziato e mai finito intorno a un tetto, la porta di un vecchio fienile sfondata (da chi? E per quale motivo?), un cartello con su scritto vendesi', una gettata di cemento sopra una buca. Il paese era suo, lì era nata e aveva trascorso ogni giorno, eppure da un po' lo scrutava smarrita come se appartenesse al vento o a un mago maldestro che lo distruggeva lentamente, nell'indifferenza dei pochi rimasti. “

Un libro per riflettere su ciò che stiamo diventando, senza passato, senza futuro, senza nulla da conservare. Un libro può, scrissi un tempo, un libro come questo può far conoscere ciò che giornalmente viene sottratto al territorio denudandolo nella tristezza infinita dei tempi presenti. 


Gli Istrici: Benché sia il titolo noi questo  mammifero, presente in quasi tutta l’Italia centro-meridionale, lo vediamo  una volta soltanto nel testo e il suo destino è ingrato, nonostante gli aguzzi aculei a difenderlo.

Ippolita Luzzo 

Valentina Di Cesare vive a Milano, dove insegna Lettere nella Scuola Secondaria di Primo Grado e lingua italiana a studenti stranieri.

Ha pubblicato i romanzi “Marta la sarta” (Tabula Fati, 2014) tradotto in lingua tedesca, romena e araba, “L’anno che Bartolo decise di morire” (Arkadia, 2019, “Tutti i soldi di Almudena Gomez” (Polidoro, 2022). I suoi racconti sono presenti in diverse antologie di narrativa italiana contemporanea. Ha curato con Michela Valmori l’antologia “E c’erano gerani rossi dappertutto. Voci femminili della diaspora italiana in Nord America” pubblicata da Radici Edizioni, e per la stessa casa editrice cura la collana “Strade dorate” dedicata

alla letteratura della Diaspora italiana e italofona.

lunedì 9 giugno 2025

Tredici anni di Regno della Litweb


Scherzo o son desto? ed era "
Sogno o son desto" frase resa famosa da René Descartes nei suoi "Meditazioni metafisiche". Cartesio pose la domanda come punto di partenza per la riflessione sul dubbio e sulla ricerca della verità, ponendo in discussione la validità delle sensazioni e della percezione del mondo. 


Sono veramente Tredici anni e sogno o piuttosto scherzo o son desto è l'asserzione di uno
 stupore  come se non si fosse sicuri se si stia sognando o si stia realmente vivendo quella situazione. 

Come sia stato possibile affidare ad un blog, Il Regno della Litweb, i giorni, i mesi, gli anni del vivere, farne il testimone di anni in trasformazione e testimoniare a sua volta la vitalità è ancora un bel dirsi. 

Dal blog poi le opportunità di conoscenze, di stima e di inviti. Invitata a far parte in giuria del Premio Brancati, come lo fu anche Pier Paolo Pasolini, invitata in giuria al Premio Malerba, come lo fu anche Walter Pedullà, invitata ora in giuria al Premio letterario LibrinFestival e la lista si allunga moltissimo basterà guardare su internet quanto il mio scrivere qui mi abbia regalato in questi anni. 

Ieri il blog ha compiuto tredici anni e conserva l'entusiasmo di una adolescente e questa frase ho fatto scrivere sulla mia partecipazione questo anno a 𝐃𝐢𝐕𝐞𝐫𝐬𝐢𝐨𝐧𝐢 // 𝐚𝐠𝐞𝐧𝐝𝐚 𝐩𝐨𝐥𝐢𝐭𝐢𝐜𝐚 𝐩𝐞𝐫 𝐥𝐚 𝐩𝐫𝐨𝐬𝐬𝐢𝐦𝐚 𝐯𝐨𝐥𝐭𝐚 ,  passeggiando ancora e spesso per le vie cittadine mantenendo respiro in un territorio asfittico. 

Tredici anni di letture, di libri arrivati senza essere richiesti ma che giungevano percorrendo la strada della stima, di una riconosciuta competenza almeno alla qualità. 


Tredici anni di felicità a scrivere pezzi, a raccogliere pezzi che verranno pubblicati, richiesti proprio dalla casa editrice Città del Sole e recensiti su moltissimi siti letterari.  

Durante gli anni si è trasformato il nostro stare, il nostro dire, mantenendo però alcune costanti: il credere vero, il credere giusto, il credere sano, il sapere, il conoscere, il poter verificare le fonti, il poter  dubitare e non dubitare come ci insegna Cartesio nel "Discorso sul metodo". 

Credo che in tutta la Calabria sia il blog di più lunga storia ma aspetto chi voglia confutare questa asserzione

Tredici anni di libertà, di chiacchiere e decisioni nel Regno libero della Litweb

Ippolita Luzzo 


venerdì 6 giugno 2025

Patrizia Tocci In difesa delle imputate di Laudomia Bonanni

 


Tre volte finalista al Il Premio Strega, Premio Viareggio, Premio Campiello, premio Bagutta  eppure io e la mia amica, pur docenti di lettere e lettrici instancabili, non abbiamo mai sentito parlare di Laudomia Bonanno e ce ne facciamo un rimprovero su chissà quanti autori e autrici ci sfuggano. 

Laudomia è nata nel 1907 ed è morta nel 2002 quasi centenaria dunque ha attraversato tutto il secolo scorso. Di età simile ai miei nonni anch’essi nati nei primi anni del novecento. Nel 1948 Laudomia vince un importante premio, creato da Gli amici della Domenica, quasi un Premio Strega, avendo in giuria Maria Bellonci, Alberto Moravia e altri nomi di grande importanza e nel 1950  vince il premio Bagutta opera inedita, mai assegnato a una donna fino ad allora. Ha pubblicato con Bompiani e fu, come ho già detto, finalista al Premio Strega. Il suo libro ultimo La rappresaglia fu pubblicato postumo dopo che l’autrice aveva subito un lungo isolamento. Ora dopo un periodo di dimenticanza vi è una Associazione che porta il suo nome e si occuperà, come ha già fatto, di pubblicare le sue opere dalla Rappresaglia a Il fosso, L’imputata, L’adultera. Molti critici ora la studiano e fra questi Patrizia Tocci con questo suo interessante saggio. Patrizia analizza il primo lavoro di Laudomia Notarelle scolastiche e poi Le imputate. Storie di donne di una vedova Anna che vive in un Casamento con molti altri nel periodo della guerra e del dopoguerra. Viene raccontata la forza di reazione delle donne quasi donne mitiche. Leggendo Patrizia conosciamo L’adultera, libro del 1964, premio selezione Campiello e poi tradotto in francese.  Dopo quel libro la scrittrice attraversa dieci anni di buio creativo. Questo libro è una specie di giallo  psicologico, libri simili venivano letti con voracità da Laudomia. Mi immergo nel libro di Patrizia e trovo un bellissimo pezzo sui bambini che somigliano a un chicco di Malvasia e ritorno anch’io all’infanzia che aveva il sapore della Malvasia.

Nelle città invisibili Italo Calvino mette il nome di una città e la chiama Laudomia e sembra si sia ispirato al racconto Il fosso di Laudomia. Un saggio che continuo ora a leggere nella piacevolezza della lettura ed incontro Laudomia scrivere sul Corriere della sera un articolo su I solitari abruzzesi dove parla di Silone, e di altri autori abruzzesi e di D’Annunzio da lei amatissimo. Giorno 4 giugno 2025 il libro viene invitato agli archivi del Il Vittoriale degli Italiani; nel saggio ci sono infatti 2 capitoli dedicati ai rapporti e alle citazioni con il suo conterraneo D’Annunzio.   

Un grande grande a Patrizia per averci fatto conoscere Laudomia Bonanni

Ippolita Luzzo 



Patrizia Tocci è nata nel 1959 a Verrecchie (AQ). Laureata in Filosofia all’Università La Sapienza di Roma, insegna materie letterarie e vive a Monza.

Studiosa di Eugenio Montale, di Laudomia Bonanni e più in generale del Novecento, è stata presidente dell’Associazione Internazionale di Cultura “Laudomia Bonanni” (sezione “L’Imputata”, L’Aquila)  Collabora con il quotidiano abruzzese regionale IL CENTRO, con varie rubriche  settimanali: Alfabeto dedicata a Dante Alighieri; Carboncino, La Valigia di cartone, Diacromie, Erbario, Il setaccio.

Ha pubblicato il romanzo Nero è il cuore del papavero, con la prefazione di Paolo Rumiz, per la casa editrice Tabula fati Chieti 2017 Con questo libro la scrittrice ha vinto il Premio nazionale di Narrativa intitolato a Vittoriano Esposito ( comune di Celano), è stata finalista al premio Abruzzese per l’editoria nel 2017; finalista nel concorso festival Controsenso e ha vinto il primo premio nel concorso nazionale “Quel libro nel cassetto.”; finalista con menzione speciale per il racconto “Gli Sperduti” al FLA a di Pescara 2020

Per la poesia ha vinto il premio Scrittori di Montagna,; il Marianna Florenzi, per una lettera d’Amore, con la giuria presieduta da Cesare Garboli; il premio Tagliacozzo e il premio Libero de Libero.

Nel 2021 ha dato alle stampe Alfabeti : le parole di Dante, Tabula fati. Per questo libro ha vinto nel 2020 il premio Internazionale A. Ferrariis Città del Galateo per la saggistica ed è stata finalista al premio per l’Editoria abruzzese. Nel 2021 ha pubblicato I semi del silenzio poesie \1990-2020 dalla Tabula Fati, volume che ha vinto il primo premio per l’editoria abruzzese nel 2023.

Nel 2024 ha pubblicato un saggio Le viole raccontano, incentrato sul rapporto Duse – d’ Annunzio in una antologia che celebra il centenario della morte di Eleonora Duse. L’ antologia é stata pubblicata da Solfanelli editore.


lunedì 2 giugno 2025

Vincenzo Politi scrive su Pezzi dal Regno della Litweb


29 dicembre 2024 su Goodreads: Scrive Emanuele Trevi a proposito di Amelia Rosselli:

"So che un severo studioso storcerebbe il naso di fronte a una simile conclusione, ma io sono convinto che un vero poeta, o una vera poetessa, siano qualcosa in più della loro opera, della somma aritmetica dei loro libri e dei loro versi, e che quell'opera è la diretta conseguenza, la manifestazione concreta sia della loro vita che della loro incapacità di vivere. Nella sua essenza più profonda, la poesia è la forma suprema della biografia."


Ovviamente, io non sono uno scrittore colto e sopraffino come Emanuele Trevi, né Ippolita Luzzo può essere paragonata ad Amelia Rosselli, non foss'altro per il fatto che è viva e quindi, in quanto italiana vivente, non può essere per principio definita 'una grande'. Eppure, cominciando a scrivere questa recensione, non ho potuto non pensare alle parole di quel gran capolavoro che è Sogni e Favole, per almeno due motivi. Il primo, più superficiale, è che sia io che Ippolita Luzzo siamo grandi fan di Emanuele Trevi: lo leggiamo, lo ammiriamo, abbiamo fatto il tifo per lui (e per Rocco Carbone, e per Pia Pera) allo Strega. Il secondo, più importante, è che per poter parlare di Pezzi di Ippolita Luzzo bisogna anche parlare di Ippolita Luzzo.


Lei è una professoressa in pensione che, per passione (letteraria) o disperazione (sociale e civile), nel 2012 apre un blog in cui recensisce libri, parla di scrittori, scrive cose sue, poesie, riflessioni, commenti e pensieri. Infaticabile, Ippolita aggiorna il suo blog a ritmo frenetico: crescono le visualizzazioni, aumenta la visibilità. Migliaia, decina di migliaia, centinaia di migliaia di visitatori: il suo blog diventa, se non un grande impero, per lo meno un piccolo regno, il regno della 'Litweb', ovvero della letteratura (fatta e discussa) sul web. E siccome nella mitologia greca Ippolita era la Regina delle Amazzoni, la blogger Luzzo non può essere da meno e diventa per tutti, quindi, 'la regina della Litweb'. Anche se ha da tempo abdicato al ruolo di regnante (perché quello della Litweb è un regno libero e pure un po' anarchico, non una monarchia), in qualità di (ex) regina della letteratura sul web Ippolita Luzzo è entrata a far parte della giuria del Premio Brancati, del Premio Malerba, del Premio Comisso 15 righe, gira per fiere e festival, va a parlare nelle scuole... E pensare che tutto è cominciato con un blog, uno dei tanti, nato dieci anni fa!


Io l'ho conosciuta per caso. Sempre in quel territorio virtuale che è internet, si scopre che abbiamo alcuni amici in comune. Io posto le mie recensioni su Facebook e lei le legge, le trova divertenti, mi fa entrare di diritto nel Regno e allora anch'io divento un vassallo della sua (ex) corte. Lei ride sempre, sorniona e birichina. Poi dice che sono il suo talismano, e un po' ci crediamo per davvero, sia io che lei. Soprattutto, a distanza di una decade, Ippolita continua a perseguire un solo obiettivo, che non è quello di mettere al centro sé stessa ma semmai la letteratura, quella dei margini, viva e negletta, che cresce come i rovi, come i fiori selvaggi. Si tratta della letteratura nata per amore della letteratura e non per compiacere il mercato editoriale, portata avanti da scrittori emergenti (spesso ignorati o snobbati dai recensori della carta stampata) ed eroiche case editrici di piccole o medie dimensioni (e di piccoli o ancor più piccoli introiti). Una missione, quella di Ippolita Luzzo, che è anche una passione; e viceversa.


Pezzi è una selezione di, appunto, alcuni 'pezzi' del blog di Ippolita Luzzo, scritti fra il 2012 e il 2018. Più che le recensioni, questo libro raccoglie le sue riflessioni e le sue poesie, in cui argomenta che viviamo in un "secolo sperimentale", o in cui parla di un incendio all'ufficio comunale, o in cui afferma, in quella che è una delle sue poesie più belle, di non essere una donna del Sud. Quella di Ippolita è una scrittura che a volte sembra contorta e volte sembra prenderti bonariamente in giro. I vari pezzi, che paiono sconnessi, sembrano portare avanti un discorso vorticoso e a volte ermetico, che si spezza, si ricompone, insegue un'idea, poi ne insegue un'altra, alla fine ritorna al punto di partenza perché per andare avanti bisogna anche saper tornare indietro, o addirittura rimanere fermi.


Per tornare alle parole di Emanuele Trevi, se è vero che ogni poesia è un po' una biografia, in questi Pezzi è possibile leggere un po' di Ippolita Luzzo. Tuttavia, è doveroso tenere presente che la vita di Ippolita Luzzo eccede quest'opera: Pezzi non è che un 'pezzo' di tutto quello che lei ha scritto e continua a scrivere. Laddove molti scrittori italiani continuano a non comprendere il presente, quasi come se non lo vivessero, parlando di personaggi che ricevono telefonate al numero fisso di casa, scrivono cartoline, al massimo ricevono un messaggio sul cellulare o una mail, ma mai nessuno che trascorra ore su internet; laddove quegli stessi scrittori, al contrario dei loro personaggi intrappolati in un eterno 1995, passano giornate intere su Facebook, dove si proclamano grandi scrittori benché incompresi, Ippolita Luzzo, con il suo blog e con i suoi Pezzi ci dimostra che è possibile fare letteratura anche su internet, che la litweb può essere cambiamento, possibilità e forme nuove, e che gli amici possono incontrarsi anche in luoghi che non ci sono.

Vincenzo Politi è nato in Germania, è cresciuto in Sicilia, ha vissuto a Roma, Manchester, Londra, Bristol, Città del Messico, Parigi e Lione e a Oslo, dove si è occupato di etica dell’innovazione. Ricercatore in filosofia della scienza presso l' Universitat Autònoma de Barcelona dal 2022

Nel tempo libero legge, guarda film, scrive recensioni, poesiole e racconti.https://www.goodreads.com/book/show/60829475-pezzi-dal-regno-della-litweb