Leggere bene, con Liliana Madeo, leggere la storia come se fosse un romanzo. Liliana Madeo, giornalista delLa Stampa, si occupa qui di una vicenda che l'ha molto presa tanto da indagare e conoscere meglio l'amicizia fra due donne potentissime nella Bisanzio del VI secolo dopo Cristo, alla corte dell'imperatore Giustiniano.
Antonina e Teodora le potenti di Bisanzio è il sottotitolo del romanzo, e sembra la biografia di entrambe, tanto la ricerca è accurata.
Antonina è però la protagonista, Antonina morta e infamata, Antonina qui raccontata dalla figlia Giovanna, dallo storico Procopio, cronista dell'epoca terribile in cui la vicenda si svolge. Antonina, vedova di un mercante e sposa di Belisario, il più grande generale dell'impero.
Guerre e intrighi, tradimenti e torture, si succedono in una storia sempre crudele e in bilico fra esaltazioni e umiliazioni. L'amicizia fra Teodora, moglie dell'imperatore Giustiniano, e Antonina, moglie del più valente generale dell'impero, si snoda fra avvenimenti storici terribili, dettati dalla sete del potere, più che dalla voglia di ricchezza, dettati da rivendicazioni di ruoli, da voglia di riscatto e di autorità su tutto. Calpesteranno entrambe figli e affetti pur di soddisfare ambizioni e pur di sentire sempre di avere in mano lo scettro del comando. Il segno del comando, lo intitolerei io.
Raccontato con grande maestria, il romanzo è avvincente e ci invita a riflettere sulla orribile contemporaneità con questi nostri tempi insanguinati da anni e da guerre altrettanto insensate, sofferte dal popolo, sofferte da chi, incolpevole, si trovi in mezzo nei giochi di potere.
Scorrono le immagini della guerra in corso nel mentre io leggo le guerre del sesto secolo dopo Cristo. Con Liliana Madeo, leggiamo intrighi e invasioni, generali e potere, terribile potere che sevizia l’umanità e nel nostro terrore cerchiamo rifugio nella letteratura.
Ippolita Luzzo
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