…le erbacce rinascono"
è troppo facile recitare quello che già tutti sappiamo
è troppo facile confondere la caricatura delle luna con la caricatura di un dito
ti ho dato tutto quello che mi restava formica azzurra
ti ho offerto il mutuo appoggio nella lotta per la sopravvivenza
ti ho lasciato aperte tutte le vie di fuga se non fossimo riusciti più a parlarci
formica azzurra la parola dell’uomo può uccidere
o essere un canto"
l’ombra di un attore sul palco
un passo nell'autentica nudità"
Da molto tempo mi ripromettevo di scrivere su questo testo molto interessante di Massimiliano Palmese. Lo avevo letto una notte buia dell'agosto 2015 al seguito di chiacchierata, molto amicale, con l'autore, sui premi letterari. Massimiliano è stato finalista al premio Strega nel 2006, al terzo posto, con il suo romanzo d'esordio "L'amante proibita".
In quell'occasione lessi Il caso Braibanti ora in scena sui teatri italiani. Il testo è stato pubblicato nella collana Teatri di Carta dell’editore Caracò di Bologna
Con la regia di Giuseppe Marini, gli interpreti Fabio Bussotti, Mauro Conte, le musiche live Mauro Verrone Il caso Braibanti rievoca un assurdo caso giudiziario degli anni sessanta, il processo ad Aldo Braibanti, partigiano, artista, filosofo e naturalista, accusato di plagio verso Giovanni Sanfratello.
Assurdo, come il teatro dell'assurdo ci appare spesso il risultato della raccolta di atti quotidiani, del vivere fra i riti familiari e sociali, dello stare nelle carte processuali, dell'essere giudicati e processati per aver scelto quel che sembra difforme all''ortodossia imperante. Il processo Braibanti ci insegna che tutto può essere processabile, tutto, dal loro legame ad ogni altro comportamento diverso fino alla troppa castità intellettuale e fisica.
"la mia libertà è questo volere la necessità del mio sforzo"
Il testo di Massimiliano accoglie nelle sue pagine conclusive la poesia di Braibanti: Trasvoliamo, il congedo di Braibanti
Trasvoliamo
va’ formica azzurra
questo è un congedo provvisorio
tu da me
io da un mondo che mi diviene estraneo
quasi in silenzio
io e tu
poche parole ci devono bastare per vivere
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