martedì 7 novembre 2017

Lidia Ravera all'Uniter

 Non perdere la grazia anche quando si va a fondo.
Dopo i saluti del Presidente Italo Leone, comincia l'anno sociale dell'Uniter, Università della terza età di Lamezia Terme al suo ventinovesimo anno di età. Comincia con la parola grazia. 
Mantenere la grazia, uno stato di grazia, anche e soprattutto davanti alle difficoltà, agli inciampi, all'età che ci trasforma, restando sempre noi stessi. 
Inizia così Lidia Ravera il suo incontro con i soci dell'Uniter, riprendendo le ultime parole del video a lei dedicato, riprendendo le parole che stanno sulla fascetta del suo libro. 
L'incontro fortemente voluto da Costanza Falvod'Urso ha visto un pubblico attento ed interessato nell'affollata sala, sede dell'Associazione.
"Scrivere è un atto di guerra contro gli stereotipi, contro il cliché della vecchiaia come un buco nero, anzi questo tempo, il terzo tempo dovrà essere portatore di meraviglia, si può finalmente inventare" 
Prendo appunti essenziali sulle parole di Lidia Ravera, sul come possa essere un declino invecchiare insieme in una coppia e vedere nell'altro tempus fugit.
Mi ricordo un pezzo di De Crescenzo, quando lui con ironia garbata interrogava il suo specchio domandandosi come fosse invecchiato visto che ogni giorno controllava il suo viso senza scorgere cambiamento ed all'improvviso, zac, si vede vecchio, vecchio ma giovane. 

Lidia Ravera e le età della vita degli uomini "Infanzia, adolescenza, maturità, e poi di nuovo adolescenza e infanzia. E il cerchio si chiude con l'infanzia, l'uomo di nuovo bisogno di cure" come quel famoso indovinello su chi fosse l'animale che dal mattino della vita gattona su quattro gambe poi su due e poi su tre gambe.
Non annoiarsi, mi sembra il suo l'imperativo categorico, d'altronde dai sessanta ai novanta ci stanno trenta anni, e non si può considerare chiusa e guardare con disprezzo una fase lunghissima della vita. 
I suoi romanzi sono utili, ci sta dicendo, una stampella, quella stampella, chiamata letteratura, aggiungerei io.
Scritti per urgenza di comunicare, per creare relazione, per il piacere di sorprendersi ancora e di possedere quella grazia, quella levità per correre di nuovo.    
Ippolita Luzzo 

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