Il dono di Prometeo, il libro di Massimo Iiritano, traduce e interpreta un passo di Eschilo tratto dal Prometeo incatenato. Nel dialogo con il coro che chiede a Prometeo la ragione del suo gesto, Prometeo risponde di aver rubato il fuoco agli dei per donare agli uomini una possibilità di vivere senza guardare la morte, donando insieme cieche speranze, illusioni.
Comincia in questo modo la lezione di Massimo Iiritano all'Uniter, dopo il saluto e la presentazione dell'autore da parte di Costanza Falvod'Urso, vicepresidente Uniter.
Una lezione sulla fragilità che ci ha trasportato sull'isola di Calipso, nel verso dell'Odissea, tradotto da Luna Renda, più volte citata da Massimo, quando la ninfa prega Ulisse di non abbandonarla e gli offre l'immortalità. Ulisse rifiuta e accetta la fragilità dell'essere mortale come dono ancora più grande di una condizione divina.
Continua Massimo con Eugenio Borgna, e le parole che ci salvano nella tensione, nell'inquietudine e nella necessità di cui è costituito il nostro infinito. Rilegge un canto di Petrarca, dal Canzoniere, "La vita fugge" e con Rovelli, con Sant'Agostino, il tempo fugge, benché non esista, ma sia "Emozione del tempo", brivido di esistere.
Negli interessanti interventi finali mi piace ricordare altri libri:
La bellezza che resta di Fabrizio Coscia, l'intervento del neurologo Gianni Caruso, i dialoghi di Leucò di Cesare Pavese e Pico della Mirandola nell'intervento di Italo Leone, ricordare l'essenziale linguaggio umano che crea il tempo da Cesare Perri, l'elegia di Rilke, finendo con Gli angeli sopra Berlino di Wim Wenders.
Nella cieca speranza di esserci qui, hic et nunc, in felicità con gli studi amati. Dare vita agli anni e dare tempo al tempo.
Un dono che rileggeremo.
Ippolita Luzzo
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