lunedì 2 giugno 2025

Vincenzo Politi scrive su Pezzi dal Regno della Litweb


29 dicembre 2024 su Goodreads: Scrive Emanuele Trevi a proposito di Amelia Rosselli:

"So che un severo studioso storcerebbe il naso di fronte a una simile conclusione, ma io sono convinto che un vero poeta, o una vera poetessa, siano qualcosa in più della loro opera, della somma aritmetica dei loro libri e dei loro versi, e che quell'opera è la diretta conseguenza, la manifestazione concreta sia della loro vita che della loro incapacità di vivere. Nella sua essenza più profonda, la poesia è la forma suprema della biografia."


Ovviamente, io non sono uno scrittore colto e sopraffino come Emanuele Trevi, né Ippolita Luzzo può essere paragonata ad Amelia Rosselli, non foss'altro per il fatto che è viva e quindi, in quanto italiana vivente, non può essere per principio definita 'una grande'. Eppure, cominciando a scrivere questa recensione, non ho potuto non pensare alle parole di quel gran capolavoro che è Sogni e Favole, per almeno due motivi. Il primo, più superficiale, è che sia io che Ippolita Luzzo siamo grandi fan di Emanuele Trevi: lo leggiamo, lo ammiriamo, abbiamo fatto il tifo per lui (e per Rocco Carbone, e per Pia Pera) allo Strega. Il secondo, più importante, è che per poter parlare di Pezzi di Ippolita Luzzo bisogna anche parlare di Ippolita Luzzo.


Lei è una professoressa in pensione che, per passione (letteraria) o disperazione (sociale e civile), nel 2012 apre un blog in cui recensisce libri, parla di scrittori, scrive cose sue, poesie, riflessioni, commenti e pensieri. Infaticabile, Ippolita aggiorna il suo blog a ritmo frenetico: crescono le visualizzazioni, aumenta la visibilità. Migliaia, decina di migliaia, centinaia di migliaia di visitatori: il suo blog diventa, se non un grande impero, per lo meno un piccolo regno, il regno della 'Litweb', ovvero della letteratura (fatta e discussa) sul web. E siccome nella mitologia greca Ippolita era la Regina delle Amazzoni, la blogger Luzzo non può essere da meno e diventa per tutti, quindi, 'la regina della Litweb'. Anche se ha da tempo abdicato al ruolo di regnante (perché quello della Litweb è un regno libero e pure un po' anarchico, non una monarchia), in qualità di (ex) regina della letteratura sul web Ippolita Luzzo è entrata a far parte della giuria del Premio Brancati, del Premio Malerba, del Premio Comisso 15 righe, gira per fiere e festival, va a parlare nelle scuole... E pensare che tutto è cominciato con un blog, uno dei tanti, nato dieci anni fa!


Io l'ho conosciuta per caso. Sempre in quel territorio virtuale che è internet, si scopre che abbiamo alcuni amici in comune. Io posto le mie recensioni su Facebook e lei le legge, le trova divertenti, mi fa entrare di diritto nel Regno e allora anch'io divento un vassallo della sua (ex) corte. Lei ride sempre, sorniona e birichina. Poi dice che sono il suo talismano, e un po' ci crediamo per davvero, sia io che lei. Soprattutto, a distanza di una decade, Ippolita continua a perseguire un solo obiettivo, che non è quello di mettere al centro sé stessa ma semmai la letteratura, quella dei margini, viva e negletta, che cresce come i rovi, come i fiori selvaggi. Si tratta della letteratura nata per amore della letteratura e non per compiacere il mercato editoriale, portata avanti da scrittori emergenti (spesso ignorati o snobbati dai recensori della carta stampata) ed eroiche case editrici di piccole o medie dimensioni (e di piccoli o ancor più piccoli introiti). Una missione, quella di Ippolita Luzzo, che è anche una passione; e viceversa.


Pezzi è una selezione di, appunto, alcuni 'pezzi' del blog di Ippolita Luzzo, scritti fra il 2012 e il 2018. Più che le recensioni, questo libro raccoglie le sue riflessioni e le sue poesie, in cui argomenta che viviamo in un "secolo sperimentale", o in cui parla di un incendio all'ufficio comunale, o in cui afferma, in quella che è una delle sue poesie più belle, di non essere una donna del Sud. Quella di Ippolita è una scrittura che a volte sembra contorta e volte sembra prenderti bonariamente in giro. I vari pezzi, che paiono sconnessi, sembrano portare avanti un discorso vorticoso e a volte ermetico, che si spezza, si ricompone, insegue un'idea, poi ne insegue un'altra, alla fine ritorna al punto di partenza perché per andare avanti bisogna anche saper tornare indietro, o addirittura rimanere fermi.


Per tornare alle parole di Emanuele Trevi, se è vero che ogni poesia è un po' una biografia, in questi Pezzi è possibile leggere un po' di Ippolita Luzzo. Tuttavia, è doveroso tenere presente che la vita di Ippolita Luzzo eccede quest'opera: Pezzi non è che un 'pezzo' di tutto quello che lei ha scritto e continua a scrivere. Laddove molti scrittori italiani continuano a non comprendere il presente, quasi come se non lo vivessero, parlando di personaggi che ricevono telefonate al numero fisso di casa, scrivono cartoline, al massimo ricevono un messaggio sul cellulare o una mail, ma mai nessuno che trascorra ore su internet; laddove quegli stessi scrittori, al contrario dei loro personaggi intrappolati in un eterno 1995, passano giornate intere su Facebook, dove si proclamano grandi scrittori benché incompresi, Ippolita Luzzo, con il suo blog e con i suoi Pezzi ci dimostra che è possibile fare letteratura anche su internet, che la litweb può essere cambiamento, possibilità e forme nuove, e che gli amici possono incontrarsi anche in luoghi che non ci sono.

Vincenzo Politi è nato in Germania, è cresciuto in Sicilia, ha vissuto a Roma, Manchester, Londra, Bristol, Città del Messico, Parigi e Lione e a Oslo, dove si è occupato di etica dell’innovazione. Ricercatore in filosofia della scienza presso l' Universitat Autònoma de Barcelona dal 2022

Nel tempo libero legge, guarda film, scrive recensioni, poesiole e racconti.https://www.goodreads.com/book/show/60829475-pezzi-dal-regno-della-litweb

mercoledì 14 maggio 2025

Giovanna Albi Il castello di carte


 "Chiara si era chiesta per anni se il passato fosse una pozza o un battello, un mare o uno sputo." Dal libro di Giovanna Albi Il castello di carte pubblicato da Di Felice edizione in questi giorni mi piace prendere questo passaggio esemplare per delineare il senso che tutti noi diamo al passato come Chiara, la protagonista, e insieme come chiave di lettura per un romanzo ironico e divertente su tanti stereotipi in auge nei nostri tempi. La stessa autrice nel libro ci dice che “leggere è immedesimazione, introiezione e proiezione, quel libro che ti lascia come ti ha trovato non è un libro. Quel libro che ti muove nelle viscere chi sei e ti evoca a te e ti mette in gioco, quello è un libro, come maestro platonico è quello che ti fa partorire la tua verità che tende per definizione a nascondersi, ma da qualche parte la dobbiamo trovare la luce per far risplendere la nostra persona e squarciare le tenebre della menzogna” e poi indaga le caratteristiche diverse fra uomini e donne nei confronti della psicoanalisi “Difficile che un maschio vada in psicoanalisi. Osservate un adolescente: combatte un po’ per l’affermazione della sua personalità, ma è una lotta fittizia, è già tendenzialmente formata. Gioca a picchiarsi, come sui campi di calcio, dove talvolta si fa male davvero. Ma più che affermazione della personalità è misurazione della forza fisica. Non parla dei suoi amori, è riservato; anche l’allievo più spavaldo arrossisce se gli chiedi se è innamorato. Già a quindici anni è dentro un quadrato d’identità; non forza i limiti, li accetta come dato naturale e si rafforza sempre più dentro qualche certezza. Deride i gay, perché ha paura di diventarlo, ma, al primo rapporto, la paura scompare e non torna più” intanto mi piace ricordare questo altro passaggio su due principi  “ principio di piacere” e “principio di realtà”, che oggi non hanno nessuna attualità. In secundis, creano due binari di vita: il passato e il presente.” Sembra o potrebbe sembrare altro questo libro  perché la lettura si presta a diverse interpretazioni tanto il racconto è ricco di spunti, leggere le pagine su Manzoni e Leopardi,  ma come mi piace ricordare 

“potremmo mettere il romanzo in una letteratura rosa che tende al dark, assai colta e spiazzante, svagata e profondissima, divertita e commovente. Contiene anche una specie di pamphlet semiserio sulle principali tipologie del maschio: “L'uomo narciso” (ha paura delle donne), “L’uomo Achille” (decisionista, di rapinosa sensualità), “Un Ettore dei nostri tempi” (ha sacro rispetto per la famiglia), “L’uomo don Abbondio” (pantofolaio, gay passivo), “L’uomo cinico” (ma ci sono anche le donne ciniche). Decidete in chi riconoscervi.” Dalla prefazione di Filippo La Porta "Mutano le parole, il mondo non si vive, si abita.” Come a dire che l’esperienza umana implica un elemento di passività e impotenza. La realtà che ci troviamo per caso ad abitare, infinitamente mutevole e mai davvero modificabile da noi, la subiamo. Eppure possiamo assecondarne certe spinte, accordarci a un suo ritmo, trasformare il negativo in positivo. E per Giovanna Albi il laboratorio alchemico dove può avvenire questa trasformazione è la scrittura stessa, cura delle parole e dell’anima.” 

Giovanna usa le sue conoscenze per regalarci un segreto che nemmeno Chiara sa. Divertiamoci dunque a scoprirlo insieme

Ippolita Luzzo 

lunedì 5 maggio 2025

Romano Augusto Fiocchi Il violinista Igor Brodskij


Avevo scritto il 3 Aprile su questo delizioso racconto di Romano Fiocchi in un post su Facebook ma i post sui social sono facilmente reperibili mentre qui sul blog diventa un link da conservare in memoria e per questo lo riporto ben felice che in questo mese molte recensioni autorevoli si siano aggiunte alla mia entusiastica lettura ed il libro venga apprezzato da molti lettori.

Nella nostra responsabilità di consigliare e segnalare libri belli poi siamo felicissimi del consenso ricevuto.

Conoscevo La libreria del mondo offeso a Milano e la rivedo in piazza San Simpliciano nel 2019. La conoscevo tramite Facebook ma abitava anch’essa nel Regno della Litweb con tutte le altre librerie amate conosciute attraverso i miei amici. Ora la libreria non è più a Milano ma la ritroviamo in questo libro di Romano A. Fiocchi pubblicato da pochissimo tempo e già amatissimo qui in Litweb. 

Dacché è giunto ho subito trascorso le ore in questa fiaba che fiaba non è ma ne conserva la melodia, ne conserva il piacere della ripetizione, ne conserva il tempo della fiaba. C’era una volta e il personaggio c’è ma al contatto con la realtà non c’è più. Dov’è? C’è però e ha una storia di veleni, di anni violenti, di freddo. 

Sentiamo suonare la musica da un violino inesistente così come ora resistiamo e leggiamo bei libri che non trovano posto nelle librerie con nostro grande sconcerto. 

Romano dice: "Ci sono momenti in cui arrivo a pensare di non aver scritto un libro ma di aver composto un nuovo tipo di musica: la musica di Igor Brodskij. Che in fondo è la musica del mondo, quella che ciascuno di noi vorrebbe ascoltare” ed eccoci a Milano da via Dante, corso Garibaldi, il Carmine, Cordusio, via Rovello, via Broletto, via San Giovanni sul Muro, via Tivoli, via Mercato, i Navigli, fino a a edifici ormai scomparsi dalla memoria dei milanesi, come l’Hotel Napoli. Leggo il risvolto di copertina con le parole di Ermanno Cavazzoni: «Scritto lodevolmente, una fiaba svolazzante nell’aria, che mi ha colpito».

Anche io rimango affascinata di questo racconto breve, solo 144 pagine e leggendolo sentirete  una musica che cambierà il mondo. “Perché lui Igor Brodskij, è il più grande violinista del ventunesimo secolo. No, non si esibisce nei concerti, non incide dischi. Bisogna cercarlo per strada: sui marciapiedi di Milano, di Parigi, di Londra, di mezza Europa.” 

Come nelle fiabe qualcuno si metterà alla ricerca di questo musicista, di questo eroe senza dimora, e anche noi andremo a cercarlo per le strade del mondo. Cosa incontreremo? Poesia, innamoramento, e poi nell’allontanarsi il languore di un tempo, di una musica celestiale suonata da un violino che non esiste. Ultimamente tante cose non esistono ma sono più vere di ciò che esiste ed è perciò che grande amore ho verso la storia di Igor che suona con un violino inesistente nel grande e inesistente regno della Litweb 

Bellissima fiaba. Nel racconto suona la musica di Il violinista Igor Brodskij

Ippolita Luzzo


Romano Augusto Fiocchi è nato a Pavia nel 1961. Giornalista pubblicista, ha esordito nel 1982 sulla storica rivista di cultura Il Calendario del Popolo, collabora con il blog letterario Nazione Indiana e con il mensile Biblioteca di Via Senato.

Nel 1983 è stato finalista al premio di poesia Guido Gozzano. Ha pubblicato un centinaio di racconti suddivisi in varie raccolte, tra cui: Capricci pavesi (1986), PazzaPavia (1989), Dipinto a testa in giù (1994), Un mistero in via Cardano (2004), Racconti da un mondo offeso (2018) e il racconto lungo La leggenda delle perle di fiume (2007). Su invito del curatore Francesco Permunian, nel 2020 ha partecipato all’opera collettanea Piccola antologia della peste con il racconto Civico trentanove.

Sempre nell’ambito dei racconti, nel 2009 ha vinto il premio InediTo-Città di Chieri e Colline di Torino con Il gatto del soldato e nel 2013 il premio Le storie del Novecento con Opernplatz.

Come romanziere ha esordito nel 2006 con il veneziano Il tessitore del vento, ripubblicato da Ronzani nel 2022. Ha fatto seguito, per le edizioni Qed, Il violinista Igor Brodskij (2025).


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sabato 19 aprile 2025

Lezione dalle rovine di Davide Bregola

 


Davide Bregola scrive del suo incontrare, al voler preservare dall’usura del tempo poeti e scrittori, scrittrici quasi dimenticate, un mentore, lui, colui che si fa carico di far conoscere, come un testimone, un tramite. Se nessuno si prende carico di far conoscere un altro, l'altro non esiste.
Sono quattro gli incontri raccontati da Davide, incontri fatti in diversi periodi della sua vita, una vita la sua di molteplici cambi di lavoro ma pur sempre mantenendo il suo amore per la scrittura. 
Sembra che Davide viva moltissime vite, tanto sono i cambi lavorativi che lui deve provare, li vedo come una prova, una prova a farcela.

La lettura e la scrittura, come due sorelle nella nostra famiglia creata per sottrarci "con un verso, con un periodo scritto bene", io la chiamo zattera ma la letteratura di chi legge e di chi scrive è il nostro balsamo. 

“La cerco perché morendo sembra essere sparita di colpo anche la sua scrittura, sembrano essersi dissolte tutte le sue storie, eppure se leggo le sue pagine mi ritorna in mente la sua presenza. Sembra un po’ come quelle nuvole portentose, enormi, piene, che si disperdono in un baleno quando arriva il vento. Marosia Castaldi e il vento.”

Marosia Castaldi autrice di Per quante vite è morta nel 2019. Nel 2013 si conosce con Davide Bregola e lui ora racconta i due incontri con lei, di cui il secondo molti anni dopo l’uscita del libro Per quante vite. Lui le scatta due foto che non è riuscito a ritrovare ma a Mantova gli sembra di rivederla camminare lungo la statale di Gavernolo, l’ha rivista lungo le pescherie della città e ciò è impossibile. Sono rimasti i suoi libri, "Mentre scrivevo", e "Il Dio dei corpi", e Davide ha letto ad un incontro in una struttura psichiatrica  dove insegna l’inizio del libro ”Per quante vite” 

Davide qui in questo luogo diverso ma sempre un luogo chiuso dove la libertà viene offerta dalla letteratura legge Marosia Castaldi ed è come  prendere quella chiave per aprire una fantasia imbrigliata in letture sciocche. 

 Lezioni dalle rovine ci fa vivere nel vento letterario che ci porterà lontano o vicino a prenderci per mano ai libri veri

Capisco Davide Bregola, me lo sento mio familiare, capisco il suo pensiero e vedo gli autori attraverso il suo stesso pensiero nel galleggiamento, vocabolo che uso spesso anch’io per dire come ci portiamo accanto pezzi di libri, di autori, nel nostro scrivere. Capisco Davide ed è come se incontrassi anch’io Vitaliano Trevisan e lo ascoltassi dire che l’errore è quello di considerare il libro un blocco finito. Mi ritrovo a sottolineare la frase e me ne pento subito dopo, troppo tardi ormai. “Ma la struttura me la deve dare la dinamica di quello che scrivo” continua a dire Vitaliano. 

Di Trevisan ci sono poche immagini. Di Umberto Bellintani solo una foto con gli occhi spersi verso l'obiettivo, di Ivano Ferrari pochissime e stranamente anche di Marosia Castaldi pochissime come se loro stessi si nascondessero 

Poi mi leggo Cavi e il suo incontro con Marosia Castaldi e già li vedo ne sento la letterarietà. Da Marosia Castaldi Km 501«Anche le case prendono la forma della solitudine. Se in una casa non entra più nessuno per molto tempo essa si stupirà che qualcuno entri di nuovo e le mura si raggrinzeranno confuse o si cupiranno all’abbraccio dell’amico che finalmente vedo. Dopo tanto tempo.»

In un libro di Bellintani leggiamo: dove il fiume rode alla boschiva sponda/...ogni nome di chi giace sotto l'acqua/come fosse al lieto coro sulla riva

e di Ferrari leggiamo: Nei fogli c'è una regola/disordinare i tempi della storia

e noi con Ferrari, Bellintani, Trevisan, noi con Marosia Castaldi e Davide Bregola disordiniamo i tempi della storia, almeno su un foglio, su una pagina, per allietare o per darci un motivo che ci faccia conoscere, che ci faccia incontrare.

Nel Regno della Litweb il commovente e amatissimo libro Lezioni dalle rovine di Davide Bregola 

Ippolita Luzzo 

DAVIDE BREGOLA è scrittore e consulente editoriale. Ha pubblicato vari saggi e romanzi per diverse case editrici. 

Nasce in provincia di Ferrara, vive l’infanzia in provincia di Mantova a Ostiglia e successivamente a Sermide. Studia a Ferrara, dove frequenta la Facoltà di Legge.

Esordisce nell’ambiente letterario nel 1996, quando due suoi racconti vengono pubblicati nell’antologia Coda, che seleziona testi di giovani scrittori sotto i 25 anni. Nel 1999 pubblica Viaggi e corrispondenze, con cui vince il Premio Tondelli per la narrativa.

Inizia poi a lavorare nel campo dell’editoria e del giornalismo e a tenere incontri e seminari di scrittura creativa.

Sul tema della letteratura migrante in lingua italiana pubblica nel 2002 il libro Da qui verso casa, che raccoglie interviste con narratori, e nel 2005 Il Catalogo delle voci, in cui intervista poeti.

Altre sue opere narrative sono Racconti felici (2003) e il romanzo La cultura enciclopedica dell’autodidatta (2006).

Vince il Premio Chiara nel 2017 con la raccolta di racconti La vita segreta dei mammut in Pianura Padana.

“Può succedere, allora, che chiunque si possa sentire attratto dal mistero di esistere.

È l’arte della sottrazione, non per negare ma per affermare se stessi.”

[Davide Bregola]


lunedì 7 aprile 2025

Saverio La Ruina La Borto

 


La Borto è uno spettacolo del 2009 di e con Saverio La Ruina, con 
musiche composte ed eseguite 
dal vivo da Gianfranco De Franco e disegno luci Dario De Luca, 
organizzazione e distribuzione Settimio Pisano, 
produzione Scena Verticale, con il sostegno di MIBAC | Regione Calabria

Premio UBU 2010 "Migliore Testo Italiano",  
Nomination Premio UBU 2010 "Migliore attore", 
Premio Hystrio alla Drammaturgia 2010

Ieri sera al Teatro Grandinetti per assistere a ciò che raccontare non si può se non si possiede la sensibilità di Saverio La Ruina che mostra la condizione della donna al Sud e di riflesso la condizione dell'uomo, dopo Dissonorata. Un delitto d'onore in Calabria (2006).

La vicenda di Vittoria narrata in cielo, o almeno in sogno, davanti al tribunale eterno e universale, davanti ad un tribunale che le darà il tempo non avuto durante la vita terrena, il tempo della narrazione. 

Vittoria come in sogno non è più di questa terra e attraversa il cancello del cimitero e incontra in una grande stanza dodici persone sedute intorno ad una lunga tavola sei a destra e sei a sinistra con Gesù presente. Gesù le dice di non essere degna di sedersi con loro, di essere lei come Giuda, di essere lei nel peccato. E nello sconcerto più totale Vittoria rivendica la sua innocenza, e di non aver fatto male a nessuno, forse aggiungerei io solo a sé stessa. A ventotto anni ha già sette figli, sposata venduta a tredici anni dal patrigno ad un uomo zoppo e più adulto. Storie diffuse purtroppo e sento una vicenda simile da me non raccolta ma ora presente. Rivedo la donna ormai di ottanta anni dirmi di essere stata sposata venduta ad un uomo più grande e nel raccontare le moltissime gravidanze, i soprusi orribili e indicibili avute a soli tredici anni, le angherie di una suocera strega che le chiudeva lo stanzino del vaso dove poter fare i suoi bisogni e lei era costretta a fare la cacca in un giornale, le cinghiate del marito e l'orrore dell'impotenza della sua di madre che invece dopo aver immolato la prima delle figlie ad un destino immondo riusciva a garantire alle sue altre figlie una diversa dignità. 

Ne scrivo come sorellanza di questa donna a Vittoria a Sciolla, sorellanza che non ha avuto da nessuna altra donna. Nel terribile vivere male relazioni e matrimoni anche il marito di Vittoria sembra incarcerato in un ruolo castrante e tutti gli uomini mostrati nella miseria del prendere la misura di una ragazzina calcolando le forme. Sembra una assurdità ma ricordo alcuni colleghi maschi in una scuola del crotonese parlare delle alunne tredicenni in consiglio di istituto sottolineando le forme. Ne rimasi scioccata e non volli andare da insegnante  in gita d'istruzione con loro reputandoli esseri meschini.   

Sulla tragica vicenda dell'aborto vissuta all'epoca con ferro da calza e con pediluvi bollenti, così mi raccontano, io ho visto donne vivere questa decisione o subirla. In alcune famiglie doveva per forza abortire chi restava malauguratamente incinta per mancanza di possibilità economiche e quella decisione subita veniva ricordata sempre, sempre, perché la vita è fatta di attimi, di momenti, di atti subiti. "Chissà come sarebbe stato ora quel figlio che non ho fatto nascere!" raccontano alcune, mentre altre riescono a dimenticare. 

Vittoria non ha contezza di aver fatto peccato per aver dovuto interrompere una gravidanza e non ha contezza proprio per lo stato di necessità, per l'indigenza del vivere senza possibilità di scelta. Un mondo ruvido e cattivo, senza luce, ha avvolto la vita di donne e uomini. 

Gesù apre la porta e si commuove, e intanto la storia si ripete nella recita e nelle situazioni 

Saverio diventa Vittoria, Saverio è Vittoria, Saverio crede nella giustizia, nella giustizia del dire, del gesto, della scena. 

Anche il tavolo dove Vittoria si siederà è quel teatro eterno fatto delle storie subite senza scampo

Ippolita Luzzo  




Lo spettacolo, realizzato da Scena Verticale, è inserito nel progetto “CalabriaTeatro” Terza edizione, cofinanziamento bando Distribuzione teatrale triennio 2022/2024 – Psc Calabria e Legge regionale n.19/2017 e realizzato dall’associazione teatrale “I Vacantusi” di Lamezia Terme". 

giovedì 13 marzo 2025

I giorni pari di Maria Caterina Prezioso


 “8 dicembre 1940

I preparativi fervevano da alcuni giorni.

Quella domenica pomeriggio, festa dell’Immacolata Concezione, Roma pareva dormire distesa lungo gli argini del Tevere. Il giorno prima aveva lasciato l’amaro in bocca a mia madre Miriam che non si dava pace.

«Che sia maledetto il sabato fascista.»

Mio padre, incollato alla radio tenuta a basso volume, seguiva la partita Lazio-Torino, non sembrava prestare attenzione alle parole di Miriam, ma all’improvviso si alzò dalla sedia, andò da lei e se l’abbracciò stretta.

«Vedrai, si aggiusta tutto. Facciamo passare la buriana. Intanto sistemiamo Sara al sicuro. Noi staremo bene cara vedrai, vedrai.»

Se la cullava come fosse una bambina imbronciata. «Dio conta le lacrime delle donne.»

«E allora che le contasse per bene perché le ho finite.»”

Inizia così il libro di Maria Caterina Prezioso e poi continua con la proclamazione della guerra il 10 giugno 1940 quando Mussolini dal balcone di Piazza Venezia annunciò l’entrata in guerra dell’Italia al fianco di Hitler. Sappiamo che un mese prima, l’esercito nazista aveva occupato il Belgio e le truppe tedesche avevano occupato Bruxelles. 

 Sara e Silvana, l’una scampata alla Shoa, troverà rifugio a Sperlonga, l’altra verrà ricoverata al Forlanini, intrecciando le loro storie e nella dedica l'autrice scrive “A Silvana del mio ricordo. A Sara della mia immaginazione” ci sono due elementi fondamentali della sua  scrittura. Il ricordo e l’immaginazione.

 E mentre la guerra infuria Silvana si ammala di tubercolosi e conosciamo il Sanatorio e il modo come allora, senza antibiotici, si veniva curati. 

L’ospedale Carlo Forlanini, il “Sanatorio” ospitava tanti ragazzi e ragazze con  duemilasessanta posti letto a fine del 1940.  L’ospedale era diviso in quattro padiglioni, due riservati alle donne e gli altri due agli uomini, più un reparto chiamato clinica medica-donne. Nel 1941 si aggiunse un nuovo padiglione ortopedico costituito da altri duecentocinquantuno posti letto dedicati esclusivamente a quelli che erano affetti da forme tubercolari osteoarticolari... la tubercolosi ossea. Vi era a capo il professor Giusto Fegiz un medico umano e professionale. 

Leggiamo nelle pagine del libro la storia d'Italia fino alla fine della guerra fino al voto con la grande speranza verso un futuro "Il 2 giugno noi donne andammo per la prima volta a votare. Ci recammo in massa alle urne. Non fu una concessione, ma una conquista. Anche noi avevamo fatto la resistenza, partecipato attivamente alla lotta di liberazione. L’Italia uscita dalla guerra era chiamata a decidere con voto finalmente libero tra Repubblica e Monarchia."

Un libro molto accurato nella ricostruzione storica e un libro che tutti dovrebbero leggere per sapere com'è facile piombare in una guerra. 

Una testimonianza seria questa di Maria Caterina Prezioso, nostra amica nel Regno della Litweb con  un romanzo di un “nuovo neorealismo poetico”

Ippolita Luzzo 




martedì 11 marzo 2025

Gianni Barone recensisce Pezzi

 

 Ippolita Luzzo, Pezzi (dal Regno della Litweb), Città del sole, 2018.


Da sempre il mio cuore ha battuto e continua a battere più forte per il sud della nostra penisola: per gli amici di quelle regioni, per le scrittrici e gli scrittori che da lì provengono e per le loro opere, per la storia, la cultura, i paesaggi, per il loro saper essere resistenti a tante sciagure e a tanti sciagurati. E in quest'ultimo periodo, in particolare, è soprattutto la Calabria che mi sta traboccando dal cuore: nonostante i noti problemi economici e strutturali che affliggono la regione, nonostante una politica che latita e che costringe molti giovani a tentare di farsi una vita altrove, so di sacche di resistenza assolutamente ammirevoli, miracolose. So di una casa editrice indipendente che si rifonda per merito di Pina Labanca   e che sceglie come sede Tortora, piccolo paese del nord della regione; so di Mariangela e Maria Rosa poetesse di Reggio Calabria, come di Reggio è Antonio, sperimentatore di scritture, che però è emigrato; so di Giuseppe, che vive a Catanzaro e che ha pubblicato tanti saggi critici (su Bianciardi, Fortini, Palazzeschi, Roversi e altri) e sempre a Catanzaro c'è Elisa, attiva anche lei per la diffusione della cultura;  so di Antonella che vive a Paola, che scrive, ha un blog e promuove scritture altrui; so di Rodolfo, di Limbadi, che legge e diffonde poesia; so di un gruppo di resistenti / divergenti di Lamezia Terme (Daniela, Alessandra con Gianfranco, Domenico, Valeria) che si muovono tra scuola, scrittura, teatro, carta stampata; so di Antonella di Cosenza, che si occupa di letteratura e cinema e che forse si è trasferita a Milano, credo; so di Martino, di Tortora, scrittore, blogger, giornalista, moltiplicatore di cultura; so di Carmine, che pubblica libri e testimonia la lingua e la cultura arbëreshe. Insomma, tanta vitalità, tante energie, tanta letteratura, tanta passione e tanta voglia di fare e di cambiare questa terra seducente e dolorosa

E queste passioni, questo fare combattivo, propositivo, canalizzato e condiviso nei social (ma non solo), li ha impersonati colei che tutti noi conosciamo come la creatrice della Litweb: Ippolita Luzzo, anche lei di Lamezia Terme.

Il suo libro "Pezzi", di cui ora parlerò, raccoglie frammenti dello storico blog che Ippolita ha condotto dal 2012 e che tuttora è seguitissimo. Fu subito un boom di visualizzazioni e interazioni perché, oltre a recensire libri, la blogger condivideva commenti ai fatti del giorno, interviste, suoi testi, riflessioni politiche, analisi sull'editoria e supporto alle case editrici indipendenti, inaugurazioni di mostre d'arte contemporanea. 

Il movimentismo di Ippolita fu talmente frenetico e coinvolgente che ben presto i limiti del social verranno superati; la popolarità raggiunta la porterà a far parte di giurie di premi letterari e di Fiere e Saloni del Libro. 

Ricollegandomi a quanto dicevo prima, l'esempio di Ippolita Luzzo lo ritengo emblematico di quanto si possa fare quando si è animati dalla voglia di cambiare le cose e di lasciare il segno. E allora penso che anche dagli amici che citavo all'inizio, animati dallo stesso fervore, dalle passioni e le disperazioni che serpeggiano per  le contrade e le città di Calabria, dagli umori e dagli spiriti divergenti, giacobini e anarchici che girano in quelle terre, potrei aspettarmi le medesime egregie cose, e forse anche di più. Se unissero le loro forze, lavorando su progetti diversificati

e condivisi, su obiettivi concreti, i miei amici (e altri con loro) potrebbero, non dico risollevare le sorti della Calabria ma, oltre a fare letteratura, cominciare a cambiare le cose.


Il libro di Ippolita Luzzo, edito da Città del sole, inizia subito con una splendida provocazione, quando nei primi versi scrive:

"Io non sono una donna del sud

Non ho mai fatto la salsa di pomodoro/

Le melanzane ripiene, la conserva di peperoni(...)"

 per poi aggiungere

"Il sud lo porto nel sangue, nel suo colore, nel suo calore/

Nella storia, nel presente, 

Nel mio viso da bambina,

Nel dolore delle mamme,

Delle donne (...)"

I Pezzi si alternano, tra prose e versi, sempre percorsi da una vena corrosiva, da visionarietà e da dichiarazioni di intenti, come quelle che troviamo in "È meglio scrivere che drogarsi" o nel testo "L'invenzione più innaturale del nostro secolo è stata la famiglia monocellulare", ricca di affermazioni apodittiche e anticonvenzionali. Insomma, il libro è una selezione dei post e dei contenuti pubblicati nel blog di Ippolita. Molti li ricordiamo. Molti continuano a sorprenderci per l'attualità delle riflessioni. Dall'insieme, ne emerge a tutto tondo la personalità di Ippolita, ricca di interessi e di passioni, che da Lamezia è arrivata a conquistare il web; ma anche -in filigrana- la lettura e le considerazioni riportate nel libro ci fanno ripensare e riflettere su un periodo della nostra storia recente, che la stessa blogger definisce "parte di un secolo sperimentale". È dentro questo magma, in questo sperimentalismo già percorso da Ippolita, che mi auguro che i "ragazzi di Calabria" di cui sopra possano portare avanti le loro ipotesi di lavoro per cambiare non dico il mondo, ma qualcosa della loro amata amara terra.

Gianni Barone 


Giovanni Barone Traduttore indipendente ha collaborato alla collana Autores italianos contempóraneos pubblicata dall’editore argentino Laborde, per la quale ha tradotto, con la moglie Mirta Vignatti, La sonrisa del ignoto marinero di Vincenzo Consolo. In seguito ha dato voce italiana ad Animali domestici di Guillermo Saccomanno e a Carne di cane di Pedro Juan Gutiérrez (entrambi per le edizioni e/o). Da poco è in libreria la sua ultima traduzione, La metà del doppio di Fernando Bermúdez (Edizioni Spartaco): sette racconti in cui l’autore dimostra la sua abilità nell’esibire la tecnica narrativa senza farle perdere efficacia https://www.diatomea.net/author/gianni-barone/