29 dicembre 2024 su Goodreads: Scrive Emanuele Trevi a proposito di Amelia Rosselli:
"So che un severo studioso storcerebbe il naso di fronte a una simile conclusione, ma io sono convinto che un vero poeta, o una vera poetessa, siano qualcosa in più della loro opera, della somma aritmetica dei loro libri e dei loro versi, e che quell'opera è la diretta conseguenza, la manifestazione concreta sia della loro vita che della loro incapacità di vivere. Nella sua essenza più profonda, la poesia è la forma suprema della biografia."
Ovviamente, io non sono uno scrittore colto e sopraffino come Emanuele Trevi, né Ippolita Luzzo può essere paragonata ad Amelia Rosselli, non foss'altro per il fatto che è viva e quindi, in quanto italiana vivente, non può essere per principio definita 'una grande'. Eppure, cominciando a scrivere questa recensione, non ho potuto non pensare alle parole di quel gran capolavoro che è Sogni e Favole, per almeno due motivi. Il primo, più superficiale, è che sia io che Ippolita Luzzo siamo grandi fan di Emanuele Trevi: lo leggiamo, lo ammiriamo, abbiamo fatto il tifo per lui (e per Rocco Carbone, e per Pia Pera) allo Strega. Il secondo, più importante, è che per poter parlare di Pezzi di Ippolita Luzzo bisogna anche parlare di Ippolita Luzzo.
Lei è una professoressa in pensione che, per passione (letteraria) o disperazione (sociale e civile), nel 2012 apre un blog in cui recensisce libri, parla di scrittori, scrive cose sue, poesie, riflessioni, commenti e pensieri. Infaticabile, Ippolita aggiorna il suo blog a ritmo frenetico: crescono le visualizzazioni, aumenta la visibilità. Migliaia, decina di migliaia, centinaia di migliaia di visitatori: il suo blog diventa, se non un grande impero, per lo meno un piccolo regno, il regno della 'Litweb', ovvero della letteratura (fatta e discussa) sul web. E siccome nella mitologia greca Ippolita era la Regina delle Amazzoni, la blogger Luzzo non può essere da meno e diventa per tutti, quindi, 'la regina della Litweb'. Anche se ha da tempo abdicato al ruolo di regnante (perché quello della Litweb è un regno libero e pure un po' anarchico, non una monarchia), in qualità di (ex) regina della letteratura sul web Ippolita Luzzo è entrata a far parte della giuria del Premio Brancati, del Premio Malerba, del Premio Comisso 15 righe, gira per fiere e festival, va a parlare nelle scuole... E pensare che tutto è cominciato con un blog, uno dei tanti, nato dieci anni fa!
Io l'ho conosciuta per caso. Sempre in quel territorio virtuale che è internet, si scopre che abbiamo alcuni amici in comune. Io posto le mie recensioni su Facebook e lei le legge, le trova divertenti, mi fa entrare di diritto nel Regno e allora anch'io divento un vassallo della sua (ex) corte. Lei ride sempre, sorniona e birichina. Poi dice che sono il suo talismano, e un po' ci crediamo per davvero, sia io che lei. Soprattutto, a distanza di una decade, Ippolita continua a perseguire un solo obiettivo, che non è quello di mettere al centro sé stessa ma semmai la letteratura, quella dei margini, viva e negletta, che cresce come i rovi, come i fiori selvaggi. Si tratta della letteratura nata per amore della letteratura e non per compiacere il mercato editoriale, portata avanti da scrittori emergenti (spesso ignorati o snobbati dai recensori della carta stampata) ed eroiche case editrici di piccole o medie dimensioni (e di piccoli o ancor più piccoli introiti). Una missione, quella di Ippolita Luzzo, che è anche una passione; e viceversa.
Pezzi è una selezione di, appunto, alcuni 'pezzi' del blog di Ippolita Luzzo, scritti fra il 2012 e il 2018. Più che le recensioni, questo libro raccoglie le sue riflessioni e le sue poesie, in cui argomenta che viviamo in un "secolo sperimentale", o in cui parla di un incendio all'ufficio comunale, o in cui afferma, in quella che è una delle sue poesie più belle, di non essere una donna del Sud. Quella di Ippolita è una scrittura che a volte sembra contorta e volte sembra prenderti bonariamente in giro. I vari pezzi, che paiono sconnessi, sembrano portare avanti un discorso vorticoso e a volte ermetico, che si spezza, si ricompone, insegue un'idea, poi ne insegue un'altra, alla fine ritorna al punto di partenza perché per andare avanti bisogna anche saper tornare indietro, o addirittura rimanere fermi.
Per tornare alle parole di Emanuele Trevi, se è vero che ogni poesia è un po' una biografia, in questi Pezzi è possibile leggere un po' di Ippolita Luzzo. Tuttavia, è doveroso tenere presente che la vita di Ippolita Luzzo eccede quest'opera: Pezzi non è che un 'pezzo' di tutto quello che lei ha scritto e continua a scrivere. Laddove molti scrittori italiani continuano a non comprendere il presente, quasi come se non lo vivessero, parlando di personaggi che ricevono telefonate al numero fisso di casa, scrivono cartoline, al massimo ricevono un messaggio sul cellulare o una mail, ma mai nessuno che trascorra ore su internet; laddove quegli stessi scrittori, al contrario dei loro personaggi intrappolati in un eterno 1995, passano giornate intere su Facebook, dove si proclamano grandi scrittori benché incompresi, Ippolita Luzzo, con il suo blog e con i suoi Pezzi ci dimostra che è possibile fare letteratura anche su internet, che la litweb può essere cambiamento, possibilità e forme nuove, e che gli amici possono incontrarsi anche in luoghi che non ci sono.
Vincenzo Politi è nato in Germania, è cresciuto in Sicilia, ha vissuto a Roma, Manchester, Londra, Bristol, Città del Messico, Parigi e Lione e a Oslo, dove si è occupato di etica dell’innovazione. Ricercatore in filosofia della scienza presso l' Universitat Autònoma de Barcelona dal 2022
Nel tempo libero legge, guarda film, scrive recensioni, poesiole e racconti.https://www.goodreads.com/book/show/60829475-pezzi-dal-regno-della-litweb