sabato 3 febbraio 2024

Filippo Tuena Il volo dell'occasione


Leggo il bellissimo libro di Filippo Tuena Il volo dell’occasione e già dopo aver finito di leggerlo cambio il titolo in Il volo dell’ossessione.

 Il libro ha una storia sua di continue apparizioni, è stato pubblicato nel lontano 1994 da Longanesi e ripubblicato a distanza di dieci anni da Fazi, dopo vent’anni viene proposto da TerraRossa edizione nella collana Fondanti con copertina creazione di Francesco Dezio

Un libro di ritorni così come di continui ritorni sembra essere fatta la storia. Il volo dell’occasione è stato scritto nel 1993 e la Parigi che descrive è contemporanea a quel tempo. Siamo da subito a Parigi a Parigi, siamo in un luogo dove si battono oggetti vari. Un’asta. "Nella sala numero 7 dell’Hôtel des Ventes di rue Drouot. Mezza Parigi compra e mezza vende, lì dentro. Quasi una stazione affollata della metro, Strasbourg Saint-Denis, per esempio. Le scale mobili, i due flussi della folla: salire scendere, andare venire, comprare vendere."

Ed eccoli i personaggi, la voce narrante e i rigattieri, i mercanti d’asta che partecipano all’acquisto. L’oggetto acquistato lo troveremo per tutto il racconto, desiderato e usato, così come per tutto il racconto uno strano odore seguirà la voce narrante e lo renderà sospetto: Un odore d'aglio, di aglio muffito che Renant, l'acquirente emana.  

Ci troveremo con la voce narrante ad inseguire quello strano individuo che compra un orologio da tavola anche sulla bancarella al Marché aux Puces in un box di un rigattiere "Renant, quella mattina, al mercato, s’era imbattuto in un’occasione perfetta: riprendersi parte del passato che, chissà come e perché, aveva perso. Era questo il suo destino di collezionista: tornare a possedere quell’orologio. Si era lasciato beatamente travolgere dalla sua passione e certo aveva considerato quel caso quasi come un invito della sorte, o meglio, una prova della capacità di piegarla ai propri desideri. Una dimostrazione della propria forza. Che importa allora il prezzo che si paga? Può la felicità fare i conti? Sottostare ai freddi calcoli della contabilità, del dare e dell’avere? Il caso, l’occasione, l’imprevisto sopraffanno la ragione. Ci si lascia cullare dalla meraviglia di una specie di musica delle sfere. E quasi si crede di essere stati capaci di possederlo, il caso, l’occasione. E nell’acquisto si rinnova il piacere del potere. Sembra quasi di ripercorrere il tempo, replicare gl’istanti passati, tornare indietro, e correggere, potendolo, il passato. Per questo si è disposti a pagare volentieri un prezzo due o tre volte superiore alla cifra che ad altri appare alta, inavvicinabile. Non ha prezzo la possibilità di riavvolgere il tempo in senso inverso, di tornare indietro seguendo il filo d’Arianna, d’ingannare il labirinto dei giorni trascorsi. Non ha prezzo rivivere le emozioni del passato. Essere capaci di ripeterle."

Dettagli. Una storia fatta di dettagli, accurati, ben evidenziati con una lingua precisa e competente. Una storia di ossessioni.  Pian piano la seduzione della scrittura ci convince e siamo a  Parigi con le sue storie di fantasmi, mi sono ricordata il fantasma del Louvre, uno sceneggiato televisivo che io seguivo da bambina con terrore. Parigi con la gendarmerie nel cupo ingresso sul quai des Orfèvres dal commissario Robinet. Ed è lì che vi lascio per lasciare tutta la curiosità intorno a questa storia narrata con maestria da uno scrittore capace e competente. 

Gli applausi di tutto il Regno della Litweb a Filippo Tuena e a TerraRossa Edizione 

Ippolita Luzzo 


Filippo Tuena è nato a Roma nel 1953. Con Le variazioni Reinach ha vinto nel 2005 il premio Bagutta, e due anni dopo si è aggiudicato il premio Viareggio con Ultimo parallelo. È anche autore di Il volo dell'occasione (1994; nuova edizione 2004), Cacciatori di notte (1997), Tutti i sognatori (1999, superpremio Grinzane-Cavour), Michelangelo. La grande ombra (2001; nuova edizione 2008) e Manualetto pratico a uso dello scrittore ignorante (2010). Ha curato un'antologia dell'epistolario di Michelangelo Buonarroti (2002), I diari del Polo di Robert F. Scott (2009) e il volume fotografico Scott in Antartide (2011). Dirige per Nutrimenti la collana Tusitala.

martedì 19 dicembre 2023

Paolo Zardi La Meccanica dei corpi

 


Di ritorno dai racconti di Paolo Zardi.

L’era della dignità borghese Fantasmi Non passa invano il tempo Il risveglio Il Signor Bovary

L'era della dignità borghese sta in una famiglia come tante dove ci si ritrova nei gesti “ alle 12:45 il pranzo era in tavola. Il padre spezzò il pane e versò il vino” ed è subito De Andrè Il pescatore, ed è subito il Vangelo di Luca. Veniamo risucchiati da ciò che diceva Tacito " la principale causa di miseria è il desiderio di ricchezza; dopo duemila anni, anche lei stava crollando sotto il peso della sua smodata ambizione."

Raccolgo appunti "La vita non era altro che un interminabile elenco di ricordi e dettagli trattenuti con una forza disperata.” 

Racconti sulle conseguenze del nostro agire, almeno il primo e l’ultimo. Sembrano inezie ciò che fa la giornalista inventando il caso del pedofilo davanti la scuola Maria Goretti, sembra un’inezia la scappatella coniugale del direttore di banca, il signor Bovary.        Poi si viene invasi dai fantasmi, da chi c’è anche se ormai non abita più con noi. È andato via il nostro mondo, i vicini di casa, il quartiere, le abitudini. Scomparsi. Li sentiamo vicini ma sono lontani.                                                                                        Piango con un padre che cerca suo figlio Leonardo e guardo con mestizia a quell’uomo che rincontra dopo moltissimi anni  un suo compagno di scuola e bevendo bevendo rivede l’Annunciazione.  Nel risveglio un uomo muore e ritorna. Scende per fermare una aggressione e lui viene aggredito. Si risveglierà cambiato.               La scrittura di Paolo migliora sempre anche un semplice canovaccio e ci precipita nell’attesa, nella suspense. Si leggono con suggestione perché seducente è il suo scrivere. Ci porta con lui con la sua immaginazione legata ai nostri sensi. 

Mi piace lasciarvi con lui, con fantasmi, con la sua scrittura che ci avviluppa e ci affascina


"Fantasmi: Il passato traccia la propria esistenza sopra qualsiasi cosa capiti a tiro: sui fogli di carta, nelle volute del cervello, nella morfologia delle montagne, sopra le foto che sbiadiscono giorno dopo giorno, sulle pareti delle grotte dove pallidi pigmenti raccontano storie di uri e cacciatori, nella luce che arriva dalle galassie dopo viaggi durati miliardi di anni. Lascia impronte ovunque, segni che si sovrappongono a segni più antichi."

 "C’è una calamita piazzata davanti a tutti, e tutti andiamo in quella direzione, ciechi e sordi a ogni distrazione. Dopo il matrimonio, lui e Luisa non avevano parlato dell’ipotesi di avere figli. Li avevano avuti come per istinto: il sole sorgeva, le persone morivano e due esseri umani mettevano al mondo altri esseri umani, accecati dal miraggio di un luminoso futuro, in qualche modo obnubilati. Fossero andati a processo, avrebbero potuto invocare l’incapacità di intendere e di volere, e sarebbero stati assolti. Ovunque regna questa attrazione inspiegabile verso la vita: l’eccitazione di poter creare qualcosa dal nulla, un potere dai tratti divini"

Paolo Zardi nel Regno della Litweb

Ippolita Luzzo 

sabato 11 novembre 2023

Note a Margine Nicola Piovani a Lamezia Terme

Eccoci per la stagione teatrale AMA Calabria a Lamezia Terme, 10 novembre 2023, Teatro Comunale Grandinetti con  "Note a margine" il Premio Oscar Nicola Piovani, pianoforte e Marina Cesari, sax – Marco Loddo, contrabbasso – Vittorino Naso, batteria e percussioni, disegni Milo Manara

Nicola Piovani inizia con la colonna sonora del film  La notte di San Lorenzo dei Fratelli Taviani, con la memoria è un dovere e dedica la colonna sonora del film a tutti gli smemorati, cercando quasi il conforto del pubblico, affinché la storia del nostro paese non venga travisata, manomessa e dimenticata e continua con un ricordo di Mario Monicelli regista del film Speriamo che sia femmina, film del 1986.

 Monicelli portava in tasca sempre un giornale, come mio padre, come tutti quelli di una generazione che era cresciuta con un solo giornale e ora vedeva quale grande opportunità fosse la democrazia, trovare nelle edicole molte testate diverse.

 Anche qui Piovani ci invita alla lettura dei giornali, a tornare ai giornali, a saper dare spazio alle diversità e alla riflessione. Sono i due punti che stanno molto a cuore a Nicola Piovani: Memoria e conoscenza, insieme alla musica, musica che ci riporta Caro Diario di Nanni Moretti, La voce della Luna di Federico Fellini. 

Nel rievocare amicizie e uomini racconta l'aneddoto su come lui e Fellini  fossero rientrati nel centro di Roma dalla Tuscolana con una deviazione fantastica. Federico Fellini chiese di essere accompagnato facendo una strada nuova, una scorciatoia, ma quella strada finiva in uno spiazzale abbandonato solo che la fantasia del regista lo vedeva popolato da luci e situazioni immaginarie. Scorciatoie della fantasia, l'ho subito chiamata anch'io.  Così anche la sera dopo avrebbe voluto quasi ripetere l’esperienza.

 Continua a parlarci di amici cari carissimi, come Vincenzo Cerami, al quale dedica la sua musica, e poi a Fabrizio De André e con  Il pianino delle meraviglie parte da Good morning Babilonia dei Fratelli Taviani, e fa la dedica a tutti i pianisti che hanno accompagnato i film muti eseguendo le stesure. 

Siamo poi passati ad alcuni pezzi dedicati alla mitologia greca ed ha raccontato il mito crudele di Narciso condannato a morire se si fosse visto in uno specchio, in una pozza d'acqua, ed il mito delle sirene, di Partenope.


Al termine altra riflessione di grande testimonianza civile, ricordando qualcuno che disse "Tutto ciò che non passa in televisione non esiste" ha rivendicato l'importanza della musica dal vivo, degli spettatori dal vivo, del teatro e del vedersi in una "inesistenza" che ci piace al di là dello schermo televisivo 

A fine serata noi siamo andate dal maestro Nicola Piovani per raccontargli della sirena Ligheia. In note a margine aveva dedicato alla sirena Partenope un pezzo musicale dopo aver parlato delle sirene.

 Secondo la tradizione raccolta nelle Argonautiche orfiche (V secolo d.C.), le tre sirene, Partenope, Ligea e Leucosia, sfidano le Muse, per un peccato di ubris e vengono battute nel canto da Orfeo, per la disperazione si buttano in mare, dove vengono trasformate in scogli. I loro corpi vengono trasportati dal mare, Ligea finisce a Terina, Leucosia a Posidonia e Partenope alle foci del fiume Sebeto, dove poi fu fondata Neapolis. 

Anche Ligea avrebbe meritato una sua presenza sul palco, diciamo noi nel salutarlo nei camerini del teatro dove eravamo rimasti ormai in pochissimi insieme ai musicisti del Conservatorio. Chissà che in Note a margine non aggiunga la sirena che ha fondato Terina ora Lamezia Terme!

Ippolita Luzzo 

mercoledì 8 novembre 2023

Nando Brusco Tamburo è Voce all'Uniter



Stasera grande serata inziale dell'anno 2023/2024 per l'Associazione Culturale Uniter di Lamezia Terme. I tamburi di Nando Brusco raccontano con la voce del musicista la storia della Calabria, alcune storie, raccontano il rumore del mare, le sue burrasche, il soffio del vento, dello zefiro, la nascita delle città e le prime lotte contadine, l'emigrazione. Ignazio Butitta dice che un popolo diventa servo quando gli tolgono la memoria e la lingua. 

Nando Brusco racconta la storia del pescatore che il giorno 24 giugno giura fedeltà al capo ciurma. Quel giorno si forma la ciurma della nave che andrà a pescare e giurare fedeltà vuol dire appunto affidarsi al comandante. Ora sentiamo i rumori del mare in burrasca e le parole magiche pronunziate dai pescatori mentre la tempesta infuria. La tempesta è qui, la sentiamo. Sentiamo anche le donne dei pescatori che sentendo infuriare le onde fanno strani segni in aria, cercano di domare i venti con le parole. 

Ci racconta la storia di zefiro, il vento di ponente, la storia di Capo Zefiro dove alcune donne dall’oriente sono arrivate e ci piace pensare a queste donne, come quelle donne con le ceste piene di pesci risalivano sui monti e poi  narra la leggenda della fondazione di Locri Epizefiri, la città della poetessa Nosside

Una Calabria complicata, diceva Corrado Alvaro e questa Calabria poi era una terra di ingiustizia e di miseria ma anche di coraggio. Erano anni che Angiolina Mauro, Giuditta Levato e gli altri contadini chiedevano pane e lavoro e ora sembravano che potessero. E racconta i fatti di Melissa, il 29 ottobre del 1949. Poca cosa si ottenne e la gente di Calabria iniziò ad emigrare sempre più numerosa, dal 1949 agli anni settanta sono andati via quattro milioni di calabresi. In tutto il mondo fino in Argentina, nel Nuovo Mondo, fino a San Salvador.

Poi c'erano quelli che restavano e venivano privati di tutto, di memoria, se non fosse rimasta l'educazione a raccontarsi delle nostre nonne. Con una sorta di Animazione ante litteram le nostre nonne ci hanno raccontato e tramandato favole nere, filastrocche, indovinelli e scioglilingua, e nel gioco finale della figlia del re che ha perso l'uccello ritrovato da un uomo brutto vecchio e "zallarusu" tutti giochiamo con Nando Brusco, tutti giochiamo con l'indovinello del mugnaio che fa così: Se avessi acqua berrei vino, acqua non ho e bevo acqua. Non vi dirò cosa significa perché dovrete tutti andare a sentire Nando Brusco e i suoi tamburi. 

I tamburi sono per lui dei figli e finisce lo spettacolo con il più piccolo, un tamburo piccolissimo, un tamburo caputosta come tutti i calabresi, con questo Nando intona la strina di saluto perché "quandu u gallu scuatula la cuda" allora è ora di andare via.

Un grazie grande a Nando Brusco  e all'Uniter da tutto il pubblico e da tutta la Litweb

Ippolita Luzzo   

martedì 5 settembre 2023

Profughi Dieci storie vere raccontate da Piergiorgio Paterlini


 Mi ricordo di aver richiesto io questo libro fuori commercio, non si acquista in libreria ma si fa richiesta su mail e lo manderanno a chi vuole conoscere storie di migranti accolti nel Comune di Reggio Emilia.

Il libro nasce all'interno del progetto Siproimi ex Sprar del Comune di Reggio Emilia gestito dalla cooperativa Dimora d'Abramo a dieci anni dalla nascita del progetto.

Luigi Codeluppi, presidente di Dimora d'Abramo cura la premessa al libro, spiegando la nascita di questa raccolta di testimonianze tra il 2019 e il 2020, e poi alla pubblicazione con Refugees Stories. Si sono creati video e interviste che hanno coinvolto i rifugiati ospiti del progetto. 

Siproimi significa Sistema per titolari di protezione internazionale e per minori stranieri non accompagnati  e in Italia è stato istituito per legge nel luglio 2002 come Sprar e poi Siproimi dal 2018,

La legge ha purtroppo modificato alcuni aspetti come l'abolizione della protezione umanitaria e ha ridimensionato le potenzialità di inserimento sociale dei migranti non solo dei rifugiati ma anche dei richiedenti asilo. 

Nella provincia di Reggio Emilia sono attivi quattro progetti.

Nella introduzione Piergiorgio Paterlini ci racconta come sia stato coinvolto dal progetto essendo già lui col suo primo libro uno scrittore che vuole dare voce agli invisibili. Essere raccontati, lui ci dice, essere raccontati correttamente e diventare correttamente visibili equivale al diritto di vivere. 

Un libro testimonianza, dove parlano i protagonisti, un libro parlante e le storie sono tutte a lieto fine, come le fiabe, o almeno quasi come le fiabe. Sono dieci storie per la maggior parte di minorenni che scappano, scappano per sopravvivere.

Dal Mali B.S. comincia a scappare a 11 anni, vuole studiare ma la scuola non esiste nel suo piccolo villaggio vicino al fiume. Deve andare in città da solo, lo prende in consegna un uomo su un carretto e dopo cinque ore di cammino al buio il bambino viene lasciato dove passa l'autobus. Il bambino finalmente dopo altre sette ore di viaggio giunge in città e non trova nessuno ad attenderlo. Non può nemmeno ritornare indietro perché non ha la somma necessaria e comincia a camminare a camminare finché non verrà ospitato e sfruttato altri quattro anni. Quando ha 15 anni scopre che la sua mamma non è la sua mamma, e che suo padre era uno famoso ma era morto, era morta la madre e lui non aveva nessuno più al Mali. Parte per la Libia, poi scappa dall'inferno della Libia e sbarca a Lampedusa. Infine giunge a Reggio Emilia. Ha studiato, è diventato metalmeccanico, vorrebbe continuare gli studi ma aspetta di avere i documenti a posto e si augura di poter studiare. 

Vorrei raccontarvi le dieci storie come quella di Shakawat Hossain dal Bangladesh anche lui già a nove anni si trova capofamiglia, essendo morto il padre. Anche lui scappa e la madre paga per farlo scappare, per farlo scappare in Libia dove c'è l'inferno in terra. Ho l'incubo della Libia io e leggendo le testimonianze ancor di più mi atterrisco. Adesso lui è scappato dalla Libia e gli piace molto l'Italia, un paese tranquillo, dice. Ora ha 18 anni ed è rinato in Italia. 

Sarebbe bellissimo che conosceste la storia dei tuareg, la storia di Saman, dal deserto del Tuareg, o le storie dal Congo, dalla Gambia, la storia di Aliou Toure dal Mali, a lui hanno bombardato la casa, uccisi i genitori nel 2012. 

Lui quasi non vedente  è riuscito a scappare. Lui è un musicista ed è in Italia da quattro anni, ha 25 anni, è fuggito ed ha attraversato il Niger e poi la Libia. Ha visto morire di sete un suo compagno e poi resta quattro anni nell'orrore della Libia. Come sia possibile che esistano atrocità legali come in Libia mi sembra assurdo ma magari anche se di meno le atrocità stanno dappertutto!

Finalmente arriva a Reggio Emilia e non ha più paura. 

Leggo e rileggo e se vi metterò mail affinché le loro parole vi giungano. Ringrazio Piergiorgio Paterlini, sensibile scrittore che sa come sia vero che la scrittura può diventare un grimaldello per scardinare pregiudizi, una bellissima opportunità per conoscere, una consolazione e un riscatto. 

Il libro si può richiedere a  segreteria@dimoradabramo.it.

Dal mio post su facebook "Mar Rosso - 2  collana ideata da Piergiorgio Paterlini.

Dare voce agli invisibili. Piergiorgio Paterlini intervista e poi trasforma il tutto in un dialogo fra chi viene intervistato e noi. Noi così siamo l’altro, l’altro che ascolta la storia dal raccontata dal protagonista. Alcuni ragazzi giovanissimi che sono scappati dall’Africa e sono giunti in Italia, perché per loro l’Italia è il bel paese. Storie terribili di miserie e di guerra, il bel popolo dei tuareg che viene decimato, storie che finiscono bene per fortuna, almeno queste, storie che amerete conoscere se ne farete richiesta. L’edizione è fuori commercio, una lettura utilissima per dissipare ogni razzismo, ogni pregiudizio. Siamo tutti fratelli."

Ippolita Luzzo 

lunedì 7 agosto 2023

Francesco Permuniam Tutti Chiedono Compassione


S-Confini è una collana di attraversamenti e smarrimenti diretta da Fabrizio Coscia per Editoriale Scientifica. Sei i titoli precedenti: da Andrea Di Consoli Tutte queste voci che mi premono dentro, a Luca Doninelli Panico, passando per Francesco Borrasso Isula, Fabrizio Coscia Nella notte il cane, Renzo Paris Il picchio rosso, Rossella Pretto La vita incauta.

Mi piace ripetere i titoli per evidenziare le scelte tra un diario di viaggio e  un taccuino di appunti, andando oltre i generi letterari, sconfinando proprio. 

Sconfinando Permuniam  trova il suo modo per ritrovare frammenti pubblicati trent'anni fa e appunti di un reportage fotografico in Polesine con Mario Dondero avvenuto tra il 2012 e il 2013. 

Trova posto infine l'intervista che Antonio Gnoli fa a Permuniam uscita sulla Repubblica il 24 gennaio 2013 proprio per testimoniare l'incontro con Mario Dondero. 

La seconda parte di questo libro si chiama L'angelo di Dondero e racconta come Francesco Permuniam abbia chiesto a Mario Giacomelli prima e poi ad altri fotografi di ritrarre i luoghi che furono teatro della Resistenza polesana, Giacomelli non se la sentiva, non voleva aggiungere i suoi fantasmi a quelli di Permuniam ed anche altri fotografi rifiutarono.

"La memoria e l'oblio si sa trovano il loro punto di equilibrio nell'immagine fotografica" ma proprio quando Francesco Permuniam aveva perso le speranze ecco arrivare Mario Dondero con la sua Leica. Così Francesco può realizzare la promessa che un 25 aprile di molti anni prima, da liceale, aveva fatto ai morti della Resistenza. 

Vengono ritrovati i 42 cittadini fucilati davanti la casetta di un barbiere del polesine perché i fascisti non riuscivano a debellare i partigiani di quella zona. Ma bisogna leggere le pagine che scrive Permuniam per sapere la crudeltà, l'incredibile inanità di ciò che è avvenuto. 

Tutti chiedono comprensione, oramai e i fatti storici vengono ridisegnati per farli accettare,  o meglio Tutti chiedono compassione:  è questa una frase di Augusto Monterroso in Opere complete. " Tutti raccontano interminabilmente la loro storia, tutti chiedono compassione" 

Nella prima parte Permuniam riflette su il circo delle nevi, sulla neve artificiale sparata per consentire agli sciatori di divertirsi, su Una cosa ovvia e Nell'immane vocio della sera. Sono pezzi intimi e non, e soprattutto nei pezzi intimi  ci stiamo tutti, tutti noi ci sentiamo dimenticati. Io scrivo proprio per non essere dimenticata da me stessa, per avere una traccia. E nella noncuranza del tempo forse gli amici confondono chi noi siamo stati.

 Vi riporto ciò che Francesco scrive universalizzando il nostro rammarico "Più di un amico ha dimenticato il mio numero di telefono. E qualcuno perfino il mio nome... Messo in disparte dalla noncuranza del tempo, forse mi confondono con un altro che io fui, tanti anni fa." 

Vi invito a leggere e troverete In memoriam quanto richieda apprendistato lo scrivere, quanto non sia stata una passeggiata arrivare a scrivere e a riscrivere per ristrutturare un testo. Un apprendistato grazie all'incontro con Andrea Zanzotto e Maria Corti. 

Amatissimo Francesco Permunian in Tutti chiedono compassione. Microstorie, direi pezzi. Stupendamente in linea con tutti noi che leggiamo lui nel Il Regno della Litweb. 

Ippolita Luzzo 

lunedì 17 luglio 2023

Sognare l'architettura di Sacha Fornaciari


Dedicato a suo nonno architetto: "Gli scritti che compongono questa raccolta presuppongono alcune idee che avrebbero con ogni probabilità reso perplesso il nonno Pelloni, uomo dei Lumi, scienziato, costruttore di ponti e fortezze. Presuppongono innanzitutto che l’architettura possieda una valenza metafsica e che sia per questo connaturata al sogno. Presuppongono che la millenaria storia dell’architettura, delle arti e delle tradizioni del costruire costituisca un luminoso «non-dove», un mundus imaginalis all’interno del quale i moderni architetti possono (debbono?) dialogare con infinite schiere di opere, progetti, architetti e artefici di ogni tempo. Presuppongono di conseguenza che, oggi come in passato, il fare architettura possa (debba?) divenire un’avventura spirituale oltre che intellettuale."

Leggiamo questo delizioso libro sulla storia dell'architettura come sogno, come incanto, seguendo il mondo come volontà e  rappresentazione, seguendo le mani sottili degli architetti chini sul loro tavolo di disegno a segnare linee, a immaginare città, quartieri, ospedali, scuole, ordine e armonia e leggendo io conservo "Álvaro Siza Vieira, portoghese e fra i più importanti architetti contemporanei,  nell’introduzione ai suoi Scritti di architettura: «Per me l’esempio, nel pensare all’architettura, è sempre venuto dagli scrittori, e tra di loro i Poeti, artefici competentissimi del regesto e del sogno, abitanti della solitudine» Il fare architettura, come il fare poesia, è innanzitutto attività dello spirito, e perciò ineluttabilmente connaturato alla solitudine e al sogno. È per questo, credo, che molti architetti e molti poeti sono insonni" 

Scrivo sempre che la degenerazione del nostro vivere decentrato sia anche colpa di progetti che hanno distrutto e desertificato i centri storici di paesi e città dislocando in orribili periferie senza piazze e senza servizi, in orribili periferie senza armonia una popolazione infelice e senza identità e mi ritrovo nelle parole di Renzo Piano "Scrive Renzo Piano in Giornale di bordo (Passigli, Firenze 1997) che l’architettura è un’arte socialmente pericolosa, perché è un’arte che si impone alla comunità. Un brutto libro si può non leggere, una brutta musica si può non ascoltare, ma il brutto condominio davanti a casa lo vediamo per forza. La cattiva architettura, prosegue Piano, «impone l’immersione totale nella bruttezza, non dà scelta all’utente, e questa è una responsabilità grave, anche nei confronti delle generazioni future»."

Con nelle mani Le città invisibili di Italo Calvino, libro da me amatissimo e a volte imposto come libro di testo ai miei alunni, con negli occhi la città di Giovanbattista Alberti seguiamo il cambiamento nel tempo dell'uso dei materiali per costruire e il cambiamento di ciò che vuol dire oramai città: rifiuti, traffico, rumore, quasi un incubo. 

Ho seguito anch'io cantieri, sceglievo le mattonelle delle case in cooperativa, vedevo nascere nuclei abitati dove prima c'era campagna, ascoltavo le strane richieste dei committenti. Mio marito aveva un'impresa edile e prima lui aveva trascorso anni a disegnare in uno studio di architetti essendo geometra.

 So quindi di cosa parla Sacha Fornaciari in queste pagine ricchi di rimandi storici e filosofici, so cosa vuol dire il costruire con la calce e con la pietra e colgo la differenza fra le piccole chiese campestri di una volta e le asettiche chiese in costruzione nei nostri tempi senza fantasia "Esistono, in Italia e in Europa, migliaia e migliaia di piccole bellissime chiese campestri che, immerse nel verde, attendono con impazienza la festa del loro santo titolare, sovente l’unica occasione dell’anno in cui fra le loro mura ben costruite si sentono risuonare i canti delle liturgie." e nel ricordare i lavori di restauro Sacha ci racconta del restauro della casa di Pierluigi Cappello, poeta amatissimo, paraplegico per un incidente d'auto, e nel chiudere questi miei veloci appunti su un libro che vi consiglio e che amerete mi piace chiudere con i versi di Rilke "Ma in sogno a volte percorro con lo sguardo dalle fondamenta al culmine d’oro del tetto tutto il tuo spazio E vedo i miei sensi creare e plasmare gli ultimi fregi." I versi di Rilke metafora della ricerca di Dio da parte dell’uomo, nella costruzione che accomuna l'opera del creato alla attività dell'uomo.

Ippolita Luzzo 

Christiano Sacha Fornaciari, architetto, è nato a São Paulo del Brasile nel 1962. Si è laureato all’Istituto universitario di architettura di Venezia, dove è stato allievo di Massimo Cacciari per gli studi di estetica e di Franco Rella per gli studi di letteratura artistica. Componente della Consulta per l’arte sacra dell’arcidiocesi di Udine, si è perfezionato in Architettura e arte per la liturgia presso la Facoltà di sacra liturgia del Pontificio ateneo Sant’Anselmo in Roma.