giovedì 18 novembre 2021

Alessandro Cinquegrani Pensa Il Risveglio Terrarossa Edizioni Sperimentali


 Cominciamo dalla fine e ricordiamo un film della Disney dove i cacciatori in un bosco cercano un cervo con le grandi corna. Tutti gli animali nel bosco sono in allarme e si consigliano quasi l'un l'altro di non muoversi, di non cedere allo spavento, di non farsi scorgere. C'è invece chi vola via e viene subito ucciso. 
Alberto, il protagonista del libro, la voce narrante quasi, avrebbe voluto scomparire ma nello stesso tempo sa stare immobile e aspettare che cessi il pericolo nella foresta della vita. 
Chi scompare è Lorenzo, il suo amico, il regista di un film, ed è così che inizia il libro, quasi come era iniziato, ma ora con qualcosa in più che non vi svelerò. 

Sono tante le domande, tanti i temi trattati in questo libro, sull'energia psichica, sul male che è dappertutto, sul tempo che ci modifica, sui personaggi, sulla possibilità di togliere la maschera, sull'ideale che per ognuno di noi è astratto e irraggiungibile. Ho conservato tanti passi e questo voglio riportarlo:" Non è vero che il male è banale, non è vero che il male è solo banale. Il male ha mille facce, penso, ognuna diversa dall'altra" 

Troviamo nel libro il personaggio di Speer, il calcolatore, protagonista del film, e nel continuo compromesso di stare un po' nella luce e un po' nell'ombra, dire molte verità e alcune menzogne può di sicuro impersonare molti e piacere a tanti.

"Questa storia è manipolata, ricordatelo. Non ti fidare di nessuno"

Leggiamo Alessandro Cinquegrani, e continuiamo a seguire le uscite di Terrarossa Edizioni ormai fin dai primi titoli.

Vi rimando alla recensione di Gianluigi Bodi https://www.premiocomisso.it/pensa-il-risveglio-di-alessandro-cinquegrani-come-unincisione-del-piranesi-narrato-con-luso-dellimmaginario-cinematografico/

Alla recensione di Anna Vallerugo https://www.satisfiction.eu/alessandro-cinquegrani-pensa-il-risveglio/

e a queste mie note di lettura, solo pochi appunti su Pensa Il Risveglio, conscia di dover scriverne ancora 

Ippolita Luzzo 


giovedì 11 novembre 2021

Perdere il vizio

Come si può perdere il vizio di fumare così si può perdere il vizio di telefonare, di scrivere, di ridere. Perdere il vizio in fondo è facile, basta non accendere più la sigaretta, basta non ascoltare più la voce del tuo animo, basta  non scrivere più e non riderai nemmeno più 

domenica 7 novembre 2021

L’istinto di narrare a Libriamoci

Scrivevo nel 2019: Incontrerò per Libriamoci a scuola ragazzi di 14 anni e da quando ho ricevuto l’invito sono con la testa con loro, pensando a ciò che si aspettano di sentire mentre sono io curiosissima di sapere da loro come si stanno inventando il loro giorno. Sono nati nel 2005 ed è quasi una mia nascita, lo dico sempre che avrei potuto non esserci più, molti non ci sono più, e a me sono stati regalati questi 14 anni nuovi di zecca. 14 anni di scrittura. 

Ho iniziato a conservare Pezzi proprio in sala operatoria, in ospedale, e poi dopo durante le sedute col folsfox. Da allora ad oggi unica compagnia la scrittura, unica compagnia la lettura. 

Domanderò ai miei coetanei però più giovani, non gravati dalla stasi di anni inutili, cosa leggono per lenire le paure, cosa leggono per distrarsi e divertirsi, cosa leggono per imparare, cosa leggono invece per avere più paura. Chiederò i titoli dei loro libri affinché anche loro poi possano farli a Pezzi, fare piccoli componimenti affettuosi per sentire più loro il libro. 

Siamo nati per narrarci storie, dirò loro, raccontando come ogni sera io quattordicenne raccontavo storie a mia sorella di nove anni per farla addormentare. Lei mi dava un dito della mano e mi faceva sì o no col dito, se la storia era o no di suo gradimento. Mi è rimasto di quegli anni quel sì o no alle mie storie. Chissà cosa le raccontavo! 

Ai ragazzi chiederò se anche loro si raccontano storie e a chi le raccontano, e poi presenterò loro Vinpeel degli orizzonti di Peppe Millanta, Dopo il diluvio di Leonardo Malaguti, Il gattopardo spiegato a mia figlia di Maria Antonietta Ferraloro. 

Vedremo se l’istinto di narrare è ancora vivo fra i ragazzi nel 2019.

Ippolita Luzzo 

domenica 24 ottobre 2021

Giuseppe

 Giuseppe                                                                   16 Marzo 2012

Giuseppe, il marito di mia cugina,  era alto, bello, intelligente.

A soli trentatré anni era professore universitario di diritto privato, all’università di Bologna.

Era il pupillo di Prodi, era un uomo delizioso.

Pugliese e nello stesso tempo cittadino del mondo, colto, senza far pesare la sue conoscenze,

affabile ed aperto a qualsiasi suggestione, a qualsiasi problematica.

Passionale, irruento, mia cugina spesso frenava, con la sua arguzia e moderazione, gli slanci imperiosi di lui contro i soprusi, le inciviltà, la maleducazione.

Parlare con lui mi piaceva molto e ricordo ancora l’ultima volta, eravamo seduti, io e lui, nel soggiorno di casa sua, in piazza San Vitale, e lui mi disse:- Ippolita, mi hanno letto la mano e mi hanno detto che morirò. Ora.- 

E poi mi aggiunse, sorridendo,- però  io ho comprato una macchina con l’airbag.- 

Io non ricordo cosa risposi, ma  credo nei presagi, credo nelle straordinarie coincidenze, nella fatalità ed in disegni più o meno leggibili se solo volessimo.

Ma non vogliamo e non tutti possiamo.

Giuseppe morì dopo pochi mesi da quella conversazione, con un incidente stradale causato da solo, mentre con la sua automobile prendeva una curva ad alta velocità.

L’auto si capovolse, l’airbag si aprì, lui restò illeso ma non vivo.

Mia cugina trovò il suo testamento, trovò le sue ultime volontà su come voleva essere seppellito nella nuda terra e lei fece tutto quello che lui  aveva scritto.

Mia cugina aprì poi una splendida lettera d’amore che lui le lasciava  testimoniandole un amore che veramente, in vita  aveva avuto per lei, tanto da seguirla a Marsiglia, quando ancora appena laureati, lei faceva la chemioterapia per un tumore al seno .

Lui non la lasciò un attimo ed in Francia, allora in Italia non esistevano queste cure, diede lezioni private a studenti per mantenersi  da vivere e per seguire un amore importante.

Mia cugina guarì dal tumore allora ma non guarì per molto tempo dalla stravolgente notizia che lui non ci fosse più.

Ma lui, nella sua lettera, la pregava di risposarsi e lei dopo anni e anni  incontrò un uomo che si chiama Giuseppe, che  è pugliese, più piccolo di lei di sette anni, e si è risposata ed ha un figlio e la vita va con un marito attento.

Non è il Giuseppe meraviglioso che è andato via per sempre ad una curva, con in macchina  i dolcini per una sua zia  ricoverata in ospedale…

Un uomo che noi tutti abbiamo amato, stimato, e che continua a parlarmi sorridendo di diritto privato, civile, pubblico, continua a parlarmi di affetti veri, di Bari, di orecchiette, di dolci e nuotate, di Erode, ricordi?  Continua a parlarmi  per riconciliarmi con tutti i Giuseppe  che sono quaggiù.

Ippolita Luzzo

Stasera con Mirella e la cascia che ci portiamo dietro 

I miei migliori auguri a tutti i Giuseppe per il loro onomastico , in anticipo, ma oggi la sento così….


lunedì 11 ottobre 2021

Ti ho lasciato

Quando una pianta non riceve più acqua si secca. Lo stesso succede a tutti noi quando ad ogni nostro gesto di generosità viene opposto uno sberleffo, una smorfia di riprovazione. Togliere l'acqua in fondo è facile, chi lo fa nemmeno in colpa si sente, l'altro non muore subito, lentamente si spegne e tutto finisce nel silenzio. 

Stamattina dopo tanto tempo ho deciso di ritornare sui tasti per ricordare a tutte le belle persone che mi hanno tolto l'acqua che non esiste solo una fonte, ma molteplici sono le sorgenti a cui abbeverarsi. 

Acqua copiosa scende stamani dal cielo e poi sorge il sole ad illuminare la pianura di Lamezia Terme, acqua copiosa giunge dal web, dai social. ad invitarmi a tornare sui tasti, dopo tanto tempo, dopo aver lasciato il blog, essermi lasciata seccare inutilmente. 

Ritornare al Regno della Litweb, Ritornare all'Utopia, ritornare a scrivere si può, malgrado coloro che tolgono l'acqua continuino con malcelata ostilità a bloccare le fonti. 

domenica 26 settembre 2021

Francesco Forlani L'estate corsa

 




I principi di Scienza Nuova di Gianbattista Vico: "Che sono gli tre lavori che 
deve fare la poesia grande, cioè di ritruovare favole sublimi confacenti all’intendimento popolaresco, e che perturbi all’eccesso, per conseguir il fine, ch’ella si ha proposto, d’insegnar il volgo a virtuosamente operare, com’essi l’insegnarono a se medesimi; lo che or ora si mostrerà" La fantasia a creare storie per insegnare a se medesimi ci ricorda Francesco Forlani nella Estate Corsa, in uscita il 7 ottobre nelle librerie italiane. 

Frank, il protagonista legge  un’inserzione su Libération, un giornale che nel 1973 annuncia la sua nascita reclamando la restituzione della parola al popolo:Cercasi scrittore in residenza. Vitto, alloggio, rimborso spese, gettone. Durata un anno. Disponibilità a trasferirsi. Seguivano indirizzo mail a cui inviare la candidatura e le referenze richieste"

"Frank non abita lontano dalla redazione di Libé. C’è un autobus diretto dalla rue Monge e se si dà una mossa – per Frank darsi una mossa equivale a una decisione tanto grave quanto imprescindibile – in una ventina di minuti dovrebbe arrivarci. C’è stato due volte in quella redazione; una per discutere con Jean-Baptiste del corso e l’altra in occasione dell’uscita del suo libro che aveva voluto recapitargli di persona. Per accedere ai piani alti bisogna percorrere una rampa a spirale, come quelle dei parcheggi.

Più che un giornale è un’officina delle idee e per quanto lo stampino a Saint Denis e al posto delle macchine da scrivere ci siano comodi computer, si sente l’odore d’inchiostro, lo stesso che ti lascia le dita sporche di grasso come quelle dei meccanici. Lo accompagna una strana euforia mentre raccoglie curriculum, riviste, una rassegna stampa e un paio di copie salvate dal macero e dagli editori" 

Con il protagonista entriamo nelle stanze del giornale e incontriamo i due redattori alla cultura e uno di loro raccomanda a Frank di guardare ai fatti con la giusta distanza. "Certo, quel mix di appartenenza e di estraneità che dà allo sguardo la possibilità di vedere oltre, e soprattutto meglio, il bene che vive in un luogo per fare in modo che chi vi abiti non abbia più dubbi sul proprio stare al mondo. Perché proprio quello è il migliore dei mondi possibili indipendentemente dal fatto che quelle radici non si siano scelte, ma soprattutto da quanto sia magnifica o terribile quella che i più, con una certa enfasi, dicono essere: terra mia” aveva concluso Marongiu."

Frank accetta l'offerta e dovrà andare in Corsica, "Corsica, anello tra le due nazioni. Così la definisce Nicolò Tommaseo" e troviamo Frank in biblioteca a spulciare documenti, dopo aver lasciato Parigi, dopo aver incontrato il vicesindaco di Piana, dopo aver conosciuto la storia che gli è stata affidata. Dovrà trovare l'identità di un morto che era stato inventato trent'anni prima dal sindaco del paese per fermare gli incidenti stradali su un tornante pericoloso. "Il suo giubbotto di salvataggio ancora una volta era tutto in quella frase di Tacito appresa da ragazzo sui banchi dell’università: Fingunt simul creduntque (‘Credevano in ciò che avevano appena immaginato’) Se lo immagino esisto, avevo scritto io una volta in un pezzo, e mi ritrovo a copiarvi stralci e stralci dell'Estate corsa per farvi entrare insieme a me nella storia che Francesco Forlani ci racconta per raccontarci altro, per darci la bellezza dell'indagine, la goduria della lettura, lo sguardo doppio sugli avvenimenti "Ci sono due modi di vedere le cose e le persone. Si possono contemplare, ammirare, riconoscendone un valore superiore, quasi una possibilità di riscatto interiore in una tale esperienza di bellezza o di sublime manifestazione di una presenza tanto inattesa quanto catartica. Ci si sente migliori quando la bellezza diventa un viatico imprescindibile come le parole di un amico prima d’intraprendere un viaggio; lo sguardo allora si lascia fagocitare e allo stesso tempo nutrire e l’estasi è indotta a un’immobilità quasi feroce dei muscoli se non si avvertisse dentro un movimento frenetico dato dal battito accelerato del cuore, il freddo alle ginocchia, le vertigini. Diverso è lo sguardo del predatore perché anticipa un movimento, una sequenza ripetuta mentalmente, un piano d’azione che non lascia adito al fallimento, non ammette sconfitta. In realtà esiste un altro modo di guardare ma si tratta piuttosto di un non vedere, come effettivamente accade alle due donne sedute sulla panchina, molto prese nella conversazione."

Vi affido in lettura un libro godibile e scintillante di trovate, un libro nel quale ritroverete l'estro e il gioco di Francesco Forlani nell'immaginare, nel momento creativo del farsi. Andremo tutti con Frank in Corsica, basterà aspettare il 7 Ottobre in libreria, per Felici Editore

Ippolita Luzzo 







Francesco Forlani è stato direttore artistico del magazine Paso Doble e, a tutt’oggi, della rinata rivista Sud. È redattore di Nazione Indiana e collabora con la rivista parigina L’Atelier du Roman. Ha partecipato alla redazione dei Racconti in bottiglia per Rizzoli-Corriere della Sera. Tra le sue opere pubblicate, in italiano e in francese, Métromorphoses (Le Manuscrit), Autoreverse (L’Ancora del Mediterraneo), Turning doors. La veranda di Montale (Quintadicopertina), Il peso del ciao (L’Arcolaio), Parigi, senza passare dal via (Laterza), Peli (Fefè), Manifesto del comunista dandy e Penultimi (entrambi editi da Miraggi). A Parigi insegna italiano nelle scuole della periferia parigina, esperienza da cui è nato il suo ultimo romanzo scritto in francese, Par-delà la forêt (éditions Léo Scheer).

giovedì 23 settembre 2021

Fouad Laroui Lo Strano caso dei pantaloni di Dassoukine

 


Leggere è una goduria quando si incontrano racconti così piacevoli come questi di Laroui. Splendidamente tradotti da Cristina Vezzaro che ha mantenuto il tono surrealista dell'autore, i racconti ci fanno sorridere con intelligenza e uno dei racconti " Il quarto d'ora dei filosofi" ci riporta alla scuola, ad un incontro fra un alunno, ormai adulto, e una sua insegnante di filosofia, incontrata per caso, ora insieme nella stessa aula dove avvenne il fattaccio. 

Le domande che la filosofia pone e come ognuno di noi le fa sue ritornano nei nostri ricordi.. L'alunno rimprovera all'insegnante di averla angosciato con i "Pensieri" di Pascal sulla breve durata della vita e sull'eterno silenzio negli spazi infiniti. Nel gustoso dialogo poi succederà altro che non racconterò lasciandovi la ricerca intonsa dal mio ridere felice. 

In "Nato da nessuno parte" trovo una situazione a me familiare. Molti, sapendo che scrivo, mi raccontano le loro storie, la loro vita, affinché io ne faccia un pezzo, e questo succede al narratore. Mentre lui sta seduto al bar un giovane marocchino lo avvicina e gli racconta di non essere nato nel luogo indicato dal certificato di nascita e da qui parte una serie di rivelazioni che lo hanno sempre più sorpreso e causato dubbi sulla sua identità. Dubbi che riguardano però anche chi sa con certezza dove e quando sia nato. 

Sono Favole filosofiche, sono parabole? Si chiede il giornale "Le Monde" io credo siano divertissement, soprattutto "Lo strano caso dei pantaloni di Dassoukine" il racconto che dà il titolo alla raccolta. Narra la storia di un uomo, nipote di caid e figlio di primo ministro,  incaricato dal governo marocchino, giunto in Belgio per trattare l'acquisto di una partita di cereali a Bruxelles. Un racconto surreale e felicissimo che andrete raccontando come faccio io dopo averlo letto. Dassoukine arriva a Bruxelles e già in albergo si scontra con un tizio che, inavvertitamente, vedendolo con un piatto in mano, poggiato da un cameriere sbadato, lo scambia proprio per un cameriere. 

La notte faceva caldo e dalla stanza al piano terra la finestra è aperta. I pantaloni spariscono e la mattina dopo la ricerca di un paio di pantaloni lo porterà ad indossare i pantaloni da pagliaccio. Vedrete. 

Le sorprese della lettura sono veramente tante, e con il narratore anche noi sentiremo quel "radicamento dell'erranza" che non prescinde dalla memoria delle origini e ci pone sempre alla domanda su chi noi siamo. 

Un libro bellissimo a cominciare dalla copertina e dal profumo.

Un libro Del Vecchio Editore 

Ippolita Luzzo



Fouad Laroui: Scrittore marocchino, è nato a Oujda, al confine con l'Algeria, nel 1958. Ha studiato al liceo francese di Casablanca e in Francia come ingegnere, presso la prestigiosa École Nationale des Ponts et Chaussées di Parigi, conseguendo un dottorato in materie economiche. In passato ha lavorato nel settore minerario a Khouribga, una delle aree estrattive del Marocco più conosciute al mondo, mentre oggi divide il suo tempo tra Amsterdam, Casablanca e Parigi. Ha pubblicato varie opere di narrativa, tutte segnate da uno humour pungente e da un'innata attitudine al racconto, tra le quali: Un anno con i francesi (2015), in cui a tenere banco è lo choc culturale di un giovane marocchino che scopre la visione del mondo dei francesi; La vecchia signora del riad, tradotto in Italia nel 2020 e vincitore del Premio Goncourt; Le tribolazioni dell'ultimo Sijilmassi (2020); Lo strano caso dei pantaloni di Dassoukine (2021).